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Von der Leyen rieletta grazie ai Verdi: 401 sì, Fratelli...

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Von der Leyen rieletta grazie ai Verdi: 401 sì, Fratelli d’Italia vota contro: “Noi coerenti”

Bis alla guida della Commissione europea fino al 2029

Ursula von del Leyen esulta dopo la rielezione - Fotogramma

Ursula von der Leyen ce l'ha fatta solo grazie ai Verdi. E' stata rieletta presidente della Commissione Europea per un secondo mandato, dal 2024 al 2029. Ha ottenuto nella plenaria da Strasburgo 401 voti, esattamente la somma di Ppe, S&D e Renew, la sua maggioranza formale, tant'è che il capodelegazione di Forza Italia Fulvio Martusciello ci ha giocato, sostenendo provocatoriamente che la maggioranza è stata "compatta", neutralizzando un po' di franchi tiratori "tra i Socialisti" con i voti dell'Ecr. I cechi dell'Ods e i belgi dell'N-Va dovrebbero averla votata.

In realtà il numero dei voti è ingannevole. Molti eurodeputati dei Verdi, verosimilmente 43 (si votava a scrutinio segreto), l'hanno appoggiata: in Aula ce n'erano 52. Mancava Ignazio Marino, assente giustificato per malattia. Von der Leyen aveva bisogno di almeno 360 voti per essere eletta: a quanto si apprende a Strasburgo da fonti parlamentari, nove eurodeputati ecologisti non dovrebbero averla votata, cosa che porta il conto dei Verdi pro von der Leyen a 43. Senza questi 43 voti, sarebbe andata sotto di due voti, a quota 358. I Verdi hanno annunciato pubblicamente il proprio sostegno a von der Leyen poco prima del voto.

Insomma, senza il sostegno degli ecologisti von der Leyen non sarebbe stata rieletta, a causa dei numerosi franchi tiratori annidati nella maggioranza, che a Strasburgo sono di casa. Secondo un calcolo molto conservativo sono stati come minimo 24, ma probabilmente molti di più.

Già nel 2019 la presidente, allora nel mirino dell'Aula perché estratta dal cilindro da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, passò per soli nove voti, solo grazie al M5S, ai polacchi del Pis e a Fidesz di Viktor Orban. I Verdi, che hanno perso molti seggi dopo le ultime elezioni europee, sono stati determinanti per la sua rielezione, tant'è che von der Leyen ha espresso pubblicamente gratitudine al gruppo ecologista, dicendo che è un "buon segno" che alla fine abbiano deciso di appoggiarla.

Il no di Fdi

Chi non l'ha votata, invece, sono stati i Fratelli d'Italia. La notizia del loro voto contrario, tuttavia, è filtrata da fonti dell'Ecr, il gruppo del quale fanno parte, non da Fdi. La decisione di votare contro era probabilmente stata già presa da qualche ora. In una delle ultime riunioni dell'Ecr prima del voto, riporta una trascrizione di cui l'Adnkronos ha preso visione, è stato osservato che con von der Leyen si è assistito ad una "forte personalizzazione del ruolo" della presidente della Commissione, per la "prima volta", cosa che è "frutto di una stortura istituzionale", dato che la Commissione è un "organo esecutivo", il cui presidente viene "indicato dai governi", i quali "trattano i loro commissari". Il ragionamento nella trascrizione si conclude con un "Meloni contro".

Il copresidente dell'Ecr Nicola Procaccini ha spiegato che von der Leyen si è spostata troppo verso i Verdi e che loro non potevano appoggiarla. Procaccini, scusandosi con chi l'ha inseguito per giorni per cercare di capire come avrebbe votato Fdi, ha spiegato le ragioni della scelta, dopo il voto: "Normalmente si mette il cappello sulle vittorie - ha detto - noi siamo quelli che fanno il contrario, nel senso che onestamente ammettono di aver votato diversamente, di aver votato contro" la rielezione di von der Leyen.

"D'altra parte - ha aggiunto - noi restiamo quelli che siamo: moderati nei toni, ma estremamente fermi nei principi. Per noi votare a favore di von der Leyen avrebbe significato andare contro alcuni nostri principi". Procaccini si è detto fiducioso che il voto contrario non avrà ripercussioni negative sul ruolo che assumerà il commissario italiano nella von der Leyen due.

Per il capodelegazione Carlo Fidanza, che come Procaccini ha resistito per giorni ai cronisti, il voto contrario alla rielezione di Ursula von der Leyen espresso a Strasburgo dagli eurodeputati di Fdi è "coerente" con l'astensione della presidente nel Consiglio Europeo di Giorgia Meloni a fine giugno.

