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Strage Bologna, Sansonetti: “Mollicone ha ragione,...

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Strage Bologna, Sansonetti: “Mollicone ha ragione, sentenza politica”

"Mambro, Fioravanti e gli altri sono innocenti"

Piero Sansonetti, direttore de 'L'unità' (Fotogramma)

"Federico Mollicone è un uomo molto di destra. Anni luce da me". E' quanto scrive Piero Sansonetti, direttore de L'Unità, sui social. "Ma quando dice che la sentenza sulla strage di Bologna è una sentenza politica, senza prove, ha ragione da vendere. Mambro Fioravanti e gli altri sono innocenti".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Marattin lascia Italia Viva, via anche 4 dirigenti...

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L'addio al partito guidato da Renzi annunciato in una conferenza stampa alla Camera: "Non condividiamo la scelta fatta e compiuta di aderire. Nel metodo e nel merito"

Luigi Marattin - Fotogramma

Luigi Marattin insieme a 4 dirigenti territoriali di Italia Viva, Emanuele Cristelli (Friuli Venezia Giulia), Valeria Pernice (Verona), Giorgia Bellucci (Rimini) e Alessandro Pezzini (Lodi), ha annunciato l'addio al partito guidato da Matteo Renzi in una conferenza stampa alla Camera.

"E' con forte dispiacere ma con altrettanto forte convincimento che annunciamo il nostro addio alla comunità di Italia Viva. Le uscite da Iv sono già iniziate nei giorni scorsi. Per molti di noi questa non è solo la fine di un percorso durato 5 anni, ma di un percorso molto più lungo con Matteo Renzi. Mi sono dimesso dal gruppo Iv per aderire al gruppo Misto", ha detto Marattin.

"Noi non condividiamo la scelta fatta e compiuta di aderire al campo largo. Nel metodo e nel merito. Nel metodo perché una scelta del genere deve essere presa in un congresso", aggiunge ricordando che l'ultimo congresso aveva sancito la posizione terzopolista di Iv. "Assistiamo poi che nel campo largo c'è chi dice che è meglio che Iv non entri: non è questo l'esito che merita la comunità di Iv, farsi dire no da M5S e Fratoianni".

Nel merito "questa è una scelta che non condividiamo perché noi siamo convinti che le posizioni del campo largo siano antitetiche a quelle che hanno costituito la cifra del renzismo", sottolinea ancora Marattin.

"A Bruxelles è in corso la conferenza stampa di divulgazione del rapporto Draghi. A questo punto, nel panorama politico italiano, non c'è un partito che abbia quell'agenda lì. Tutto quello che aveva costituito il programma del fallito Terzo Polo e che vede in un partito liberal democratico riformatore il suo specchio politico, quel campo è sguarnito in Italia" e per questo "la nostra decisione è quella di fondare una fondazione, Orizzonti Liberali", annuncia quindi Marattin in conferenza stampa.

"Non facciamo un partito, perché i partiti sono una cosa seria. Intanto sabato 14 settembre a Milano la fondazione vedrà un primo fermento di un percorso che non sarà facile né immediato ma che è necessario per arrivare a quel partito liberal democratico che oggi in Italia non c'è. Lunedì esce un mio libro che spiega perché c'è bisogno di un partito del genere nel nostro Paese", continua.

"Le uscite da Italia viva sono già iniziate nei giorni scorsi, un paio di centinaia di persone sono con noi, cento dirigenti territoriali e altri arriveranno", aggiunge.

Paita: "Scelta legittima, in bocca al lupo"

"Un documento firmato da Luigi Marattin e alcuni dirigenti territoriali chiedeva di ratificare la linea politica di Italia Viva dentro un congresso e non solo dentro l’Assemblea Nazionale dove i numeri sono schiaccianti a favore della linea del Presidente Nazionale. 'Vogliamo un congresso perché vogliamo democrazia interna', questa era la richiesta. Appena Renzi ha accettato la richiesta di fare un altro congresso, il secondo in meno di un anno, alcuni degli amici guidati da Marattin hanno preferito lasciare Italia Viva", il commento di Raffaella Paita, senatrice Iv.

