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Usa-Russia-Germania e scambio prigionieri: chi sono, perché erano detenuti

L'operazione si concretizza in Turchia. Per gli Usa è "un miracolo"

Evan Gershkovich, Paul Whelan, Alsu Kurmasheva e Vladimir Kara-Murza

Un maxi scambio di prigionieri e detenuti sull'asse Stati Uniti-Russia, con la sponda determinante della Germania. A sorpresa, oggi 1 agosto, sul campo neutro di Ankara, in Turchia, viene completata una monumentale operazione diplomatica che coinvolge nomi di primo piano: dal giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich al marine americano Paul Whelan, dal dissidente Vladimir Kara-Murza al killer russo Vadim Krasikov.

L'operazione top secret

Il direttore della Cia Bill Burns si è recato di recente in Turchia per discutere dello scambio dei prigionieri con la Russia, come ha spiegato una fonte dell'amministrazione americana, definendo l'operazione "un miracolo logistico", mentre il governo turco "è stato estremamente utile".

Da Mosca, il via libera formale è arrivato con la firma di un decreto da parte di Vladimir Putin. Il presidente russo, che negli ultimi mesi aveva accennato ad una soluzione diplomatica per il 'caso Gershkovich', ha firmato il provvedimento con cui ha graziato i detenuti rilasciati.

L'asse Washington-Mosca non sarebbe arrivato a dama senza il coinvolgimento di Berlino. La Germania ha accettato di liberare Krasikov, ex colonnello dell'FSB, condannato all'ergastolo da un tribunale tedesco per l'omicidio di un ex combattente ceceno in un parco di Berlino nel 2019.

Il portavoce del governo Steffen Hebestreit ha detto che la Germania ha soppesato il suo "obbligo" di mantenere i suoi cittadini al sicuro con la necessità di aiutare i suoi alleati a liberare "persone innocenti" detenute in Russia, come il giornalista Evan Gershkovich. "Il governo federale non ha preso questa decisione alla leggera. L'interesse dello Stato a far rispettare la pena detentiva di un criminale condannato è stato controbilanciato dalla libertà, dal benessere fisico e, in alcuni casi, dalla vita di persone innocenti detenute in Russia e di quelle ingiustamente imprigionate per motivi politici", ha dichiarato Hebestreit.

Chi sono i prigionieri liberati

La presidenza turca ha confermato con un comunicato lo scambio di prigionieri avvenuto ad Ankara. I detenuti, ha reso noto, provengono da Stati Uniti, Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia, Russia e Bielorussia. Dieci persone, tra cui due minori, sono state trasferite in Russia, 13 detenuti in Germania e tre negli Stati Uniti.

I cittadini statunitensi

Evan Gershkovich, 32 anni. Reporter del Wall Street Journal, è stato condannato a 16 anni di prigione per spionaggio nel luglio scors, ed è il primo giornalista americano ad essere arrestato con l'accusa di spionaggio in Russia dai tempi della Guerra Fredda. Il governo degli Stati Uniti, il giornale di Gershkovich e i suoi sostenitori hanno denunciato il processo come una farsa.

Paul Whelan, 54 anni. L'ex marine statunitense ha trascorso quasi sei anni nelle carceri russe, dopo il suo arresto a Mosca nel dicembre 2018. È stato condannato nel 2020 a 16 anni di prigione con l'accusa di spionaggio, accusa che lui e il governo degli Stati Uniti negano con veemenza. Ha detto che era in campagna per il matrimonio di un amico. Come Gershkovich, Whelan è stato designato come detenuto ingiustamente dal Dipartimento di Stato americano. È anche cittadino irlandese, britannico e canadese.

Alsu Kurmasheva, 47 anni. Giornalista russo-americana, è stata condannata a sei anni e mezzo di prigione per aver diffuso false informazioni sull'esercito russo. Kurmasheva è stata condannata lo stesso giorno in cui un Tribunale della città russa di Ekaterinburg ha condannato Gershkovich.

