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Imprese: Omit: innovazione manageriale per organizzazioni ‘human centric’ e vantaggio competitivo

L’Osservatorio sull’Innovazione Manageriale del Terziario presenta la nuova survey elaborata insieme ad Akron

Imprese: Omit: innovazione manageriale per organizzazioni 'human centric' e vantaggio competitivo

Quali sono le aziende che possiamo definire competitive? Nel 2024 quale innovazione permette di avere un vero vantaggio competitivo e quale permette di attraversare le turbolenze del mercato, i cambiamenti tecnologici e gli assestamenti organizzativi? Omit, l’Osservatorio sull’Innovazione Manageriale del Terziario presenta la nuova survey elaborata insieme ad Akron, Centro per lo sviluppo e l’innovazione manageriale, e Aiads, l’Associazione Italiana di Analisi Dinamica dei Sistemi. Obiettivo principale: aiutare le aziende del terziario a costruire organizzazioni human centric in grado di conseguire un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo attraverso l’innovazione manageriale.

“La maggior parte dei manager adotta ancora metodi, pratiche e strutture organizzative vecchie di almeno 50 anni. Non vi è dubbio che se paragoniamo le innovazioni attuate sui metodi, pratiche e processi di management con quello che è avvenuto nel mondo della It, del marketing, della finanza e della supply chain emerge in modo lampante come non si possa più fare a meno di innovare il management. Per ottenere dei vantaggi competitivi il management, come il resto, deve necessariamente innovarsi”, dichiarano a Adnkronos/Labitalia Vittorio D’Amato, direttore scientifico Omit, e Elena Tosca, partner di Akron.

La Survey Management Innovation Index - che si è conclusa a fine febbraio 2024 e il cui report verrà pubblicato a breve - vuole identificare il livello di innovazione manageriale delle aziende del terziario per il passaggio ad organizzazioni human centric in grado di conseguire un vantaggio competitivo sostenibile attraverso l’engagement e wellbeing delle persone. Solo modificando significativamente i compiti che il management deve svolgere, le strutture organizzative e i processi di management si può ottenere vera innovazione. Come spiega a Adnkronos/Labitalia Nicola Spagnuolo, direttore Cfmt, “l'innovazione manageriale possiede la particolare capacità di creare un vantaggio competitivo difficilmente replicabile e si ottiene modificando significativamente i compiti che il management deve svolgere, le strutture organizzative e i processi di management". "Come Cfmt abbiamo il compito di accompagnare i manager in questo processo di cambiamento fornendo loro non solo le occasioni per allenare le loro competenze e adattarle alle esigenze del mercato ma dare loro esempi virtuosi che il nostro Osservatorio presenta in maniera puntuale e continua”, aggiunge.

Il tema di innovare il management dovrebbe essere al primo posto nelle agende di tutti i manager. Da decenni si sente ripetere: le persone al primo posto, le persone sono la cosa più importante, le persone fanno realmente la differenza, ma è vero? Veramente le aziende sono fatte per permettere alle persone di lavorare al meglio ed utilizzare il loro pieno potenziale? Come è il rapporto capo-collaboratore? I risultati delle principali ricerche internazionali ci dicono che alle parole non sono seguiti i fatti. Analizzando lo State of the Global Workplace 2022 Report, stilato da Gallup, emerge che, da oltre 10 anni, mediamente solo il 20% dei lavoratori al mondo è engaged, e che solo il 33% ritiene di svolgere un lavoro significativo ed è fiducioso circa il futuro. In Italia c’è il tasso di engagement dei dipendenti più basso del mondo. Solo 4 lavoratori su 100 si sentono coinvolti nel proprio lavoro. Il management sembra così essere imprigionato in una capsula del tempo.

È giunto, dunque, il momento di cavalcare una nuova onda del management. I manager oltre ad occuparsi dell’innovazione di prodotto, di processo o tecnologica dovrebbero occuparsi dell’innovazione manageriale, perché l’innovazione manageriale è l’unico vero vantaggio competitivo sostenibile nel tempo. Esistono differenti tipi di innovazione - operativa, di prodotto/servizio, strategica e manageriale - e ogni tipologia fornisce un suo contributo nel generare un vantaggio competitivo, tuttavia, come afferma Gary Hamel (2007) nel suo libro 'Il futuro del management', se dovessimo organizzare queste forme di innovazione in una gerarchia piramidale, l’innovazione di management si posizionerebbe al livello più alto per creazione di valore e difendibilità competitiva.