"È una scelta legittima e rispettabile: poteva essere fatta senza aggrapparsi all’alibi del metodo. Sapevano benissimo come sarebbe finita in Assemblea il prossimo 28 settembre e come sarebbe finito il Congresso e purtroppo hanno preferito evitare la democrazia interna. Non è la prima volta - prosegue - che alcuni amici rinunciano a contarsi con i voti, era accaduto anche nella formazione delle liste per le Europee dove purtroppo qualcuno ha rinunciato a dare una mano alla squadra. Peccato, sarà per la prossima. In bocca al lupo a chi se ne va e pieno rispetto per le scelte di tutti: anche le dimissioni di oggi confermano che la scelta di costruire un nuovo centrosinistra è faticosa per tanti di noi. Ma assolutamente necessaria perché battere questa destra è possibile".

"La comunità di Italia Viva continua più forte di prima come dimostrano i dati del due per mille, cresciuti da un anno all’altro del 20%. Prossimi appuntamenti: il quinto compleanno di IV il prossimo 20 settembre al teatro Parenti di Milano alle 18 e la scuola di formazione dei giovani “Meritare l’Europa” che si terrà a Gaeta dall’11 al 13 ottobre e che vede al momento la partecipazione di 300 giovani under35 da tutta Italia", conclude.

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Politica

Ucraina, Follini: “Serve politica estera...

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Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos

Ucraina, Follini:

"Se fosse possibile per un attimo, anche solo per un attimo, distogliere la nostra attenzione dalle vicissitudini del ministro Sangiuliano scopriremmo che c’è molto altro che bolle nel pentolone della politica. E che una parte del nostro destino si gioca anche fuori e lontano da quelle vicissitudini.

Al nostro paese, ad esempio, servirebbe una politica estera. Una, possibilmente condivisa. Non troppo incrinata da dubbi e incertezze. Idealistica, ma non ideologica. Rigorosa senza eccessi e flessibile senza disinvolture. Aperta al mondo eppure leale verso gli alleati. E se tutto questo non ci fosse, ci servirebbe almeno andarlo a cercare, afferrarne almeno un lembo. Aprendo una seria discussione strategica tra tutte le forze che sono interessate all’argomento.

Discussione che invece viene fatta a pezzi e bocconi, in modi estemporanei e qualche volta vistosamente strumentali e propagandistici. Come se ci potessimo permettere di non tener conto che è il nostro posizionamento internazionale -quasi solo quel posizionamento- che decide i nostri destini e rende più cupe o invece più luminose le nostre prospettive.

Ora, a questo governo andava reso merito di aver scelto fin dal suo esordio la solidarietà all’Ucraina. Ma poi quella linea, condivisa anche da una parte dell’opposizione, si è andata un po’ sfilacciando. E ora ci fa trovare, in solitaria compagnia con l’Ungheria e la Slovacchia, in prossimità di un mezzo disimpegno. Le armi a Kiev sì, ma il loro impiego oltre la frontiera no. Come se proprio quella frontiera non fosse il drammatico, e strategico, luogo del contendere.

Non appena il governo ha scelto questa linea, all’opposizione non è parso vero di risolvere i suoi dilemmi strategici facendosene scudo. Così oggi quasi l’intero arco politico si riconosce nella scelta di armare gli ucraini ma appunto solo per metà. Una scelta che magicamente compatta Meloni e Schlein, ma anche Conte e Salvini con la piccola eccezione del fu terzo polo e con il mugugno educato e quasi silenzioso di una piccola parte del Pd. Una linea assai discutibile, a giudicare dalle scelte dei paesi con cui siamo alleati. Ma che almeno avrebbe dovuto essere sancita da un dibattito e da un voto parlamentare in cui si fosse tentato di esprimere un indirizzo strategico. E invece niente.

