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Atlas Sgr, primo closing fondi ‘Atlas Pmi Destinazione Futuro’ e ‘Atlas Aivb Fund I’

Al servizio delle piccole imprese, dell’economia deep tech e della transizione verso la sostenibilità

Atlas Sgr, primo closing fondi 'Atlas Pmi Destinazione Futuro' e 'Atlas Aivb Fund I'

Atlas Sgr ha deliberato il primo closing dei fondi Atlas Pmi Destinazione Futuro, un Fondo di Investimento Alternativo (Fia) di debito che investe in Pmi italiane, e Atlas Ai Vb Fund I, primo fondo di Venture Capital focalizzato su startup di Intelligenza Artificiale e Cybersecurity fondate all’interno di Venture Builder europei e globali. Atlas Pmi Destinazione Futuro ha ottenuto un investimento iniziale di 15 milioni di euro con un target di raccolta a due anni di 100 milioni di euro. Il fondo è pensato per operare in un contesto contraddistinto dal razionamento del credito verso le imprese, in particolare quelle più piccole, e dalla proliferazione di canali alternativi di finanziamento.

Atlas PMI Destinazione Futuro investirà in Pmi italiane, presentate ad Atlas SGR da una rete di partner selezionati (principalmente, primari Confidi e alcune piattaforme di crowdfunding selezionate). Opererà attraverso finanziamenti alle Pmi e ai liberi professionisti, oppure come investor in operazioni di minibond e crowfunding/crowdlending, con investimenti della durata massima di 7 anni. L’importo del finanziamento è fino a 500 mila euro, con garanzia minima del 50% rilasciata da Confidi, controgarantita dal Fondo Centrale di Garanzia per le Pmi, oppure mediante garanzia diretta dello stesso Fondo Centrale, in funzione della normativa vigente.

All’aumento della pressione regolamentare, affinché gli intermediari integrino indicatori di Environmental, Social e Governance (Esg) nei criteri di investimento, Atlas Pmi Destinazione Futuro risponde con la generazione di un profilo per ciascuna impresa finanziata, basato su oltre 40 indicatori, con relativi benchmark di settore, territorio, portafoglio. È un’attività che non incide direttamente sui criteri di selezione, ma ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza delle imprese in materia di sostenibilità e alla quale è collegata una premialità a fine ammortamento.

Pmi Destinazione Futuro rispetta le linee guida stabilite dall’Art. 8 Sfdr e investe per almeno il 70% in Pmi italiane, qualificandosi come Pir (Piani Individuali di Risparmio a lungo termine) ai sensi della Legge di Bilancio 2017 - 232/2016, con significativi vantaggi fiscali per Fondi pensione e Casse di previdenza. Atlas Pmi Destinazione Futuro è gestito dal General Partner e Responsabile della Gestione del Fondo, Giuseppe Andrea Tateo: nato nel 1983, Tateo è laureato in Economia aziendale alla Luiss e, da oltre 15 anni, si occupa di credito alle piccole e medie imprese. Parallelamente, ha maturato anche una solida competenza sugli strumenti pubblici e privati di mitigazione dei rischi.

Atlas Aivb Fund I, con un target di 50 milioni di euro, ha già raccolto un investimento iniziale di 10 milioni di euro. Al momento il Fondo di Venture Capital è l’unico al mondo ad avere un focus su startup lanciate da diversi Venture Builder e propone una strategia di investimento caratterizzata da un profilo rischio-rendimento ottimale. Tra i Venture Builder partner del Fondo si possono annoverare importanti player quali: Merantix (Germania), FoolFarm (Italia), Post Urban Ventures (Uk), Slimmer AI (Paesi Bassi), e Nobody Studios (Usa). Atlas Aivb Fund I investe nelle fasi pre-seed e seed delle startup con possibilità di fare follow-on fino al Series A.

