Libia, tregua tra le milizie a Tripoli, il ‘test’ di Haftar nel sudovest
L'analista Mezran: "Quello che mi stupisce è che all'improvviso così tanti militari dell'Esercito nazionale libico, insieme ai russi, stiano scendendo verso sud per riportare l'ordine. E' la stessa strategia dell'aprile del 2019"
E' scattata la tregua tra le milizie che si sono date battaglia a Tripoli nelle ultime ore, mentre gli osservatori cercano di decifrare i movimenti di Khalifa Haftar nelle regioni di sudovest, condotti con i russi degli Afrika Corps (gli ex Wagner). Movimenti che vengono interpretati come una sorta di 'test', per capire il grado di reazione da parte di Tripoli e dei Paesi europei che hanno importanti interessi energetici in quella regione, strategica anche per il controllo dei flussi migratori e per il passaggio dei mercenari russi verso Mali e Niger.
Dopo gli scontri di ieri sera, costati la vita a nove persone, e poi ancora stamattina ad Al-Qarabulli, con il coinvolgimento della Forza Congiunta di Misurata e la Brigata Rahbat Dorou di Tajoura, le parti hanno raggiunto un "accordo per un cessate il fuoco permanente" e per il "ritiro delle forze" e sono d'accordo a consentire l "dispiegamento di una forza neutra". Ma l'Università di Tripoli ha comunque sospeso tutte le attività "fino a nuovo avviso", a causa della situazione della sicurezza, riferisconi i media libici.
"Nella capitale c'è da tempo una battaglia silenziosa, uno scontro tra milizie armate il cui obiettivo è di indebolire il premier del governo di unità nazionale Abdul Hamid Dbeibah", spiega all'Adnkronos Ashraf Shah, ex consigliere dell'Alto consiglio di stato libico, sottolineando come in questa circostanza abbiano avuto la meglio i gruppi che sostengono il capo del governo di Tripoli.
La battaglia delle ultime ore "non è tecnicamente collegata" a quanto sta succedendo nel sudovest, al confine con l'Algeria, ma si inserisce in una situazione di grande instabilità e incertezza, osserva Karim Mezran, analista dell'Atlantic council e dell'Ispi, ricordando gli episodi che negli ultimi giorni hanno riguardato Saddam Haftar, il figlio del generale fermato per qualche ora in Italia sulla base di un mandato di arresto di Madrid e la sua decisione di chiudere il giacimento petrolifero di Sharara, gestito dalla spagnola Repsol.
"Fin qui tutto vero - commenta l'esperto libico - ma quello che mi stupisce è che all'improvviso così tanti militari dell'Esercito nazionale libico, insieme ai russi, stiano scendendo verso sud per riportare l'ordine. E' la stessa strategia dell'aprile del 2019", quando Haftar cercò di entrare a Tripoli ma venne poi respinto grazie all'intervento di Ankara al fianco dell'allora governo Serraj.
Oggi, però, sottolineano alcuni osservatori, tace la Turchia - che è sempre più coinvolta nei progetti di ricostruzione della città di Derna devastata dalle alluvioni di undici mesi fa, un 'affare' gestito da uno dei tre figli di Haftar, Belgachem, quello considerato più politico - tace la vicina Algeria, mentre Stati Uniti, Italia, Germania, Francia e Regno Unito sembrano aver scelto il 'basso profilo', limitandosi a una dichiarazione di condanna delle ambasciate.
L'avanzata di Haftar nel sudovest sarebbe stata in effetti preparata da tempo e sarebbe una sorta di test e un segnale agli europei interessati ai giacimenti di petrolio della zona, ai quali dice: "I vostri interessi sono nelle nostre mani". "Ma non vogliono combattere, perché non hanno la certezza di vincere", sostiene Shah, secondo cui da parte di Tripoli "c'è stata una reazione molto forte".
"E' difficile dire quello che succederà nelle prossime ore come sempre accade in Libia", chiosa Mezran, che, rispondendo alla domanda se Dbeibah possa ancora contare su un sostegno forte di una certa parte della comunità internazionale, replica: "Diciamo che ora è più debole il fronte anti Haftar".
Esteri
Ucraina, missili Usa contro la Russia: il piano di Trump si...
Il figlio del neo presidente contro la decisione di Biden: "Imbecilli"
Joe Biden autorizza l'Ucraina a lanciare missili a lungo raggio Atacms contro la Russia e apre una nuova fase della guerra a 2 mesi dall'addio alla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti prende una decisione rinviata per mesi proprio mentre si appresta a consegnare il testimone a Donald Trump.
Il prossimo presidente, che in campagna elettorale ha scommesso sulla fine della guerra in temi brevi, si troverà a gestire una pratica ancor più complessa. Il tycoon non ha commentato le news che hanno monopolizzato le ultime ore. In compenso parla, in maniera esplicita, il figlio Donald jr: "Sembra che il comparto militare-industriale voglia assicurarsi di far scoppiare la Terza Guerra Mondiale prima che mio padre abbia la possibilità di creare la pace e salvare vite. Bisogna bloccare quei trilioni di dollari. Imbecilli!", scrive in un tweet.
