Mare, Musumeci: “Come risorsa è diventata una cosa seria, al Sud puntare su infrastrutture”
Iil ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, intervenendo occasione della presentazione del XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare
"Il mare come risorsa è diventata uno cosa seria. Si sta rivelando una carta del mazzo mai giocata perché non ha mai avuto una sua centralità". A dirlo oggi il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, intervenendo occasione della presentazione del XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare a cura dell'Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare Ossermare, Centro Studi Tagliacarne - Unioncamere, Informare, Camera di commercio Frosinone Latina e Blue Forum Italia Network.
"L'Italia - spiega - ha bisogno di un Sud che giochi un ruolo importante, nel settore del mare, anche grazie alle infrastrutture che sono però rimaste molto indietro. Al Sud la governance locale e il tessuto imprenditoriale devono incontrarsi cosicché la ricchezza possa arrivare, senza ricorrere alla politica dell'assistenzialismo. E' finita, infatti, l'epoca dell'assistenzialismo in cui il governo manteneva solo aziende che non avevano più capacità di produrre ricchezza. In questo contesto le aziende dell'economia blu hanno bisogno di essere guardate con la necessaria attenzione, in un contesto nazionale e internazionale che diventa sempre più difficile a livello europeo, sperando così di spostare l'asse dal Baltico al Sud".
"Questa - avverte - è una partita che va giocata sulla digitalizzazione, la transizione green e la dimensione subacquea. Prossimo mese porterò il ddl sulla dimensione subacquea che è un fronte su cui l'industria ha puntato la sua attenzione. L'Italia sarà così il primo Paese in Europa ad avere una legge sullo spazio subacqueo, con l'infrastruttura energetica, quella della comunicazione, l'ambizione di utilizzare le terre rare, con lo stimolo che si deve dare alla biologia e la geologia marina, con la cooperazione con la comunità scientifica e la comunità accademica".
"Una realtà -continua- che emerge anche in questo ultimo Rapporto, ma lo avevamo colto già lo scorso anno, è che il mare come risorsa è diventata una cosa seria, il mare come risorsa sta davvero rivelandosi una non scoperta, ma una marcia in più, una carta del mazzo mai giocata perché non ha mai avuto una sua centralità. A determinare questa centralità una serie di coincidenze di carattere economico, sociale, sociologico, di contesto geopolitico e macroeconomico, grazie alle quali abbiamo finalmente compreso con molta esattezza che il Sud Italia non può restare prigioniero di quella gabbia ideologica che si chiama questione meridionale perché c'è solo una questione, che è nazionale".
Nella geografia economica "noi abbiamo capito che le regioni del Sud - ha aggiunto Musumeci - si stanno liberando da questa gabbia ideologica che le ha tenute sotto l'ombrello dell'assistenzialismo. E siccome non è facile poter realizzare quelle infrastrutture strategiche - e non parlo da meridionale ma da uomo di governo - sono convinto che l'Italia abbia bisogno di un Sud che non arranchi ma di un Sud che sia nelle condizioni di giocare tutte le carte di cui dispone, una delle carte più importanti che non ha mai saputo giocare è quella del mare perché le infrastrutture vanno realizzate. Purtroppo non si realizzano da decenni, penso alle infrastrutture della mobilità, alle infrastrutture strategiche sanitarie, sociali e portuali che sono rimaste molto indietro nella pianificazione che per 70-80 anni ha caratterizzato tutti i governi che si sono succeduti a Palazzo Chigi".
Oggi "abbiamo compreso come il mare possa essere lo sbocco al quale non abbiamo mai guardato con sufficiente attenzione o guardato con una certa riluttanza e un certo scetticismo".
Musumeci ha poi sottolineato "l'importanza del ruolo dell'imprenditore privato" che deve incontrare "il governo, le istituzioni, anche quelle locali, perché "se mettiamo le imprese nelle condizioni di lavorare, di produrre e di investire la ricchezza arriva. Se, invece, continuiamo con la politica dell'assistenzialismo per sostenere imprese che non ce la fanno perché operano nel posto sbagliato, perché nate fragili o sono fuori mercato o non si sono ammodernate per una serie di ragioni, ecco quelle aziende non vanno sostenute assolutamente perché altrimenti le risorse che lo Stato riserva ad una azienda fuori dal mercato sono risorse assolutamente sprecate".
