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Meno ospedale e attese, servizi più vicini ai cittadini: come il Pnrr cambierà il Servizio sanitario nazionale

Intervista ad Alessio Nardini, direttore generale Unità di missione del ministero della Salute: "Si agirà sulla comunità nel suo complesso"

Ospedale - Fotogramma

Come cambierà il Servizio sanitario nazionale dopo gli interventi del Pnrr? Nel 2026, una volta terminata la messa a terra della Missione 6 Salute del Piano di nazionale di ripresa e resilienza, il vecchio Ssn come lo conosciamo avrà un nuovo volto: servizi più vicini al cittadino, meno ricorso all'ospedale e meno liste d'attesa. Ma a che punto siamo? A fare il punto per l'Adnkronos Salute è Alessio Nardini, direttore generale Unità di missione per l'attuazione degli interventi del Pnrr del ministero della Salute. Tra i temi affrontati come cambierà la presa in carico dei cittadini, se ci sarà il personale per le nuove strutture che faranno da filtro all'ospedale, le Case di comunità e gli ospedali di comunità e infine se gli italiani hanno davvero capito come cambierà la sanità pubblica.

A metà 2024, a che punto siamo direttore Nardini? "Abbiamo raggiunto tutti i target per le Centrali operative territoriali (Cot), Case della Comunità (CdC) e Ospedali di comunità (OdC), che avevano scadenza nell’ultimo periodo del 2023. Nella fase attuale è in corso la rilevazione dei dati relativi allo stato di avanzamento fisico, procedurale e finanziario dei singoli interventi, con particolare interesse nei confronti delle progettualità riferite alle Cot. La rimodulazione complessiva del Piano, prevede la realizzazione e la messa in esercizio di almeno 480 Cot entro il 31 dicembre 2024. Al 20 giugno 2024, risultavano avviati i lavori e/o erano in corso di esecuzione le forniture per un totale di 1.104 interventi. Di questi 500 sono riferiti a progettualità relative a Cot, 468 a CdC e 136 a OdC".

"Allo stato attuale sono 16 le CdC e 5 gli OdC per i quali è stato eseguito un collaudo della corretta esecuzione dei lavori e progressivamente si stanno attivando le strutture sul territorio, con la messa in opera delle diverse funzioni di erogazione dell’assistenza, sulla base degli standard delineati dal Dm 77/2022, in vista della scadenza attesa entro giugno del 2026 - prosegue - Per quanto riguarda le Cot, al 20 giugno 2024, ne risultavano collaudate 359 rispetto al target di almeno 480 operative e funzionanti entro dicembre 2024. Dati più aggiornati riferiti all’investimento, rilevano al 30 giugno 2024: l’avvio dei cantieri/delle forniture per 530 interventi (Cup o Codice unico di progetto); la conclusione dei lavori/esecuzione delle forniture per 457 interventi (Cup); il collaudo di 391 interventi (Cup). Abbiamo chiesto alle Regioni - precisa - chiarimenti circa la documentazione da produrre per soddisfare i meccanismi di verifica di cui agli Operational Arrangements, tesi a comprovare il raggiungimento del Target europeo M6C1-7, accompagnate da nota successiva contenente apposite check-list e format documentali necessari a comprovare il conseguimento del suddetto target. E’ in corso - osserva Nardini - di acquisizione la documentazione richiesta, che sarà oggetto di successiva valutazione. Allo stato attuale, quindi, si ritiene che non vi siano criticità ostative al raggiungimento dei target delineati".

