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Rai, Gasparri: “‘Petrolio’ affida morale su Toti a Davigo, uno scandalo”

L'ira del senatore di Forza Italia: "Tutti parlano di Rainews che ha l'1%"

Rai, Gasparri:

"In queste ore parlano tutti di RaiNews24, che ha l'1% di share, ma io vorrei parlare di Rai3, vista sicuramente da più gente: ieri sera 'Petrolio' ha fatto un massacro mediatico di Giovanni Toti come se ci fosse già la sentenza, con interviste per strada alla gente che veniva aizzata contro Toti, affidando la morale a Piercamillo Davigo, omettendo però di dire che Davigo, che tranciava giudizi moralistici, è stato già condannato in primo e in secondo grado per dei fatti di cui è stato accusato nella sua funzione di membro del Csm". A dirlo all'Adnkronos è il senatore di Forza Italia e membro della Vigilanza Rai Maurizio Gasparri, commentando 'Petrolio', il programma di Duilio Giammaria in onda il lunedì sera su Rai3 dedicato a temi di attualità.

"Ci voleva almeno che Duilio Gianmaria, responsabile della trasmissione 'Petrolio', mettesse una scritta in sovrimpressione, dicendo che quello che stava parlando era un condannato in primo e secondo grado -affonda Gasparri- Tutti parlano del festival di Pomezia e nessuno parla di questa vergogna di ieri sera, con Davigo che esprimeva giudizi morali dopo essere stato condannato per violazione di segreti, non una cosa da nulla. Questo a me preoccupa molto di più", conclude Gasparri.

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Sport

Monza-Bologna 1-2: Castro decide la sfida

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Il Bologna sale così a 6 punti, mentre i lombardi restano fermi a 3

Armando Izzo del Monza e Santiago Castro del Bologna (Fotogramma)

Vittoria esterna importante per il Bologna di Vincenzo Italiano che si impone 2-1 a Monza contro la squadra di Nesta grazie ai gol di Urbanski e Castro dopo il momentaneo pareggio di Djuric. Il Bologna sale così a 6 punti mentre i lombardi restano fermi a 3. Nesta per la sfida con il Bologna conferma nove undicesimi della sfida contro l’Inter, inserendo solamente Bianco e Dany Mota al posto di Bondo e Caprari. In avanti quindi Maldini con Dany Mota giostreranno alle spalle di Djuric. Italiano, invece, stravolge i rossoblu. Tra i pali spazio a Ravaglia, con De Silvestri, Lucumi, Casale e Lykogiannis a formate il quartetto arretrato. A centrocampo Freuler con Aebischer e Urbanski. Il tridente è invece composto da Odgaard, Castro e Ndoye.

Primo tempo divertente con entrambe le squadre che hanno mantenuto i ritmi alti fin dall'inizio e creato diverse occasioni. La gara si sblocca al 24' con i felsinei che arrivano al cross con Lykogiannis per l'inserimento di Urbanski che colpisce di testa verso il palo di sinistra trovando il vantaggio per 1-0 e il suo primo gol in Serie A. Lo stesso Urbanski ci riprova poco dopo e al 31' manda fuori di poco una conclusione con il mancino al volo. Al 40' ci prova Ndoye con il destro a giro, mettendo la palla fuori di poco. Al 43' arriva il pari del Monza, con Ravaglia che respinge corto su una conclusione di Maldini da fuori area, non potendo nulla poi sul tap-in di Djuric per l'1-1.

Ad inizio ripresa, al 49' Castro va vicino al raddoppio ma Turati intuisce la conclusione e respinge in calcio d'angolo. Risposta immediata al 51' del Monza con Bianco che sfiora il palo. Poi tante sostituzioni e ritmi che però si abbassano, ma il Bologna trova l'affondo all'80': Freuler conduce una ripartenza centralmente e serve Castro che dal limite dell'area calcia di potenza di mezzo esterno e trova la rete dell'1-2. La squadra di Nesta prova il tutto per tutto per cercare di raggiungere il pari ma si infrange contro la difesa rossoblù.

