Proteggere chi protegge, la sfida globale nella Giornata Umanitaria
Ogni anno, il 19 agosto, si celebra la Giornata Umanitaria Mondiale, un momento per onorare gli operatori umanitari che mettono a rischio la propria vita per alleviare le sofferenze altrui. Ma quest’anno, più che mai, la ricorrenza assume un tono drammatico. Il 2023 è stato l’anno più letale per gli operatori umanitari, e il 2024 potrebbe essere anche peggiore. Questi dati non solo ci invitano a riflettere, ma ci impongono un’azione urgente.
La protezione degli umanitari non può aspettare
Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, e Janez Lenarčič, Commissario per la Gestione delle Crisi, hanno lanciato un accorato appello per questa Giornata Umanitaria Mondiale. “Celebrare gli operatori umanitari non basta”, ha affermato Borrell, sottolineando come il pericolo per questi lavoratori sia sempre più acuto. La loro sicurezza è compromessa non solo dai conflitti, ma anche dalla crescente mancanza di rispetto per il diritto umanitario internazionale.
L’Unione Europea ha risposto a questa crisi con l’iniziativa “Protect Aid Workers”, un programma che fornisce assistenza legale e finanziaria rapida agli operatori umanitari locali che subiscono attacchi. Con oltre 240mila euro già distribuiti a partire da febbraio 2024, il programma ha mostrato il suo valore, ma rimane solo un passo verso la protezione completa degli operatori sul campo. “Serve di più,” ha affermato Lenarčič, “perché l’impunità non può continuare.”
Il monito di António Guterres
Anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha usato la Giornata Umanitaria Mondiale 2024 per ribadire un messaggio forte e chiaro: l’impunità per chi attacca civili e operatori umanitari deve finire. “Il 2023 è stato l’anno più letale per il personale umanitario,” ha dichiarato Guterres, riferendosi ai numerosi attacchi che hanno colpito Gaza, Sudan e altri teatri di crisi.
Nel suo messaggio, Guterres ha evidenziato l’importanza del rispetto del diritto umanitario internazionale, denunciando le campagne di disinformazione che mettono a rischio la vita di chi è già vulnerabile. Ha chiesto ai governi di interrompere il flusso di armi verso gruppi violenti e di garantire la giustizia per le vittime di crimini di guerra. “Celebrare gli operatori umanitari non è sufficiente,” ha concluso, “è necessario proteggere la nostra comune umanità.”
Pause umanitarie per la campagna di vaccinazione antipolio a Gaza
Il 2024 porta con sé nuove sfide umanitarie, come dimostrato dalla situazione nella Striscia di Gaza. L’OMS e l’UNICEF hanno lanciato un appello urgente per l’implementazione di pause umanitarie di sette giorni che consentano lo svolgimento di due cicli di vaccinazione antipolio. Questa campagna è fondamentale per prevenire la diffusione della variante del poliovirus di tipo 2, che è stata rilevata in campioni ambientali nel luglio 2024.
Senza queste pause nei combattimenti, non sarà possibile garantire la vaccinazione di oltre 640mila bambini sotto i dieci anni, un obiettivo cruciale per prevenire una crisi sanitaria in una regione già devastata. “La Striscia di Gaza è stata libera dalla polio per 25 anni,” ha dichiarato un portavoce dell’OMS, “ma la sua ricomparsa rappresenta una minaccia reale non solo per Gaza, ma anche per i Paesi vicini.”
La Giornata Umanitaria Mondiale 2024 ci ricorda l’immenso valore del lavoro svolto dagli operatori umanitari in tutto il mondo. Tuttavia, ci ricorda anche che il loro compito sta diventando sempre più pericoloso e che è necessario un impegno concreto da parte della comunità internazionale per garantire la loro sicurezza.
Demografica
Georgia, arriva legge contro Pride e diritti Lgbtq+
Prosegue la campagna di censura e limitazione dei diritti in Georgia. I legislatori del Paese hanno approvato la terza e ultima lettura di una legge sui “valori della famiglia e protezione dei minori” che ha severe limitazioni ai diritti Lgbtq+.
La legge prevede il divieto degli eventi del Pride e delle esposizioni pubbliche della bandiera arcobaleno, nonché la censura di film e libri che trattano temi Lgbtq+. E le polemiche non sono tardate ad arrivare.
