Global Media Forum: anche Adnkronos all’evento in Azerbaigian dedicato all’informazione
All’intelligenza artificiale e al suo impatto sulla realtà, sui media e sulla disinformazione e alla necessitò di promuovere un’alfabetizzazione mediatica è dedicato uno degli ultimi 2 panel del Global Media Forum, evento che si è appena concluso a Shusha, in Azerbaigian, a cui ha partecipato, con l’obiettivo di sviluppare relazioni a livello internazionale, anche il gruppo Adnkronos.
Nel quarto e ultimo panel del forum, iniziato il 20 luglio, informa Azernews, il confronto tra gli esperti ha riguardato il tema ‘Cambiamento climatico e media’, moderato da Ansis Bogustovs, conduttore e produttore di Riga TV24 e Radio Latvia. È stato invece Elnur Soltanov, vice ministro dell’Energia dell’Azerbaigian e Ceo di Cop29, a tenere una relazione su ‘Solidarietà per un mondo verde - Cop29’. In chiusura è stato presentato il report su ‘L’evoluzione del colonialismo francese: uno studio politico e costituzionale’ commissionato dal Baku Initiative Group e redatto da Carlyle Corbin, esperto delle Nazioni unite (Onu).
Al Global Media Forum di Shusha sono intervenuti 150 ospiti provenienti da 49 Paesi, agenzie di informazione statali di 34 Nazioni, 12 organizzazioni internazionali e agenzie di comunicazione.
Esteri
Salvini a Budapest vede Orban, premier ungherese:...
Delegazione partito Orban sarà a Pontida e a processo leader Lega: "Ho avuto un incontro eccellente oggi con il patriota più ricercato d'Europa"
"Sei il nostro eroe e sei sempre il benvenuto in Ungheria". A scriverlo su X è il premier ungherese Vitkor Orban, dopo l'incontro a Budapest con il leader della Lega Matteo Salvini.
Il vicepremier e ministro si trova nella capitale ungherese per il consiglio informale dei ministri dei Trasporti. "Ho avuto un incontro eccellente oggi con il patriota più ricercato d'Europa, Matteo Salvini - ha scritto ancora Orban nel suo post - Grazie per la tua visita, Matteo!".
Il colloquio tra Orban e Salivini è durato più di un'ora. Prima i due leader si sono confrontati in privato, per poi allargare il confronto alle rispettive delegazioni. È stata l'occasione per alcune riflessioni a tutto campo, a partire dagli equilibri nell'Unione europea fino ad argomenti concreti di collaborazione tra i due Paesi come lo sviluppo del porto di Trieste. Porto a cui Budapest guarda con particolare interesse in quanto sbocco strategico sul Mediterraneo.
Tra le altre cose, Salvini e Orban hanno condiviso l'urgenza di fermare il conflitto in Ucraina, così come auspicato autorevolmente anche dal Santo Padre. Il leader ungherese non ha mancato di chiedere a Salvini informazioni a proposito del processo di Palermo e ha garantito la presenza di una delegazione del proprio partito e degli altri alleati europei sia a Pontida (6 ottobre) che in Sicilia in occasione dell'arringa di Giulia Bongiorno (18 ottobre).
Già nei giorni scorsi Orban aveva definito un 'eroe' Salvini, dopo la richiesta per l'allora ministro dell'Interno - nell'ambito del processo Open Arms - di 6 anni di carcere. ''Il patriota più coraggioso d'Europa punito per aver fermato la migrazione. Chi difende l'Europa viene costantemente penalizzato. Cosa sta succedendo?'', aveva scritto il premier ungherese.
Rispondendogli, Salvini gli aveva dato appuntamento a Budapest per oggi: "Processi e minacce non fermeranno il vento del cambiamento e della libertà che soffia in Europa".
Esteri
Ucraina, armi da India contro Russia? Nuova Delhi smentisce
Il ministero degli Esteri indiano definisce "imprecise e fuorvianti" le news
L'India non fornisce armi all'Ucraina nella guerra contro la Russia. Nuova Delhi ha smentito, definendole "speculazioni", le notizie secondo cui non avrebbe impedito ad aziende europee che li avevano acquistati di trasferire proiettili di artiglieria made in Nuova Delhi all'Ucraina. Secondo quanto rivelato ieri dalla Reuters, il trasferimento andrebbe avanti da un anno e l'India non avrebbe preso alcuna misura nonostante le ripetute proteste di Mosca.
Quanto scritto "implica violazioni da parte dell'India, che non esistono, e quindi è impreciso e fuorviante", ha scritto su X Randhir Jaiswal, portavoce del ministero degli Esteri, secondo cui Nuova Delhi ha "un passato impeccabile di rispetto degli obblighi internazionali” sulla non proliferazione delle armi e ha le sue solide regole di esportazione.
L'India di Narendra Modi non ha aderito alle sanzioni internazionali contro la Russia per la guerra in Ucraina e a luglio ha visitato Mosca per salutare "il caro amico" Vladimir Putin. Una visita che aveva "deluso" il presidente ucraino Zelensky, fino a quando, qualche settimana dopo, Modi è stato anche a Kiev.
Zelensky oggi ha ricevuto a Kiev la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. "E' di fondamentale importanza usare i fondi dello Strumento Europeo per la Pace e dello Strumento per l'Ucraina per sostenere le nostre forze armate. E' importante che questi fondi non vengano bloccati, perché questo avrà un impatto sulla nostra capacità di difenderci, di difendere il nostro popolo e sulla posizione dell'Ucraina sul campo di battaglia", ha detto il leader di Kiev.
