Parigi 2024, Alice Bellandi oro nel judo: la regina del tatami è azzurra
Trionfa nella categoria fino a 78 kg. Il bacio alla compagna e il saluto di Meloni
Medaglia d'oro nel judo, Alice Bellandi regina di Parigi 2024. L'atleta lombarda, 26 anni, trionfa nella categoria -78 kg e si regala il titolo di campione olimpico oggi, 1 agosto 2024. Il successo è il coronamento di percorso iniziato relativamente tardi eppure ricchissimo di successi. Bellandi è una sportiva a 360 gradi: pratica da giovanissima più discipline e sceglie il judo come strada maestra solo a 17 anni.
Dalla sua Brescia, la ragazza che ama tatuaggi e animali si sposta a Roma. L'atleta delle Fiamme Gialle prende il volo nel 2018, quando trionfa agli Europei e ai Mondiali nel momento in cui passa da junior a senior. Si consacra come una delle big nella categoria fino a 78 kg, conquistando due volte il podio continentale e altrettante su quello iridato. Nel dettaglio, agli Europei di Sofia 2022 è bronzo, così come ai Mondiali di Doha 2023. Nella rassegna iridata di Abu Dhabi 2024 sale un gradino e arriva all'argento. L'ultimo step viene compiuto a Parigi: è oro.
Dopo il successo è corsa a baciare la sua compagna, Jasmine. "Mi spiace venga visto come una cosa straordinaria. É amore", dice al termine di una giornata da protagonista a Champ-de-Mars. A seguire il successo azzurro sugli spalti anche la Premier Giorgia Meloni, che si è complimentata con l'azzurra a fine gara, raggiungendola sul tatami per un abbraccio.
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Napoli, De Laurentiis contro Marotta: ” Dichiarazioni...
Il presidente del club partenopeo ha replicato alle parole del numero uno nerazzurro: "Il rigore dato all'Inter non c'era"
"Ho letto da Los Angeles alcune dichiarazioni di Marotta, a mio avviso fuori luogo. Il rigore, a detta della stragrande maggioranza degli osservatori, non c'era. Ma soprattutto, le parole di Conte sono state chiare e sono esattamente quello che io penso e che ho sempre detto”. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è intervenuto così, con un comunicato ufficiale del club, per rispondere al presidente dell’Inter Giuseppe Marotta e replicare alle polemiche degli episodi arbitrali di Inter-Napoli. “La Var è una grande risorsa per evitare gli errori arbitrali. Non ha alcun senso dire che a volte può intervenire e a volte no".
Il commento di De Laurentiis
"Se c'è un errore arbitrale – ha chiarito De Laurentiis - gli addetti alla Var devono chiamare il direttore di gara. Altrimenti, si blocca la crescita del calcio e si alimenteranno sospetti. Inoltre, gli arbitri sono già in contatto diretto con il Var. Per quale motivo non dovrebbero ricevere indicazioni da chi può vedere cosa succede in campo con l'ausilio della tecnologia? Conte ha esplicitato concetti sacrosanti, gli stessi che io sostengo da anni! È necessario fare in modo che non si alimentino sospetti e dubbi, e il rispetto, come sottolineato da Rocchi, dev'essere reciproco per evitare, come ha detto lui, che si incendi il campionato".
Lo sfogo di Conte
Le dichiarazioni del presidente del Napoli fanno seguito alle parole del tecnico Antonio Conte, che dopo Inter-Napoli aveva parlato così in riferimento al rigore concesso dall’arbitro Mariani (e sbagliato da Calhanoglu) per uno scontro tra Anguissa e Dumfries al 72’, senza intervento del Var per chiamare il direttore di gara all’on field review. “Che significa che il Var non poteva intervenire? È un qualcosa che mi fa veramente incazzare, il Var dovrebbe correggere gli errori o valutare situazioni sfuggite alla vista dall’arbitro. Usato così crea solo retropensieri da parte di tutti” le parole di Conte nel dopo gara di Dazn. “Se c’è un errore, come nel caso del rigore concesso, il Var deve intervenire, non confermare la decisione dell’arbitro. E deve valere per tutti, non solo quando avviene contro di noi”.
La replica di Marotta
Allo sfogo di Conte ha replicato il presidente dell’Inter Beppe Marotta, che ieri ha ricevuto il Premio Nils Liedholm a Cuccaro Monferrato, in provincia di Alessandria: "Credo che con la tecnologia la situazione è migliorata, ci sono meno errori. Conte è una persona intelligente e quando parla lo fa per un motivo, ma in questo caso l'arbitro era ben vicino all'azione, sicuramente il contatto fisico c'è stato e il piede è stato spostato, quindi secondo me era rigore. Se poi si deve discutere su un utilizzo migliore del Var in termini di protocollo, questo fa parte di un dibattito costruttivo che deve essere fatto all'interno del sistema calcistico, ma la centralità dell'arbitro in campo dev'essere prioritaria. Non so se Conte volesse spostare l'attenzione, ma alla fine l'episodio non è stato determinante, sfortunatamente. E comunque ribadisco, per me era rigore".
