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Strage Bologna, Mollicone: “Con sentenze si cerca di creare teorema”. Pd: “Meloni prenda distanze”

Polemica Dem sulle parole del deputato FdI e presidente della Commissione cultura alla Camera in un'intervista alla Stampa. Il leader del M5S Conte: "Parole gravissime"

Federico Mollicone ed Elly Schlein (Fotogramma)

"La presidente del Consiglio ha detto una cosa ovvia: le sentenze hanno rilevato la matrice neofascista''. Vanno ''certamente'' rispettate ''ma bisogna capire se le sentenze hanno rispettato le garanzie processuali. Qualsiasi tecnico superpartes lo confermerebbe. Si cerca di creare un teorema come è accaduto a Berlusconi per decenni facendolo diventare addirittura il referente della mafia". Intervistato da 'La Stampa' Federico Mollicone, deputato Fdi e presidente della Commissione cultura alla Camera, difende Giorgia Meloni dalle critiche di Paolo Bolognesi sulla strage di Bologna e, ''avendo letto tutte le carte'', punta il dito sui giudici che hanno scritto le sentenze.

Elly Schlein vi accusa di vittimismo. ''Schlein - rimarca Mollicone - non ha cultura politica né conosce la storia politica nazionale, essendo cresciuta per lo più all'estero". Secondo il deputato di FdI, ''non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia".

Schlein: "Cosa aspetta Meloni a prendere le distanze?"

“Ci voleva uno come Mollicone, dopo due giorni del solito vittimismo di Giorgia Meloni, per confermare che nel suo partito c’è chi tenta di riscrivere la storia negando le responsabilità dei neofascisti accertate dalle sentenze" attacca ancora subito dopo la segretaria del Pd, Elly Schlein.

"È molto grave che in questa triste giornata, a 50 anni dalla strage neofascista dell’Italicus, dai banchi istituzionali della destra di governo vi sia ancora il tentativo di inquinare la memoria di quella stagione mettendo in discussione le sentenze su Bologna e criticando la magistratura. Cosa aspetta Meloni a prendere le distanze dalle gravissime parole di Mollicone, che si dimostra del tutto inadeguato a presiedere la Commissione Cultura? Farà prevalere anche stavolta la ragion di partito?”.

Conte: "Da Mollicone parole gravissime"

"Anche oggi niente da fare: Meloni ha perso le parole mentre il suo fidato di partito, Mollicone (presidente della Commissione Cultura!) è arrivato addirittura a mettere in discussione le sentenze che parlano chiaro sulla matrice neofascista della strage di Bologna" scrive il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte sui social. "Con parole gravissime ha calpestato in un colpo solo le sentenze, le Istituzioni, il rispetto per i familiari delle vittime e la memoria di un intero Paese. Un Presidente del Consiglio ci mette la faccia di fronte a tutto questo, non va a nascondersi".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Politica

Corona a processo per fake news contro Meloni, premier è...

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Al via il processo a Milano per l'accusa di diffamazione aggravata, prossima udienza il 31 marzo

Fabrizio Corona

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata ammessa oggi come parte civile, insieme al deputato di Fratelli d'Italia Manlio Messina, nel processo milanese a carico di Fabrizio Corona e di Luca Arnau, direttore della testata giornalistica online 'Dillingernews', accusati di diffamazione aggravata per aver diffuso, il 20 ottobre del 2023, la fake news sulla presunta relazione tra la presidente del Consiglio e l'onorevole siciliano.

Davanti ai giudici dell'ottava sezione penale si è tenuta una prima udienza tecnica - a rappresentare la premier il suo legale, l'avvocato Luca Libra - prima del rinvio al 31 marzo prossimo per l'ammissione delle prove.

Nel decreto di citazione diretta a giudizio, firmato dalla procura di Milano nell'ottobre scorso, si fa riferimento alla notizia falsa sul presunto legame affettivo tra i due esponenti di Fratelli d'Italia: lui "bello, bravo e in gran carriera" e sulla possibilità che fosse proprio lui "ad avere riportato l'amore nel cuore spezzato della premier", alludendo a un intensificarsi dei loro incontri e corredando il testo da cinque foto "artatamente modificate, al fine di avallare il contenuto della notizia", si legge nel provvedimento.

