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Sanità, Orfeo (Sin): “Non tutte le Regioni pronte a immunizzare neonati contro Rsv”

Il presidente dei neonatologi, 'non per tutti gli strumenti per ridurre drasticamente 15-20mila ricoveri l'anno'

Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di neonatologia

"Ho grande fiducia" per contrastare l'infezione da virus respiratorio sinciziale (Rsv) nella prossima stagione, "perché abbiamo gli strumenti" efficaci. "Ma ho anche una grande preoccupazione, perché ancora non tutte le Regioni si sono attivate per predisporre una campagna che possa contare su uno strumento di immunizzazione universale efficace come la nuova generazione di anticorpi monoclonali", che deve essere fatta entro ottobre. "Tutti i neonati italiani hanno il diritto di avere lo stesso tipo di assistenza, le stesse possibilità di prevenzione, soprattutto per una malattia così grave che impatta in modo determinante sulla salute dei bambini più piccoli e sulle loro famiglie. Non è accettabile che solo alcuni bambini italiani possano usufruire di questa formidabile opportunità della profilassi per l'infezione, purtroppo però abbiamo 20 sanità regionali diverse". Così Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di neonatologia (Sin), all'Adnkronos Salute fotografa la situazione nazionale a "macchia di leopardo" sulla prevenzione che potrebbe ridurre drasticamente i "15-20 mila ricoveri di neonati l'anno" causati della bronchiolite.

"Come Sin e con la Società italiana di pediatria e dei medici igienisti (Siti), abbiamo partecipato al 'Calendario per la vita' che - spiega Orfeo - già dall'anno scorso chiedeva di inserire la profilassi per l'Rsv nel Piano di prevenzione nazionale, alla pari delle vaccinazioni, quindi non qualcosa da delegare alle Regioni. Questo ancora non è possibile, ma ci auguriamo che possa diventare realtà. Abbiamo poi inviato una lettera aperta al ministero della Salute e ai presidenti della Regioni, perché i tempi stringono e non è possibile che ci siano differenze di accesso alla profilassi. In questo momento non sappiamo bene come si stiano muovendo le Regioni: non possiamo fare una divisione tra Nord e Sud, perché Puglia e Campania si sono attivate come il Veneto, ma sappiamo che ancora solo poche hanno fatto le delibere. I tempi sono molto stretti: la stagione epidemica inizia ad ottobre e l'anticorpo deve essere acquistato e distribuito nei punti nascita".

Ogni anno, "durante la stagione epidemica - illustra il presidente Sin - il 60% dei nuovi nati si infetta con Rsv. Non tutti manifestano la malattia, ma circa il 4%, quindi 15-20mila, sono ricoverati per questa infezione e una quota, 3-4mila, in terapia intensiva pediatrica e neonatale. Si tratta, ogni anno, di una vera emergenza e noi neonatologi siamo particolarmente coinvolti perché i più a rischio sono i bimbi nei primi mesi di vita. La malattia da virus respiratorio sinciziale si manifesta come bronchiolite, cioè come infezione delle basse vie respiratorie. Riducendosi il calibro delle vie aeree si può arrivare, in una percentuale di casi non irrilevante, a una insufficienza respiratoria, quindi alla necessità di avere una supplementazione di ossigeno, addirittura un'assistenza respiratoria".

Anche se le terapie intensive neonatali sono "ben diffuse, le pediatriche sono carenti per almeno un terzo - aggiunge l'esperto - Accade così che le strutture dedicate ai neonati prematuri suppliscano alla carenza di quelle per i bambini più grandi e questa situazione può creare dei problemi proprio nei più piccoli".