Quindi il ministro ha espresso "apprezzamento per tutte le imprese che lavorano nella Blue Economy perché hanno scommesso in un momento certamente difficile, già nel 2019 si raggiungeva il picco della produttività nella economia blu ma la batosta del 2020 e del 2021 con la pandemia ha costretto anche quel settore della nostra economia a condizioni assolutamente gravi, quasi di paralisi". Dalla "fine del 2021 in poi, l'ascesa è stata assolutamente inarrestabile il che significa che come governo noi dobbiamo prendere atto del fatto che questo settore economico con le sue circa 300.000 imprese tra piccole, medie e grandi hanno bisogno di essere guardate con la necessaria attenzione in un contesto non soltanto nazionale ma anche internazionale ed europeo" ha concluso.
"Quello del mare -ha sottolineato- è un settore economico nel quale lavorano circa 300.000 imprese tra piccole, medie e grandi che hanno bisogno di essere guardate con la necessaria attenzione in un contesto non soltanto nazionale ma anche internazionale ed europeo che diventa sempre più difficile. Non possiamo assolutamente dire che l'Unione Europea abbia operato in questi ultimi anni verso il settore della Blue Economy con iniziative appropriate. Anzi. Alcuni provvedimenti appaiono davvero contraddittorie e paradossali, parlo soprattutto di politica fiscale".
"L'Europa continua ancora a guardare al Nord e non al Mediterraneo - protesta Musumeci - e questo è un limite che abbiamo tutti subito ed è un limite al quale il nuovo Parlamento europeo e mi auguro anche la nuova commissione europea, sebbene le notizie che arrivano da Bruxelles non sembrano incoraggianti, dovrebbero certamente cambiare perché il centrosinistra governa queste istituzioni dal 1979, sin dalla prima elezione diretta del Parlamento europeo".
L'auspicio del ministro "è che la Commissione europea possa finalmente guardare con maggiore attenzione al Mediterraneo, cosa che nel passato non è stato fatto, perché oggi la partita economica, di crescita, di cooperazione e di sicurezza internazionale in Unione europea si gioca al Su, nel Mediterraneo non si gioca nel Mar Baltico" ha poi concluso.
"Il dominio dello spazio e dell'area subacquea farà la differenza, ci stiamo lavorando con piglio e attenzione. Il prossimo mese porterò in Cdm il disegno di legge sulla dimensione subacquea. E' un fronte sul quale l'industria ha puntato l'attenzione, parliamo di robotica, di strumenti sofisticati, di nuove tecnologie e della necessità di scoprire una parte dell'80% della dimensione subacquea che ancora non si conosce". Ha concluso
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Fasce portabebè sulle statue: la protesta creativa dei papà...
E' accaduto nel centro di Londra: dagli ingegneri agli attori, tutti si battono per i diritti dei papà
L'ingegnere Isambard Kingdom Brunel, i celebri volti del teatro e del cinema, Laurence Olivier e Gene Kelly, i calciatori Thierry Henry e Tony Adams: tantissimi uomini importanti, di tutte le professioni, hanno protestato per chiedere che il congedo parentale britannico venga esteso. O per lo meno lo hanno fatto le loro statue.
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In questi giorni a Londra sui monumenti dedicati a questi personaggi sono state fissate delle fasce portabebè con dei bambolotti. Una protesta creativa che permette di guardare gli uomini, anche quelli più noti, sotto un differente punto di vista: quello della paternità: "Vogliamo porre l'attenzione sull'importanza che la paternità gioca nella vita di un uomo e perché il governo britannico ha bisogno di un miglior congedo parentale".
L'iniziativa è del gruppo 'The Dad Shift' che vuole comunicare l'importanza della presenza dei padri nella vita dei figli già nelle prime settimane di vita e chiedere direttamente al primo ministro britannico Keir Starmer di 'portare il congedo parentale nel ventunesimo secolo". "Ad oggi - si legge nella lettera aperta al premier - il Regno Unito ha la peggior offerta di congedo parentale in tutta Europa, con soli due giorni di paga piena. Un padre su tre non prende alcun congedo quando arriva il bambino, mentre uno su due che lo fa dichiara di aver avuto difficoltà economiche a sostenerlo". "Un giusto congedo parentale - si legge ancora - è buono per i padri, per le madri, per i bambini e per la società. I Paesi che hanno sei o più settimane di congedo parentale hanno anche un gender pay gap inferiore del 4%". E così da Paddington station a Leicester square, alcuni dei luoghi più noti di Londra si riempiono di bambolotti e di fasce portabebè.