Il fatto è che si fatica a cogliere l’intreccio inestricabile che lega nel nostro caso politica interna e relazioni internazionali. Arrivammo all’unità d’Italia grazie alle sapienti trame del conte di Cavour, che fu soprattutto il machiavellico ministro degli Esteri di se stesso. Poi l’Italia liberale fece i suoi bravi giri di valzer, alleata ora di questi ora di quelli. Poi venne la sciagurata scelta dell’asse Roma-Berlino. Poi ancora De Gasperi fissò i paletti del dopoguerra ancorando il nostro destino all’europeismo e all’atlantismo. Cosa che a noi, dopo, sembrò del tutto ovvia e quasi obbligata. Ma che all’epoca fu oggetto di non poche controversie, anche nell’inner circle dei partiti democratici e occidentali.

Insomma, abbiamo sempre fatto una certa fatica a tenere dritta la barra delle nostre alleanze. Ma almeno veniva in nostro soccorso la consapevolezza, umile e lucida, che erano quelle alleanze a decidere delle nostre sorti (e della nostra prosperità). Oggi invece una parte di quelle certezze sembrano vacillare. E un’altra parte viene data invece così comodamente per scontata da non aver bisogno neppure di quel minimo di cura e di manutenzione a cui pure si dovrebbe provvedere.

La sortita di Bettini che invita a spezzare i vincoli dell’atlantismo, la riottosità di Salvini e Conte ad allinearsi ad una scelta inevitabilmente severa verso la Russia putiniana, la diffusa “stanchezza” per la fatica e per i costi del sostegno all’Ucraina e la decisione di prendere una certa distanza dal concerto europeo e atlantico sulle armi a Kiev, senza contare le mille divisioni intorno alla drammatica questione mediorientale, sono tutti segnali di una situazione in forte movimento -anche sul piccolo fronte della nostra politica di casa. Sarebbe doveroso discuterne alla luce del sole. Magari anche sottraendo un po’ del nostro tempo e della nostra attenzione all’”affaire” Sangiuliano".

(di Marco Follini)

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Politica

Cernobbio, Calenda: “Proporremo di investire 4...

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Al forum Ambrosetti panel con Giuseppe Conte, Elly Schlein e Carlo Calenda. Convergenza sulla proposta del leader di Azione per un piano di 4 miliardi sulla salute

Elly Schlein, Carlo Calenda e Giuseppe Conte  - (Fotogramma)

È il giorno degli interventi degli esponenti delle opposizioni al forum Ambrosetti di Cernobbio. In un panel insieme Giuseppe Conte e Elly Schlein e Carlo Calenda si compattano sul alcuni temi della manovra 2025 e si dicono pronte al fronte comune sulla sanità. Posizioni distanti invece tra i leader sul ruolo dell’Italia nella guerra in Ucraina.

Schlein: "Disponibili a lavorare insieme su manovra con approccio pragmatico"

"Credo e spero che ci sarà occasione di fare un lavoro comune anche sulla manovra. Che purtroppo ci aspettiamo, come quella dell'anno scorso, senza respiro e senza anima", ha detto il segretario del Pd, Elly Schlein, a margine del suo intervento. "Noi vogliamo assicurarci che il Paese sia messo in condizione di ripartire - ha sottolineato -. È il nostro primario interessante. Anche i salari sono diminuiti, ce ne dobbiamo occupare con grande urgenza".

Con il leader di Azione, Carlo Calenda e quello del M5S, Giuseppe Conte, che hanno preso parte al confronto di Cernobbio, "è emersa la stessa critica che facciamo noi: la transizione 5.0 che è arrivata con enorme ritardo e senza dare continuità. Le imprese hanno bisogno di poter programmare, quindi dare continuità a quel tipo di meccanismi di incentivi è fondamentale. Come abbiamo detto che avremmo aiutato l'attuazione del Pnrr. Credo e spero che ci sarà occasione di fare un lavoro comune anche in vista della prossima manovra".

