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Politica

Droni Usa all’Italia, fonti: “Trattativa ancora...

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Droni Usa all’Italia, fonti: “Trattativa ancora in fase negoziale”

"Allo stato non risulta firmato alcun contratto", si sottolinea. Avs presenta interrogazione a Crosetto

Droni strategici Usa 'Reaper'

E' ancora in fase negoziale e non si è ancora conclusa, riferiscono fonti della Difesa, la trattativa per l'acquisizione da parte italiana dei droni strategici Usa 'Reaper'. L'operazione, sottolineano fonti qualificate, rientra nel quadro di un accordo bilaterale governativo tra i due Paesi approvato dieci anni fa ma, allo stato, non risulta firmato alcun contratto di acquisto dei velivoli senza pilota.

Il caso ha sollevato polemiche, con Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi Sinistra e portavoce nazionale di Europa Verde che in una nota attacca: "E' incredibile che si continuino a trovare i soldi per le armi, in una situazione in cui abbiamo raggiunto il livello massimo di deficit pubblico. Vorremmo capire se l'acquisto dell'Italia dei sei droni d’attacco dagli Usa rientrino nei 28 miliardi di euro, con crescita annua del 5,5%, per le spese militari previste dalla legge di bilancio. Presenterò una interrogazione per chiedere al ministro Crosetto di chiarire queste nuove spese militari previste. I soldi per le armi si trovano, ma per le tac in sanità o l’istruzione no".

Sulla stessa linea Filiberto Zaratti, capogruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra nella commissione Affari costituzionali della Camera: "Apprendiamo che Washington ha reso noto di aver venduto all’Italia sei droni Reaper, specificando che si tratta di una partita ‘chiesta dal governo di Roma’ al prezzo di 738 milioni. Sarebbe stato chiuso un contratto senza che il governo abbia chiesto l’autorizzazione al Parlamento. Vogliamo subito un chiarimento, oppure dobbiamo pensare che il governo Meloni abbia agito con il ‘favore delle tenebre’".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Vespa difende Raffaella Docimo: “Aiuta il MaXXI dal...

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Raffaella Docimo

“Bisogna rendere omaggio a una vittima totalmente innocente” del caso Sangiuliano. Esordisce così Bruno Vespa nella puntata di “Porta a Porta” dedicata (anche) a Maria Rosaria Boccia. Di chi sta parlando? Di Raffaella Docimo, finita nelle polemiche dopo la nomina di Alessandro Giuli come ministro della Cultura. Mancando il presidente, lo statuto del MaXXI, il museo delle arti del XXI Secolo, una delle più importanti istituzioni culturali italiane, prevede che a prendere l’interim in attesa di un nuovo presidente sia il membro più anziano del consiglio di amministrazione.

Ovvero Raffaella Docimo, che dopo poche ore si è trovata in una polemica inattesa (alimentata anche dalla stessa Boccia nelle sue stories di Instagram), avendo un profilo apparentemente non adatto al ruolo. Ci pensa Vespa a mettere in chiaro le cose: “L’hanno definita un odontotecnico. Lei è medico chirurgo, tanto per cominciare, ed è professore ordinario di Odontostomatologia a Tor Vergata, oltre che direttore della scuola di specializzazione in Odontoiatria pediatrica. Ha incarichi di prestigio dappertutto, ma soprattutto è entrata tra gli Amici del Maxxi nel 2010, quindi un secolo fa, prima della presidenza di Giovanna Melandri, ma è rimasta anche durante il suo mandato”.

Chi sono “gli Amici”? Lo spiega il giornalista: “In tutto il mondo, tranne che in Italia salvo casi particolari come gli Amici della Scala, queste persone aiutano a cercare finanziamenti per le iniziative culturali. Ad esempio a Londra alla Royal Opera House. Questa signora si è trovata per ragioni anagrafiche a essere il presidente ad interim in attesa che nominino il nuovo. Scandalo! Bisogna sostituirla. Ma perché? Cosa ha fatto? Bisogna stare molto attenti a non fare vittime innocenti”.

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Politica

Ius scholae, Camera boccia emendamenti opposizione: no...

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Calenda: "Ripresenteremo una pdl". Iezzi: "La Lega fermerà ogni tentativo"

Ingresso scuola - (Fotogramma)

La Camera ha respinto gli emendamenti al ddl sicurezza per l'introduzione nell'ordinamento del cosiddetto ius scholae presentati da Avs, Azione e Pd. I no sono stati 169 e i sì 126 e 3 astenuti. Anche Forza Italia ha votato contro.

"Dopo un'estate in cui Forza Italia ha parlato solo di ius scholae, oggi ha votato contro. Ma non uno diverso da quello di cui parlava, lo stesso. Questo dà empiricamente l'immagine di dove siamo, cioè una politica che è capace di parlare tutta l'estate di una cosa importante, perché si tratta di ragazzi che studiano in Italia e non hanno la cittadinanza a cui si racconta una cosa, e poi si fa l'opposto", afferma Carlo Calenda, leader di Azione, davanti a Montecitorio.