Vladimir Kara-Murza, 42 anni. Eminente politico dell'opposizione russa e difensore dei diritti umani, Kara-Murza è stato condannato a 25 anni di prigione per tradimento, dopo aver condannato pubblicamente la guerra di Mosca in Ucraina. È residente permanente negli Stati Uniti e ha la doppia cittadinanza di Russia e Regno Unito. Inizialmente era stato arrestato nel 2022, poche ore dopo un’intervista alla Cnn in cui criticava il “regime di assassini” del presidente russo Vladimir Putin. È stato spostato diverse volte negli ultimi mesi ed è stato trasferito all'ospedale della prigione all'inizio di questo mese. Ai suoi avvocati è stata ripetutamente negata la possibilità di incontrarlo.

Gli oppositori russi liberati

Almeno sette oppositori russi sono stati rilasciati. Ecco chi sono:

Ilya Yashin, 41 anni. Critico nei confronti del Cremlino, Yashin è stato condannato a otto anni e sei mesi per aver diffuso "false informazioni" sull'esercito russo nel dicembre 2022. Yashin, stretto alleato del defunto leader dell'opposizione russa Alexey Navalny, è stato condannato per aver diffuso "false" dichiarazioni sulle circostanze delle uccisioni di civili ucraini da parte delle truppe russe a Bucha, una città a nord di Kiev. La Russia ha criminalizzato le critiche all'esercito dopo la sua invasione su vasta scala dell'Ucraina nel febbraio 2022. Il tribunale ha affermato che avrebbe scontato la sua pena "in una colonia correttiva a regime severo".

Alexandra Skochilenko, 33 anni. Artista russa, condannata a sette anni di carcere nel 2023 dopo aver sostituito i cartellini dei prezzi con messaggi contro la guerra in un supermercato di San Pietroburgo, come atto di protesta. Nella sua ultima dichiarazione in Tribunale prima del verdetto, ha messo in dubbio la minaccia percepita dalle sue azioni: "Quanta poca fiducia ha il nostro procuratore nel nostro Stato e nella nostra società, se crede che la nostra statualità e la nostra sicurezza pubblica possano essere distrutte da cinque piccoli pezzi di carta?", ha detto.

Oleg Orlov, 71 anni. Difensore dei diritti umani ed ex capo dell'organizzazione Memorial, vincitrice del premio Nobel per la pace, è stato condannato a due anni e mezzo di prigione per aver parlato contro la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina.

Lilia Chanysheva, 42 anni. Ex collaboratrice dell'organizzazione di Alexey Navalny, è stata condannata a sette anni e mezzo di prigione nel giugno 2023, dopo essere stata dichiarata colpevole di "organizzazione di una comunità estremista". Ad aprile, la Corte Suprema del Bashkortostan ha aumentato la sua condanna a nove anni e mezzo.

Ksenia Fadeeva, 32 anni. Anche lei ex collaboratrice di Navalny, Fadeeva è stata condannata a nove anni di prigione nel dicembre 2023, per aver organizzato le attività di un gruppo estremista usando la sua posizione ufficiale e per aver partecipato a un'organizzazione senza scopo di lucro che violava i diritti dei cittadini.

Vadim Ostanin (età sconosciuta). Un altro ex collaboratore della fondazione di Alexei Navalny, era stato condannato a nove anni di prigione per accuse di estremismo.

Andrei Pivovarov (età sconosciuta). Attivista dell'opposizione e difensore dei diritti umani, Pivovarov è stato a capo del movimento Open Russia, ora fuorilegge. È stato condannato a quattro anni in una colonia penale nel luglio 2022, secondo Amnesty International.

I cittadini tedeschi liberati

Sono almeno cinque i cittadini tedeschi liberati nello scambio. Per garantire il loro rilascio, la Germania ha dovuto liberare il russo Vadim Krasikov, che stava scontando l'ergastolo per omicidio.

Rico Krieger, di 30 o 31 anni, condannato a morte in Bielorussia a giugno dopo essere stato accusato di terrorismo e attività mercenarie. Di lui si sa poco. Secondo il Centro per i diritti umani Viasna, Krieger è un dipendente della Croce Rossa tedesca. Secondo le autorità di Minsk, è un cittadino tedesco nato nel 1993. Secondo il suo profilo LinkedIn, ha lavorato come tecnico medico d'emergenza per la Croce Rossa tedesca e come agente di sicurezza armato per l'Ambasciata americana a Berlino. Krieger è stato graziato dal leader bielorusso Alexander Lukashenko il 30 luglio, secondo l'ufficio presidenziale.