L’Osservatorio di Cfmt, oltre a monitorare il livello di innovazione manageriale delle imprese del terziario in Italia, ha sviluppato il primo indicatore in grado di misurare il livello di innovazione manageriale delle imprese del terziario: Mindex. Tale indicatore è stato utilizzato per la prima ricerca scientifica in grado di misurare il livello di innovazione manageriale delle imprese del terziario alla quale hanno risposto 423 dirigenti. I risultati tracciano un quadro preoccupante con valori di innovazione che si attestano intorno alla soglia del 55% con una maggiore propensione all’innovazione manageriale per la media impresa. Anche se l’87% dei rispondenti dichiara di aver sentito parlare di innovazione manageriale, solo il 66% ha dichiarato di aver attuato delle innovazioni manageriali. I dati della ricerca sono stati presentati a Milano in Cfmt, in un incontro sulla necessità della Management Innovation con il contributo di Julian Birkinshaw, Professor of Strategy and Entrepreneurship e vice-Dean London Business School, uno dei massimi esperti a livello mondiale, che proporrà un benchmark internazionale. Il report verrà pubblicato a breve sul sito di Cfmt.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Lavoro

Unione giovani commercialisti a politica: ecco 3 proposte...

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Il convegno nazionale dell'Ungdcec a Piacenza

Un momento del convegno nazionale Ungdcec a Piacenza

Semplificare e ottimizzare le procedure di liquidazione giudiziale e adeguare i compensi dei curatori, commissari e liquidatori, tenendo conto dell'inflazione e della crescente complessità dei casi; introdurre un credito d’imposta per le pmi che si avvalgono di commercialisti qualificati come temporary manager, al fine di promuovere il risanamento e la crescita aziendale, soprattutto per le imprese familiari; estendere un regime fiscale agevolato con flat tax per i professionisti che partecipano a piccole associazioni, per incentivare la collaborazione e l’aggregazione professionale, migliorando la competitività e la crescita. Sono le tre proposte presentate alla politica dall’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec) nel corso del convegno nazionale 2024 che si è tenuto a Piacenza.

“Si tratta di proposte che mirano a migliorare il contesto economico e professionale del Paese, a cui hanno lavorato con impegno ed entusiasmo la Giunta e le Commissioni dell’Unione”, ha evidenziato Francesco Cataldi, presidente Ungdcec, che ha illustrato le proposte sul palco del Teatro Municipale insieme ai consiglieri Roberto Bonomo, Serena Giannuzzi e Federico Giotti. “La nostra volontà è quella di sederci ai tavoli istituzionali con proposte di semplice e rapida attuazione, essere propositivi e non solo critici. La disponibilità dei parlamentari intervenuti al Convegno a seguire il percorso che parte dai giovani commercialisti è, per noi, un grande stimolo”, ha aggiunto.

L’onorevole Marta Schifone, componente commissione Lavoro Pubblico e Privato della Camera dei deputati, ha sottolineato: “Si tratta di proposte virtuose, la strada tracciata dai giovani è quella corretta. Siamo in particolare a favore delle aggregazioni tra professionisti, ma anche la flat tax resta una ‘missione’ che vorremmo portare avanti. Sui Temporary Manager, proporrei di istituire un tavolo di lavoro interdisciplinare per costruire la proposta nel migliore dei modi”.

Per il senatore Antonio Misiani, vicepresidente della commissione Bilancio del Senato della Repubblica, “il tema del valore aggiunto generato dal lavoro comune è cruciale. Colpisce il dato che soltanto un commercialista su cinque sia aggregato a colleghi o altri professionisti. Ora servono risposte concrete da parte nostra alle tematiche evidenziate dall’Unione, anche in tema di equo compenso per la liquidazione giudiziale” .