Come cambierà la presa in carico dei cittadini? Direttore Nardini può farci un esempio concreto rispetto ai problemi che oggi hanno gli italiani sulle cronicità? "Il Dm 23 maggio 2022, numero 77, recante 'Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale', disegna di fatto un nuovo modello di organizzazione dell’assistenza. Il Regolamento non investirà unicamente il livello territoriale, per il quale delinea nuovi modelli e standard organizzativi oltre a chiarificare e ordinare gli standard per i setting assistenziali già esistenti. La costruzione di un archetipo organizzativo dell’assistenza che pone la persona al centro dell’intero sistema sanitario ne modificherà la presa in carico - risponde - La definizione di modelli organizzativi come le Case di comunità e di professionisti in queste ultime impiegati, quali gli Infermieri di comunità, prevedono di fatto la presa in carico di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro capacità di percepire e/o esprimere un loro bisogno assistenziale - prosegue - Si prevede, infatti, di agire sulla comunità nel suo complesso, promuovendo una medicina di iniziativa che, grazie ai sopracitati modelli e standard, permetta sul lungo periodo di fornire risposte assistenziali anche ai bisogni sanitari e socio-sanitari inespressi. Ciò è ancora più vero quando si fa riferimento a condizioni di cronicità o multi-cronicità, eventi maggiormente presenti sul nostro territorio nazionale, soprattutto a seguito del progressivo invecchiamento della popolazione, ormai in corso da diversi decenni".

Un esempio concreto per la gestione della cronicità potrebbe essere rappresentato proprio dalle Centrali operative territoriali (Cot). "Questa centrale assolve al suo ruolo di raccordo tra i vari servizi attraverso le specifiche funzioni distinte interdipendenti, che riguardano il coordinamento della presa in carico della persona tra i servizi e i professionisti sanitari, coinvolti nei diversi setting assistenziali, oltre che il coordinamento degli interventi da erogare, provvedendo anche all’attivazione dei soggetti e delle risorse della rete assistenziale. La Cot - illustra Nardini - è quindi demandata anche al tracciamento e al monitoraggio delle transizioni da un luogo di cura all'altro o da un livello clinico assistenziale all'altro dell’assistito preso in carico, attraverso anche un supporto informativo e logistico ai professionisti della rete assistenziale. In tale contesto provvede, quindi, alla raccolta, alla gestione e al monitoraggio dei dati di salute, anche attraverso strumenti di telemedicina, dei percorsi integrati di cronicità (Pic), dei pazienti in assistenza domiciliare e alla gestione della piattaforma tecnologica di supporto per la presa in carico della persona. Per porre un esempio concreto, si pensi ad un assistito anziano in presenza di cronicità o multi-cronicità, per il quale è necessario più volte in un arco temporale riferito anche al breve periodo gestire il passaggio tra diversi livelli di assistenza: domiciliare; ospedaliera; residenziale".

"La Cot si occuperà nel concreto di intervenire coordinando tutti gli attori del sistema, sia personale di distretto sia ospedaliero, nonché di gestire i rapporti con la rete di emergenza/urgenza, per far fronte a tutte le esigenze dell’assistito. In questo contesto, gli operatori sanitari afferenti alla Cot (secondo gli standard di personale del Dm 77/2022: 1 Coordinatore infermieristico; 3-5 Infermieri; 1-2 unità di Personale di supporto) gestiranno il percorso riferito al paziente, avendo a disposizione la possibilità anche di monitorarne i dati di salute, anche attraverso strumenti di telemedicina, tracciando e monitorando gli ingressi e le dimissioni da un setting assistenziale all’altro".

Molti osservatori hanno evidenziato la difficoltà rispetto alle risorse umane. Dove troviamo i medici e gli infermieri per le Case di comunità o gli ospedali di comunità? "Con la legge di bilancio 2024 abbiamo previsto stanziamenti di 250 milioni di euro per il 2025 e 350 per il 2026 per il reclutamento di personale destinato al rafforzamento dell’assistenza territoriale. Inoltre con il decreto legge sulle liste d’attesa si interviene per allentare già nel 2024 il tetto di spesa alle Regioni per assumere personale e abolirlo dal 2025 ", risponde Nardini.

"Ma in primo luogo è necessario precisare che gli interventi della Missione 6 del Pnrr saranno conformi, anche rispetto agli standard di personale, come previsto in fase programmatoria, definiti dal Dm 77 - prosegue Nardini - Nel merito, anche allo scopo di rispondere alle esigenze relative alle risorse umane, nascenti dall’emanazione del nuovo Regolamento per l’assistenza territoriale (Dm 77 del 2022), lo scorso 8 febbraio 2024 è stato sottoscritto l’Accordo collettivo nazionale, che prevede una riorganizzazione delle convenzioni in atto con il personale riferito al territorio, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, oltre ad una piena attuazione del ruolo dei medici di assistenza primaria. L’Acn ha quindi declinato il nuovo modello organizzativo di erogazione dell’assistenza primaria nell’ambito dei rapporti di lavoro, come di seguito brevemente si illustra".

