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Elezioni Usa, domani a Chicago la convention di Kamala Harris: apertura a Biden ancora risentito

Interverranno anche Obama e Clinton

Il palco della convention - Afp

"Kamala-fying the convention". Ricorre a un neologismo, una sorta di 'kamalizzare la convention', Politico per spiegare come in queste quattro settimane centinaia di democratici hanno lavorato senza sosta per trasformare la convention che si apre domani a Chicago dalla conferma di Joe Biden per la rielezione, nella convention che invece dovrà riunire il partito intorno a Kamala Harris, diventata dopo il passo indietro di Biden, il 21 luglio, la nuova candidata alla Casa Bianca, riaprendo una partita che in molti ritenevano chiusa in favore di Donald Trump.

Il compito più arduo per gli organizzatori della convention è stato quello di riorganizzare il programma con la 59enne vice presidente al centro, senza mancare di rispetto all'81enne presidente in carica ed ai suoi quattro anni di presidenza. Anche perché, rivelava sempre Politico, citando amici e consiglieri stretti del presidente, nei giorni scorsi, Biden è ancora arrabbiato con Barack Obama, Nancy Pelosi e Chuck Schumer per il modo in cui l'hanno spinto alla rinuncia.

In particolare, spiegavano le fonti, Biden sta accettando il fatto di aver rinunciato, dopo mesi di resistenza, alla rielezione, ma è risentito con Obama che non ha avuto il coraggio di dirgli in faccia che doveva lasciare la corsa, seccato per il ruolo che ha svolto il leader del Senato, ma soprattutto è arrabbiato con Pelosi, giudicando "spietato" il modo in cui l'ex Speaker l'ha di fatto cacciato.

Biden aprirà la convention

Insomma, il rischio è che le tensioni, e gli strascichi di settimane senza precedenti nella storia elettorale moderna americana, possano farsi sentire nella convention che si apre lunedì prossimo. Stando al programma infatti la kermesse democratica sarà aperta proprio da Biden, il cui intervento è previsto per lunedì, insieme a quello di Hillary Clinton.

Stando a quanto emerso, comunque, il risentimento di Biden non sarà diretto alla sua vice e possibile successore, con il presidente uscente che sosterrà caldamente la corsa di Harris, lodando i risultati raggiunti nei suoi quattro anni alla vice presidenza, che in verità non sono stati rosei. Ma nel discorso, assicurano a Nbcnews dall'entourage di Biden, il presidente ribadirà di ritenere che Trump sia un pericolo per la democrazia americana, argomento che era centrale della sua campagna elettorale e da cui si è un po' distaccata quella di Harris, preferendo invece puntare sulle questioni, come l'economia.

Il primo giorno della convention sarà quindi ricco di tributi a Biden che si prepara a completare una carriera politica di mezzo secolo e quindi, abbandonata la speranza di prolungarla, ora guarda alla sua 'legacy'. Sarà quindi un discorso importante quello che Biden pronuncerà lunedì, una sorta di continuazione ideale con quello pronunciato dallo Studio Ovale per spiegare le ragioni del suo passo indietro, e per questo il presidente sta trascorrendo il weekend a Camp David con i suoi principali consiglieri per metterlo a punto.

La novità Harris

Tornando a Harris, l'obiettivo del suo staff è quello di presentare comunque la candidata come un'ondata di rinnovamento, generazionale e non solo, nel partito, con l'energia e lo slancio in queste settimane hanno permesso ai dem di azzerare completamente il vantaggio che Trump aveva acquistato sul debole Biden. Quindi la sfida, conclude uno degli organizzatori della convention, è quella di raggiungere "un delicato equilibro tra la presentazione del mondo, delle convinzioni, le idee e il futuro in cui Kamala crede, senza tralasciare i risultati ottenuti in questi tre anni e mezzo" di presidenza Biden.

Il giorno di Obama

Per quanto riguarda il programma, martedì sarà la volta di Barack Obama, mentre il terzo presidente dem, Bill Clinton, salirà sul palco mercoledì, che sarà anche la giornata del discorso del candidato alla vice presidenza, Tim Walz. La conclusione della convention, giovedì, sarà della vice presidente, ed ora candidata alla Casa Bianca, Harris.

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Leonard Peltier, 80mo compleanno in carcere negli Usa: la...

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Manifestazione in favore di Leonard Peltier (Fotogramma)

Sul suo caso i dubbi non mancano, al punto che il giudice che lo ha condannato ha scritto al Presidente americano Joe Biden chiedendone la scarcerazione: compie 80 anni domani, 12 settembre, Leonard Peltier, attivista nativo americano condannato a due ergastoli e detenuto dal 1976. Nato nel 1944 ed esponente dell’Aim, il Movimento per gli indiani americani, Peltier è accusato di aver ucciso il 26 giugno del 1975, nella riserva indiana di Pine Ridge, gli agenti dell’Fbi Jack Ross Coler e Ronald Arthur Williams, di 28 e 27 anni. Lui però si è sempre dichiarato innocente e sulla vicenda gravano ancora diversi punti mai chiariti, dalle informazioni documentali non verificate fino alle testimonianze non attendibili o ritrattate. Peltier era nella riserva, insieme ad almeno altre 20 persone, e si diede alla fuga: venne arrestato in Canada il 6 febbraio del 1976 ed estradato negli Stati Uniti dove nell’aprile del 1977 fu condannato a due ergastoli. Da quasi 50 anni Leonard Peltier sta scontando la sua pena a vita. L’uomo tentò anche di evadere dal carcere di Lompoc, in California: venne catturato dopo 3 giorni e condannato ad altri 7 anni di reclusione.

