Noah Lyles, messaggio dopo oro 100 metri: “Io campione con asma e depressione”
La rivelazione ha reso la vittoria ancora più straordinaria, con migliaia di utenti che hanno commentato con ammirazione
L'americano Noah Lyles, nuovo re dei 100 metri dopo l'oro alle Olimpiadi di Parigi 2024, ha pubblicato su X un messaggio potente e stimolante su come gli ostacoli personali non ti definiscono. "Soffro di asma, allergie, dislessia, ADD, ansia e depressione. Ma ti dirò che ciò che hai non definisce ciò che puoi diventare. Why Not You! (Perché non tu!)", ha scritto il campione americano.
Nella gara di domenica 4 agosto, Lyles si è imposto per soli 5 millesimi di secondo: 9"784 il crono dello statunitense, 9''789 il tempo per il giamaicano Kishane Thompson nella prima finale dei 100 metri chiusa con tutti i concorrenti sotto il muro di 9''90. La rivelazione ha reso la vittoria ancora più straordinaria, con migliaia di utenti che hanno risposto con commenti di ammirazione.
Poco dopo la gara, Lyles ha condiviso un'altra questione personale che ha superato per vincere l'oro: la recente perdita del suo allenatore di atletica del liceo, Rashawn Jackson. "Mentre correvo pensavo: 'Questo è per te, amico'", ha detto Lyles, trattenendo le lacrime. "So che sta guardando perché sapeva che sarei stato un corridore di 100 metri", ha aggiunto Lyles.
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MotoGp, Marquez: “Senza la Ducati mi sarei ritirato....
Il pilota spagnolo sarà compagno di squadra di Pecco nel 2025: "Voglio tornare a vincere un titolo"
Aspettando il gran finale di stagione, con il duello Bagnaia-Martin che si deciderà all'ultima curva di Barcellona, c'è chi pensa già al prossimo mondiale di MotoGp. Tra questi c'è Marc Marquez, terzo in classifica generale, che dal 2025 sarà compagno di squadra di Pecco in Ducati: "Il cambiamento è stato azzeccato, perché altrimenti quest'anno avrei annunciato il mio ritiro. Avevo molti punti interrogativi nella mia mente. Ma ora tutti i dubbi sono scomparsi”.
Con la Ducati lo spagnolo punta a tornare nella lotta per il titolo: “Sento di essere tornato a un livello competitivo. Non direi quello del 2019, ma piuttosto un livello sufficiente per continuare a lavorare, ad avere quello spirito speciale della MotoGp, e a riassaporare la vittoria, il podio, l'intensità che si prova lottando al vertice. Vincere è come una droga, dopo i centri di Aragon e Misano, ho cercato sempre di ripetermi. Ho capito però che le vittorie non sono la normalità. Quando non si primeggia, la mentalità cambia, si valutano le cose in modo diverso. Vincere dà molta fiducia ed è qualcosa che, dopo tre o quattro anni senza risultati e le operazioni al braccio, iniziavo a perdere”. Questa stagione però Marquez è tornato sui suoi livelli: “Non so se è per la moto o per la condizione fisica. Tra belle gare, podi e vittorie, il mio morale è tornato altissimo”.
La nuova vita in Ducati lo metterà fianco a fianco al campione del mondo in carica, Pecco Bagnaia: “Con la moto più competitiva in griglia è più facile lottare per le vittorie, ma non è scontato. Pecco sarà il riferimento all'interno del nostro box e il mio obiettivo è avvicinarmi al suo livello. Spero che entrambi lotteremo per il titolo, evidenzierebbe la nostra competitività. Credo molto nella Ducati, ho fiducia nello staff e penso che avremo la migliore moto per i prossimi due anni. Poi non si sa mai, perché questa è competizione. Sicuramente io e Pecco avremo un bel rapporto professionale. Aiuteremo la Ducati, proveremo a vincere il titolo. È il mio obiettivo per i prossimi anni”.
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MotoGp, Bagnaia ancora campione del mondo? Le combinazioni
Ecco cosa serve al pilota italiano della Ducati per il tris nella classe regina
Il countdown è quasi giunto al termine. Si avvicina il gran premio di Barcellona, con l’ultimo weekend di una stagione di fuoco che mette in palio il Mondiale piloti. A giocarselo, Jorge Martin e il due volte campione del mondo Pecco Bagnaia , che insegue lo spagnolo per il tris di titoli nella classe regina.
La corsa al titolo in MotoGp
La situazione è al momento difficile per il pilota italiano, con una rimonta che però è ancora possibile. Come? Partendo dai 24 punti di svantaggio rispetto allo spagnolo, prima dell’ultimo weekend, Bagnaia intanto non dovrà peggiorare questo ritardo nella sprint race del sabato, per poi giocarsi tutto nella gara lunga della domenica. Insomma, Bagnaia dovrà chiudere il sabato con non più di 25 punti di ritardo da Martin (questo perché in caso di arrivo a pari punti, Bagnaia sarebbe campione grazie al maggior numero di vittorie, 10 a 3, in gara lunga).
Le combinazioni
Lo spagnolo Martin sarebbe campione del mondo già sabato con queste combinazioni:
Martin vince la Sprint
Martin è 2° e Bagnaia non vince
Martin è 3° e Bagnaia chiude 5° o peggio
Martin è 4° e Bagnaia chiude 6° o peggio
Martin è 5° e Bagnaia chiude 7° o peggio
Martin è 6° e Bagnaia chiude 8° o peggio
Martin è 7° e Bagnaia chiude 9° o peggio
Martin è 8° e Bagnaia chiude 10° o peggio
Se questi allineamenti non dovessero verificarsi, per Bagnaia ci sarà da tentare l’all in nella gara di domenica. Giocandosi tutto per il tris.