"Visto che non aveva senso astenersi - ha spiegato - abbiamo ritenuto che la conseguenza naturale fosse un voto contrario, perché dopo il Consiglio Europeo si è continuato su quella strada con un intervento della presidente spostato ancora più a sinistra, con l'evidente volontà di assicurarsi una maggioranza con l'appoggio dei Verdi, che infatti poi glielo hanno confermato e garantito. In base a quello che abbiamo detto in campagna elettorale, difficilmente si poteva immaginare che Fratelli d'Italia si sommasse ad una maggioranza che comprende Socialisti e Verdi".

Anche i Cinquestelle, che furono decisivi nel 2019 per la prima elezione di von der Leyen, hanno votato contro. Il capodelegazione Pasquale Tridico ha definito il discorso programmatico di von der Leyen "il libro dei sogni". La Lega, che sta nel gruppo dei Patrioti, ha votato contro von der Leyen, ma si sapeva da mesi. A favore il Pd, Forza Italia (Martusciello ha addirittura mostrato la scheda), probabilmente i Verdi italiani.

Il discorso di von der Leyen

Il discorso di von der Leyen prima del voto ha avuto tre punti politicamente qualificanti. Il primo è stato il passaggio sulla visita del presidente di turno del Consiglio Ue, Viktor Orban, a Mosca. La presidente è stata durissima: "Non è stata una missione di pace - ha detto - non è stata altro che una missione di appeasement". E' un esplicito riferimento alla politica condotta da Gran Bretagna e Francia negli anni Trenta, nel vano tentativo di placare Adolf Hitler con ripetute concessioni.

Il secondo è stato il passaggio sulla guerra in Medio Oriente. La presidente è stata fin dal 7 ottobre 2023 su posizioni nettamente filo-israeliane, anche per via della sua nazionalità. Questo suo orientamento, poi ammorbidito nel corso dei mesi, le ha alienato non poche simpatie, specie tra i Liberali di Renew, in particolare tra gli irlandesi, che per motivi storici hanno una forte empatia verso il popolo palestinese. I liberali irlandesi nel Parlamento sono sei, non pochi: erano tutti orientati a votarle contro. Secondo fonti parlamentari, è stato fatto un lavoro mirato per recuperarli, a uno a uno. E' stato fatto sapere a von der Leyen che un passaggio sulla guerra avrebbe aiutato. E quel passaggio è arrivato: il "bloodshed", il "massacro a Gaza deve finire ora", ha detto la presidente.

Un terzo passaggio politicamente 'alto' è stato quello dedicato alla difesa dell'Europa da chi vuole distruggerne le radici. "Non starò mai a guardare - ha assicurato agli eurodeputati - mentre viene fatta a pezzi dall'interno o dal di fuori. Non permetterò mai che venga accettata l'estrema polarizzazione delle nostre società. E non accetterò mai che demagoghi ed estremisti distruggano il nostro stile di vita europeo. E sono qui, pronta a condurre questa lotta con tutte le forze democratiche presenti in quest'Aula". In questo modo, e assicurando che gli obiettivi del Green Deal verrano perseguiti (e rafforzati), von der Leyen si è guadagnata la riconferma, grazie ai voti dei Verdi.

La politica tedesca che ha l'Europa nel Dna (è nata a Ixelles, uno dei Comuni di Bruxelles), già prima presidente donna della Commissione, diventa così la quarta presidente dell'esecutivo ad esercitare la propria funzione per più di un mandato. Prima di lei era toccato solo ad un altro tedesco, Walter Hallstein, anch'egli della Cdu, primo presidente della Commissione, per due mandati, dal 1958 al 1967.

Poi ad un francese, Jacques Delors, per tre mandati, dal 1986 al 1994. E infine a un portoghese, José Manuel Durao Barroso, per due mandati (2004-2014).

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Esteri

Israele-Hamas, ultimatum Usa su accordo: “Prendere o...

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Se le parti non dovessero accettarlo, potrebbe essere la fine dei negoziati promossi dagli Usa. Biden: "Molto vicini a intesa, ma Netanyahu non fa abbastanza"

Macerie a gaza

Un accordo "prendere o lasciare". Per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi trattenuti nell'enclave palestinese dall'attacco del 7 ottobre scorso in Israele. Fra gli ostaggi ci sono cittadini Usa e l'Amministrazione di Biden lavora da mesi con Egitto e Qatar per definire un'intesa. Per il presidente degli Stati Uniti l'accordo finale tra Hamas e Israele è "molto vicino", ma il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, "non sta facendo abbastanza".