In particolare, Corona, in qualità di caporedattore di fatto, "procacciava la 'falsa' notizia, effettuava verifiche da cui ne emergeva l'assoluta infondatezza, ordinava insistentemente la sollecita redazione dell'articolo e, dopo aver approvato il testo e le fotografie alterate da pubblicare a suo corredo, ne intimava la sua pubblicazione; Arnau redigeva materialmente l'articolo e lo pubblicava" è la tesi che sostiene la procura che tra i sedici testimoni indicati nella citazione indica anche le due parti lese.

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Politica

Consulta, rischio conflitti interesse in elezione nuovi...

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Il neo presidente della Corte Amoroso: "La bussola è la Costituzione" - "Nessuna sottovalutazione da parte del Parlamento" - "Ci aspettiamo giudici di eccellenza, di assoluto livello"

Consulta, rischio conflitti interesse in elezione nuovi giudici? Guzzetta:

"Nessuna sottovalutazione da parte del Parlamento" sui prossimi quattro giudici costituzionali. "Ci aspettiamo giudici di eccellenza, di assoluto livello". "Auspico che il Collegio possa essere reintegrato nel suo plenum giovedì". Arrivano non a caso le parole del neo eletto presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso a due giorni dalla convocazione delle Camere in seduta comune per la votazione dei 4 giudici costituzionali mancanti. Giudici per cui "la bussola è la Costituzione come letta in oltre 70 anni di attività della Corte" e "l'Europa è la stella polare", rimarca un rassicurante Amoroso.

Eppure nelle rose dei nomi circolanti c'è una costante che continua a fare capolino e viene evocata in base all'interesse ora dall'una ora dall'altra forza politica: il conflitto d'interessi fra le attività e i ruoli svolti dal candidato e l'ufficio di giudice costituzionale. E così con questo leit motiv in un gioco di diffidenza reciproca uno dopo l'altro si tenta di liquidare e magari bruciare l'avversario, screditandolo.

"Le contestazioni che da più parti vengono fatte rispetto alle presunte incompatibilità di alcuni possibili giudici costituzionali da eleggere mi paiono assolutamente pretestuose. Innanzitutto perché è ovvio che per una così alta carica possano essere scelte personalità di grande prestigio la cui vita accademica e professionale li ha evidentemente condotti a svolgere attività di altissimo livello nei più vari settori", commenta all'Adnkronos Giovanni Guzzetta, professore ordinario di Diritto costituzionale all'università Tor Vergata. "D’altronde - prosegue - la Costituzione stessa prevede che possano eletti giudici avvocati con almeno venti anni di esercizio. E si presume che le personalità scelte per la Corte non abbiano trattato, nella propria vita, solo cause bagatellari!".

Amoroso ha ricordato oggi che "è la giurisprudenza della Corte che traccia i binari", che "la Corte è un organo profondamente collegiale". Che altre tutele esistono contro il rischio di conflitto di interesse per i componenti della Corte? "Esiste sempre la possibilità -ricorda Guzzetta- di una volontaria astensione dell’interessato quando la Corte dovesse trattare delle questioni in cui sussista un conflitto di interessi. Si pensi all’avvocato che abbia sottoscritto un atto di difesa davanti alla Corte e successivamente, prima della discussione della causa, sia eletto giudice".

Anche se queste norme però non si applicano alla Corte costituzionale?E’ vero, l’articolo 32 delle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale -replica Guzzetta- prevede, come ha ricordato la Corte stessa in un’ordinanza allegata alla sentenza sent. 156/2023, che in tali giudizi non si applicano le disposizioni relative alle cause di astensione e di ricusazione dei giudici - risponde il costituzionalista - Questa previsione non serve a dare il via libera ai conflitti di interessi ma a garantire l’autonomia di autoregolarsi della Corte quale organo costituzionale, che in quanto tale gode di una particolare autonomia regolamentare".

"Ovviamente -prosegue Guzzetta- ciò non impedisce al giudice costituzionale di astenersi, come peraltro già accaduto in passato. E' l’organo stesso, a cominciare dall’interessato, ad avere a cuore la propria indipendenza e quindi ad evitare situazioni di conflitto e la partecipazione alle cause in cui questo si verifichi. Ciò d’altronde è coerente con lo statuto proprio dei giudici costituzionali". La Costituzione stessa, all’art. 135 prevede che "l’ufficio di giudice della Corte è incompatibile con quello di membro del Parlamento, di un Consiglio regionale, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni carica ed ufficio indicati dalla legge".