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Da Jordan e Pelé fino a Schumacher e Tyson: tutti i ritorni...
Lindsey Vonn è solo l'ultima di un lungo elenco di campioni che comprende anche Borg, Foreman e Romario
La notizia del ritorno di Lindsey Vonn sugli sci ha scosso il mondo dello sport e non solo. La pluricampionessa di sci alpino ha infatti annunciato al New York Times che si riunirà alla squadra di sci degli Stati Uniti per gareggiare, questo inverno, in Coppa del Mondo. Vonn, 40 anni, si era ritirata cinque anni fa principalmente a causa del dolore al ginocchio destro, danneggiato da incidenti ad alta velocità e diversi interventi chirurgici. Ma ora tutto sembra cambiato. Per quanto inaspettato, il ritorno di Vonn non è l'unico caso di atleta che esce dal ritiro e torna sui suoi passi, riprendendo da dove aveva lasciato.
Mentre quello di Francesco Totti con il calcio giocato sembra una suggestione destinata a rimanere tale, sono tanti infatti gli esempi di sportivi che a una comoda pensione hanno preferito l'adrenalina della competizione. Sempre tra le nevi della Coppa del Mondo di sci alpino si rivedrà anche Marcel Hirscher che, a 35 anni, dopo essersi ritirato nel 2019, ha annunciato il suo ritorno in pista. Dopo aver vinto per otto volte la Coppa del Mondo con l'Austria però, Hirscher gareggerà con l'Olanda, Paese d'origine della madre.
Nel calcio il caso più eclatante è stato Pelé, che annunciò il ritiro nel 1974, salvo poi cedere ai milioni americani dei Cosmos di New York e tornare, un anno più tardi, per giocare con Chinaglia e Beckenbauer. Dopo di lui fu Romario a tornare sui campi dopo essersi ritirato. Dopo aver giocato in squadre di tutto il mondo e aver vinto anche un Mondiale (1994) e due Copa America (1989 e 1997), l'attaccante brasiliano aveva infatti detto stop nel 2009. Quindici anni dopo, nel 2024, Romario ha annunciato il suo ritorno, all'età di 58 anni, con la maglia dell'America RJ, squadra brasiliana di cui è anche presidente.
Nel tennis fu Bjorn Borg, vincitore di undici titoli Slam, a rientrare dal ritiro, annunciato per la prima volta nel 1983. Fatale, in quell'occasione, fu la sconfitta nell'epica finale dello Us Open del 1981, vinta dal rivale John McEnroe. Da quel momento Borg giocò sempre meno tornei fino a ritirarsi. Lo svedese rientrò poi nel 1991, ma senza riuscire a vincere nemmeno una partita e due anni più tardi disse il suo addio definivo al tennis giocato.
Da Jordan a Foreman e Schumacher
Il ritorno più famoso e iconico della storia dello sport rimane, in ogni caso, quello di Michael Jordan. Dopo aver conquistato tre titoli Nba e altrettanti Mvp con i Chicago Bulls, quello che è considerato il più grande giocatore di basket di tutti i tempi decide, nel 1993, di lasciare i parquet americani per dedicarsi al baseball. Jordan viene quindi ingaggiato dai Chicago White Sox, una delle più importanti squadre della Major League Baseball, ma la sua avventura non è molto fortunata e dura soltanto un anno e mezzo. MJ torna quindi in Nba con l'iconico messaggio "I'm back", ovvero "sono tornato", e vince altri tre campionati con i Bulls.
Leggenda della boxe, anche George Foreman si ritirò due volte. Il pugile in carriera vinse 76 incontri su 81, con la prima delle sue cinque sconfitte che arrivò per mano di Muhammad Ali. Divenne due volte campione dei pesi massimi e nel mezzo ci fu un ritiro di circa dieci anni. Dopo una sconfitta contro Jimmy Young, Foreman attraversò una serie di problemi, tra cui la depressione, da cui riuscì a uscire anche grazie alla fede cristiana. Nel 1987, a 38 anni, Foreman decise così di tornare sul ring e sette anni dopo, a ben 45 anni, divenne nuovamente campione. Anche Muhammad Ali tornò dal ritiro nel 1980 con l'obiettivo di riconquistare ancora una volta il titolo contro Lerry Holmes, ma senza fortuna. Le loro storie fanno comunque fa ben sperare Mike Tyson, che a 58 anni, e in diretta su Netflix, tornerà sul ring per sfidare Jake Paul nella notte di sabato 16 novembre.
Anche la Formula 1 è stata terra di grandi ritorni. Prima fu Michael Schumacher, leggendario pilota Ferrari laureatosi campione del mondo per sette volte, a dire addio alle gare nel 2006, salvo poi ripensarci nel 2010. Il suo ritorno con la Mercedes però non fu altrettanto fortunato e Michael si ritirò definitivamente due anni dopo. Il primo addio alle piste di Fernando Alonso arrivò nel 2018, dopo due titoli mondiali conquistati. Lo spagnolo però tornò a sorpresa nel 2021 con l'Alpine per poi passare in Aston Martin, con cui ha da poco firmato un rinnovo pluriennale. (di Simone Cesarei)