Secondo il Washington Post, gli Stati Uniti hanno parlato con Il Cairo e Doha delle linee di un accordo "prendere o lasciare" che intendono presentare nelle prossime settimane a Israele e Hamas.

Se le parti non dovessero accettarlo, potrebbe essere la fine dei negoziati promossi dagli Usa, sottolinea il giornale americano che cita un funzionario Usa di alto livello secondo il quale Stati Uniti, Egitto e Qatar lavoravano alla definizione di un'intesa del genere già prima dell'ultimo ritrovamento dei corpi di sei ostaggi rapiti durante l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 in Israele.

E' uno sviluppo che "fa deragliare l'accordo? No, in caso, dovrebbe aggiungere ulteriore urgenza alla fase conclusiva, in cui già ci trovavamo", ha commentato la fonte. Mentre in Israele crescono le pressioni sul premier Benjamin Netanyahu, nel mirino di contestazioni, e non solo dei familiari degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. Criticato anche per le 'nuove' richieste, come quella di mantenere una presenza militare israeliana lungo la Philadelphi Route e il 'corridoio' di Netzarim, due aree strategiche, una al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto e l'altra a sd di Gaza City.

Per Dennis Ross, ex ambasciatore americano in Israele, difficilmente cambierà posizione il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, perché - ha osservato, come riporta il Post - nessuno è in grado di fare pressioni su di lui, ma resta da vedere se il pressing all'interno di Israele possa costringere Netanyahu a un impegno 'più serio' nei negoziati. "Per ora (Sinwar) aspetterà di vedere se lo sciopero generale in Israele porterà a un ammorbidimento delle condizioni di Netanyahu - ha detto Ross in un'intervista - Lo sciopero è a sostegno dei parenti degli ostaggi e del loro punto di vista secondo cui è fallita la strategia di Netanyahu, sia per quanto riguarda i negoziati che per l'aumento della pressione delle forze israeliane (Idf) su Hamas".

La scorsa settimana i funzionari Usa stavano negoziando alcuni degli ultimi dettagli di una "proposta ponte" sottoposta a Israele e Hamas per cercare di superare le divergenze e i colloqui in quei giorni si sono concentrati soprattutto su quali ostaggi sarebbero stati liberati e quali sarebbero stati i detenuti palestinesi rilasciati dalle carceri israeliane, alcuni dei quali detenuti senza processo, come ha spiegato uno dei funzionari citati dal Post.

Per quanto riguarda gli ostaggi, la prima fase dell'accordo include donne, anziani, malati e feriti. Nell'elenco, ha confermato la fonte, c'erano anche il 23enne americano Hersh Goldberg-Polin, ucciso dai suoi rapitori - secondo i militari israeliani - così come due donne, Carmel Gat e Eden Yerushalmi, i cui corpi sono fra i sei ritrovati sabato scorso dalle Idf.

E, hanno confermato due funzionari dell'Amministrazione Usa citati dal Post, i negoziati sono diventati più complicati ora che è stata confermata la morte dei sei ostaggi. Va tutto rinegoziato. E, ha rimarcato la fonte, il fatto che Hamas abbia ucciso gli ostaggi con i negoziati in corso "mette in dubbio" la serietà del gruppo nei colloqui.

"Retorica a parte, Netanyahu non ha mai dato priorità alla liberazione degli ostaggi. Per ora, sarà sotto forti pressioni interne per accettare un accordo di cessate il fuoco che salvi i restanti ostaggi - ha commentato Frank Lowenstein, ex funzionario del Dipartimento di Stato che lavorò ai negoziati israelo-palestinesi del 2014 - Se aspetta, con il tempo un minor numero di ostaggi vivi potrebbe significare un minor numero di prigionieri palestinesi da liberare e quella che considera una posizione negoziale più favorevole".

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Esteri

Tigre tenta di sbranare l’addestratrice, panico al...

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L'addetta è stata ricoverata in ospedale con "gravi ferite e lacerazioni al braccio"

Tigre tenta di sbranare l'addestratrice, panico al parco divertimenti

Momenti di paura in un parco divertimenti in Australia, quando una tigre ha attaccato la sua addestratrice e cercato di sbranarla. Fortunatamente l'episodio non ha avuto conseguenze tragiche, ma la donna è stata ricoverata in ospedale con "gravi ferite e lacerazioni al braccio".