"La prima questione che mi piacerebbe affrontare insieme alle altre opposizioni - ha detto Schlein - è un piano per tornare a crescere". Servono "politiche industriali che siano in grado di accompagnare i grandi cambiamenti a cui siamo sottoposti". L'altra necessità per il Pd "dare continuità agli incentivi. Transizione 5.0 è arrivata tardi e senza continuità, perché non c'è più nulla dopo il 2026".

"Non siamo qui né ad abbracciare il trionfalismo del governo né a dipingere una quadro più fosco di quanto non sia. Ci sono elementi di preoccupazione, c'è una crescita, ma il punto è non accontentarci di quell'1% e chiederci che cosa la sta trainando", ha detto ancora la segretaria del Pd. "Se vogliamo guardare i dati di oggi questa crescita è trainata dal Pnrr, ci vogliamo preoccupare del dopo?", si è chiesta Schlein.

Tra le proposte avanza, quella di "approvare subito un congedo paritario retribuito al 100% di 5 mesi per entrambi i genitori". "Abbiamo i dati dell'occupazione femminile più bassi d'Europa al Sud. La questione dell'occupazione femminile - ha evidenziato - potrebbe rilanciare fortemente il Paese. Fa strano dirlo in un Paese che ha per la prima volta una presidente del Consiglio donna".

Per la segretaria dem - tra le altre cose - servono "un nuovo patto sociale anche in Italia"; interventi sulla sanità, su cui ha proposto al leader di Azione Carlo Calenda "lavoriamoci insieme per la prossima manovra"; e "un fisco progressivo, perché il nostro fisco anche con l'intervento del governo non è amico dello sviluppo oggi conviene quasi prendere una casa e affittarla su Airbnb che avviare un'impresa o una startup innovativa".

Calenda: "Governo non riesce ad amministrare il Paese"

Nel suo intervento il leader di Azione Carlo Calenda va subito all'attacco del governo: "Al di là delle singole scelte e dei singoli scandali, questo governo ha un gigantesco problema di classe dirigente politica. Non riesce ad amministrare il Paese”, ha chiosato.

Interpellato dai cronisti sulle parole pronunciate ieri dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, Calenda ha osservato: “Il suo intervento è quello che ogni presidente del Consiglio fa in questo posto. Cioè raccontare le magnifiche sorti progressive del governo. Alcune cose che ha fatto Meloni le condivido, alcuni dati sono positivi, perché lo sono effettivamente”. Quindi ha aggiunto: “Trovo abbastanza ridicolo quello che si fa in Italia da sempre, lo faceva la stessa Meloni, quando sei all'opposizione dici che va tutto male e quando sei al governo dici che va tutto bene. Credo che il problema sia più grande di cosi”.

Per Calenda "siamo in un tempo di bipolarismo molto muscolare in cui ci si scaglia pietre addosso, il risultato è che verremo sommersi da queste pietre". "Qualunque piattaforma di governo, che sia di destra, di sinistra o nasca dalla collaborazione tra il centro e la sinistra o il centro e la destra, per noi non può che essere fondata su ciò che è realistico e fattibile. E questo purtroppo non accade", ha osservato Calenda.

"Noi siamo all'opposizione e il nostro dovere reciproco è collaborare con le altre opposizioni ogni volta che è possibile, per cercare di proporre soluzioni, come sul salario minimo. Qualche volta ci riusciamo, altre no, ma Azione non starà in una coalizione in cui non è chiaro come intendi affrontare la transizione energetica. Per noi green deal è da superare e serve il nucleare", ha avvertito il leader di Azione.

Calenda ha poi annunciato che "nella prossima legge di bilancio proporremmo che almeno la parte relativa alle aliquote Irpef che vale 4 miliardi sia investita sulla sanità, perché riteniamo che la sanità sia uno dei problemi fondamentali di questo Paese". "L'idea per cui l'opposizione a ogni legge di bilancio debba proporre delle cose che valgono 50 miliardi n più di deficit in più è sbagliato" e "non perché Meloni non l'abbia fatto quando, lo ha fatto forse più degli altri", ha detto Calenda.