Gli strumenti per ridurre infezioni e ricoveri ci sono. "Da vent'anni - precisa Orfeo - usiamo anticorpi monoclonali nei neonati più a rischio, come i prematuri, ma assistiamo a un paradosso: nelle terapie intensive non ci sono i bambini più a rischio, ma quelli che nascono sani e a termine per i quali, fino a oggi, almeno in Italia, non era possibile evitare questa infezione. Oggi è cambiato tutto. Da alcuni mesi abbiamo strumenti potenti - sottolinea l'esperto - Alla vaccinazione della madre in gravidanza si è aggiunto un nuovo anticorpo da somministrare ai piccoli. Come Sin ci stiamo battendo perché l'anticorpo monoclonale a lunga durata d'azione, già approvato dalle Agenzie del farmaco europea (Ema) e italiana (Aifa), sia somministrato a tutti i neonati nella stagione epidemica da Rsv. E' comodo perché basta una iniezione intramuscolare e dà copertura per mesi: somministrato una volta a tutti i neonati si possono proteggere per la stagione" che per loro è più pericolosa.

"Si potrebbe modificare la storia della malattia - osserva il presidente della Sin - riducendo in modo drastico i ricoveri, come dimostrato non solo dagli studi sperimentali, ma anche dall'esperienza di quanto già fatto in altri Paesi dove l'immunizzazione è disponibile già da un anno. In Italia l'anticorpo è stato utilizzato in Valle D'Aosta con ottimi risultati. In Spagna, Francia e Germania abbiamo già studi osservazionali", quindi sulla popolazione reale. "In Galizia, quindi in Spagna, si vede che la riduzione dei ricoveri è più del 90%. E questo - conclude - è particolarmente importante perché l'Rsv è pericoloso non solo nei più piccoli, ma anche negli anziani: eliminando la circolazione del virus si proteggono anche i più fragili".

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Salute e Benessere

Fargnoli (Sidemast): “Per cura psoriasi...

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'Sono loro a dover inviare i pazienti dallo specialista, preoccupa ancora abbandono delle terapie appena c'è un miglioramento'

Fargnoli (Sidemast):

Anche 12 anni di attesa prima di ottenere le prime terapie specifiche. Per i pazienti con psoriasi curarsi è un'odissea. "I motivi del ritardo nell'inizio dei trattamenti sono da cercare nel territorio. Dobbiamo sensibilizzare i medici di medicina generale a inviare i pazienti dallo specialista, ma anche sensibilizzare lo stesso paziente". Lo ha detto Maria Concetta Fargnoli, ordinaria di Dermatologia e Venereologia presso l'Università dell'Aquila e vicepresidente di Sidemast (Società italiana di dermatologia e delle malattie sessualmente trasmesse), intervendo alla conferenza stampa a Roma sull'approvazione della rimborsabilità per il farmaco orale deucravacitinib.

L'altro problema è che il paziente rinuncia con facilità alle cure. "C'è una preoccupante tendenza - fa notare Fargnoli - all'abbandono delle terapie appena c'è un miglioramento, oppure si dilazionano gli intervalli di assunzione del farmaco senza che venga indicato dal medico. Problemi che nascono dalla sottovalutazione della condizione".

Al momento "per la psoriasi moderata severa abbiamo diverse terapie – spiega Fargnoli all'Adnkronos Salute - farmaci convenzionali che hanno sicuramente il limite in termini di efficacia, ma soprattutto di trattamento a lungo termine per la tossicità, e poi abbiamo i farmaci innovativi tra cui biologici e piccole molecole. I biologici di prima generazione sono molto efficaci, ma vengono spesso percepiti troppo forti dal paziente che invece vorrebbe, soprattutto nelle forme moderate, un trattamento meno aggressivo". Tra le richieste dei pazienti "un farmaco che riduca il burden infiammatorio e quelle che sono le comorbidità associate che necessitano una presa in carico multidisciplinare e quindi una collaborazione tra dermatologo, reumatologo, gastroenterologo, solo per fare alcuni esempi. Questa nuova molecola può aiutare i pazienti ad uscire dal guscio e riprendersi la loro vita, perché spesso a causa della psoriasi evitano le relazioni sociali", conclude.

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Salute e Benessere

Processo al vino, condannato solo per rischi nei minori e...