Kevin Lick, 18 anni, doppia cittadinanza russa e tedesca. E' stato condannato per alto tradimento nel dicembre 2023, secondo l'agenzia di stampa statale russa Tass. Lick è accusato di aver fotografato e filmato attrezzature e personale militare nella guarnigione di Maikop in Russia. Secondo la Corte, intendeva fornire le informazioni all'intelligence tedesca.

Demuri (Dieter) Voronin. E' accusato di aver aiutato Ivan Safronov, ex giornalista e consigliere del capo dell'agenzia spaziale russa Roscosmos, accusato di tradimento, secondo la Tass. Secondo l’accusa Voronin, cittadino tedesco, avrebbe facilitato la cooperazione di Safronov con i servizi segreti federali tedeschi. Secondo l'agenzia di stampa statale russa Ria, Safronov è stato condannato a 22 anni di carcere e Voronin a 13 anni e 3 mesi.

Herman Moyzhes. Avvocato e attivista ciclistico, Moyzhes è stato accusato all'inizio di questo mese di tradimento per aver aiutato i cittadini russi a ottenere permessi di soggiorno in Europa, secondo la Tass. Il suo arresto è stato criticato, in quanto motivato politicamente, dalla Comunità ebraica tedesca.

Patrick Schöbel. E' stato arrestato all'aeroporto Pulkovo di San Pietroburgo a gennaio per aver trasportato una borsa contenente orsetti gommosi alla cannabis, secondo il servizio stampa dei Tribunali di San Pietroburgo.

Chi sono i russi liberati

I cittadini russi rilasciati sono: Vadim Krasikov, dalla Germania, Artem Viktorovich Dultsev, dalla Slovenia, Anna Valerevna Dultseva, dalla Slovania, Mikhail Valeryevich Mikushin, dalla Norvegia, Pavel Alekseyevich Rubtsov, dalla Norvegia, Roman Seleznev, dagli Stati Uniti, Vladislav Klyushin, dagli Stati Uniti, Vadim Konoshchenock, dagli Stati Uniti.

Tutti i "nemici" della Russia devono rimanere all'estero mentre il rientro di coloro che non sono "nemici" è benvenuto, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass.

"Penso che tutti i nemici debbano rimanere all'estero e che tutti coloro che non sono nemici possano tornare. Questo è il mio punto di vista", ha affermato. Ad una domanda specifica sullo scambio di prigionieri, Peskov ha indicato che il Cremlino risponderà "a tempo debito", e ha detto di sperare che ciò possa avvenire in giornata.

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Esteri

Mikati non sarà ad Assemblea Onu: “Priorità è fermare...

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Annullato il suo viaggio a New York

Macerie a Gaza (Fotogramma)

Il primo ministro libanese Nijab Mikati ha annullato il suo viaggio a New York, dove avrebbe dovuto partecipare alla 79esima Assemblea generale delle Nazioni Unite. ''Nessuna priorità al momento è più alta di fermare i massacri commessi dal nemico israeliano'', ha detto Mikati annunciando la sua decisione. "Chiedo alla comunità internazionale e alla coscienza umana di assumere una posizione chiara su questi terribili massacri. Chiediamo inoltre l'adozione di leggi internazionali per neutralizzare i mezzi tecnologici civili dagli obiettivi militari e di guerra'', ha aggiunto.

Mikati ha spiegato: "Avevo intenzione di recarmi a New York per aumentare l'azione diplomatica libanese durante i lavori dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, per fermare la continua 'aggressione' israeliana contro il Libano e i massacri commessi da Israele Tuttavia, alla luce degli sviluppi legati agli attacchi israeliani al Libano, ho deciso di astenermi dal viaggiare e ho concordato, previa consultazione e coordinamento con il ministro degli Esteri Abdullah Bou Habib, i temi di un'urgente azione diplomatica in questa fase".

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Esteri

Onu, Meloni attesa a New York. Su invito di Biden...