"E appunto aggiungo - chiosa Guzzetta - che la legge 87 del 1953 prevede espressamente che "i giudici della Corte costituzionale non possono assumere o conservare altri uffici o impieghi pubblici o privati, né esercitare attività professionali, commerciali o industriali, funzioni di amministratore o sindaco in società che abbiano fine di lucro". La legge addirittura precisa che persino i professori ordinari non potranno "continuare nell’esercizio delle loro funzioni accademiche". La terzietà dei giudici costituzionali quindi è blindata? "Ci sono gli anticorpi. E' un principio fondamentale dell’organizzazione della Corte che sia assicurata la sua terzietà e indipendenza, contro ogni conflitto di interesse, sicché anche il comportamento rispetto a ogni singola causa non può che essere orientato in base a tale principio", conclude. (di Roberta Lanzara)

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Politica

Schlein: “Da Trump delirio di onnipotenza. Meloni...

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La segretaria del Partito Democratico ha commentato il discorso del neo presidente degli Stati Uniti, ma anche le decisioni della Consulta sui referendum

Elly Schlein - Fotogramma

A commentare la presenza di Giorgia Meloni all'Inauguration Day di Donald Trump sono arrivate anche le parole di Elly Schlein: "Spero che si sia chiesta perché c'era solo lei e l'Unione Europea non sia stata invitata né coinvolta e che tipo di messaggio vogliamo lanciare", ha detto parlando con i cronisti alla Camera la segretaria del Partito Democratico.

"Ora la domanda è se Giorgia Meloni sarà in grado di far rispettare gli interessi europei e italiani. È andata in solitudine, nonostante l'Ue non sia stata coinvolta e questo preccupa, perchè Trump sta cercando alleati per disgregare l'Europa", ha continuato Schlein, "invece per noi l'Europa deve essere all'altezza della sfida a partire da una politica industriale europea con investimenti comuni. Il Next Generation Ue deve rafforzarsi sull'autonomia strategica come sulla tecnologia e la difesa comune. Questa è la portata della sfida e guai all'idea che ci si salvi da soli".

"Davanti a sfide di questa portata chi pensa ci si salvi da soli, sbaglia. Al di là delle singole partecipazioni, il punto è come l'Italia intenda contribuire a un rilancio europeo che risponda a questa sfida aggressiva che ci è stata lanciata. Perché non fanno con noi una battaglia vera sugli investimenti comuni europei?", chiede la segretaria Pd, prima di commentare il discorso d'insediamento di Trump: "Abbiamo sentito quello che e è stato detto all'insediamento, quello di Trump è un messaggio molto aggressivo e preoccupante. È come se già esprimesse un delirio di onnipotenza".

"Dazi, che sarebbero un problema per l'Italia e per tutta l'Europa. Oggi anche la questione delle multinazionali perché vuole uscire dall'accordo Ocse che mira a evitare l'elusione fiscale da parte delle grandi multinazionali. Evidentemente ha subito risposto alla fila di multimiliardari che ieri erano ad accreditarsi a Washington. E poi deportazioni, la cancellazione dello Ius soli, del genere e pure il Golfo del Messico".

"Gli alleati di Trump sono quelli che si oppongono agli investimenti comuni europei. Questo nazionalismo di destra si salda con il capitalismo tecnologico delle big tech, dei dati, dei satelliti. E a questo serve una risposta forte dell'Europa. E se l'Europa è in ritardo, allora vanno messi più soldi senza svendere la sicurezza nazionale ed europea al migliore offerente" come Starlink di Elon Musk.

Schlein ha anche commentato i referendum ammessi dalla Consulta, tra cui quello sul Jobs Act e la cittadinanza: "Oggi in segreteria abbiamo parlato dell'autonomia, ma comunque io li ho firmati e senz'altro non faremo mancare il nostro contributo. La Corte era già intervenuta smontando molti pezzi di quella pessima riforma grazie ai ricorsi che le regioni avevano fatto e noi abbiamo deciso che quel patrimonio di mobilitazione non debba andare disperso. La mobilitazione deve proseguire, dobbiamo assicurarci che i rilievi della Corte vengano recepiti", ha detto Schlein, "per il Pd quel comitato", ovvero quello promotore del referendum sull'autonomia, "non solo deve smobilitarsi ma accompagnare il lavoro in Parlamento perché i rilievi della Consulta siano recepiti".

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