Gaza, monito Usa: “Nessuno provochi escalation. Sinwar? Sta a lui decidere su tregua”
Iran prepara l'attacco: "Presto risposta forte e decisa". Netanyahu: "Siamo pronti". Il monito del segretario di Stato Usa Blinken: "Nessuno provochi escalation. Sinwar? Sta a lui decidere su tregua" a Gaza
La Casa Bianca ribadisce che l'accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi è a portata di mano. "Siamo vicini più di quanto abbiamo mai pensato di essere", ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, John Kirby, parlando ad un briefing con i giornalisti, secondo quanto riporta sul suo sito Times of Israel che ricorda che Kirby aveva fatto una dichiarazione analoga il 25 luglio scorso.
Iran prepara l'attacco
Israele "riceverà presto una risposta forte e decisa" e "non c'è dubbio su questo". Sono le parole pronunciate dal capo dell'Esercito iraniano, generale Abdolrahim Mousavi, e riportate dall'agenzia ufficiale iraniana Irna. Arrivano a una settimana dall'uccisione, a Teheran, dell' leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh.
L'Iran afferma intanto di aver potenziato la difesa aerea. "Il sistema di difesa aerea nell'est" della Repubblica Islamica "ha ricevuto nuovi radar e missili intercettori", riferisce l'agenzia ufficiale iraniana Irna che parla di una "cerimonia" alla presenza del generale Alireza Sabahifard, a capo della difesa aerea, che vuole "rispondere in modo deciso a qualsiasi tipo di minaccia".
Il generale, si legge, ha visitato diverse aree, siti e postazioni radar di "unità nell'est" del Paese e ha "valutato il livello di prontezza e capacità operativa delle unità".
Netanyahu: "Pronti per attacco e difesa, mantenere la calma"
"Andiamo avanti verso la vittoria", ha ripetuto intanto Benjamin Netanyahu durante una visita nella base di Tel Hashomer, come reso noto dall'ufficio del premier israeliano dopo un incontro con le reclute, passati dieci mesi dall'attacco del 7 ottobre in Israele e dall'avvio dell'offensiva militare israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza. "So che i cittadini israeliani sono in allarme e vi chiedo una cosa, mantenere la calma - ha detto, come rilancia il Times of Israel -. Siamo pronti sia per la difesa che per l'attacco, stiamo colpendo i nostri nemici e siamo determinati a difenderci".
Wp: "Iran potrebbe riconsiderare i piani"
Resta quindi alto il rischio di una devastante guerra in Medio Oriente. Ma funzionari della Casa Bianca hanno detto di ritenere che il lavoro di Joe Biden, che unisce deterrenza a intensa attività diplomatica, potrebbe dare i suoi frutti. L'Iran potrebbe quindi riconsiderare un piano di ritorsione importante dopo l'assassinio di Haniyeh. Gli Hezbollah libanesi sono ancora un'incognita, scrive l'editorialista David Ignatius sul Washington Post.
L'Iran potrebbe ripensare ai suoi piani dopo che gli Stati Uniti hanno fatto convergere i loro asset nella regione e hanno fatto arrivare alla Repubblica Islamica messaggi che avvertono del forte rischio di una grave escalation e di conseguenze importanti per la stabilità del governo del nuovo presidente Masoud Pezeshkian.
"L'Iran comprende chiaramente che gli Stati Uniti sono risoluti nella difesa dei nostri interessi, dei nostri partner e della nostra popolazione - ha detto a Ignatius un funzionario di alto livello dell'Amministrazione Usa -. Abbiamo spostato una quantità significativa di asset militari nella regione per sottolineare questo principio".
Nel fine settimana passato Biden ha condotto un'intensa attività diplomatica e di preparazione militare per evitare una "guerra catastrofica" in Medio Oriente. Il lavoro della Casa Bianca ha incluso "avvertimenti diretti" al premier israeliano Benjamin Netanyahu a non ostacolare il cessate il fuoco a Gaza, oltre all'invio di asset militari e ai messaggi all'Iran per sollecitare moderazione in un contesto in cui, secondo l'editorialista, la "risposta iraniana è complicata da un'apparente confusione sulle circostanze della morte di Haniyeh". Prima le notizie di un missile, poi di una bomba.
