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Cultura

A Diego Marani il Premio Friuli Venezia Giulia ‘Il...

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A Diego Marani il Premio Friuli Venezia Giulia ‘Il racconto dei luoghi e del tempo’

La cerimonia durante Pordenonelegge domenica 22 settembre nell'Auditorium della Regione a Pordenone

(ufficio stampa Premio)

Va allo scrittore Diego Marani la 5/a edizione del Premio Letterario Friuli Venezia Giulia 'Il racconto dei luoghi e del tempo', istituito dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia con Fondazione Pordenonelegge.it. Lo ha annunciato a Trieste, oggi, la Giuria del Premio, guidata dal presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, composta anche dal vicepresidente e assessore regionale alla Cultura e allo Sport, Mario Anzil, e dal direttore artistico di Pordenonelegge, Gian Mario Villalta, con i curatori Alberto Garlini e Valentina Gasparet.

"Diego Marani – spiegano le motivazioni – ha dimostrato nella sua opera una particolare sensibilità per il tema della lingua nella realtà culturale e politica delle trasformazioni avvenute in Europa nel nuovo secolo. La lingua è un potente fattore di coesione e di continuità tra le generazioni, ma può essere altrettanto fortemente divisiva e portare a contrapposizioni che vanno al di là delle buone ragioni della convivenza. Insieme alla proposta di una lingua libera e personale, che potrebbe innervarsi in tutte le lingue europee (l’Europanto), Marani ha saputo anche sviluppare una riflessione sulla necessità di salvaguardare le tradizioni culturali e la loro storia". Le precedenti edizioni del Premio Letterario Friuli Venezia Giulia Il racconto dei luoghi e del tempo erano state conferite allo storico e saggista Valerio Massimo Manfredi, quindi agli scrittori Melania Mazzucco, Marco Balzano. e Mariolina Venezia.

Diego Marani riceverà il Premio Letterario Friuli Venezia Giulia 'Il racconto dei luoghi e del tempo' in occasione della 25/a edizione di Pordenonelegge festa del libro e della libertà, domenica 22 settembre alle ore 15, nell'Auditorium della Regione a Pordenone. Nell'occasione lo scrittore presenterà il racconto inedito "La lingua virale", composto quale vincitore del Premio, in uscita il prossimo autunno per le edizioni Italo Svevo. Ambientato a cavallo dei due confini, fra Italia e Slovenia, "La lingua virale" è un'opera strettamente collegata allo spirito della capitale europea della Cultura GO! 2025 che dal prossimo 8 febbraio unirà con afflato transfrontaliero le città di Gorizia e Nova Gorica. Al centro del racconto lungo un virus, l'Europanto, lingua libera e transnazionale, alla quale si oppongono i difensori della lingua nazionale che vorrebbero sorvegliare strettamente i confini per arginarla. La lingua virale, proprio come un’opera letteraria, contribuisce a individuare e rendere evidenti i paradossi insiti in ogni rigida posizione ideologica.

"La lingua virale", ha spiegato l'autore Diego Marani, è "un romanzetto satirico che mette in scena qualcosa che abbiamo intorno a noi, anche se talvolta facciamo finta di non vederlo: è la frontiera, quindi un luogo fisico, qualcosa che esiste anche se per molti è solo una riga per terra. La frontiera è invece un luogo che ci interpella e ci chiede cosa sta di là e cosa c’è di qua. Nel racconto da un lato prendo in giro la frontiera, dall’altra la rivaluto, perché ne vedo la necessità e l’importanza: non certo per dividere, ma per dire che non siamo tutti uguali e questa è una fortuna. L’importante è sapersi parlare attraverso le frontiere, non usarle per chiudersi ma considerarle una opportunità per andare incontro all’altro. Quando siamo certi di quel che siamo, quando siamo solidi nelle nostre radici e nella consapevolezza delle nostre origini, allora siamo anche più aperti all’altro, non abbiamo paura di essere annientati dall’incontro con l’altro, gli andiamo incontro con curiosità e con desiderio di imparare dall’incontro con l’altro".

