Haniyeh ucciso, Abas Aslani (Cmess) ‘Iran potrebbe rispondere con più di un’azione’
Assassinio leader palestinese è "sconfitta tattica" per Teheran
L'omicidio a Teheran del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è "peggiore" per l'Iran rispetto al raid contro il suo consolato a Damasco in cui morì il comandante dei pasdaran, Mohammad Reza Zahedi. La rappresaglia per l'uccisione del leader palestinese "sembra essere inevitabile. Non è una questione di se, ma di quando e come". Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos Abas Aslani, giornalista iraniano e ricercatore presso il Centro per gli Studi Strategici del Medio Oriente (Cmess acronimo in inglese) di Teheran, che parla di diversi "scenari" che potrebbero delinearsi a seconda della risposta che Teheran vorrà dare allo Stato ebraico.
Potrebbe esserci un processo di "logoramento" oppure un'azione "una tantum" contro gli interessi israeliani, indica Aslani, sottolineando che a Teheran non è ancora stata presa una decisione. Nel caso dell'attacco in Siria, la Repubblica islamica "reagì direttamente prendendo di mira Israele - evidenzia l'esperto iraniano - Ma stavolta quest'assassinio avvenuto nella capitale iraniana è peggiore del precedente. E' un caso. Penso quindi che l'Iran dovrà rispondere forse direttamente e anche in coordinamento con i suoi alleati o il cosiddetto Asse della resistenza nella regione".
Sarà un attacco simultaneo o dobbiamo aspettarci qualcosa di diverso? "Questa è la domanda. Non lo sappiamo - replica Aslani - Ma penso che potrebbe esserci una combinazione di modi diversi o potrebbe essere più di un'azione".
Il ricercatore presso il Cmess ritiene quindi che non sia "stata una buona notizia per l'apparato di sicurezza iraniano che l'assassinio sia avvenuto a Teheran. E questo potrebbe essere in qualche modo una sconfitta tattica. (Le autorità, ndr) cercheranno in qualche modo di assicurarsi che ciò non si ripeta in futuro anche se i dettagli di quest'uccisione non sono stati annunciati pubblicamente e chiaramente".
Aslani invita a analizzare l'accaduto considerando come la guerra a Gaza vada avanti ormai da 10 mesi e ormai "Israele non sembra credere di poter cambiare l'equilibrio e non è stato in grado di raggiungere i suoi obiettivi dichiarati. Quindi vuole un'escalation verso un conflitto più ampio nella regione", cercando "un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti che lo aiuti a cambiare" questa situazione.
Secondo l'analista, gli omicidi di Haniyeh a Teheran e del comandante di Hezbollah, Fuad Shukr, a Beirut sembra siano "mirati a provocare una reazione" da parte dell'Iran e "ad espandere la guerra in un modo che gli Stati Uniti siano costretti a intervenire perché Israele da solo pensa di non poter raggiungere i suoi obiettivi". Ma soprattutto, ritiene Aslani, perché il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ritiene che "con la fine della guerra, la sua carriera politica finirà e vuole assicurarsi che continui".
La tesi principale degli osservatori è che la reazione dell'Iran "normalmente cerchi di evitare una guerra nella regione e il passato attacco a Israele, in cui non è scoppiata alcuna guerra, ne è stato un esempio. Ma questo forse è il motivo per cui Israele questa volta ha condotto l'assassinio a Teheran", dichiara infine l'analista, parlando ancora dell'annunciata rappresaglia per l'omicidio di Haniyeh.
"Se l'Iran vuole cambiare questa logica, deve fare qualcosa di diverso. Israele ha oltrepassato le linee rosse dell'Iran. L'Iran deve fare lo stesso e oltrepassare le linee rosse di Israele", prosegue Aslani, mettendo in guardia dal fatto che tutto ciò "potrebbe essere molto rischioso. Potrebbe avere anche delle conseguenze o degenerare in una guerra regionale".
"Ma l'Iran non ha altra scelta che farlo ed è per questo che la situazione è tanto incerta e non c'è la garanzia che la reazione non si traduca in una guerra regionale", scandisce l'analista, secondo cui Israele sta cercando di "provocare" l'Iran a rispondere in modo da "comportare dei rischi" per la Repubblica islamica. "Non si può continuare con lo status quo e quando il livello di minaccia aumenta, aumentano anche i rischi e le possibilità di una guerra - conclude Aslani - E anche se la politica dell'Iran non è quella di cercare una guerra, se si trova in una situazione in cui deve farlo, questo può accadere e non c'è garanzia che si possa evitare".
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