"Era atteso, certo, il fatto che si faccia sono solo chiacchiere. Condiviso con gli alleati non vuol dire nulla, perché loro non sono d'accordo - aggiunge -. La nostra proposta è la loro proposta. Noi presenteremo una proposta, non un emendamento, identico a quello che abbiamo già portato".

"Forza Italia non può far finta di essere nei giorni pari un partito liberale, e in quelli dispari la ruota di scorta di Meloni, perché è una presa in giro per gli elettori. Se dicono che per loro lo ius scholae è importante ma poi fanno quello che dice Meloni, va bene, sono sinceri, ma se dicono che per loro è una priorità e voti contro la tua stessa proposta è una follia. Ma è una follia di cui si nutre la politica, e pian piano nessuno va a votare", conclude Calenda.

Iezzi: "Lega fermerà ogni tentativo"

”Bocciati oggi alla Camera tutti gli emendamenti della sinistra e dell'opposizione tesi a introdurre lo ius soli, lo ius scholae o nuove regole più lassiste sulla cittadinanza. Mentre Matteo Salvini sta subendo un processo politico per aver difeso i confini da ministro dell'Interno, come promesso in campagna elettorale, la sinistra vuole aprire le porte a chiunque. La Lega fermerà, come ha già fatto in passato, ogni tentativo in questa direzione. Non a caso stiamo preparando una proposta di legge che va verso una maggiore severità nel rilascio delle cittadinanze. Vogliamo sperare che tutto il centrodestra ci segua in questa battaglia di civiltà per il nostro Paese. Tutti, nessuno escluso." Così il deputato della Lega Igor Iezzi, capogruppo in commissione Affari costituzionali.

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Politica

Ius soli, culturae, scholae: un dibattito lungo 10 anni

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Nel 2015 e nel 2022 proposte di legge approvate ma non in via definitiva

Bambino con bandiera italiana - (Fotogramma)

Ius soli, culturae, scholae. Dura praticamente da quasi dieci anni il dibattito sulla riforma della legge sulla cittadinanza per la modifica dei requisiti per acquisirla. Un confronto scandito da alcune tappe superate con l'approvazione nelle aule parlamentari di alcune proposte di legge, senza però che si sia riusciti a completarne l'iter in maniera definitiva.

Già nel 2015 infatti dalla Camera arrivò il via libera ad un testo che prevedeva una forma di ius soli e lo ius culturae, praticamente l'altra declinazione di quello che viene attualmente definito ius scholae. Il provvedimento, che non arrivò ad ottenere l'ok definitivo del Senato, prevedeva l'acquisto della cittadinanza per i nati in Italia da genitori stranieri, dei quali almeno uno in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo.

Inoltre la cittadinanza poteva essere ottenuta dai minori stranieri nati in Italia o che vi avessero fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, qualora avessero frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale.

Un presupposto definito ius culturae e leggermente diverso dal cosiddetto ius scholae, previsto da una nuova modifica alla legge sulla cittadinanza approvata nel giugno 2022 in commissione Affari costituzionali della Camera, ma mai approdata in Aula per la fine anticipata della legislatura.

Secondo questo testo la cittadinanza poteva essere concessa ai minori stranieri, nati in Italia o che vi avessero vi fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, residenti legalmente nel nostro Paese, che avessero frequentato regolarmente per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale.

Contenuti ripresi da alcune proposte di legge presentate nel corso dell'attuale legislatura, già prima che la questione dello ius scholae venisse riproposta da Forza Italia e poi dai Gruppi parlamentari autori di emendamenti al disegno di legge sicurezza all'esame della Camera.

Le proposte

I contenuti della proposta di legge licenziata nel 2022 dalla commissione Affari costituzionali della Camera si ritrovano nei testi depositati dalla senatrice del Pd ed ex capogruppo Simona Malpezzi, dalla capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, Luana Zanella, e dalla deputata M5S Vittoria Baldino.

Si spingono invece oltre, prevedendo anche il cosiddetto ius soli, le proposte dell'ex presidente della Camera, Laura Boldrini, del deputato del Pd Matteo Orfini e del senatore Dem Francesco Verducci. Nel primo caso la cittadinanza viene riconosciuta ai nati nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno sia regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno, al momento della nascita del figlio e a chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di di cui almeno uno nato in Italia.

La proposta Orfini prevede lo ius soli per i bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri, di cui almeno uno vi risieda legalmente senza interruzioni da non meno di cinque anni o sia in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo.

Contenuti analoghi a quelli del testo di Verducci, in base al quale acquista la cittadinanza chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo. Requisito decisivo per l’otte­nimento di uno dei suddetti titoli, si ricorda, è il sog­giorno per almeno cinque anni in Italia.

Riprende la proposta di legge approvata in un ramo del Parlamento nel 2015 quella depositata dal deputato di Azione Ettore Rosato, mentre quella del responsabile Sport del Pd, Mauro Berruto, punta a disciplinare il tesseramento dei minori stranieri nati in Italia presso le società e associazioni sportive e i casi di concessione della cittadinanza.

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