"Conoscevamo l'orientamento culturale e l'inventiva di Diego Marani – ha sottolineato il direttore artistico di Pordenonelegge, Gian Mario Villalta - ma l’autore ha saputo stupirci con un racconto lungo che lega insieme tratti di chiara comicità allo sfondo serio, quasi da 'operetta morale', sul quale le necessità e le contraddizioni del presente mostrano l’irrinunciabile comune umanità come qualcosa che non si può abbandonare o perdere. Di fronte allo spostamento di nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, che si profila all’orizzonte, la lingua rimane quanto è più proprio dell’individuo e di ogni forma di comunità, il più certo riferimento per un agire etico che non sia deprivato di quegli aspetti affettivi, emotivi e creativi che caratterizzano l’essere umano".

"Ancora una volta si dimostra, attraverso questo riconoscimento, che la cultura promuove visioni del territorio capaci di potenziarne le specificità storiche, artistiche e identitarie. In una parola, di valorizzarlo per le sue peculiarità e di fondare risorse di sviluppo umano, sociale, economico. Il Premio Letterario Friuli Venezia Giulia: ha raccolto e condiviso gli obiettivi individuati dalla Regione Friuli Venezia Giulia e quest'anno, grazie al suo vincitore Diego Marani - ha detto il presidente di Fondazione Pordenonelegge.it, Michelangelo Agrusti - propone una suggestiva immersione nel microcosmo della lingua come elemento identitario ma anche come ponte potenziale di conoscenza e incontro con l’”altro”: caratteristica che è da sempre propria del Friuli Venezia Giulia, regione cerniera del continente e tessuto connettivo della vecchia e nuova Europa".

"Il Premio Letterario Friuli Venezia Giulia, giunto alla sua quinta edizione, – ha affermato il vicepresidente e assessore regionale alla Cultura e allo Sport, Mario Anzil – conferma ancora una volta la sua capacità di esplorare e valorizzare le peculiarità culturali e storiche della nostra regione. Diego Marani, con il suo elaborato, offre una riflessione profonda sulla lingua come elemento di identità e di connessione tra i popoli, in linea con lo spirito transfrontaliero che ci caratterizza. Questo riconoscimento non solo celebra l’eccellenza letteraria, ma anche la nostra vocazione a promuovere una cultura polifonica per una regione policentrica".

Diego Marani è nato a Ferrara nel 1959. Interprete di formazione, è stato al servizio dell’Unione Europea, dove ha ricoperto diversi incarichi, da ultimo quale coordinatore della diplomazia culturale europea presso il Servizio europeo di azione esterna. È stato inoltre Direttore dell’Istituto italiano di cultura di Parigi. I suoi romanzi sono tradotti in più di 15 lingue. Con Nuova grammatica finlandese (2000) ha vinto il Premio Grinzane Cavour e con L’ultimo dei Vostiachi (2002) il Premio Selezione Campiello. Ha pubblicato inoltre Il compagno di scuola (Premio Cavallini 2005), Vita di Nullo (Finalista al Premio Stresa 2017) e La città celeste (2021). Il suo ultimo romanzo, L'uomo che voleva essere una minoranza è uscito nel 2022. È l’inventore della lingua-gioco Europanto, in cui ha tenuto per anni una rubrica in diversi giornali europei, collabora con Il Sole 24 Ore e tiene un blog sul sito di informazione europea eunews.it

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Cultura

Maxxi, Raffaella Docimo farà le veci di Giuli e scatta il...

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Nel ventaglio di ipotesi l'ex presidente della Quadriennale di Roma Umberto Croppi e il direttore della Pinacoteca di Brera Angelo Crespi

Raffaella Docimo

Sarà Raffaella Docimo a fare le veci di presidente della Fondazione Maxxi, ruolo rivestito finora da Alessandro Giuli nominato ministro della Cultura in sostituzione del dimissionario Gennaro Sangiuliano.

Docimo - giornalista pubblicista, membro dell'associazione Amici del Maxxi dal 2016 e docente universitaria e recentemente candidata alle elezioni europee nelle liste di Fratelli d'Italia - è la consigliera anziana del Cda della Fondazione. Sarà lei a gestire il Maxxi dopo l'uscita di Giuli almeno fino alla nomina di un nuovo presidente. E probabilmente non sarà una parentesi breve. Da quanto apprende l'Adnkronos, al Mic travolto dal caso Sangiuliano hanno sul tavolo non poche questioni. A partire dall'organizzazione dell'imminente G7 della Cultura a Napoli.