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Politica

Banche, Tajani: “Forza Italia contraria a qualsiasi...

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"Si crei un tavolo con le banche per concordare soluzioni utili ai conti pubblici"

Antonio Tajani (Fotogramma)

"Forza Italia è contraria a qualsiasi tassa sugli extraprofitti. Si danneggerebbero le banche di prossimità e si creerebbe incertezza sui mercati a danno dell'Italia. Si crei un tavolo con le banche per concordare soluzioni utili ai conti pubblici". Lo scrive su X il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani.

Tajani oggi è intervenuto in merito anche sul Corriere della Sera: "Noi abbiamo sempre detto no alle tasse imposte dall’alto. Se poi si può concordare con le banche affinché diano un aiuto, un contributo alle casse dello Stato, è un’altra cosa. Una tassa generalizzata finirebbe per colpire le banche popolari e di credito cooperativo, che erogano prestiti ai cittadini e vanno difese".

“Antonio Tajani oggi ha ribadito contrarietà ad una nuova tassa sugli extraprofitti delle banche e degli altri organismi del settore perché danneggerebbe la credibilità del Paese e specialmente le piccole realtà del territorio, come le banche cooperative e popolari. Tasse con effetto retroattivo perché non previste dalle norme determinerebbero reazioni negative dei mercati", dice Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia.

"Come ha ulteriormente indicato con estrema chiarezza Antonio Tajani - osserva il parlamentare azzurro - si possono valutare misure concordate con il sistema bancario che è certamente interessato alla stabilità e alla crescita del nostro Paese. Per questo non voteremo alcuna forma di ulteriore tassazione imposta dall’alto, come alcuni organi di stampa hanno paventato. Sull’attuale stato di salute dei conti pubblici, a cui Forza Italia pone grande attenzione, aspettiamo i dati dell’Istat che risulterebbe siano di segnale positivo”.

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Politica

Figlio Andreotti: “Papà giurò davanti a Dio di non...

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"Mio padre gli sconsigliò di andare a Palermo come prefetto" dice Stefano in un'intervista all'Adnkronos. Quanto alle parole della figlia del generale: "Non querelo, non era nel suo stile"

Giulio Andreotti (Fotogramma)

Dopo le parole della figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rita, ospite della trasmissione tv 'Tango' su Raidue, con quello che è sembrato un implicito riferimento a Giulio Andreotti, chiamato in causa per la vicenda della morte del padre a Palermo, ucciso il 3 settembre 1982 in un agguato di stampo mafioso, interviene il figlio dello stesso Andreotti, Stefano. "Mah, cosa posso dire - replica intervistato dall'AdnKronos - diciamo che non è la prima volta che succede che loro tirino in ballo mio padre per quel delitto, il fratello della deputata, per dire, è dagli anni '80 che racconta cose del genere, ora la sorella è tornata su questa linea. A qualcuno non sono mai andate giù le sentenze di assoluzione per mio padre, quelle di Palermo e di Perugia".

"Parole Rita Dalla Chiesa? Non querelo, non era stile mio padre"

Andreotti sceglie una 'linea di difesa' morbida, preferisce raccontare quello che sa, piuttosto che affidarsi ai legali per una eventuale querela. "Dalla Chiesa si assumerà le responsabilità di quanto detto, ma anche se ci fossero gli estremi per una'azione giudiziaria, non lo faremo, perché quello era lo stile di mio padre, lui non ha mai querelato nessuno".