Alberto Luigi Gusmeroli, presidente commissione Attività produttive Camera dei deputati, ha rimarcato: “Le proposte sono interessanti e, in alcuni casi, anche facilmente attuabili. Uniformare la flat tax per studi associati e aggregazioni di persone è già una realtà, mancano pochi passaggi per la realizzazione. E sul tavolo ci sono molte altre idee”. Secondo Emiliano Fenu, componente commissione Finanze Camera dei deputati, “attuare il regime forfettario per le aggregazioni tra professionisti avrebbe più senso dello stesso aumento del tetto per i singoli individui. È evidente che il sistema va cambiato e in questo senso tutte le proposte dell’Unione giovani commercialisti sono di grande interesse, per la crescita del sistema paese e la tutela dei professionisti”.

Elbano de Nuccio, presidente Cndcec, ha posto l’accento sul “lavoro del Consiglio Nazionale per far emergere il profilo del commercialista nel perimetro delle competenze economico-finanziarie del Paese”. “In uno scenario di profonda trasformazione, riflettere sul ruolo strategico della nostra professione per le aziende è fondamentale per divenire il punto di congiunzione con il mondo della finanza. È necessario, dunque, pensare a nuovi orizzonti professionali e maggiori specializzazioni”, ha infine dichiarato Stefano Distilli, presidente della Cassa dottori commercialisti.

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Lavoro

Fond.Italia Digitale-Is. Piepoli: Ia porta opportunità nel...

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Per gli italiani la politica non fa abbastanza

Francesco Di Costanzo, presidente della Fondazione Italia Digitale

"La generazione digitale italiana si prepara ad affrontare le sfide e le opportunità dell’intelligenza artificiale con ottimismo e curiosità. Mentre le generazioni precedenti esprimono qualche preoccupazione, i giovani vedono nell’Ia un potente strumento di innovazione, in grado di trasformare positivamente sia la società che il mercato del lavoro. La crescente competenza digitale tra i giovani sarà fondamentale per guidare l’Italia verso un futuro sempre più tecnologico e connesso. La conoscenza è l’elemento centrale per un Paese più digitale e per far sì che tutte le generazioni possano sfruttare al meglio le opportunità e gestire le problematiche e le storture che ogni rivoluzione porta con sé". E’ il commento di Francesco Di Costanzo, presidente della Fondazione Italia Digitale, alla ricerca di Fondazione Italia Digitale condotta da Istituto Piepoli ‘Generazione Ai, L’Italia digitale alla sfida dell’intelligenza artificiale’, che sarà presentata sabato al Festival del Digitale Popolare a Torino.

“Come Fondazione- aggiunge Di Costanzo - stiamo lavorando su progetti specifici di reskiling per gli adulti, ma anche per fornire ai giovani tutti gli strumenti utili per colmare il gap digitale ed essere protagonisti del presente e del futuro”.

“Sette giovani su 10 – anticipa Livio Gigliuto, presidente Istituto Piepoli e Direttore generale Fondazione Italia Digitale – leggono con ottimismo l’impatto dell’intelligenza artificiale sul loro avvenire, come uno strumento in più per realizzarsi. Più diffidenti i meno giovani, che mostrano maggiore apertura quando scorgono gli effetti concreti dell’AI sui problemi della vita di tutti i giorni”.

E aggiunge: “Il 46% dei giovani affronta l'IA con curiosità ed entusiasmo. A differenza degli over 55, più diffidenti e conservatori, i giovani vedono l’Ia come una fonte di nuove opportunità. La grande maggioranza dei giovani, avvezzi al digitale, immaginano che l’Ai genererà nuove professioni e opportunità, mentre il timore che i lavori tradizionali vengano sostituiti dalla tecnologia cresce con l’età”. Trasversale la crescita delle competenze.

"Il sentimento verso l’intelligenza artificiale volge decisamente al bello quando si orienta lo sguardo alle sue applicazioni concrete: approvata l’Ai in sanità e nelle scuole, e lo sport del futuro sarà vissuto attraverso la realtà virtuale. Ora serve più politica, il cui impatto col digitale è promosso solo da un italiani su tre”, conclude Gigliuto.

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Lavoro

Professioni, Cni: “Albo codice contratti Ia temi...