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Martedì l'intervento al dibattito di 'Alto livello', dove tornerà a sollevare il tema dell'emergenza migranti

Sede Onu di New  York (Afp)

E' la sua seconda volta all'Unga, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite che quest'anno celebra il suo 79esimo appuntamento. In tarda serata, quando in Italia sarà l'alba, la premier Giorgia Meloni arriverà a New York per prendere parte ai lavori nel Palazzo di Vetro, al via da domenica. L'appuntamento più importante nell'agenda newyorkese dei prossimi giorni è l'intervento al dibattito di 'Alto Livello' in cui, nella serata di martedì (19.30 ore locali), la presidente del Consiglio tornerà a parlare anche dell'emergenza migranti, come fece con forza un anno fa, quando esortò le Nazioni Unite a 'non lavarsi le mani' di fronte allo 'scempio' che si consumava nei nostri mari.

L'agenda

Fonti italiane spiegano che Meloni "offrirà il punto di vista dell'Italia sui principali temi dell'agenda internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina e dal conflitto in Medio Oriente, soffermandosi sulle grandi sfide" con cui il pianeta è chiamato a fare i conti: oltre al governo dei flussi migratori e il contrasto all'immigrazione illegale di massa, "la lotta alla criminalità internazionale, lo sviluppo dell'intelligenza artificiale", tra gli altri. Particolare attenzione sarà inoltre riservata alle iniziative della Presidenza italiana del G7, al nuovo approccio di relazioni paritarie lanciata dall'Italia nei confronti dell'Africa e alla necessità di costruire un nuovo rapporto con il Sud Globale.

Ma oltre all'atteso intervento al dibattito di 'Alto livello' e a una serie di incontri bilaterali in via di definizione in queste ore, nell'agenda di Meloni trovano spazio altri appuntamenti: tra questi l'intervento al 'Vertice del futuro' in programma lunedì mattina, la consegna del 'Global Citizen Award' in serata -a premiarla sarà Elon Musk- e, su invito del Presidente Joe Biden, l'intervento di martedì all’evento promosso dagli Stati Uniti a margine dell’Unga e dedicato alla minaccia delle droghe sintetiche, un'emergenza che negli States conta ben 75mila morti l'anno.

Nel dettaglio, il 'Vertice del Futuro', a cui la premier prenderà parte lunedì alle 11.15, quando in Italia saranno le 17.15, sarà aperto domenica 22 settembre dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, dal Presidente della 79ma sessione dell’Assemblea Generale, Philémon Yang, e da tre rappresentanti dei giovani (Sud Sudan, Qatar e Stati Uniti d’America). Confermata anche la partecipazione del Presidente namibiano, Nangolo Mbumba, e del Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, le cui due Nazioni hanno svolto il ruolo di co-facilitatori. Nel corso del Vertice, è prevista l'adozione per consenso di una dichiarazione politica a livello di leader, il cosiddetto Patto per il Futuro, corredata da un allegato sul ‘Digitale’ e un altro sulle ’Generazioni Future’.

'Global Citizen Award 2024' alla premier

In serata, alle 19, l'Atlantic Council attribuirà il 'Global Citizen Award 2024' alla premier, che verrà insignita insieme al Presidente del Ghana, Nana Addo Dankwa Akufo-Addo, al primo ministro greco, Kyriakos Mītsotakīs, e alla vice presidente della holding sud-coreana CJ Group, Miky Lee. Tra i precedenti vincitori figurano personalità come Shimon Peres, Henry Kissinger, Volodymir Zelensky, Christine Lagarde, Rania di Giordania, Mario Draghi; il ceo di Google e Alphabet Sundar Pichai. Meloni sarà premiata 'per il suo ruolo pionieristico di prima donna Capo di Governo in Italia, il suo forte sostegno all'Unione Europea e all'alleanza transatlantica nonché per la sua presidenza del G7 nel 2024'.

Martedì, a partire dalle 9, la premier prenderà parte alla sessione di apertura del dibattito di alto livello della 79ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il tema scelto per quest’anno dal Presidente dell’Assemblea Generale, l’ex primo ministro del Camerun, Philémon Yang, è 'Non lasciare indietro nessuno: agire insieme per il progresso della pace, dello sviluppo sostenibile e della dignità umana per le generazioni presenti e future'. Il dibattito generale è preceduto da una cerimonia di saluto con stretta di mano del Segretario Generale ai Capi delegazione. Dopo gli interventi di Guterres e del Presidente dell'Assemblea Generale, il primo intervento per gli Stati membri spetterà come ogni anno al Brasile, in quanto primo Stato firmatario della Carta delle Nazioni Unite. Seguiranno gli Stati Uniti in qualità di Nazione ospite.

