Usa, Follini: “Sfida Trump-Biden racconta altra America con cui fare conti”
Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos
"La sfida tra Trump e Biden (se alla fine sarà lui) ci racconta un’altra America. Non più quella rassicurante, forte, protettiva, ingombrante, a volte intrusiva, che ha segnato il nostro dopoguerra. Ma il suo opposto, o quasi. Un grande paese chiuso in se stesso, alla ricerca di un guscio che lo ripari dalle traversie del mondo e dalle inquietudini che affiorano nelle sue stesse contrade.
Un tempo gli Stati Uniti esprimevano la potenza. Ovviamente c’era chi da quella potenza si sentiva garantito e chi all’opposto se ne sentiva minacciato. Il nostro lungo dopoguerra s’è svolto quasi tutto sotto quel segno, fin dalla nostra adesione alla Nato, poi dalle proteste di piazza all’epoca del Vietnam, poi ancora da mille altre vicissitudini. Ma si trattava sempre, nel bene e nel male, di un punto fermo -condivisibile o meno.
Ora invece essi esprimono piuttosto la loro fragilità, e ci spaventano appunto per questo. La fragilità di Biden è nella sua età e nella sua salute, ovviamente. Ma anche nella stanchezza del suo partito, pur vecchio e glorioso. La fragilità di Trump, apparentemente meno evidente, è nella sua ansia di ripiegamento. L’America 'great again' raccontata dal candidato repubblicano è infatti un paese che si disfa dei suoi fardelli, abbandona l’Ucraina al suo destino, chiede all’Europa di spendere in armamenti per difendersi da sola e si concentra su priorità assai più domestiche. Meno “imperiale”, se vogliamo. E molto, molto più isolazionista.
L’ammainabandiera a Kabul, tre anni fa, cominciato da Trump e concluso poi da Biden in perfetta linea di continuità, apparirà probabilmente agli occhi degli storici di domani come il punto di svolta e quasi l’inizio di un’altra America. Quella svolta sembrava voler archiviare i postumi dell’11 settembre. Con i suoi buoni propositi e anche con i suoi tragici errori (Iraq, 2003). Dando così inizio alla ricerca di altri modi, meno costosi e meno rischiosi, di difenderci dalle tempeste globali. All’epoca i voli charter che decollavano dall’Afganistan ricordarono a tutti gli elicotteri in fuga dall’ambasciata Usa di Saigon, quasi mezzo secolo prima. Cosa che indusse Macron a parlare di una morte cerebrale della Nato. E assai probabilmente indusse Putin a prenderne nota non senza soddisfazione.
Così ora, la sfida tra i candidati alla Casa Bianca, l’uno pieno di guai giudiziari e l’altro pieno di acciacchi di salute e di memoria, non fa che riflettere questo appannamento della potenza americana. Evocando infine una condizione di progressivo disimpegno dagli affari del mondo. E caricando sulle spalle degli alleati il fardello non lieve di maggiori spese militari e il fardello ancora più oneroso di maggiori responsabilità strategiche.
Per l’Europa quei fardelli saranno particolarmente impegnativi. Intanto perché una diversa ripartizione degli oneri renderà più arduo il finanziamento del nostro welfare, che è il tratto distintivo di quel che siamo. E poi perché la responsabilità di decidere in prima persona il modo migliore per affrontare i dossier più strategici di un mondo in fibrillazione potrà complicare ancora di più la ricerca di soluzioni comuni all’interno dell’Unione.
Per questo appare alle volte quasi un po’ infantile la ricerca delle benevolenze americane, presenti e future, che anima le leadership di casa nostra. E’ stata un’abitudine assai diffusa nel passato, quando l’accreditamento presso la Casa Bianca faceva parte del curriculum dei protagonisti dell’epoca. Ma ora si tratta di riempire un vuoto e non più di rivendicare un imprimatur.
Sarà il caso dunque di rifare i compiti a casa, dato che quelli che ci hanno consegnato le generazioni di prima non sono più così attuali. Sapendo che un’America tanto malmessa non ci consente più di lamentare i suoi antichi eccessi ma ci costringe piuttosto a fare i conti con i suoi nuovi difetti". (di Marco Follini)
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E' di oltre 70 morti e 200 feriti il bilancio di un duplice attacco sferrato dai jihadisti di al-Qaeda a Bamako, in Mali. Lo riferiscono fonti della sicurezza maliana parlando di 77 morti e 255 feriti. Nel mirino una scuola di ufficiali e l'aeroporto militare della capitale maliana. Il quotidiano Le Soir de Bamako ha seguito oggi un ''funerale di una cinquantina di studenti della gendarmeria''.
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Ucraina, Pd vota risoluzione all’Europarlamento:...
Annunziata si è astenuta per errore sul paragrafo 8: l'eurodeputata lo ha segnalato, verrà registrato voto contrario
Gli eurodeputati italiani del gruppo S&D non hanno votato compatti sulla risoluzione sul sostegno all'Ucraina, che contiene un paragrafo, il numero 8, che ribadisce la richiesta di rimuovere le restrizioni all'uso delle armi inviate dall'Ue, affinché possano essere utilizzate anche per colpire obiettivi militari legittimi in territorio russo. Molti eurodeputati hanno votato a favore della risoluzione nel suo insieme, inclusi il capodelegazione Nicola Zingaretti, Lucia Annunziata e Sandro Ruotolo, oltre a Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento, Irene Tinagli, Camilla Laureti, tra gli altri. Gli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada si sono astenuti.
Nel voto separato per confermare il paragrafo 8, quello più controverso, Picierno si è espressa a favore, come ha annunciato pubblicamente prima del voto. Hanno votato contro gli eurodeputati Brando Benifei, Annalisa Corrado, Nicola Zingaretti, Camilla Laureti, Antonio Decaro, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada e Alessandro Zan. Si è astenuta Annunziata.
Dalla delegazione italiana del gruppo S&D precisano che Annunziata si è astenuta per errore sul paragrafo 8 della risoluzione, quello che riguarda la rimozione delle restrizioni all'uso delle armi. L'eurodeputata ha segnalato l'errore e verrà registrato voto contrario, come la maggior parte della delegazione. Anche sul testo della risoluzione sul Venezuela, dove Annunziata dal roll call risultava essersi astenuta, si tratta di un errore: il suo voto è contrario, come quello degli altri eurodeputati Pd.