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Perrini: "Molti i contributi provenienti dai partecipanti ai vari focus group. Ancona e Macerata ospiteranno i lavori del 69° Congresso del 2025"

Professioni, Cni:

Si sono conclusi oggi i lavori del 68° Congresso degli Ordini degli ingegneri d’Italia. Dopo la presentazione delle attività dei gruppi di lavoro organizzati all’interno del Consiglio nazionale degli ingegneri, sono stati approfonditi i temi e le proposte scaturite dai focus group cui hanno attivamente partecipato i delegati degli ordini territoriali. A seguire si è svolta la discussione sul documento finale programmatico 2024 con la relativa approvazione finale.

“Nel fare il bilancio conclusivo del Congresso - afferma Angelo Domenico Perrini, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri - possiamo dire senz’altro che questa edizione è stata un grande successo. In questo senso, è doveroso un sentito ringraziamento ai presidenti degli Ordini degli ingegneri di Grosseto e Siena, Enrico Romualdi e Francesco Gaudini, per l’ottimo lavoro organizzativo svolto. La partecipazione dei delegati - circa 1.500 provenienti da tutto il territorio nazionale – è stata costante e, oltre agli approfondimenti e ai dibattiti, abbiamo registrato parecchi contributi provenienti dai partecipanti ai vari focus group. Queste proposte entrano a far parte del nostro documento programmatico che, come di consueto, rappresenterà la stella polare della nostra attività istituzionale per l’anno venturo”.

Il documento programmatico approvato prende in esame diversi temi. Tra questi, particolarmente importante è quello relativo all’obbligatorietà dell’iscrizione all’albo per tutti gli ingegneri. Il Cni continuerà a perseguire, come già sta facendo tramite interlocuzioni in vari ambiti a più livelli, l’obiettivo della obbligatorietà di iscrizione all'albo per tutti coloro che in qualsiasi forma esercitano la professione di Ingegnere. Si ritiene, infatti, che l’obbligo di iscrizione all’albo professionale - oggi cogente per coloro che operano nell’ambito sanitario e per coloro che operano nel campo della difesa dei diritti dei cittadini - debba riguardare, a maggior ragione, coloro che operano a salvaguardia della sicurezza della collettività.

Sul Codice dei contratti pubblici il Cni continuerà ad impegnarsi attraverso incontri e audizioni presso le sedi competenti, con particolare riferimento al Mit, per proporre l’opportunità di alcuni emendamenti al Codice dei contratti al fine di porre rimedio a una serie di palesi discrasie, la più rilevante delle quali riguarda i requisiti di partecipazione che, in aperta contraddizione con uno dei principi cardine posti a fondamento dell’articolato (vale a dire l’apertura del mercato), non agevolano la più ampia partecipazione alle procedure di affidamento dei servizi di ingegneria ed architettura. Tra gli obiettivi prioritari, inoltre, vi è la limitazione del ricorso all’appalto integrato, all’accordo quadro, al subappalto a cascata, e maggiore chiarezza nella definizione della revisione dei prezzi e nella gestione delle riserve in fase esecutiva, unitamente alla valorizzazione della figura del rup (responsabile unico del procedimento).

Sulla questione dell’equo compenso il Cni ribadisce l’obbligatorietà dell’applicazione delle disposizioni della Legge 21 aprile 2023, n. 49, nel settore dei contratti pubblici. Il Cni ritiene che i compensi per le attività professionali non possano essere soggetti a ribasso rispetto ai parametri normati e che il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa sia applicato sulla base di valutazioni qualitative. Poiché il principio dell’equo compenso rischia di essere messo in discussione anche a causa di quanto viene espresso da alcuni tribunali amministrativi regionali, si dovrà vigilare affinché i corrispettivi per le attività professionali non possano essere soggetti a ribasso rispetto ai parametri normati e che il criterio dell’offerta più vantaggiosa sia applicato sulla base di valutazioni qualitative. E' inoltre indispensabile che questo principio venga esteso a tutte le categorie di committenti – incluse le consulenze tecniche in ambito giudiziario - anche al fine di salvaguardare quei committenti che, nel rapporto con il professionista, si trovano in posizione subalterna, esattamente come i professionisti si trovano nei confronti dei grandi committenti.

Sul Testo unico dell’edilizia il Cni ritiene che ormai non sia più differibile una revisione completa del Testo, per ottenere una legge maggiormente rispondente alle esigenze di semplificazione e razionalizzazione correlate ad una nuova, moderna normativa urbanistica. Tutto ciò allo scopo di supportare e facilitare la crescita ed un futuro sostenibile per il nostro Paese, secondo i nuovi modelli di rigenerazione urbana, di riduzione del consumo di suolo, di 'costruire sul costruito'.