L'editoriale parla di un lavoro diplomatico "complesso" di Biden con Netanyahu, di come il conflitto a Gaza abbia rilevato una "tensione" nelle relazioni tra Usa e Israele che ha "turbato Biden". E ricorda il colloquio duro di giovedì scorso in cui il presidente americano si è lamentato con il premier israeliano per gli ostacoli al lavoro Usa per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi trattenuti nella Striscia dall'attacco del 7 ottobre di Hamas in Israele e in cui ha sollecitato Netanyahu a essere un "buon alleato". E, questa settimana, si dice il premier israeliano abbia informato almeno un componente della sua coalizione di destra di sostenere il testo di accordo senza emendamenti.
A far crescere la "frustrazione" di Biden con Israele era arrivata poi l'uccisione di Haniyeh, all'indomani dell'assassinio a Beirut del comandante di Hezbollah, Fuad Shukr. Operazioni brillanti dal punto di vista tattico, sintetizza l'editoriale nell'ottica americana, ma strategicamente poco sagge, anche se l'Amministrazione Usa ha concluso che si è trattato di opzioni che avevano sostegno in Israele. Ad esempio dopo la strage a Majdal Shams, sulle Alture del Golan, sarebbe stato il ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant a dare l'ordine di eliminare Shukr e ufficiali israeliani di difesa e intelligence hanno 'giustificato' l'attacco a Haniyeh arrivato in un raro momento di opportunità che andava colto nonostante i rischi di ripercussioni sulla mediazione Usa.
Secondo l'editoriale, funzionari dell'Amministrazione riconoscono che alcuni elementi dell'accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi saranno difficili da 'digerire' per gli israeliani. Per ogni ostaggio israeliano verrebbero liberati 50 detenuti palestinesi, alcuni con condanne all'ergastolo. E, date le condizioni, Israele vuole sapere quanti ostaggi sono vivi a dieci mesi dall'attacco del 7 ottobre. Su questi dettagli, e altri, continuano a lavorare i mediatori. "Gli Stati Uniti sostengono fermamente l'accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi che è sul tavolo - ha risposto a Ignatius il funzionario dell'Amministrazione Usa - Rimangono solo le questioni relative all'attuazione dell'accordo. Siamo pronti a concludere".
Blinken: "Sinwar? Sta a lui decidere su tregua Gaza"
Sta al leader di Hamas, Yahya Sinwar, "decidere se andare avanti" nei negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, dopo che ieri Hamas ha annunciato la scelta di Sinwar, considerato la mente dell'attacco del 7 ottobre scorso in Israele, come nuovo leader politico del gruppo.
All'Iran e a Israele Blinken ha chiesto di evitare un'escalation del conflitto in Medio Oriente. "Nessuno deve intensificare questo conflitto - ha rimarcato Blinken - Nuovi attacchi non faranno altro che aumentare il rischio di esiti pericolosi che nessuno può prevedere e nessuno può controllare pienamente". Blinken ha sollecitato "tutti nella regione" a comprendere "il rischio di un errore di calcolo", a "prendere decisioni che calmino le tensioni".
Sinwar "è stato e continua a essere il principale responsabile di una decisione su un cessate il fuoco" e "credo questo non faccia altro che sottolineare il fatto che realmente spetta a lui decidere se andare avanti su un cessate il fuoco", ha detto durante una conferenza stampa con il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, e gli omologhi australiani.
Spetta a Sinwar decidere "se possiamo portare Gaza e la regione in generale su un percorso più pacifico e sicuro". "La responsabilità è davvero sua", ha insistito.
Katz: "Questione palestinese è in mano a Iran e Hamas"
"L'elezione di Yahya Sinwar a leader di Hamas", dopo l'uccisione di Ismail Haniyeh a Teheran, "deve mandare un messaggio chiaro al mondo, la questione palestinese è ora sotto il controllo completo di Iran e Hamas". Esordisce così in un lungo post su X il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, convinto intanto che "senza l'azione israeliana a Gaza l'area cadrebbe interamente sotto il controllo di Hamas".