Conte: "Serve un nuovo Next Generation Eu"

"C'è la necessità di un nuovo Next Generation Eu, noi rivendichiamo questa svolta storica ma il piano va stabilizzato", ha detto il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte nel suo intervento. "Solo con strumenti di questo tipo l'Unione europea potrà competere nello spazio globale con giganti come gli Stati Uniti e la Cina: occorre incrementare il bilancio dell'Unione europea", ha detto.

Conte ha sottolineato che "è importante ridurre il debito del Paese, ma l'unica reale possibilità certificata, anche storicamente, è quella di spingere sulla crescita: servono politiche espansive". "Una tassa sugli extra profitti? Sarebbe buona e giusta", ha detto Conte, secondo il quale "la politica economica che di fatto questo governo sembra portare avanti è una politica economica che punta sull'avanzo primario". "Questa politica economica - ha detto Conte - significa nuove tasse, ulteriori tagli e puntare sul lavoro povero: certo, il governo sta puntando molto sull'export ma il rischio è quello di affossare la domanda interna".

"Adesso entra in vigore il nuovo Patto di stabilità, siamo davanti a una prospettiva che comprimerà l'Italia nella possibilità di definire un rilancio della crescita", ha detto ancora il leader del Movimento Cinque Stelle. "Qualche giorno fa abbiamo sentito la presidente Meloni sciorinare una lista di record isolando alcuni dati, l'ho vista più prudente invece nell'intervento che ha fatto da voi al Forum: in realtà non possiamo essere così tranquilli", ha spiegato il leader del M5s. "Siamo ultimi per quanto riguarda le spese sanitarie, abbiamo un crollo dei redditi reali certificato da Eurostat e adesso arriva il nuovo Patto di stabilità a comprimere le possibilità di crescita dell'Italia", ha affermato.

Conte ha elencato gli interventi da mettere in campo per realizzare una politica economica espansiva: "Rafforzare il sistema sanitario nazionale, puntare sui pagamenti digitali per contrastare l'evasione e risolvere il problema dei giovani: 2 milioni di ragazzi hanno perso occupazione", ha concluso.

Su Kiev posizioni distanti

Per quanto riguarda l'Ucraina, Conte ha spiegato che bisogna che le due parti si accordino per la pace, e imporre una "soluzione negoziale" per fermare questo drammatico conflitto.

A ribadire la propria linea “molto chiara” anche Calenda, secondo il quale “la difesa si fa sul territorio ucraino ma la difesa attiva si fa anche prevenendo gli attacchi e i bombardamenti, colpendo in modo delimitato e preciso obiettivi militari da cui partono gli attacchi”. Putin, ha osservato Calenda, "non sta attaccando solo l'Ucraina ma sta cercando di minare le nostre democrazie e va fermato".

“Io - ha spiegato Calenda alla platea di Villa d’Este - trovo ipocrita il dire dell'Italia, unico Paese in Europa assieme all’Ungheria, che sì, le armi si possono usare ma non puoi colpire l’aeroporto da cui partono i bombardamenti che colpiscono il tuo Paese. Dobbiamo scegliere se essere come ci descrivono in tutto il mondo, cioè l’Italietta che fa un passo da un lato, un passo dall’altro, perché non ha mai il coraggio delle proprie posizioni oppure se stiamo con l’Ucraina perché l’Ucraina è l’argine oggi a quello che sta accadendo, cioè l’espansione russa e non solo attraverso la guerra”.

Viktor Orban, "il signore che avete ospitato qui - ha evidenziato il leader di Azione - potete chiamarlo come vi pare ma è la quinta colonna della Russia. E agisce all’interno del Consiglio come quinta colonna della Russia. E così lo sono partiti che stanno nel nostro Parlamento e che hanno accordi formali in essere con la Russia".

Sul tema Elly Schlein, da quanto trapela, avrebbe ribadito il proprio sostegno netto all'Ucraina, e parlato anche della guerra in Medio Oriente, dicendo che come Israele ha il diritto a vivere in sicurezza lo stesso vale per la Palestina.

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