Da più parti negli anni l’attenzione sul suo caso non si è mai sopita del tutto: “La storia di Leonard Peltier si trascina da quasi mezzo secolo. Lui si è sempre dichiarato non colpevole e, nel corso del tempo, sono emerse sempre più prove della sua innocenza” dice all’Adnkronos Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International. “Non rimane che inoltrare nuovamente la richiesta di grazia presidenziale a Joe Biden, con la speranza che questa vicenda possa finire bene, lasciando trascorrere a Leonard i suoi ultimi anni con la sua famiglia. Il rischio – secondo Noury - è che invece la storia di Peltier possa finire male, con la sua morte in carcere”.

Fra gli innocentisti anche James H. Reynolds, ex procuratore degli Stati Uniti che ha lavorato al caso Peltier, ha inviato nel 2021 una lettera al presidente americano Joe Biden, chiedendone la grazia: “La condanna e la continua incarcerazione di Leonard Peltier sono la testimonianza di un tempo e di un sistema di giustizia che non ha più posto nella nostra società. Ho avuto la fortuna di vedere questo paese, e il suo atteggiamento prevalente nei confronti dei nativi americani, progredire notevolmente negli ultimi 46 anni. l procedimento giudiziario e la continua incarcerazione del signor Peltier erano e sono ingiusti. Non siamo stati in grado – si legge ancora - di provare che il signor Peltier abbia commesso personalmente alcun reato nella riserva di Pine Ridge”. Un appello che si conclude con la richiesta del giudice Reynolds affinché con la grazia di Leonard Peltier, il Presidente Biden possa “fare un passo per curare una ferita che ho contribuito a creare”.

Ma non tutti sono dello stesso avviso: 'A Leonard Peltier sono stati concessi i suoi diritti e il giusto processo''. Lo sottolinea all'Adnkronos l'associazione degli ex agenti dell'Fbi, che prende posizione sul caso dell'attivista nativo americano Leonard Peltier, condannato nel 1976 a due ergastoli per aver ucciso due agenti dell'Fbi. Mike Clark, direttore della Society of Former Agents of the Fbi (che raccoglie oltre 8.500 ex agenti) rende nota la lettera con cui è stata manifestata contrarietà alla richiesta di rilascio in libertà vigilata di Peltier. Richiesta che l'uomo, che compirà 80 anni domani, 12 settembre, ha visto respinta all'inizio del luglio scorso. ''Peltier - si legge nella lettera - è stato legalmente condannato per gli omicidi degli agenti dell'Fbi Jack Ross Coler (di 28 anni) e Ronald Arthur Williams (di 27) da un tribunale federale. La Corte lo ha condannato a due ergastoli consecutivi. Da allora sono stati esaminati più di una dozzina di ricorsi. Ma nessuno ha modificato la condanna e la sentenza di Peltier'' che, secondo la ricostruzione di Clark, ''si è avvicinato agli agenti feriti e li ha giustiziati a bruciapelo. Un atto vergognoso, l'omicidio premeditato di due agenti federali, compianti dalle loro famiglie e dai loro colleghi: per loro non è prevista clemenza né libertà condizionale''.

Una misura che, prosegue la lettera della Society of Former Agents of the Fbi, ''dovrebbe essere riservata agli autori di reati non violenti che abbiano dimostrato di essere stati riabilitati e di aver osservato le regole delle istituzioni''. Peltier, al contrario, ''sta ancora una volta cercando considerazione e pietà, che non ha mostrato verso gli agenti Coler e Williams''. Per questo, secondo Clark, l'80enne ''non merita alcuna compassione'', tenendo in considerazione inoltre che, ''nell'attuale contesto di tensione contro le forze dell'ordine, la libertà condizionale per questo assassino a sangue freddo invierà il messaggio sbagliato per potenziali futuri atti di violenza''. (di Lorenzo Capezzuoli Ranchi)

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Ucraina, Meloni a Zelensky: “Contate...

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Il videomessaggio della premier italiana al Summit of the International Crimea Platform

Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky a Cernobbio - Agenzia Fotogramma

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si rivolge al presidente ucraino Volodymyr Zelensky per ribadire il sostegno dell'Italia all'Ucraina e condannare ancora una volta l'annessione della Crimea da parte della Russia. "L'annessione illegale della Crimea da parte della Federazione Russa rimane una gravissima violazione di quel sistema di regole e principi universalmente riconosciuti nella Carta dell’ONU che garantiscono la pacifica convivenza tra le Nazioni", dice la premier italiana in un videomessaggio al Summit of the International Crimea Platform.