In Cisgiordania, aggiunge, Mahmoud "Abbas e l'Autorità palestinese sopravvivono solo per le intese operazioni militari israeliane contro le infrastrutture di Hamas e della Jihad Islamica, sostenuti e promossi dall'Iran". Katz accusa la Repubblica Islamica di "lavorare per contrabbandare armi in Giordania per destabilizzare il regime e riempire i campi profughi" e per "creare da est un altro fronte del terrore contro i principali centri abitati di Israele".
Il ministro parla di "autogestione" in Cisgiordania come di una "soluzione", ma al contempo afferma che "Israele deve mantenere il controllo su sicurezza e affari esteri per impedire la creazione di un'altra roccaforte estremista iraniano-islamista e consentire ai palestinesi di gestire i loro affari interni". "Il mondo - conclude - deve vedere la realtà per come è e sostenere Israele, attualmente in prima linea nella battaglia contro l'asse iraniano e l'estremismo islamico".
Israele chiede sgombero in nord Striscia: "Andate nei rifugi"
I militari israeliani hanno intanto chiesto ai palestinesi di alcune zone di Beit Hanun, nel nordest della Striscia di Gaza, di lasciare le aree e dirigersi verso "rifugi nel centro di Gaza City". Su X un messaggio in arabo indica le zone da abbandonare con la precisazione che le forze israeliane (Idf) "agiranno con forza e immediatamente" contro "Hamas e le organizzazioni terroristiche".
Libano, Unifil evacua familiari personale
La forza di peacekeeping delle Nazioni Unite nel Libano meridionale Unifil sta evacuando i familiari del personale di servizio fuori dal Paese. Lo riporta il quotidiano Al Akhbar, affiliato a Hezbollah.
A Gaza "39.677 vittime da 7 ottobre".
Ventiquattro morti e 110 feriti in 24 ore. E' l'ultimo bilancio che arriva dalla Striscia di Gaza, nel mirino delle operazioni militari israeliane contro Hamas dall'attacco del 7 ottobre dello scorso anno contro Israele. Il bollettino del ministero della Salute di Gaza, che dal 2007 è sotto il controllo di Hamas, parla di un totale di 39.677 morti da quel giorno. I feriti, riporta la tv satellitare al-Jazeera, sono 91.645.
Esteri
Ucraina, centinaia di yemeniti reclutati dalla Russia:...
La mossa di una misteriosa compagnia legata ai ribelli dello Yemen per mandarli con l'inganno al fronte: la rivelazione del Financial Times
Reclutati con l'inganno, mandati con la forza a combattere in Ucraina. La Russia starebbe reclutando centinaia di yemeniti per combattere contro le truppe di Kiev, in una mossa che evidenzia i crescenti legami tra Mosca ed i ribelli Houthi, movimento filo-iraniano di fede zaydita che controlla ampie zone dello Yemen tra cui la capitale Sana'a. A rivelarlo è il Financial Times, secondo cui gli yemeniti verrebbero arruolati con la forza e quindi inviati in prima linea.
La promessa: stipendio alto e cittadinanza russa
Le reclute hanno raccontato al giornale della City di essere arrivate in Russia tramite una misteriosa società collegata agli Houthi, con la promessa di un impiego con stipendi elevati e persino della cittadinanza russa. La notizia, evidenzia il Ft, mostra il sempre maggiore allargamento del conflitto, mentre aumenta il numero delle vittime e il Cremlino cerca di evitare una mobilitazione generale. Tra le file russe ci sono già mercenari provenienti da Nepal e India e circa 12mila soldati dell'esercito regolare nordcoreano di stanza nella provincia russa di Kursk.
Il legame Russia-Houthi
L'inviato speciale degli Stati Uniti per lo Yemen, Tim Lenderking, ha spiegato che la Russia sta lavorando per aumentare i legami con gli Houthi e che tra le parti ci sono colloqui sui trasferimenti di armi. "Sappiamo che c'è personale russo a Sana'a che aiuta ad approfondire questo dialogo - ha precisato - I tipi di armi di cui si sta discutendo sono molto allarmanti e consentirebbero agli Houthi di colpire meglio le navi nel Mar Rosso e forse oltre".