Da Mosca, ricordano le parole pronunciate nel recente passato da Vladimir Putin: "Gli attacchi con missili contro la Russia significano che la Nato è in guerra". Ora, la prospettiva di attacchi in territorio russo è concreta. Gli Atacms, però, non sembrano destinati a modificare in maniera profonda il quadro del conflitto. Mosca, come hanno evidenziato in particolare gli analisti dell'Institute for the study of War (Isw), ha ridisegnato la mappa di basi e strutture, portate fuori dalla portata dei missili.
Inoltre l'Ucraina, che tra l'altro colpisce il territorio russo in profondità con i droni, non avrà a disposizione un numero sufficiente di Atacms per modificare radicalmente il copione della guerra. La decisione di Biden, insomma, rischia di non avere un reale impatto sul campo se si eccettua l'effetto limitato al Kursk, dove sono schierati migliaia di soldati della Corea del Nord. Il ricorso ai missili potrebbe funzionare da deterrente e evitare un impegno più ampio di Kim Jong-un al fianco di Putin.
Il momento in cui è stata presa la decisione da Biden è un elemento destinato ad incidere. L'ultimo passo dell'amministrazione in relazione alla guerra tra Ucraina e Russia condiziona inevitabilmente il percorso che Trump vorrebbe seguire da gennaio. In 2 mesi, la strada verso la pace potrebbe complicarsi rispetto alle aspettative del neo presidente eletto. Il post di Donald jr è un primo segnale. A completare il quadro, il cinguettio di Elon Musk, destinato ad un ruolo di primo piano nell'amministrazione Trump: "Il problema è che la Russia risponderà".
Esteri
Ucraina, la svolta di Biden: sì a missili Usa contro...
La Casa Bianca autorizza attacchi limitati con i missili Atacms
L'Ucraina potrà colpire obiettivi militari in Russia con missili a lungo raggio Atacms forniti dagli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden ha autorizzato per la prima volta l'utilizzo di missili, come hanno reso noto due funzionari dell'amministrazione Usa, che tra poco più di due mesi sarà sostituita dalla nuova amministrazione do Donald Trump. Il semaforo verde è la risposta al dispiegamento di migliaia di soldati inviati dalla Corea del Nord a sostegno delle forze russe.
I militari di Kim Jong-un, almeno 10mila, sono schierati nel Kursk, la regione russa invasa dall'Ucraina all'inizio di agosto. Gli Atacms sono un sistema di missili guidati supersonici che possono essere caricati con munizioni a grappolo o testate convenzionali e possono raggiunge una gittata di circa 305 chilometri.
L'allentamento delle restrizioni dell'utilizzo degli Atacms finora imposto da Washington a Kiev, per impedire che fossero usati per colpire territorio russo corrisponde ad un significativo cambio di strategia, nel timore che, dopo l'arrivo dei primi 10mila nordcoreani inviati nel Kursk possano arrivare altre unità delle forze speciali di Pyongyang.
La mossa è quindi tesa ad avere effetto deterrente nei confronti di Pyongyang, ha spiegato una delle fonti, e spingere a comprendere che l'inziale dispiegamento è stato un errore "costoso" in termine di perdite. L'iniziale utilizzo di missili a lungo raggio Usa in territorio russa sarà quindi inizialmente concentrato nella regione di Kursk, ma potrebbe poi espandersi, spiegano ancora le fonti.
Finora l'amministrazione Biden si era opposta all'utilizzo di missili a lungo raggio in territorio russo, temendo che questo potesse provocare un'escalation da parte del Cremlino.
Esteri
Trump e Musk, a tavola patatine e hamburger: Kennedy si...
Tutti mangiano junk food, anche il segretario alla Salute
Donald Trump, Elon Musk, Donald Trump jr e Robert Kennedy jr a pranzo o a cena insieme. Il menù, quando a tavola c'è presidente degli Stati Uniti, è obbligato o quasi: fast food. La foto, pubblicata sui social da Donald Trump jr, evidenzia un dettaglio che viene colto da molti utenti e sottolineato con ironia.
Cheeseburger, patatine, bibite e pollo fritto sono un menù apprezzato da quasi tutti. L'espressione di Robert Kennedy jr, però, è tutta un programma. Il nuovo segretario alla Salute, appena nominato da Trump, nel suo programma ha messo ai primissimi posti l'impegno per l'alimentazione più sana degli americani e il contrasto al junk food, il cibo spazzatura che a lungo andare diventa un fattore di rilievo nel deterioramento delle condizioni di salute della popolazione.
"La sicurezza e la salute di tutti gli americani sono l'elemento più importante per qualsiasi Amministrazione e il Dipartimento della Salute svolgerà un ruolo importante per contribuire a garantire che tutti siano protetti da sostanze chimiche nocive, inquinanti, pesticidi, prodotti farmaceutici e additivi alimentari che hanno contribuito alla devastante crisi sanitaria in questo Paese", le parole di Trump nel comunicato con cui, il 14 novembre, ha annunciato il conferimento dell'incarico a Kennedy.
Il programma non è in linea con la tavola imbandita e immortalata nella foto. Ci pensa Donald Trump jr, con un post, ad assolvere tutti, Kennedy compreso: "Make America Healthy Again starts TOMORROW". "L'America di nuovo sana? Da domani".