Rita Dalla Chiesa ha detto poi di non voler fare nomi, nonostante fosse chiaro a chi si riferisse "per rispetto dei familiari": "Meno male - ironizza il secondogenito del 7 volte premier italiano - che ha detto di volerci rispettare, altrimenti non so cosa sarebbe uscito. Devo dire che se parliamo di rispetto della famiglia, allora quello lo ha avuto davvero mio padre nei loro confronti". Stefano Andreotti racconta di come il padre, più volte avrebbe potuto parlare delle vicende dello stesso figlio di Dalla Chiesa, il sociologo Nando, negli anni della contestazione militante della sinistra extraparlamentare: "Papà non ha mai tirato fuori cose che riguardavano la famiglia Dalla Chiesa".

Andreotti junior racconta un episodio "di cui fu testimone il giornalista Luigi Bisignani". "Nei suoi uffici di San Lorenzo in Lucina, nei primi anni '80 Dalla Chiesa venne ricevuto da papà, un lungo incontro, che secondo il racconto di Andreotti allo stesso Bisignani, vide il generale in lacrime, a raccontare a mio padre dei pessimi rapporti con il figlio, cosa che può avvenire tra persone che si stimano e sono vicine".

I rapporti tra Andreotti e il generale Dalla Chiesa

Ecco, il tema dei rapporti tra Andreotti e Dalla Chiesa, è da sempre al centro delle ricostruzioni di storici e giornalisti, con qualcuno che ha ipotizzato scontri accesi tra i due e frizioni, a partire dal caso Moro. "Non è affatto così -dice Stefano Andreotti- . Tra loro ci furono rapporti sempre ottimi, che durarono nel tempo". "Mio padre aveva grande fiducia nel generale, lo volle a capo del nucleo speciale anti-terrorismo, facendogli avere poteri che permisero grandi risultati contro le Brigate Rosse". Dopo il '79, Giulio Andreotti resta fuori dai governi, per poi rientrare solo nell''83 da ministro degli Esteri nel governo Craxi. "In quegli anni, prima del suo tragico omicidio -assicura il figlio- Dalla Chiesa passava a Roma e chiedeva di incontrarsi con mio padre, per scambiarsi idee e confrontarsi, incontri cordiali tra persone che si stimavano a vicenda".

"Mio padre -racconta- sconsigliò a Dalla Chiesa di andare come Prefetto a Palermo, gli consigliò di farsi dare poteri maggiori, per poter coordinare la lotta alla criminalità, non soltanto siciliana, ma anche quella delle altre regioni del Sud, l'ndrangheta in Calabria e la camorra in Campania". Poi a settembre, dopo 100 giorni da Prefetto a Palermo, il tragico epilogo a via Carini: il generale viene massacrato dalle raffiche di kalashnikov. "Mio padre restò colpito da quell'omicidio -assicura- Tra l'altro conosceva bene la moglie Setti Carraro e la sua famiglia, con lei era stato amichevole e l'aveva aiutata ai tempi della Croce Rossa". Andreotti però non andò ai funerali: "Mio padre non aveva ruoli di governo in quel momento, scrisse un sentito telegramma, inviato al fratello del generale, Romeo, nel diario di quei giorni troviamo poi parole di stima e cordoglio per Dalla Chiesa", dice ancora Stefano, che con la sorella Serena ha curato una edizione critica dei diari del padre, negli scorsi anni.

Agli atti del tempo finì però una battuta dello stesso Andreotti, che giustificò la sua assenza alle esequie, spiegando di "preferire i battesimi ai funerali". "E' una battuta davvero infelice - ammette Stefano - ma certo non esprimeva il suo pensiero del tempo".

Le lettere ai figli

Stefano Andreotti preferisce ricordare, invece, quanto scrisse Andreotti nelle lettere che lasciò ai figli, da leggere all'indomani della morte avvenuta il 6 maggio del 2013. "Mio padre se ne è andato sereno, lui aveva una fede vera, in quelle righe che abbiamo letto la sera della scomparsa, c'era scritto 'io giuro davanti a Dio di non avere avuto niente a che vedere con la Mafia, se non per combatterla, né con le uccisioni di Dalla Chiesa e Pecorelli'".

(di Francesco Saita)

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