Il mese scorso è emersa la notizia che la Russia ha fornito dati satellitari per aiutare gli Houthi ad attaccare le navi nel Mar Rosso. I ribelli da tempo prendono di mira le navi commerciali in questo tratto di mira in quella che definiscono un'azione solidale con i palestinesi nella Striscia di Gaza.
Esteri
Trovato corpo del rabbino scomparso negli Emirati, ira...
Rav Zvi Kogan, scomparso giovedì scorso, è stato trovato morto. Katz: "Terrorismo antisemita". Spari nei pressi dell'ambasciata israeliana ad Amman, Giordania: "Attacco terroristico"
E' stato ritrovato il corpo del rabbino Zvi Kogan, scomparso giovedì negli Emirati Arabi Uniti e la cui auto era stata individuata ieri abbandonata ad Al-Ain, a circa 90 minuti da Dubai. Ad annunciarlo l'ufficio del primo ministro emiratino ed il ministero degli Esteri in una nota congiunta.
Nel comunicato, riporta il Times of Israel, si precisa che l'ambasciata di Israele nel Paese del Golfo è in contatto con la famiglia del rabbino Chabad, che è cittadino israeliano e moldavo. Secondo Channel 12, Kogan è imparentato con il rabbino Gavriel Holtzberg, assassinato insieme alla moglie in un attacco terroristico alla Nariman Chabad House di Mumbai nel 2008.
I media israeliani ieri evidenziavano i timori dei servizi di intelligence e sicurezza, i quali sospettavano che Kogan fosse stato rapito da tre cittadini uzbeki - presumibilmente incaricati dall'Iran e poi fuggiti in Turchia - e assassinato.
L'omicidio del rabbino Zvi Kogan negli Emirati è un "crimine terroristico antisemita codardo e spregevole", il commento del ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, sul social X. "Lo Stato di Israele non si fermerà né rimarrà in silenzio finché i responsabili di questo atto criminale non pagheranno per le loro azioni", ha aggiunto.
"L'omicidio di Zvi Kogan, sia benedetta la sua memoria, è un atto abominevole di terrorismo antisemita. Lo Stato di Israele userà tutti i mezzi e tratterà i criminali responsabili della sua morte con il massimo rigore della legge". Così l'ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha commentato la notizia del ritrovamento.
"Profondo shock - a nome mio, di tutti i membri del governo e dei cittadini di Israele" è stato espresso quindi dal primo ministro per il "rapimento" e l' "omicidio" di rav Kogan. Prendendo la parola durante una riunione del governo, Netanyahu ha definito l'omicidio del cittadino israeliano "un attacco terroristico criminale e antisemita".
Israele, ha assicurato, "agirà con tutti i mezzi e consegnerà alla giustizia gli assassini ed i loro mandanti". Netanyahu ha quindi detto di aver "molto" apprezzato la cooperazione degli Emirati Arabi Uniti nelle indagini sull'omicidio. "Rafforzeremo i legami tra noi proprio di fronte ai tentativi dell'asse del male di danneggiare le nostre relazioni pacifiche" e "lavoreremo anche per espandere la stabilità nella regione", ha aggiunto.
"Questo vile attacco antisemita è un promemoria della barbarie dei nemici del popolo ebraico", le parole su X del presidente israeliano, Isaac Herzog, esprimendo "dolore e indignazione" per la morte del rabbino. Quanto accaduto "non ci impedirà di continuare a far crescere comunità fiorenti negli Emirati Arabi Uniti o altrove, specialmente con l'aiuto dell'impegno e del lavoro degli emissari Chabad in tutto il mondo", ha aggiunto Herzog, il quale ha quindi ringraziato gli Emirati per la loro "rapida azione", confidando che faranno tutto il possibile per assicurare alla giustizia i responsabili.