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UOMO UBRIACO DAVANTI A BOTTIGLIA DI VINO, FOTO SIMBOLICA DI ALCOLISMO ALCOL (/Fotogramma, MILANO - 2004-10-12) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA

Il vino fa male alla salute? Va condannato o assolto? La sentenza è stata pronunciata al termine di un processo in piena regola che si è celebrato ieri sera a Milano, promosso dall'Ordine dei medici provinciale OmceoMi: vino "colpevole", ma solo in parte, "per il fatto di essere certamente pericoloso per i soggetti vulnerabili, per i minorenni e per le donne in stato di gravidanza", e per questo "condannato a 18 mesi di lavori socialmente utili da scontare in un'azienda che produce vino analcolico". Vino "assolto", invece, "per i principali capi di imputazione (112, 590, 589 co. I e IV del codice penale), perché il fatto non costituisce reato".

La difesa esulta: "Si è confuso l'uso consapevole e moderato, che ha portato all'assoluzione, con l'abuso che invece è molto pericoloso, ma che non riguardava i capi d'imputazione. Tutti gli allarmi lanciati dagli esperti riguardano prevalentemente proprio l'abuso. Su cui tutti siamo d'accordo", si legge in una nota diffusa dopo il dibattimento che si è svolto nella sede di Confcommercio, presentato dall'ex rettore dell'università Statale meneghina, Elio Franzini, e diretto da Nunzia Gatto, già avvocato generale al Palazzo di Giustizia di Milano, incaricata dal presidente del tribunale Fabio Roia. Il vino è stato rappresentato dal produttore Walter Massa. Portavoce dell'accusa il magistrato Eugenio Fusco ("a differenza di quanto si dice il vino non ha effetti benefici", ha sostenuto nell'arringa), supportato dai testi Andrea Arighi (direttore Ssd Neurologia-Malattie neurodegenerative Policlinico Milano), Irene Cetin (direttrice Sc Ostetricia e Ginecologia Policlinico Milano) e Alberto Martelli, pediatra. Rappresentanti della difesa le avvocate Ilaria Livigni e Giorgia Andreis, sostenute dai testi Luigi Saverio Belli (direttore Sc Epatologia e Gastroenterologia Niguarda Milano), Stefano Carugo (direttore Uoc Cardiologia Policlinico Milano) e Vito Intini (presidente Onav, Organizzazione nazionale assaggiatori vino).

Le perizie sono state affidate ai medici legali Riccardo Zoja, Arnaldo Migliorini e Giuseppe Deleo, mentre la giuria era composta da Pierluigi Vecchio (direttore Federazione nazionale Ordini dei medici Fnomceo), Andrea Senna (presidente odontoiatri OmceoMi), Roberto Monaco (presidente Ordine medici Siena e segretario Fnomceo) e Filippo Anelli (presidente Fnomceo). "Questa sentenza rispecchia ciò che è emerso dal dibattimento - dichiara Roberto Carlo Rossi, presidente OmceoMi - Attenzione alle persone fragili, ai giovani e giovanissimi, alle donne in gravidanza, dove il vino può davvero essere pericoloso. Attenzione all'abuso, certamente. Ma nessuna evidenza scientifica reale attesta che il vino consumato correttamente sia dannoso per la salute e debba essere vietato".

Per il pediatra Martelli, pro-accusa, "in Italia i numeri relativi al consumo di etanolo fra i giovani sono davvero allarmanti. Il vino sembra però rientrare in questo fenomeno molto marginalmente, perché i giovani abusano perlopiù di superalcolici. Per i minori un percorso educazionale appare essere non più rimandabile in ambito famigliare e scolastico". Il neurologo Arighi avverte che "il consumo eccessivo e cronico di vino comporta gravi danni neurologici, sia a breve che a lungo termine. L'alcol, metabolizzato in acetaldeide, una sostanza tossica, causa stress ossidativo e danni alle cellule nervose. In acuto l'abuso di vino può portare a intossicazione alcolica e crisi epilettiche, nonché ad un aumentato rischio di ictus", mentre "l'assunzione cronica può causare patologie come la demenza alcolica, la neuropatia periferica, oltre a compromettere gravemente la memoria e le funzioni cognitive". Per la ginecologa Cetin, il vino "nuoce al feto durante tutta la gravidanza. Se si pianifica una gravidanza, è opportuno non bere vino e alcolici già dal mese precedente il concepimento perché l'alcol determina modificazioni epigenetiche ai gameti, anche a quelli maschili, che si formano nei 70 giorni precedenti il concepimento. Gli effetti tossici del vino sono principalmente legati al danno neuronale causato dall'etanolo e alla perdita neuronale conseguente. Queste condizioni sono poi associate anche a potenziali esiti nella vita futura".