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Friedkin e Ranieri cercano l’intesa, non è scontato...
Si ragiona sulle condizioni che servono a garantire entrambe le parti e che diano una prospettiva più larga di un semplice incarico da 'traghettatore'
Dan e Ryan Friedkin e Claudio Ranieri devono trovare un'intesa che non è scontata. Per arrivare a un accordo sulla guida tecnica della Roma servono condizioni che devono garantire entrambe le parti. Secondo quanto risulta all'Adnkronos, Ranieri è pronto ad accettare una soluzione che ponga le basi per una ricostruzione che abbia una prospettiva.
Il ruolo che pensa sia più utile non è quello di un semplice 'traghettatore', anche perché considera il potenziamento della società e dell'intera area tecnica una priorità assoluta. Ranieri vuole vederci più chiaro anche sulle reali ragioni che hanno portato all'esonero di Daniele De Rossi e sulle reali ragioni che impedirebbero un ritorno di un allenatore che ha firmato un contratto triennale. In ballo non c'è solo la panchina della Roma fino a giugno ma c'è un futuro con un chiaro impegno dirigenziale e un livello di autonomia decisionale da definire.
Come può finire quindi il confronto in corso? E' possibile che si arrivi a pianificare un percorso che possa soddisfare sia i proprietari della Roma sia l'uomo che è stato individuato, ancora una volta, per uscire da una situazione complicata. In questo caso, si arriverebbe ad annunciare la fumata bianca.
Ma è anche possibile un ripensamento in corsa, da entrambe le parti, se il confronto in corso non dovesse andare nella giusta direzione. Il quadro può cambiare di minuto in minuto e la chiave per 'leggere' il confronto in corso è quella di una trattativa, ovviamente non economica, e non di una semplice formalità. (Di Fabio Insenga)
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Adriano: “Moratti voleva mandarmi in un ospedale...
Lo sfogo dell'ex attaccante dell'Inter, che nella sua autobiografia racconta il periodo difficile vissuto a Milano: "Tornavo a casa e trovavo un motivo per bere"
“La mia più grande paura". Il titolo dell'autobiografia di Adriano, ex attaccante dell'Inter nel primo decennio degli anni Duemila, è emblematico. Nel suo libro, l'Imperatore ha raccontato tanti retroscena sulla sua avventura in nerazzurro. Dalla depressione ai problemi con l'alcol, passando per diversi momenti delicati della vita privata. "Tornavo a casa e trovavo un motivo per bere. O perché c'erano i miei amici, o perché non volevo stare in silenzio, pensare a stron..., o dormire. Mi sdraiavo in un angolo senza nemmeno riuscire a sognare. Molte persone usano il calcio come valvola di sfogo, io avevo bisogno di una via di fuga".
L'autobiografia di Adriano
Uno dei momenti più toccanti dell'autobiografia di Adriano si lega alla scomparsa del padre e alla depressione, un problema che l'Inter provò ad affrontare anche con l'intervento dell'allora presidente Moratti: "Mi hanno detto: "Adri, prima di tutto vogliamo dirti una cosa. Non c'è nulla di cui vergognarti per ciò che ti sta accadendo. È successo e succede a tanti. Voglio darti un suggerimento. Vorremmo mandarti in un posto molto speciale. Il dottor Combi ti spiegherà i dettagli affinché tu capisca. Ti spiegherà di questo posto in Svizzera, è una clinica... In quel momento non capii quella conversazione. Hanno detto che avrei dovuto trascorrere del tempo in una clinica di riabilitazione in Svizzera. Ero depresso, non capivo di cosa stessero parlando. Che diavolo era quell'idea di volermi fare andare lì?". La risposta al presidente fu quasi stizzita: "'Non sono pazzo, presidente, con tutto il rispetto. Perché stai cercando di mandarmi in un ospedale psichiatrico?', dissi. Ho iniziato a innervosirmi durante la riunione. Quell'idea era assurda. Hai mai visto questo? Un giocatore ricoverato in clinica riabilitativa? Porca put...".
La lite con Branca
Tra i tanti aneddoti, Adriano ha raccontato anche della lite con il dirigente Marco Branca: "Il mio avvocato mi disse che il club era preoccupato per il doping. Un giorno lo trovai a colloquio con Marco Branca e Combi. Li raggiunsi e chiesi: 'Parliamone subito, credi faccia uso di droghe? Combi replicò: 'Siamo preoccupati per te, tutto qui'. E io: 'Preoccupante è il c…o. Facciamo l'esame adesso, quello coi capelli dura parecchi mesi'". Una battuta di Branca sui capelli mandò in tilt il brasiliano: "Furfante, avrei voluto aprire la mano e dargli uno schiaffo sull'orecchio a quel figlio di putt…a. Misi la mano nei pantaloni, tirai fuori un ciuffo di 'capelli' e quasi glieli strofinai in faccia. E aggiunsi: 'Fai un test con questi di capelli, penso che basterà".