L'addestratrice 47enne, di cui non è stato reso noto il nome, stava lavorando con una delle nove tigri del parco di divertimenti Dreamworld, situato a Coomera, sulla Gold Coast, quando, secondo il Queensland Ambulance Service, è stata attaccata poco prima delle 9 di lunedì mattina, ora locale. Il personale del parco è riuscito a immobilizzare l'animale prima dell'arrivo dei paramedici.

"La paziente ha ovviamente riportato gravi lacerazioni e ferite da taglio causate dall'animale", ha detto ai giornalisti il ​​direttore distrettuale facente funzione del Queensland Ambulance Service, Justin Payne. "Fortunatamente, al nostro arrivo l'emorragia era stata gestita molto bene dagli operatori di primo soccorso del Dreamworld", ha sottolineato Payne. L'addetto "era piuttosto pallido e non si sentiva bene", ma ora è in condizioni stabili al Gold Coast University Hospital, ha aggiunto.

In una dichiarazione, Dreamworld ha affermato che l'attacco di lunedì è stato un "incidente isolato e raro" e che "l'attenzione immediata dell'azienda è rivolta al supporto del membro del team". L'azienda si è rifiutata invece di rispondere ad ulteriori domande sul benessere della tigre, mentre il parco è rimasto aperto al pubblico.

L'attrazione, note come Tiger Island, è pubblicizzata come un'esperienza "interattiva" in cui i visitatori "possono avvicinarsi così tanto da poter sentire il respiro di una tigre". Il sito web del parco pubblicizza la possibilità per i visitatori di dare da mangiare ad alcune delle nove tigri del Bengala e di Sumatra.

L'attacco di lunedì non è il primo all'interno del Dreamworld. Nel 2011, una tigre del Bengala di 160 chili di nome Keto aveva morso due addestratori in due incidenti separati, secondo quanto riportato dai media locali dell'epoca.

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Germania, boom estrema destra alle regionali: Afd primo...

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Si tratta della prima vittoria alle elezioni parlamentari statali dalla Seconda guerra mondiale

Bjoern Hoecke, Björn Höcke, leader di AfD che ha vinto in Turingia  - (Afp)

Boom dell'estrema destra alle elezioni regionali in Germania.partito tedesco anti-immigrazione Alternative für Deutschland (AfD) parla di un "successo storico", con una grande vittoria nello stato orientale della Turingia. L'AfD ha ottenuto quasi un terzo dei voti, nove punti di vantaggio sulla conservatrice Cdu e molti di più rispetto ai tre partiti di governo tedeschi.

Con questo risultato, l'estrema destra ottiene la prima vittoria alle elezioni parlamentari statali dalla Seconda guerra mondiale, anche se ha poche speranze di formare un governo in Turingia.

Corretti i risultati in Sassonia, per Afd e Cdu un seggio in men

Per quanto riguarda la Sassonia, le autorità elettorali hanno corretto il risultato riferendo che, a causa di un errore del software, era stata pubblicata una distribuzione errata dei seggi. Di conseguenza, i Verdi e il Partito socialdemocratico tedesco (Spd) hanno ottenuto un seggio in più ciascuno, mentre i conservatori cristiano-democratici (Cdu) e l'estrema destra di Alternative for Deutschland (AfD) hanno ottenuto rispettivamente un seggio in meno di quelli inizialmente indicati.

In seguito al nuovo calcolo, l'AfD ha perso la cosiddetta 'minoranza di blocco' nel Land tedesco. Nonostante la variazione, la coalizione del governo regionale uscente composta da Cdu, Verdi e Spd non raggiunge la maggioranza.

Il termine 'minoranza di blocco' significa che un partito ha più di un terzo dei seggi. Si tratta di una soglia che gli consente di impedire l'approvazione di alcune leggi regionali, che per avere il via libera necessitano di una maggioranza dei due terzi dei deputati. In Sassonia, come in altri Lander, i giudici costituzionali e il presidente della Corte dei conti, ad esempio, sono eletti con una maggioranza di due terzi di tutti i deputati. Alcuni incarichi non avrebbero quindi potuto essere assegnati senza l'approvazione dell'AfD, che avrebbe potuto anche evitare lo scioglimento del Parlamento regionale.

Secondo i risultati corretti, la Cdu ha ottenuto 41 seggi e l'AfD 40. L'alleanza populista di sinistra di Sahra Wagenknecht (Bsw), fondata lo scorso gennaio, ha 15 seggi, l'Spd 10 e i Verdi sette. Infine la Linke conquista sei seggi e gli indipendenti uno.

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