La gestione del Fondo è affidata a Matteo Confalonieri, coadiuvato da Vitantonio Santoro. I due General Partner del Fondo hanno maturato esperienza sia come investitori di Venture Capital sia come startupper e manager in ambito Intelligenza Artificiale. Atlas Aivb Fund I si avvarrà anche della collaborazione di Luca Mariot, Assistant Professor all'University of Twente, tra i massimi esperti internazionali in materia di intelligenza artificiale. “Grazie ai primi closing, Atlas Sgr è finalmente operativa”, dichiara Alessandro Messina, Amministratore Delegato di Atlas SGR e membro dei Comitati di Investimenti in entrambi i fondi. “Il posizionamento dei nostri fondi è unico e innovativo, perché da una parte finanziamo l’economia reale del Paese, i progetti di piccole e medie imprese tradizionali, accompagnandole verso lo sviluppo sostenibile. Dall’altra, puntiamo sulle startup che sviluppano le tecnologie più all’avanguardia, nate all’interno dei Venture Builder con modelli e metodi che consentono di cogliere il migliore timing per l’investimento e, al contempo, mitigare i rischi tipici del settore mantenendo un osservatorio unico verso iniziative permanentemente sulla frontiera dell’innovazione avanzata, con forte impatto strategico sui processi produttivi e industriali”.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Economia

Concordato preventivo biennale, patto fiscale alla prova...

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Il concordato preventivo biennale non sarà immutabile. Chi aderirà al patto con il Fisco dovrà confrontarsi con le cause di decadenza che, in ogni caso, non ridurranno il conto delle imposte dovute

Concordato preventivo biennale, patto fiscale alla prova delle cause di decadenza

L’adesione al concordato preventivo biennale richiede un monitoraggio costante della presenza di successive cause di decadenza.

Dal mancato versamento delle imposte dovute, alla presenza di redditi non dichiarati superiori alla soglia del 30%, sono diverse le casistiche che potranno portare al venir meno del patto con il Fisco.

Un effetto da valutare nel biennio del concordato preventivo biennale e che in ogni caso non ridurrà il “conto” dovuto.

Un’analisi dei casi da attenzionare e delle conseguenze pratiche.

Le cause di decadenza dal concordato preventivo biennale

La data ultima per aderire al concordato preventivo biennale è fissata al 31 ottobre, termine sul quale appare ormai chiuso ogni spiraglio per il rinvio.

Chi è intenzionato a siglare il patto fiscale, che consentirà di accedere anche al ravvedimento speciale, dovrà tener presenti le regole che ex post potranno modificare il piano concordato con l’Agenzia delle Entrate.

La firma del patto con il Fisco non sarà definitiva e secondo quanto previsto dall’articolo 22 del decreto legislativo n. 13/2024 sarà immediata la decadenza dal concordato preventivo biennale in caso di:

accertamento di attività non dichiarate (o inesistenza o indeducibilità di passività dichiarate) superiori al 30 per cento dei ricavi dichiarati;

● presentazione di una dichiarazione dei redditi integrativa che comporti una quantificazione diversa ai fini delle imposte sui redditi e del valore della produzione ai fini IRAP;

omesso versamento delle imposte dovute a seguito dell’adesione al concordato.

Per quel che riguarda l’ultimo punto, l’omesso versamento delle somme dovute per effetto dell’adesione al concordato preventivo biennale potrà essere regolarizzato mediante ravvedimento operoso, a patto però che non siano “iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento delle quali l’autore o i soggetti solidalmente obbligati abbiano avuto formale conoscenza.”

Tra le condizioni che inibiscono il ravvedimento vi è anche la ricezione di avvisi bonari da parte dell’Agenzia delle Entrate, fattore che conseguentemente porterà alla decadenza automatica dal concordato.

L’incrocio tra controlli e decadenza

Le ipotesi di decadenza si legano anche alle attività di controllo da parte del Fisco, che non saranno interrotte del tutto nel corso del biennio oggetto di accordo.

Il patto con il Fisco verrà infatti meno in caso di violazioni gravi non solo nel biennio ma anche nei tre anni precedenti all’ammissione al concordato, così come in caso di errata o incompleta comunicazione dei dati ISA che incidono più del 30% sulla determinazione del reddito e, in aggiunta, in caso di mancata presentazione delle dichiarazioni negli anni del concordato.

La possibilità di applicare il concordato si incrocia poi con le verifiche in materia di IVA. Ad esempio, è prevista la decadenza in caso di mancata, errata o tardiva memorizzazione dei corrispettivi per un numero di violazioni pari o superiore a 3, omessa installazione o manomissione dei registratori di cassa telematici o rifiuto di esibire documenti, registri o scritture contabili in caso di accertamento.