Il Consiglio di sicurezza nazionale israeliano ha intanto ribadito l'invito ai suoi connazionali ad evitare i viaggi non essenziali negli Emirati. Il Consiglio, riporta il Times of Israel, attribuisce agli Emirati un livello di allerta 3 in quanto persiste una minaccia per gli israeliani e gli ebrei che si trovano nel Paese.
"Evitate di visitare attività commerciali, luoghi di ritrovo e luoghi di intrattenimento identificati con la popolazione israeliana ed ebraica", si sottolinea nel 'warning' in cui si chiede anche di "mantenere una maggiore vigilanza nei luoghi pubblici (inclusi ristoranti, hotel, bar, ecc.) ed evitare di esporre simboli israeliani". I viaggiatori sono inoltre invitati ad evitare di pubblicare sui social media e a bloccare i loro profili online.
Spari vicino ambasciata israeliana ad Amman: "E' terrorismo"
La sparatoria avvenuta nei pressi dell'ambasciata israeliana ad Amman, in Giordania, è stata un "attacco terroristico" che ha preso di mira le forze di sicurezza del Paese arabo, ha dichiarato il ministro delle Comunicazioni del governo giordano, Mohamed Momani, precisando in una nota che sono in corso indagini sull'attacco.
Secondo l'agenzia di stampa ufficiale Petra, nelle scorse ore la polizia ha sparato e ucciso un uomo armato che aveva aperto il fuoco contro una pattuglia nel quartiere Rabiah. Tre agenti sono rimasti feriti.
Esteri
Cop29 raggiunge accordo sul clima, Biden: “Nessuno...
L'intesa: 300 miliardi di dollari all'anno entro il 2035 alle nazioni più povere, chiamate a contrastare fenomeni sempre più gravi in relazione alla crisi climatica, Pichetto: "Italia ha portato spirito del Piano Mattei"
Accordo raggiunto sul clima alla Cop29 di Baku, in Azerbaigian, e il presidente degli Stati Uniti uscente, Joe Biden, esulta parlando di "risultato storico" e "rivoluzione verde" che "nessuno può impedire".
"Oggi alla Cop29, grazie in parte agli instancabili sforzi di una forte delegazione statunitense, il mondo ha raggiunto un accordo su un altro risultato storico. A Baku, gli Stati Uniti hanno sfidato i Paesi a fare una scelta urgente: consegnare le comunità vulnerabili a disastri climatici sempre più catastrofici o farsi avanti e mettere tutti noi su un percorso più sicuro verso un futuro migliore", ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti commentando l'accordo raggiunto.
"Insieme, i Paesi hanno fissato un ambizioso obiettivo di finanziamento internazionale per il clima entro il 2035. Aiuterà a mobilitare il livello di finanziamento, da tutte le fonti, di cui i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno per accelerare la transizione verso economie pulite e sostenibili, aprendo al contempo nuovi mercati per veicoli elettrici, batterie e altri prodotti di fabbricazione americana", ha proseguito Biden in una nota.
Il presidente americano si è quindi detto fiducioso che "negli anni a venire" gli Stati Uniti continueranno questo lavoro "attraverso i nostri Stati e le nostre città, le nostre aziende e i nostri cittadini, sostenuti da una legge duratura come l'Inflation Reduction Act, il più grande investimento nel clima e nell'energia pulita della storia". Biden ha poi lanciato indirettamente una stoccata alla futura Amministrazione Trump, che secondo diversi media come il New York Times avrebbe già pronto l'ordine esecutivo per abbandonare l'Accordo di Parigi. "Mentre alcuni potrebbero cercare di negare o ritardare la rivoluzione dell'energia pulita in corso in America e nel mondo, nessuno può invertirla, nessuno", ha scandito il presidente.
"Mi congratulo con le parti e la presidenza della Cop29 per aver raggiunto questo risultato. Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare per raggiungere i nostri obiettivi sul clima, il risultato di oggi ci avvicina significativamente - ha concluso Biden - A nome del popolo americano e delle generazioni future, dobbiamo continuare ad accelerare il nostro lavoro per mantenere un pianeta più pulito, più sicuro e più sano alla nostra portata".