Il direttore generale Unità di missione per l'attuazione degli interventi del Pnrr del ministero della Salute prosegue spiegano quali sono gli interventi nell'Acn dell'8 febbraio 2014, "in continuità con l’Acn 2022, prevede (articoli 6, 8 e 9): l’adesione obbligatoria dei medici di medicina generale all’assetto organizzativo definito dalla Regione, il superamento di tutte le forme organizzative esistenti e la loro sostituzione con le Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) che operano per l’intero arco della giornata e per sette giorni alla settimana, e con le Unità complesse di cure primarie (Uccp); l’adesione obbligatoria dei medici di medicina generale al sistema informativo (rete informatica e flussi informativi) di ciascuna Regione e al sistema informativo Nazionale (Nsis, Ts, Fse,), quali condizioni irrinunciabili per l’accesso e il mantenimento della convenzione, pena l’impossibilità di accedere alla convenzione e la decadenza dal rapporto di lavoro convenzionale".

"In particolare, l’articolo 9, 'Partecipazione alla forma organizzativa multiprofessionale (Uccp)' ha apportato una fondamentale integrazione rispetto alle previsioni del precedente Acn: ha stabilito la coincidenza tra l’Uccp (forma organizzativa multiprofessionale) e la Casa della comunità in cui la forma organizzativa multiprofessionale opera in forma integrata - rimarca Nardini - Mutuando la terminologia del Dm 77, nello stesso articolo, sono poi state declinate le sedi in cui si articolano le strutture territoriali che possono essere quelle di riferimento 'hub' o altre 'spoke'. Tra le sedi spoke si richiamano anche le eventuali sedi di riferimento delle Aft. Questo sintetico ma determinante passaggio negoziale ha introdotto il modello organizzativo necessario ad attuare gli investimenti programmati con il Pnrr nella disciplina di regolamentazione del rapporto di lavoro, riallineando l’organizzazione dell’assistenza territoriale con le strutture in cui sarà erogata".

L’Acn, 8 febbraio 2024, dà piena attuazione al 'ruolo unico del medico di assistenza primaria', previsto all’art.31, relativo sia ai medici a ciclo di scelta (ex assistenza primaria – ex Medici di famiglia che operano con propri assistiti in carico) sia ai medici ad attività oraria (ex continuità assistenziale - ex guardia medica, cioè medici che garantiscono la continuità assistenziale durante gli orari di chiusura degli studi medici). "La revisione del ruolo unico del medico di assistenza primaria è l’elemento cardine del contratto in cui trovano finalizzazione i progetti e gli obiettivi del Pnrr per la parte riguardante l’assistenza territoriale - evidenzia il direttore - A seguito di tale revisione altri istituti negoziali hanno subito adeguamenti e adattamenti (es. il meccanismo del rapporto ottimale e di individuazione delle carenze, le procedure di accesso e di affidamento degli incarichi a tempo determinato).

Dal primo gennaio 2025, "in base a quanto previsto dall’articolo 38, l’incarico di medico del ruolo unico di assistenza primaria è conferito in una sola azienda e comporta lo svolgimento di attività a ciclo di scelta e attività oraria pari a 38 ore settimanali, con progressiva riduzione dell’attività oraria rispetto all’aumento delle scelte in carico fino al massimale di 1.500 assistiti".

Gli italiani hanno capito l'impatto del Pnrr sull'assistenza sanitaria pubblica? "Il Pnrr, per tutte le sue Missioni e misure, ha previsto molteplici strumenti di comunicazione, attraverso sia l’utilizzo dei vari media sia del web. Anche il ministero della salute, titolare di un’intera Missione del Pnrr, la Missione 6, ha utilizzato in particolare le risorse promosse dalla rete, al fine di rendere agevole la comunicazione rispetto alle iniziative promosse dal Pnrr con impatto sull’assistenza sanitaria", risponde il direttore Nardini.