"È una violazione - prosegue - dell’integrità territoriale di una Nazione sovrana, che calpesta i diritti delle popolazioni che non vogliono rinunciare alla loro identità e rimane tale anche a distanza di dieci anni. Considerare la Crimea parte integrante del territorio russo è un tassello di quella propaganda russa che dobbiamo sapere contrastare, nonostante trovi sponda nelle mappe geografiche diffuse anche su alcuni mezzi di comunicazione occidentali".

"Dall’inizio dell’invasione russa - dice ancora Meloni - la Crimea è diventata anche una delle basi da cui partono i deliberati attacchi russi contro i civili e le infrastrutture critiche. La Russia non è riuscita a piegare l’eroica resistenza ucraina, e la nostra compattezza e unità di intenti hanno garantito all’Ucraina gli aiuti necessari per difendere la propria libertà. E questo è un valore, che dobbiamo sapere proteggere, se vogliamo far tornare la pace nel cuore dell’Europa".

"Caro Volodymyr, - assicura Meloni al presidente ucraino - continueremo ad essere al vostro fianco. Lo farà l’Italia, anche in qualità di presidenza G7, perché il nostro obiettivo è mettere fine a questa guerra e aiutare l’Ucraina nel cammino verso un futuro di pace, libertà e prosperità. Guardare al futuro dell’Ucraina significa anche pensare alla sua ricostruzione, che va sostenuta anche di concerto con le Istituzioni finanziarie internazionali. Intendiamo fare la nostra parte, e nel 2025 ospiteremo in Italia l’Ukraine Recovery Conference. L’unità è la nostra forza, e il popolo ucraino potrà continuare a contare su di noi".

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Così intelligenza artificiale e guerra cognitiva...

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Perego di Cremnago, Bagnasto, Bertolotti, Mannino, Pigozzi, Narduzzi, Antebi, Arcuri al convegno del 18 settembre

Così intelligenza artificiale e guerra cognitiva rivoluzionano i conflitti. L'evento alla Camera

Si svolgerà il 18 settembre, alle ore 10, a Roma, a Palazzo San Macuto, Sala del refettorio, il convegno “Nuovi Conflitti: il ruolo dell’intelligenza Artificiale e la guerra cognitiva”, in occasione del quale verrà presentato il libro di C. Bertolotti “GAZA UNDERGROUND. La guerra sotterranea e urbana tra Israele e Hamas” (ed. START InSight, 2024).

Attesi gli interventi del Sottosegretario di Stato alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago e dell’organizzatore dell’evento, On. Roberto Bagnasto (Commissione IV Difesa).

Claudio Bertolotti, direttore di START InSight e autore del libro “Gaza Underground”, illustrerà come la guerra Israele-Hamas, oggi combattuta a Gaza, diverrà tema di studio degli stati maggiori militari a livello globale, con particolare riferimento, da un lato, all’impiego dell’Intelligenza Artificiale da parte delle forze israeliane e dei riflessi in termini di riduzione delle vittime collaterali in guerra; dall’atro lato illustrerà come Hamas sia riuscito a imporre la propria volontà e narrazione di un conflitto attraverso una guerra cognitiva in cui le false informazioni sono riuscite a condizionare l’opinione pubblica a livello internazionale, con particolare riferimento allo strumento del “Lawfare”, l’utilizzo strumentale delle istituzioni legali per limitare la capacità militare avversaria.

Il Generale C.A. Stefano Mannino, Presidente del CASD – Scuola Superiore Universitaria della Difesa, tratterà dell’impatto dell’innovazione digitale e tecnologica nel settore della Difesa e, in particolare, nei conflitti contemporanei e futuri, con particolare riferimento all’introduzione di nuove tecnologie in grado di imporre una “Rivoluzione negli Affari Militari” (RMA).

Lorenza Pigozzi, Direttore Comunicazione Strategica di Gruppo - Executive Vice President di Fincantieri, si focalizzerà sull’intelligenza artificiale nella sfera della comunicazione: rischi e benefici dell’applicazione operativa, ragionando sulle potenzialità in termini di tempestività, diffusione, coerenza con gli obiettivi aziendali/istituzionali, vulnerabilità dell’informazione e della narrazione/contro-narrazione sia nei ptenziali conflitti sia, e ancor più, nella competizione tra gli attori dell’arena internazionale.

Daniele Narduzzi, Chief Legal & Compliance officer di Cy4gate, affronterà il tema della necessaria collaborazione tra Difesa e Impresa, con uno sguardo alle prospettive e allo sviluppo di capacità sinergiche in termini di reciproche opportunità dei due settori in termini di collaborazione, in particolare nel settore AI, informazione.

In conclusione, in collegamento da Tel Aviv, Liran Antebi, ricercatrice presso l’Institute for National Security Studies (INSS), approfondirà il tema dell’intelligenza artificiale come variabile in grado di cambiare il mondo della difesa, in particolare dell’intelligence e della logistica. Un impegno, affrontato da Israele, che ha fatto del Paese una potenza leader nel settore dell’AI.

L’evento sarà moderato da Alba Arcuri, Giornalista RAI e conduttrice di “Voci dal Mondo”.

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