Dai debiti superiori a 5.000 euro alle condanne per reati tributari: gli ulteriori casi di decadenza

Il venir meno del concordato preventivo biennale dovrà essere valutato anche monitorando il verificarsi di una delle cause di esclusione.

Se ad esempio dopo l’adesione dovesse verificarsi la presenza di debiti tributari e contributivi di importo superiore a 5.000 euro (non oggetto di rateazione o sospensione), o in caso di condanna per reati tributari gravi, riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita o autoriciclaggio, verrà meno il patto siglato con il Fisco.

Decadere dal concordato preventivo biennale per pagare meno non sarà possibile

Il venir meno dell’accordo siglato comporterà l’annullamento dei benefici accordati, tra cui il ravvedimento speciale, ma non ridurrà le imposte dovute.

La norma prevede infatti che anche in caso di decadenza restano dovute le imposte e i contributi determinati tenendo conto del reddito e del valore della produzione netta concordati, se maggiori di quelli effettivamente conseguiti.

Nella pratica, se sulla base del reddito concordato le imposte dovute risulteranno più alte rispetto a quelle effettive, basate sul reddito “reale” conseguito nell’anno, sarà in ogni caso necessario versare quanto già stabilito dall’Agenzia delle Entrate.

Effetto decadenza a favore di Erario anche in caso di reddito effettivo superiore: in tal caso il calcolo delle imposte dovute abbandonerà la via del concordato, per tornare a seguire le regole ordinarie.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Economia

Altroconsumo, quantum su reddito imponibile fiscale riduce...

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Il problema vero è capire su quale imponibile vengono calcolati bonus previsto in busta paga

Foto di repertorio - (MILANO - 2005-12-08, Letizia Mantero)

La manovra di Bilancio che è attualmente in discussione, e che potrebbe quindi essere modificata prima dell’approvazione a fine anno, ha ritoccato il taglio del cuneo fiscale, ovvero quanto rimane nello stipendio del lavoratore dopo aver tolto tasse e contributi versati per suo conto dall’azienda. Ma, secondo Altroconsumo, non è tutto oro quello che luccica: passare dalla riduzione dei contributi per la pensione a erogare un quantum sul reddito imponibile fiscale cambia le carte in tavola, riducendo, di fatto, lo stipendio netto.

Per i redditi da lavoro dipendente fino a 20.000 euro l’anno, il bonus in busta paga previsto è una sorta di somma calcolata in rapporto al reddito: 7,1% per i redditi fino a 8.500 euro, 5,3% tra 8.500 e 15.000 e 4,8% da 15.000 a 20.000. Sopra i 20.000 euro si trasforma in una detrazione d’imposta di 1.000 euro che scende fino ad azzerarsi per i redditi sopra i 40.000 euro. Il problema vero è capire su quale imponibile vengono calcolati questi bonus.

Come è noto, ogni lavoratore dipendente possiede una Ral, il reddito lordo annuo, che è stabilito per contratto, e da essa si tolgono prima i contributi per la pensione, poi si applicano imposte e detrazioni. La Ral non è altro che il reddito previdenziale lordo annuo, sul quale fino a quest’anno (2024), per i redditi più bassi, sono applicati degli 'sconti' su quanto devono versare di contributi. In particolare, a oggi, i lavoratori dipendenti con reddito lordo annuo previdenziale fino a 35 mila euro versano il 3,49% di contributi, contro l’ordinario 9,49%; mentre fino a 25 mila euro versano il 2,49% di contributi, contro il contro il 9,49%. La novità è che nel 2025 questa riduzione non ci sarà più. Questa cosa impatta ovviamente anche sul calcolo del reddito imponibile fiscale.