Un particolare riferimento, nel merito, può essere fatto al Portale Pnrr Salute (www.pnrr.salute.gov.it/portale/pnrrsalute/homePNRRSalute.jsp ), "che si pone come una vetrina rispetto sia alle informazioni relative alla Missione 6, fornendo - precisa - indicazioni circa gli investimenti da realizzare e il loro stato di attuazione, in termini sia di obiettivi raggiunti sia di news rispetto allo stato di conseguimento delle misure, ma anche come fonte di informazione rispetto all’innovazione introdotta nel Ssn grazie agli interventi finanziati dal Piano".

"Certamente le modalità di erogazione dell’assistenza, alla luce di quanto illustrato in precedenza, si modificheranno nel prossimo futuro, rendendo necessariamente visibile ai cittadini il cambiamento. Tuttavia il cambiamento radicale di approccio ai fabbisogni di salute dei cittadini determinerà un necessario grande intervento di comunicazione e diffusione del mutamento che investirà l’intero Ssn ma soprattutto coinvolgerà i cittadini in nuovo approccio al servizio sanitario nazionale. Anche questa rappresenta una sfida che dovremo affrontare anche dopo la chiusura degli interventi Pnrr missione 6 salute", conclude

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Salute e Benessere

Longevità sana, Scapagnini (Sinut): “Contrastare...

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"Aspettativa di vita fino a 81 anni ma in buona salute solo a 61 anni"

Longevità sana, Scapagnini (Sinut):

"Il concetto di allontanare il più possibile le patologie croniche dell’invecchiamento è diventato una reale emergenza. L’aspettativa di vita, che pensavamo si fosse un po’ alterata con la pandemia, in realtà ha ripreso a salire lievemente e oggi in Italia, così come in buona parte dell’Europa, si aggira attorno agli 81 anni, facendo una media tra uomini e donne. L’aspettativa di vita in salute non raggiunge però i 61 anni. Ciò significa che un 20% della nostra vita lo viviamo in malattia. Se dovessimo definire cos’è l’healtly lifespan, potremmo dire che significa 'invecchiare restando giovani', non tanto evitando le malattie ma mantenendo le funzioni della giovinezza, come le performance mentali e fisiche". Lo afferma Giovanni Scapagnini, professore di Nutrizione clinica presso l’università del Molise e vicepresidente della Società italiana di nutraceutica (Sinut), in occasione della prima delle due giornate del 5° Congresso internazionale "Healthy lifespan - positive nutrition, antiinflammation diet, physical activity and sport" organizzato da Fondazione Paolo Sorbini, e promosso da Enervit e Technogym, a Palazzo Mezzanotte a Milano. La due giorni (oggi e domani), che vede confrontarsi esperti di fama internazionale sui principali aspetti legati al miglioramento della qualità della vita e alla promozione di una longevità sana, si rivolge prevalentemente a biologi, dietisti, farmacisti, fisioterapisti, chirurghi, studenti e laureati in scienze motorie e specializzandi in medicina.

"L’alimentazione è una delle variabili su cui sicuramente possiamo lavorare meglio - spiega Scapagnini - Buona parte delle civiltà si sono sviluppate intorno alla tavola, anche le comunità nomadiche vedono nell’alimentazione un momento di aggregazione sociale. Le relazioni sociali e l’empatia che si sviluppano in un contesto di raccoglimento si sono rivelate importanti sulla capacità di gestire la propria biologia. Ho lavorato molto in quelle che vengono definite zone blu, luoghi in cui la possibilità di invecchiare in maniera fisiologica ed evitare lo sviluppo di malattie è un po’ più realizzata rispetto ad altre zone. Esse hanno dei punti in comune, pur essendo zone molto diverse e lontane geograficamente, si trovano infatti in Giappone, Costa Rica e Italia. Le comunità locali di queste tre zone blu non mangiano troppo ma soprattutto hanno una grande varietà nutrizionale e una ricchezza di alcune tipologie di composti, hanno una dieta povera di calorie ma ricca di sostanze nutrienti e, soprattutto, di micronutrienti, che sono gli elementi che aiutano la nostra biologia a mantenere le sue funzioni".