Per quanto riguarda l’adeguamento energetico del patrimonio edilizio e le fonti energetiche alternative, il Consiglio nazionale si impegnerà ad interloquire con l’Esecutivo al fine di fornire il proprio contributo per la creazione di uno specifico tavolo tecnico che, in un arco temporale breve, chiarisca tutti i termini del problema e verifichi la fattibilità di un piano per le ristrutturazioni profonde degli edifici. A tal proposito, andrà ribadito che occorre far rientrare a monte degli obblighi di ristrutturazione energetica previsti dalla Direttiva Ue Epbd anche gli interventi di diagnostica preventiva sullo stato delle strutture e gli interventi di prevenzione dal rischio sismico. Inoltre, si ritiene utile che venga data attuazione a quanto previsto, ovvero l’introduzione del Fascicolo elettronico del fabbricato.

Poi c’è un tema che sta molto a cuore al Consiglio nazionale: la formazione universitaria. I percorsi accademici devono essere riorganizzati, in modo che il ciclo di studi consenta una diretta abilitazione all’esercizio della professione contestualmente all’acquisizione della laurea magistrale, previo un periodo di tirocinio interno al percorso accademico, affidato a professionisti e operatori del settore, accreditati dagli ordini territoriali. A questo proposito, l’attività posta in essere dal Cni dovrà continuare sul tavolo tecnico istituito lo scorso dicembre dal MUR. Questa proposta comporterà una riscrittura pressoché totale delle norme vigenti, che contempli una legge per disciplinare la nuova organizzazione degli albi e la revisione delle competenze professionali. Nella prospettiva di ritornare ad un albo costituito da un'unica sezione, riservata ai soggetti che hanno conseguito la laurea magistrale, resta fondamentale definire, con una specifica norma, un percorso ad hoc che consenta il conseguimento della laurea magistrale, tenendo conto delle competenze e conoscenze acquisite e certificate durante gli anni di permanenza nella sezione B dell’albo.

Sulla formazione continua è di primaria importanza che ogni Ordine territoriale sulla base della conoscenza diretta dei propri Iscritti, organizzi una propria offerta formativa idonea rispetto alle molteplici esigenze del proprio territorio. Compito del Consiglio nazionale, attraverso il supporto della propria Fondazione, è quello di integrare l’offerta formativa di ordini e providers. Il Cni approverà entro l’anno il proprio piano formativo per il 2025.

Sulla legge elettorale il regolamento per le elezioni per il rinnovo dei Consigli degli ordini utilizzato per le ultime consultazioni è stato adottato per introdurre disposizioni in favore della tutela della parità di genere e per consentire le elezioni in modalità telematica. Tali norme vanno uniformate con quelle del Dpr 169/2005 attraverso una nuova norma che disciplini le modalità elettorali degli organismi di governo delle Professioni.

Infine, relativamente all’ambito dell’Itc, bisogna prendere atto del fatto che l'intelligenza artificiale è destinata a rivoluzionare molti settori, inclusi l'ingegneria delle telecomunicazioni e la gestione delle infrastrutture critiche. L'integrazione dell'Ia nei sistemi di gestione dei dati e delle reti garantirà una maggiore efficienza operativa e sicurezza, permettendo un monitoraggio in tempo reale e la manutenzione predittiva delle infrastrutture, migliorando l'affidabilità dei servizi offerti. Pertanto, è opportuno favorire l’inclusione nei percorsi accademici e formativi di competenze specifiche su Ia e data science per preparare gli ingegneri a gestire e sfruttare tali strumenti. L'adozione crescente dell'intelligenza artificiale, però, richiede anche un'attenta considerazione degli aspetti etici legati all'utilizzo di queste tecnologie. Quindi è fondamentale che gli ingegneri rispettino i principi deontologici nel loro impiego, garantendo trasparenza, equità e sicurezza nei processi decisionali automatizzati.

I lavori congressuali sono stati completati con la premiazione dei Campionati nazionali sportivi 2024 riservati agli ingegneri e con la presentazione del 69° Congresso che sarà ospitato dalle città di Ancona e Macerata.

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