Ue: "Nuova era per finanza climatica"
Anche l'Unione Europea ha accolto con favore l'accordo raggiunto al vertice Cop 29 definendolo l'inizio di una "nuova era" nella finanza "climatica" per i Paesi più poveri per combattere il riscaldamento globale. "La Cop29 sarà ricordata come l'inizio di una nuova era per la finanza climatica", ha affermato il commissario europeo per l'Azione per il clima, Wopke Hoekstra, dopo l'intesa che aumenta l'assistenza finanziaria alle nazioni povere a circa 300 miliardi di dollari all'anno nel prossimo decennio
"L'Unione Europea e i suoi Stati membri continueranno a svolgere un ruolo di primo piano in questo processo. Abbiamo lavorato attivamente con tutti i partecipanti per aumentare significativamente il volume dei finanziamenti. Abbiamo triplicato l'obiettivo di 100 miliardi di dollari e consideriamo questo obiettivo ambizioso, necessario, realistico e realizzabile", ha osservato.
Guterres: "Accordo è base, ora onorare impegni"
Non nasconde invece di avere sperato in un accordo più ambizioso il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres commentando sui social l'intesa, definendola una "base" per il futuro e aggiungendo che i 300 miliardi di dollari promessi dai paesi più ricchi per aiutare quelli più poveri dovrebbero essere erogati al più presto. L'accordo - sottolinea - "deve essere onorato per intero e in tempo. Faccio appello ai governi affinché lo facciano con urgenza". "Avevo sperato in un risultato più ambizioso, sia in termini finanziari che di mitigazione, per soddisfare la portata della grande sfida che ci troviamo ad affrontare, ma l'accordo raggiunto fornisce una base su cui costruire", ha affermato il capo delle Nazioni Unite sottolineando come la fine dell'era dei combustibili fossili è inevitabile, mentre il Gruppo dei 20, ovvero i paesi con le maggiori emissioni climalteranti, devono guidare la strada verso un futuro più sostenibile.
Pichetto: "Portato spirito del Piano Mattei nel dibattito"
"Con una semplificazione potremmo dire che abbiamo portato lo spirito del Piano Mattei nel dibattito della Cop29", sottolinea quindi il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, commentando l'accordo finale raggiunto a Baku.
"Il significato e la rilevanza del numero finale - osserva - vanno analizzati rispetto al risultato raggiunto nell'allargare la platea di attori che partecipano a questo processo e soprattutto al modo in cui vi partecipano, utilizzando ad esempio meccanismi di finanziamento pubblico-privato che noi già stiamo sperimentando nei nostri progetti dedicati all'Africa, non solo nel settore climatico, attraverso partenariati paritari e non predatori"
"Nel negoziato condotto dall'Unione europea a nome dei 27 - ricorda - l'Italia ha portato la sua strategia per una finanza climatica più efficace che rifletta i nuovi equilibri globali con alcuni obiettivi specifici: allargare la base dei contributori con un ruolo maggiore dei paesi sin qui non considerati donatori; contabilizzare i contributi delle banche multilaterali di sviluppo; incoraggiare le iniziative filantropiche; favorire meccanismi che, partendo dai contributi degli stati, spingano i grandi investitori a finanziare progetti per una decarbonizzazione come motore di sviluppo nei paesi più vulnerabili". Parlando a Rainews 24 il ministro definisce "importante" l'indicazione "di allargare la base dei contributori".
Cop29, cosa prevede l'accordo
Nel cuore della notte, è stata raggiunta l'intesa secondo cui i paesi più ricchi e avanzati garantiranno 300 miliardi di dollari all'anno entro il 2035 alle nazioni più povere, chiamate a contrastare fenomeni sempre più gravi in relazione alla crisi climatica. "Le persone dubitavano che l'Azerbaigian potesse mantenere le promesse e che tutti potessero essere d'accordo. Si sbagliavano su entrambi i fronti", ha detto Mukhtar Babayev, , presidente della Cop29. L'accordo, che coinvolge circa 200 paesi, è stato raggiunto dopo complesse trattative che sono state sul punto di naufragare. Molte, tra le nazioni più povere, hanno considerato la cifra di 300 miliardi largamente insufficiente.