Dal punto di vista dei nutrienti "una valenza molto importante l’hanno assunta, negli ultimi anni, gli acidi grassi polinsaturi - sottolinea l'esperto - che noi non siamo in grado di produrre. Questi sono essenziali e in loro assenza non può funzionare la biochimica. La presenza di un adeguato quantitativo di acidi grassi polinsaturi è preziosa nella gestione dell’infiammazione". In questi anni "mi sono occupato moltissimo anche della fitochimica, ovvero delle sostanze derivate dal mondo vegetale che sono dei non nutrienti con la capacità di allenare il nostro organismo e mantenere la capacità di adattamento, un po’ come fa anche l’attività fisica" conclude.

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Longevità sana, al via a Milano il congresso internazionale...

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Oggi e domani a Palazzo Mezzanotte, organizzato da Fondazione Paolo Sorbini e promosso da Enervit e Technogym

Longevità sana, al via a Milano il congresso internazionale 'Healthy lifespan'

Al via da oggi (e fino a domani) la prima giornata del 5° Congresso internazionale 'Healthy Lifespan - Positive nutrition, antiinflammation diet, physical activity and sport', organizzato dalla Fondazione Paolo Sorbini e promosso da Enervit e Technogym, a Palazzo Mezzanotte a Milano. Durante la 2 giorni di lavorio e dibattiti, esperti di fama internazionale si confrontano sui principali aspetti legati al miglioramento della qualità della vita e alla promozione di una longevità sana.

Secondo quanto emerso dai dati Istat riportati nel Rapporto annuale 2023 - ricorda una nota - alla fine del 2022 la popolazione italiana ultra 65enne ha raggiunto i 14 milioni e 177mila individui, rappresentando il 24,1% della popolazione totale, gli ultra 80enni i 4 milioni e 529 mila, pari al 7,7% della popolazione, mentre gli ultracentenari hanno raggiunto il loro massimo storico, sfiorando le 22mila unità. Le previsioni demografiche, inoltre, indicano un aumento significativo dei "grandi anziani" entro il 2041, con la popolazione ultra 80enne in crescita del 35,2% rispetto al 2021.Una vita più lunga, però, non si traduce in una vita sana e di qualità. Molte persone vivono più a lungo, ma si trovano a dover affrontare un declino delle condizioni di salute. La ricerca scientifica si è interrogata a lungo su questo tema e ha lavorato sullo studio dei fattori responsabili dell'invecchiamento e dello sviluppo di patologie infiammatorie, metaboliche e neurodegenerative, per trovare soluzioni volte ad aumentare gli anni di vita in salute.

"Sebbene l'aspettativa di vita media in Italia sia oggi di circa 84 anni, l'aspettativa di vita in salute non raggiunge i 60 anni - afferma Giovanni Scapagnini, professore ordinario di Nutrizione clinica presso l'Università del Molise e vicepresidente della Società italiana di Nutraceutica (Sinut) - Questa condizione significa che ognuno di noi deve aspettarsi di vivere un quarto della propria vita in uno stato di malattia. Una situazione assolutamente inaccettabile sia da un punto di vista personale che da quello della sostenibilità della spesa pubblica. Fortunatamente, la scienza ci ha dimostrato che l'ago della bilancia può essere spostato verso un invecchiamento in salute. I pilastri che ci permettono di restare giovani su cui possiamo lavorare efficacemente sono variabili, come l'alimentazione, l'attività fisica e la gestione dello stress".

La promozione di uno stile di vita sano, che includa una corretta alimentazione e una regolare attività fisica, è quindi essenziale per prevenire una serie di disturbi cronici metabolici e disturbi della salute mentale.

Un recente studio dell'Università di Harvard, pubblicato su 'Circulation' - si legge nella nota - ha analizzato i dati di oltre 120mila persone, rilevando che uno stile di vita corretto può aumentare l'aspettativa di vita in salute di 14 anni per le donne e 12 anni per gli uomini, con un rischio ridotto dell'82% di mortalità per malattie cardiovascolari e del 65% per tumori. Questo evento rappresenta l'opportunità di lavorare sui cambiamenti in corso per poter al meglio assicurare assistenza e consigli ad alto livello scientifico. Costituisce un appuntamento imperdibile per tutti gli specialisti della salute desiderosi di informazione sempre aggiornata e rigorosa.