Ad esempio, se nel 2025 il dipendente prende un reddito fiscale di 15.000 euro, è perché ha un reddito imponibile previdenziale di 16.573 euro (16.573 – 9,49% = 15.000). Nel 2024 chi ha un imponibile previdenziale di 16.573 euro, ha un imponibile fiscale di 16.160 euro (16.573 – 3,49% = 16.160), non di 15.000 euro. Allo stesso risultato si arriva se, ad esempio, nel 2024 il dipendente prende un reddito fiscale di 25.000 euro, perché nuovamente entrano in gioco i contributi previdenziali, che faranno ridurre l’imponibile fiscale nel 2025. Quindi un reddito fiscale di 25.000 euro nel 2024 corrisponde a un reddito fiscale di 23.446 euro nel 2025 che equivalgono a una riduzione mensile della busta paga di 4 euro. Non si possono quindi considerare per i conti lo stesso imponibile fiscale, ma si deve partire dallo stesso imponibile previdenziale, altrimenti significa che il lavoratore ha ridotto la propria Ral. In definitiva, chi ha un guadagno reale è chi ha uno stipendio di poco più di 2.000 euro al mese netti, poiché non beneficiava lo scorso anno del taglio dei contributi. Pertanto, chi già nel 2024 aveva una Ral tra 35.001 euro a 40.000 euro otterrà un reale e certo contributo in busta paga, infatti sia nel 2024 che nel 2025 il reddito viene decurtato da contributi previdenziali di uguale importo, portando quindi a un reddito imponibile fiscale invariato.

Il vero conguaglio verrà comunque fatto con la dichiarazione dei redditi e, se il contribuente ne possiede altri oltre quelli da lavoro, si devono rifare nuovamente i conti e ci si può trovare a dover restituire la parte di detrazione ottenuta in busta paga, riducendo ancora di più il reddito netto. Infatti, le variabili sono parecchie perché la manovra di bilancio parla di reddito complessivo e bisogna tener conto della composizione di questo: se sia tutto da lavoro dipendente oppure no.

"Bisogna aprire gli occhi su cosa significhi realmente questa manovra per gli stipendi delle persone ed in particolare sul fatto che saranno proprio i redditi più bassi ad essere intaccati negativamente in quanto è per quelle soglie che i calcoli si tradurranno in una perdita di reddito mensile. Sappiamo bene che i consumatori stanno già facendo grandi sforzi, nel tentativo di far fronte alle spese essenziali, come le bollette, l'alimentazione o le cure. Per molti a fine mese rimane poco, con effetti negativi anche sui risparmi, come confermato dall'ultimo Termometro Altroconsumo, che annualmente fotografa la capacità di spesa degli italiani. Certo la situazione cambia per i redditi superiori a 35.000 euro ma di fronte alla sfida del crescente costo della vita a fronte della diminuzione del potere d'acquisto per un gran numero di italiani, non è un segnale incoraggiante quello che viene dal Governo che sembra non prestare sufficiente attenzione alle fasce più vulnerabili. Auspichiamo che nella fase di discussione parlamentare possano essere messi dei correttivi rafforzando il sostegno delle fasce più deboli, purtroppo allargatesi negli anni, e della loro reale capacità di spesa e consumo", dichiara Federico Cavallo, responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo.

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Economia

Italia-Africa: Lollobrigida incontra omologo Marocco,...

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Oggi, a Rabat, il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha incontrato il ministro dell’Agricoltura della Pesca Marittima, dello Sviluppo Rurale, dell’Acqua e delle Foreste del Marocco, Ahmed El Bouari. Lo comunica una nota del Masaf.

L'incontro, si legge, ha confermato "gli ottimi rapporti tra i Governi delle due azioni e la volontà condivisa di rafforzare ulteriormente la cooperazione attraverso l’insediamento di un tavolo tecnico. Durante il bilaterale, sono state identificate diverse aree di collaborazione, in particolare nella gestione delle risorse idriche. Il Ministro Lollobrigida ha rinnovato l’impegno - continua la nota - a favorire iniziative di cooperazione nel settore della formazione, promuovendo azioni che possano sostenere un modello di immigrazione legale. È stata poi rimarcata l’importanza del Piano Mattei come strumento di integrazione tra Europa, Africa e Mediterraneo, con un’attenzione particolare alla sicurezza alimentare come elemento cruciale per la prosperità delle comunità locali. Il Ministro El Bouari ha ringraziato il Governo italiano, riconoscendone il ruolo di punto di riferimento e apprezzandone l’impegno pragmatico e collaborativo, accettando inoltre l’invito del Ministro Lollobrigida per una prossima visita in Italia", conclude la nota del Masaf.

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