L'intervento sulle droghe sintetiche

Alle 13.30 di martedì, quando in Italia saranno le 19.30, la premier interverrà su invito del Presidente Biden all'evento, promosso dagli Stati Uniti sul contrasto delle droghe sintetiche. All’appuntamento partecipano i Paesi e le Organizzazioni internazionali che fanno parte della Coalizione Globale contro la minaccia delle 'synthetic drugs', di cui l’Italia è tra le Nazioni più attive.

In occasione del Summit, verrà adottata una Dichiarazione politica con la quale i membri della Coalizione, nelle rispettive giurisdizioni, si impegnano tra le altre cose a contrastare la diffusione delle droghe sintetiche, ad adottare misure sui fornitori dei precursori chimici, a scardinare le rotte dei trafficanti, sviluppare sistemi di monitoraggio dei modelli di consumo ed espandere l'accesso a trattamenti sanitari pubblici.

Dunque alle 19.30, l'1.30 in Italia, l'intervento al dibattito di Alto Livello dell'Unga, che chiuderà, salvo sorprese, la trasferta della presidente del Consiglio a New York.

(dall'inviata Ileana Sciarra)

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Esteri

Onu, Cardi: “Scatto reni su multilateralismo, Meloni...

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L'appello dell'ex ambasciatore alle Nazioni Unite alla vigilia dell'Assemblea generale: "L'Italia metta a disposizione le sue capacità di dialogo e contribuisca a sbloccare meccanismi inutilizzati"

L'ambasciatore Sebastiano Cardi

Forte di una solida vocazione multilaterale, l'Italia "dovrebbe mettere a disposizione le sue capacità negoziali e di dialogo sempre riconosciute" per sostenere un metodo che appare in netto arretramento in una situazione internazionale sempre più complessa. "Serve uno scatto di reni e mi aspetto dalla premier Giorgia Meloni un appello forte in questa direzione", dice all'Adnkronos Sebastiano Cardi, ex ambasciatore all'Onu, alla vigilia dell'avvio della 79ma sessione dell'Assemblea generale, a margine della quale Antonio Guterres ha convocato il "Summit per il futuro" con l'obiettivo di "ritrovare la strada verso il multilateralismo".

"L’Italia ha una lunga tradizione di paese multilateralista e dispone di capacità istituzionali, diplomatiche e intellettuali che, se mobilitate, potrebbero portare a qualche proposta utile - sostiene Cardi - In quanto presidente di turno del G7 mi aspetterei che la premier portasse un messaggio importante di leadership, con l'Italia, immersa nel Mediterraneo, membro dell'Ue e dalla forte vocazione transatlantica, pronta a prendere iniziative e ad assumersi responsabilità".

L'ex rappresentante italiano al Palazzo di Vetro invoca "uno scatto di reni" e sollecita "un appello molto forte da parte dell'Italia, che ha le carte in regola non solo per auspicarlo, ma anche per metterlo in pratica", contribuendo a "sbloccare meccanismi negoziali finora inutilizzati o per immaginarne di nuovi ad esempio in Medio Oriente, dove esistono margini per rilanciare dinamiche di dialogo,lungo la strada tracciata dagli accordi di Abramo". "Può sembrare un’idea velleitaria data la situazione, ma anche per questo è il momento giusto per approfondirla", insiste Cardi.

Lunedì, a New York, il segretario generale ha invitato i Paesi membri al 'Summit per il futuro' in un momento in cui appare "clamorosa ma speriamo non irreversibile la crisi del metodo multilaterale", una crisi già evidente a partire dal 2017-2018, quando erano "forti le avvisaglie della contrapposizione tra Stati Uniti e Russia e tra Occidente e Russia", ricostruisce Cardi, che è stato anche direttore generale degli Affari politici della Farnesina e che nelle settimane scorse ha lanciato, insieme a suoi ex colleghi, International strategic network (Isn), società di consulenza internazionale.

La convocazione di Guterres, dopo l'attacco russo all'Ucraina e il 7 ottobre e "mentre tutto quello che c'è intorno sembra prefigurare una pericolosissima tendenza alla disgregazione totale, risponde all'esigenza di ritrovare la strada del multilateralismo", spiega l'ex ambasciatore. Che avverte sul rischio che "nel nuovo disordine mondiale si inseriscano e proliferino Paesi con agende alternative per posizionarsi in Africa piuttosto che nel mercato energetico, o attori non statali, trafficanti di armi e di uomini, che approfittano del caos per perseguire i loro interessi criminali".