Zelensky la prossima settimana volerà negli Usa e spera che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sostenga il suo 'Piano per la vittoria' per mettere fine a più di due anni e mezzo di guerra con la Russia. "Spero davvero che sostenga questo piano", ha detto in vista del suo viaggio a Washington. "Il piano è progettato per decisioni che dovranno essere prese da ottobre a dicembre. Ci piacerebbe molto. Allora crediamo che il piano funzionerà", ha aggiunto Zelensky.
Esteri
Cercapersone e walkie talkie esplosi, Libano nel panico: la...
Civili sono terrorizzati dal fatto che dispositivi di uso quotidiano possano esplodere in qualsiasi momento
Una psicosi collettiva sta dilagando in Libano dopo le due ondate di attacchi contro Hezbollah con walkie talkie e cercapersone esplosivi che hanno causato decine di morti e migliaia di feriti. L'operazione non rivendicata, ma che in molti hanno attribuito al Mossad, ha anche provocato danni gravissimi agli occhi di molti sopravvissuti, tra cui l'ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani. Gli ospedali sono saturi e il Paese - già da tempo alle prese con una devastante crisi economica e politica - è in preda al panico.
I civili sono terrorizzati dal fatto che dispositivi di uso quotidiano possano esplodere in qualsiasi momento. E le voci girano ormai senza alcun freno causando ancora più caos. "Si dice che potrebbero esplodere i pannelli solari, le batterie, i frigoriferi, qualsiasi cosa", ha scritto il giornalista Hassan Harfoush sul Daily Mail. "Ho persino detto ai miei genitori di prendere un estintore, nel caso in cui qualcosa esplodesse in casa", ha aggiunto Harfoush che ha descritto le scene dell'orrore - con corpi e volti dilaniati - a cui si è assistito negli ultimi giorni.
I libanesi, scrive la stampa locale, hanno iniziato ad adottare misure drastiche per proteggersi, spegnendo i cellulari, gettando via i dispositivi elettronici e strappando le batterie dai walkie-talkie per il timore che possano essere stati manomessi con esplosivi. In alcuni casi, le persone hanno staccato gli elettrodomestici, persino spento i router wi-fi. Intanto una fonte dell'intelligence statunitense ha rivelato ad Abc News che l'operazione per fabbricare i device esplosi era stata pianificata da almeno 15 anni, coinvolgendo società fittizie.
Una delle principali conseguenze a lungo termine di quanto accaduto sarà che Hezbollah "ora dovrà condurre una caccia alle streghe all'interno dell'organizzazione", ha commentato a Sky News il ricercatore su terrorismo e politica mediorientale, Magnus Norell, evidenziando come la "vittoria tattica per Israele" sia stata "l'interruzione dei sistemi di comunicazione di Hezbollah in un colpo solo".
Ma i nervi dei libanesi sono messi a dura prova anche dal rischio concreto che le esplosioni dei walkie talkie e dei cercapersone siano, come molti osservatori sostengono, il preludio a un'operazione militare su larga scala dello Stato ebraico contro Hezbollah. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha parlato di una "nuova fase" della guerra, il cui baricentro si sposterà inevitabilmente da Gaza verso il confine nord con il Libano. Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nel suo atteso intervento ieri ha definito l'operazione di Israele "un'operazione di guerra".
La tensione è altissima. Aerei militari israeliani hanno sorvolato Beirut, a bassa quota e a velocità superiori di quella del suono, mentre Nasrallah teneva il suo discorso. Negli stessi minuti Hezbollah ha colpito almeno quattro nel nord dello Stato ebraico. Nella notte, poi, c'è stato uno dei più intensi attacchi israeliani nel sud del Libano dal 7 ottobre. L'agenzia libanese Nna sostiene che siano stati condotti 52 raid e le Idf hanno comunicato di aver colpito 100 lanciatori di razzi.
Il punto sulla crisi
L'escalation sembra davvero un passo, ma nella comunità internazionale si ritiene ci sia ancora una finestra di opportunità per risolvere la crisi pacificamente. "Abbiamo parlato a lungo di ciò che accade in Medio Oriente, con grande preoccupazione, ma anche convinti che ci possa ancora essere lo spazio per iniziative diplomatiche'', ha dichiarato ieri sera a Parigi il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della riunione del formato Quint - con i rappresentanti di Usa, Germania, Francia e Gb - incentrata sulla crisi in Medio Oriente. "Una strada diplomatica esiste", ha confermato il presidente francese, Emmanuel Macron, rivolgendosi ai libanesi e sottolineando che "la guerra non è inevitabile".
Mosca, invece, ha messo in guardia dagli "effetti catastrofici" dell'attacco che ha falcidiato Hezbollah, dicendosi "profondamente preoccupata dai pericolosi sviluppi" in Libano. "Siamo convinti che l'avvio di una operazione militare su vasta scala in Libano avrebbe le conseguenze più distruttive per la sicurezza dell'intero Medio Oriente. E' necessario evitare tale scenario catastrofico", ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Dall'Iran - che non dimentica anche l'uccisione a luglio del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh - è arrivata invece l'ennesima minaccia di rappresaglia contro Israele, stavolta attraverso il potente capo dei Guardiani della Rivoluzione. Israele riceverà una "risposta terribile" per i suoi attacchi contro Hezbollah, ha tuonato Hossein Salami, denunciando "il crimine atroce commesso dal regime sionista a causa della sua disperazione e dei suoi fallimenti".