Nel frattempo negli uffici di via del Collegio Romano è già scattato il toto-nomi. Identificare una figura che abbia le caratteristiche giuste per ricoprire il ruolo di presidente della Fondazione Maxxi, lasciata scoperta dal giornalista neo ministro, non è cosa facile. Lo scenario che si prospetta può avere due direzioni. Una è quella di proseguire sulla linea di una figura di intellettuale, come quella di Giuli. Ma c'è anche la possibilità che il ministero si orienti ora su una figura più 'manageriale', che lasci dunque la parte culturale al direttore artistico e punti maggiormente sull'aspetto di sviluppo economico dell'istituzione museale.

A quanto apprende l'Adnkronos, sono già al vaglio in queste ore diversi curriculum di manager con esperienza. Se però si proseguirà sulla linea della figura di un 'tecnico', sono diversi i nomi che potrebbero essere 'papabili' per guidare il Maxxi. Nel gioco del toto-nomi, uno potrebbe essere quello di Umberto Croppi, ex assessore capitolino alla Cultura della Giunta Alemanno ed ex presidente della Quadriennale di Roma fino al 2023. Piace anche il direttore della Pinacoteca di Brera, Angelo Crespi, docente e manager culturale di lungo corso, al quale a quel punto si chiederebbe di trasferirsi nella Capitale.

Nel frattempo, l'attività di ordinaria amministrazione della macchina museale del Maxxi verrà ora portata avanti da Raffaella Docimo e dallo staff del museo. "Gli uffici sono a pieno regime", rassicurano fonti interne alla Fondazione.

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Cultura

‘Il Milione’ di Marco Polo ritrovato,...

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L'eccezionale scoperta nella Biblioteca Diocesana Ludovico Jacobilli di Foligno

'Il Milione' di Marco Polo ritrovato, individuato nuovo manoscritto

Eccezionale ritrovamento in occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo (1254-1324): nella Biblioteca Diocesana 'Ludovico Jacobilli' di Foligno (Perugia) è tornato alla luce un manoscritto del "Devisement dou monde/Milione" presente nei cataloghi ma ignoto agli studiosi (è assente da tutti i censimenti del "Milione") che risulta essere l'ultimo dei codici oggi noti in ordine di tempo del testo del grande viaggiatore veneziano (sono 145 raggruppati in diverse famiglie).

Il ritrovamento, che si inserisce nel più ampio lavoro sul "Milione" coordinato da Eugenio Burgio, Marina Buzzoni e Samuela Simion dell’Università Ca' Foscari di Venezia e Antonio Montefusco dell'Università di Nancy, riveste notevole interesse perché aggiunge nuove importanti informazioni riguardo alla trasmissione del testo e alle sue varie versioni.

Il manoscritto è conservato nella Biblioteca Diocesana di Foligno con segnatura "Jacobilli A.II.9" e trasmette la traduzione che gli studiosi chiamano VA, realizzata entro il primo quarto del Trecento nell'Italia nord-orientale. L'importanza di questa traduzione, spiegano i docenti universitari autori della scoperta, risiede soprattutto nell'ampiezza della sua diffusione: il testo di VA venne infatti sottoposto a numerose traduzioni, sia in latino che in volgare, tanto che gran parte dei manoscritti superstiti è, direttamente o indirettamente, una sua emanazione. Essa è quindi la versione in cui il libro di Marco Polo venne più letto e conosciuto in Europa.

La traduzione VA ebbe una prima circolazione in area emiliana e lombarda, anche se poco sappiamo dell’ambiente in cui venne prodotto. In questo manoscritto inoltre il traduttore non esita a tagliare informazioni eterodosse o scabrose, ciò suggerisce che provenga da un ambiente religioso.

Il manoscritto è stato segnalato da Fabio Soncin, dottorando del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell'Università Ca' Foscari di Venezia (sotto la supervisione di Marina Buzzoni), che lo aveva visionato durante una visita a Foligno, mentre è il bibliotecario Ivan Petrini che dalla Biblioteca di Foligno ne ha dato una prima presentazione: manoscritto quattrocentesco, scritto da una sola mano in una minuscola umanistica, è un cartaceo di 110 carte, privo delle carte iniziali e di alcune carte interne. La sua origine e la sua storia sono oscure: fa parte dell'ampio corpus donato da Ludovico Jacobilli (1598-1664) alla biblioteca tra il 1662 e il 1664, ma non è chiaro dove e quando l’erudito folignate ne sia entrato in possesso.