La difesa sottoscrive i rischi dell'abuso, ma aggiunge altre osservazioni. "Il vino fa male al cuore? In assoluto no - dice il cardiologo Carugo - Le linee guida cardiologiche raccomandano 2 bicchieri (meglio vino rosso) per i maschi e 1 per le donne al giorno, e in generale non più di 100 grammi di alcool la settimana. I polifenoli (resveratrolo) esercitano un'attività antiossidante e antinfiammatoria, e fanno parte in toto della dieta mediterranea assai cardioprotettiva. Ovviamente il vino va assunto con moderazione, ma la complessità ed eterogeneità della 'matrice vino' è il veicolo ideale per aumentarne biodisponibilità e potenziali effetti biologici. L'azione pleiotropica, sinergica e additiva dei diversi fenoli potrebbe spiegare l'effetto protettivo esercitato dal vino anche a fronte di basse concentrazioni". E per non rovinarsi il fegato? "Il limite della moderazione viene abitualmente posto a 2 unità alcoliche al giorno per la donna e a 3 unità alcoliche al giorno per l'uomo - risponde l'epatologo Belli - Una unità alcolica corrisponde a circa 10 grammi di alcol, il contenuto di bicchiere di vino o di una birra da 250 cc. Il vino, anche in piccole quantità, è invece sconsigliabile nei soggetti che dovessero avere malattie epatiche concomitanti soprattutto se avanzate, come la cirrosi da qualunque causa. L'uso smodato dell'alcol è un capitolo a sé stante e può essere causa di malattia di 2 organi: il fegato, fino allo sviluppo di cirrosi, e il cervello quando si instaura dipendenza. Condizioni che nulla hanno a che vedere con il consumo moderato e raccomandato".

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Salute e Benessere

Medicina, diagnostica per immagini sempre più centrale...

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Gli interventi del radiologo Gualdi nei prossimi congressi

Medicina, diagnostica per immagini sempre più centrale nella sicurezza degli atleti

La frontiera della cardiologia viene applicata allo sport, e in particolare alle risposte degli atleti agli stress cardiaci. I casi drammatici e recenti di problemi cardiaci riscontrati durante le competizioni hanno riacceso il dibattito sulla salute degli sportivi e sulle potenzialità della medicina di leggere in anticipo i rischi e individuare le soluzioni. Anche di questo si parlerà il prossimo 25 ottobre a Roma con Gianfranco Gualdi, direttore scientifico del servizio di Diagnostica per immagini dell’Istituto di Medicina e scienze dello sport del Coni, terrà una relazione sulle “modificazioni che possono verificarsi negli atleti sottoposti ad attività agonistica a carico delle strutture cardiache con individuazione del sottile margine tra fisiologico e patologico al fine di accertarne l’idoneità sportiva”. L’intervento è inserito all’interno del 21.simo Congresso Romacuore 2024, organizzato da Collegio federativo di Cardiologia che avrà come tema centrale ‘il ruolo dell’imaging avanzato nelle idoneità sportive: tra fisiologia e patologia’.

Verranno invece descritte nel corso del 107.simo Congresso nazionale Siot, Società italiana di ortopedia e traumatologia, le ultime scoperte mediche sull’instabilità post-traumatica acuta e cronica della spalla nell’atleta. Nell’ambito dell’evento, previsto a Roma dal 29 e il 31 ottobre, è previsto infatti l’intervento di Gualdi che nasce dall’esperienza maturata nel settore sportivo. Partendo dalle modificazioni con coinvolgimento delle strutture anatomiche della spalla, nel suo intervento, il professore, già direttore dell’Unità operativa complessa di Radiologia d’Urgenza del Policlinico Umberto I di Roma, punterà a dimostrare le alterazioni che possono verificarsi a carico delle strutture legamentose e tendinee, oltre che a carico della cartilagine e dei capi ossei e delle strutture muscolari.

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