Al congresso interverranno esperti di fama internazionale, tra cui: Alberto Albanese, Istituto clinico Humanitas Rozzano, presidente Associazione internazionale sulle sindromi parkinsoniane e malattie correlate; Elena Casiraghi, specialista in alimentazione e integrazione dello sport e docente a contratto di Teoria e metodi di preparazione degli sport individuali presso l'Università degli Studi di Pavia; Sara Farnetti, specialista in Medicina interna; Alberto Mantovani, professore emerito Humanitas University e direttore scientifico Irccs Humanitas; Stefano Righetti, medico chirurgo Fondazione Irccs S. Gerardo di Monza; Barry Sears, presidente della Inflammation Research Foundation e ideatore della dieta Zona; Dorothy D. Sears, professoressa di Nutrizione e direttrice esecutiva della Clinical and Community Translational Science presso il College of Health Solutions dell'Arizona State University.

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Salute e Benessere

Da esoscheletri a robot, la riabilitazione 2.0 aiuta...

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Dal 6 ottobre a Padova congresso medici-fisiatri, Bernetti (Simfer): "C'è necessità di incrementare l'accessibilità a queste tecnologie"

Da esoscheletri a robot, la riabilitazione 2.0 aiuta recupero e motiva pazienti

Il salto in avanti tecnologico nel campo della riabilitazione ha portato oggi all'uso di esoscheletri robotizzati o di tapis roultant avveniristici. La crescente importanza della riabilitazione robotica è uno dei temi centrali del 52esimo congresso della Simfer, la Società italiana di medicina fisica e riabilitativa, dal 6 al 9 ottobre a Padova: 'La scienza riabilitativa e l'impegno nel territorio per una nuova etica della riabilitazione'. "Questo evento rappresenta un'importante opportunità per i professionisti del settore di esplorare le innovazioni tecnologiche che stanno trasformando il panorama della medicina riabilitativa - spiega all'Adnkronos Salute Andrea Bernetti, vicepresidente della Simfer - La riabilitazione robotica sta rivoluzionando il trattamento dei pazienti affetti da patologie affetti da patologie disabilitanti di origine neurologica e non solo. Le tecnologie robotiche offrono infatti la possibilità di svolgere esercizi ripetitivi e personalizzati con un alto grado di precisione, permettendo un miglioramento significativo degli outcome riabilitativi".

"La riabilitazione robotica inoltre ha la capacità di fornire un feedback in tempo reale sia ai pazienti che ai medici. Questo consente di monitorare il progresso con maggiore accuratezza e di apportare modifiche immediate ai programmi terapeutici - sottolinea Bernetti - Al congresso si discuterà dell’integrazione di tecnologie robotiche avanzate, come gli esoscheletri e i tapis roulant robotici, che aiutano nella riapprendimento di schemi motori e nella stimolazione neuromuscolare. Verranno presentati studi e casi clinici che dimostrano come queste soluzioni abbiano facilitato non solo il recupero funzionale, ma anche l'incremento della motivazione del paziente, fattore cruciale nel successo terapeutico".

"Sarà fondamentale anche analizzare le sfide attuali e future, come la necessità di incrementare l'accessibilità a queste tecnologie e garantire una formazione adeguata al personale medico e sanitari. Verranno esaminate, inoltre, le implicazioni etiche e logistiche nella diffusione delle terapie robotiche in contesti diversi, dalle cliniche urbane a quelle più remote", evidenzia il vicepresidente.

In un documento Simfer dedicato proprio alla riabilitazione assistita con robot e dispositivi elettromeccanici, gli esperti sottolineano che vi "è un generale accordo tra le linee guida internazionali per la riabilitazione del paziente con esiti di ictus cerebrale che la terapia robotica dell’arto superiore possa essere utile, all’interno del programma riabilitativo individuale del paziente, nel favorire il recupero delle attività correlate all’arto superiore".

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