Il professor Simion dell'Università Ca' Foscari, ha riconosciuto la traduzione VA nel codice e il suo lavoro di trascrizione ha già permesso di riconoscere le particolarità e l’importanza del ritrovamento. Solo nei prossimi mesi si potrà aggiungere qualche informazione sulla posizione del manoscritto all’interno della tradizione manoscritta del "Milione", in attesa di uno studio più ampio che sarà pubblicato su una delle riviste principali del settore.

Il ritrovamento avviene pochi giorni prima del convegno "Marco Polo, il libro e l'Asia. Prospettive di ricerca vent'anni dopo", organizzato dall'Università Ca' Foscari a Venezia (Auditorium Santa Margherita – Emanuele Severino), dall'11 al 14 settembre, iniziativa che rientra nel programma ufficiale delle celebrazioni per i 700 anni della morte dell'esploratore veneziano e sostenuta dal Comitato Nazionale, dal Ministero della Cultura, con il patrocinio di Rai Veneto e Rai Cultura.

Una sessione del convegno sarà dedicata all'edizione digitale dell'opera del grande viaggiatore. Tra le attività dell'anno dedicato a Marco Polo anche la pubblicazione della prima edizione digitale dell'opera di Marco Polo, resa disponibile agli studiosi di tutto il mondo e pubblicata da Edizioni Ca' Foscari in open access e open source.

L'ambiente digitale riesce a valorizzare molto meglio del libro cartaceo la mobilità intrinseca al testo trasmesso da tanti manoscritti, redatti in molte lingue diverse (almeno 11), che appartengono a tradizioni culturali differenti. Per questa edizione digitale sono state scelte 12 redazioni e una versione ulteriore del testo (Fr2) che vengono offerte in presentazione sinottica (ovvero affiancate le une alle altre). L'opera digitale, che segue gli standard di codifica internazionali, offre anche un testo critico unitario, in lingua inglese per facilitarne la diffusione sia presso la comunità degli studiosi sia presso il pubblico degli interessati. E’ completata da un glossario dei termini che hanno un importante valore culturale, in particolare i termini che designano persone, animali e cose legate all’Oriente, di mappe interattive dei luoghi toccati da Marco Polo nel suo lungo viaggio; di informazioni bibliografiche di potenziale interesse per il lettore.

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Cultura

Premio ‘Giuseppe Colalucci’, la cerimonia il 27...

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Il riconoscimento, giunto alla decima edizione, vuole ricordare la figura del giornalista, fondatore della storica testata 'Tifone' e grande cronista sportivo romano che dagli anni '50 agli '80 animò il panorama dell’informazione della Capitale

Premio 'Giuseppe Colalucci', la cerimonia il 27 settembre a Roma

Giunge alla decima edizione il 'Premio Giuseppe Colalucci', istituito per ricordare la figura del giornalista, storico fondatore del 'Tifone', e grande cronista sportivo romano che dagli anni '50 agli '80 animò fortemente il panorama dell’informazione della Capitale. Quest'anno la cerimonia di premiazione si terrà a Roma, venerdì 27 settembre alle 20.30, presso il circolo 'Antico Tiro a volo'.

Il Premio - ideato dal presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D'Ubaldo, con l'obiettivo di riscoprire lo spirito vivace dell’informazione sportiva e non - nlle precedenti edizioni ha premiato tante firme del giornalismo e affermati personaggi dello sport, della cultura, dello spettacolo, della politica italiana.

Fra i tanti premiati Roberto Gualtieri, Roberto Mancini, Mario Sconcerti, Gabriele Gravina, Sigfrido Ranucci, Edoardo Leo, Carlo Verdone, Antonello Venditti, Nicola Piovani, Massimo D’Alema, Zdenek Zeman, Carlo Paris, Fabrizio Roncone, Rocco Papaleo, Alessandro Roja, Deborah Serracchiani, Gianni Petrucci, Bruno Giordano, Aldo Cazzullo, Gianni Riotta, Massimo Martinelli, Stefano Barigelli, Gianni Togni, Roberto Mancini e Lorella Cuccarini.

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