Consapevole che il Summit per il futuro, al quale partecipano tutti i Paesi con le loro diverse sensibilità e agende, "non basterà, nessuno si aspetta idee rivoluzionarie o nuovi strumenti per rafforza il multilateralismo", Cardi sottolinea però che "le idee che emergeranno potrebbero essere le basi" per imboccare di nuovo quella strada. Immaginando, ripete, "uno sforzo per il rilancio di meccanismi regionali di composizione delle controversie, come per esempio l'Osce o il Consiglio d'Europa, se si parla del conflitto in Ucraina".

Ma lo stesso Guterres, che è alla fine del suo secondo mandato e dunque non deve essere rieletto, "dovrebbe tornare nell'arena internazionale in maniera più chiara e più netta", esorta l'ex ambasciatore. "Come segretario generale qualche margine di manovra in teoria lo avrebbe, sulla guerra in Ucraina, per esempio, potrebbe incarnare la figura del negoziatore super partes se Stati Uniti, Russia e Ue lo accettassero: la leadership si conquista con le azioni", dice Cardi. Riaffermato l'impegno a sostenere l'Ucraina con tutti i mezzi, l'ex ambasciatore insiste ancora sulla necessità di trovare un modo di negoziare con la Russia: "Bisogna evitare che quello ucraino diventi un altro conflitto congelato nel cuore dell'Europa che Mosca può usare a suo piacimento, premendo sul grilletto per scatenare crisi energetiche o di sicurezza di vario tipo". "Non possiamo arrenderci all'idea che il metodo multilaterale sia ormai alle spalle - chiosa l'ex ambasciatore - Quasi 80 anni di Onu hanno significato per la comunità internazionale avanzamenti in tantissimi settori, dalla povertà alla lotta alla fame, fino al controllo degli armamenti anche nucleari". Un tema quest'ultimo riemerso con la guerra in Ucraina e con le minacce che arrivano periodicamente da Mosca e che "espone il mondo a un pericolo grandissimo, se non c'è il dialogo tra le due maggiori potenze che ne sono responsabili, Stati Uniti e Russia".Tornando a parlare dell'Italia, Cardi sollecita la difesa dei suoi interessi al prossimo vertice dell'alimentazione dell'Onu. Forte della sua esperienza anche di negoziatore al summit del 2018, sa quante "insidie" debba affrontare la nostra industria alimentare. "L'Onu - ricorda - è il consesso multilaterale per eccellenza nella lotta alla fame, per lo sviluppo e i diritti umani, ma anche per l'alimentazione. Un tema, questo, cui ogni sette anni viene dedicato un vertice e che è fondamentale per l'Italia, perché ci sono tendenze e teorie di gruppi industriali e di Paesi che, in nome di una sana alimentazione, invocano l'eliminazione di alcuni ingredienti ritenuti nocivi". Con un comparto che vale circa il 10% del Pil ed è quindi fondamentale per l'economia, il nostro Paese "ha tutto l'interesse a mobilitarsi contro alcune prese di posizione internazionali che rischiano di mettere in pericolo le filiere produttive", dice l'ex ambasciatore. Il vertice si terrà l'anno prossimo, ma Cardi ricorda quanto successo in quello precedente, nel 2018, quando lui era co-facilitatore del processo negoziale insieme al collega uruguayano: "In quell'occasione potei vedere dall'interno i meccanismi di elaborazione della dichiarazione finale, che nascondevano molte insidie per il cibo italiano, dietro l’attacco ai grassi, ai dolcificanti e altro ancora”.In vista del vertice del settembre del 2025, consapevole che "attraverso il documento finale si danno indicazioni a favore o a sfavore di alcuni ingredienti o materie prime, l'Italia deve mobilitarsi - insiste l'ex ambasciatore - per fare in modo che la dieta mediterranea e la sua produzione nazionale vengano difese concretamente anche nell'interesse dei consumatori. Mi risulta che le organizzazioni di settore, in particolare Federalimentare, si stanno già attivando e questo è positivo".

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