Cosa c’è dietro il provvedimento
Il provvedimento è stato ampiamente sostenuto dai leader del partito al governo, Sogno Georgiano, che hanno ritenuto la legge necessaria per mantenere gli standard morali “tradizionali” in Georgia. Nel Paese, la Chiesa ortodossa profondamente conservatrice esercita una notevole influenza.
E non è un caso, quindi, che questo provvedimento arrivi a poco più di un mese prima dalle elezioni parlamentari del 26 ottobre. Il partito al governo sembra, infatti, cercare di consolidare il sostegno conservatore attraverso programmi che tutelino la famiglia tradizionale e i valori della Chiesa stessa.
Critiche e opposizioni a confronto
A commentare l’accaduto è Tamara Jakeli, direttrice del gruppo di attivisti Tbilisi Pride, che a Reuters ha descritto il disegno di legge come una delle più gravi minacce mai affrontate dalla comunità Lgbtq+ in Georgia. Jakeli ha dichiarato che “questa legge è la cosa più terribile che sia mai capitata alla comunità in Georgia. Molto probabilmente dovremo chiudere i nostri centri. Non c’è modo per noi di continuare”.
Il disegno di legge non solo ribadisce il divieto sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma proibisce anche gli interventi di riassegnazione chirurgica del sesso.
Ad opporsi ad esso c’è anche la presidente georgiana Salome Zourabichvili che, pur essendo critica dal suo stesso partito e avendo poteri principalmente cerimoniali, ha dichiarato che si opporrà al provvedimento con un veto. Veto che, tuttavia, con la maggioranza parlamentare del partito, è probabile che venga superato.
Georgia: adesione europea e diritti a rischio
In Georgia, il tema dei diritti all’autodeterminazione e sessualità è particolarmente sentito. I sondaggi nazionali rilevano una diffusa disapprovazione delle relazioni omosessuali. La costituzione vieta matrimonio e adozione tra persone dello stesso sesso e le marce del Pride a Tbilisi sono spesso oggetto di contromarce o attacchi dagli anti-Lgbtq+.
Il Paese vorrebbe, inoltre, entrare a far parte dell’Unione europea e le elezioni di ottobre sarebbero decisive in tal senso. Ma la campagna contro i diritti sociali e civili e i profondi legami con la Russia del partito di maggioranza (candidato per un secondo mandato consecutivo), potrebbero rallentare il procedimento di adesione. Votare in controtendenza resterebbe l’unica alternativa possibile.
Demografica
La sfida demografica secondo Orsini: un’emergenza per il...
La sfida demografica non può essere rimandata. Lo ha sostenuto con chiarezza, durante l’Assemblea di Confindustria 2024, il presidente Emanuele Orsini che ha posto l’accento su una delle questioni più critiche per il futuro dell’Italia: l’emergenza che la denatalità sta creando nel nostro Paese.
In un discorso che ha toccato temi economici e industriali di rilevanza globale, Orsini ha sottolineato come l’invecchiamento della popolazione e il basso tasso di natalità rappresentino una minaccia per la competitività e la stabilità nazionale.
“L’Italia sta affrontando un enorme deficit demografico”, ha affermato Orsini, spiegando come la diminuzione della popolazione attiva stia già avendo un impatto negativo su settori cruciali, frenando lo sviluppo industriale e aggravando la situazione economica, specialmente nel Mezzogiorno. Senza interventi strutturali, il trend non potrà che peggiorare, mettendo a rischio la sostenibilità del sistema sociale e produttivo.
Il nodo della natalità e le migrazioni regolari
Orsini ha sottolineato che uno dei maggiori problemi legati alla questione demografica è il basso tasso di natalità. Per far fronte a questa emergenza, ha proposto interventi volti a favorire la crescita della popolazione giovane, evidenziando che la scarsa attrattività del Paese per le professioni qualificate sta spingendo molti giovani laureati a cercare opportunità all’estero. “Vogliamo riportare a casa i nostri giovani“, ha detto il presidente, facendo riferimento alla necessità di trattenere i talenti italiani, così come di attrarre giovani professionisti stranieri.
Un altro aspetto affrontato è stato il tema dei flussi migratori regolari, che Orsini vede come una parte fondamentale della soluzione. La migrazione può colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro in settori in cui le imprese italiane faticano a trovare manodopera qualificata. Per questo, è necessaria una riflessione più ampia sulla gestione delle migrazioni, sia in termini di formazione che di inclusione nel mercato del lavoro.
L’impatto sul sistema economico e sociale
L’invecchiamento della popolazione non solo riduce la forza lavoro disponibile, ma aumenta anche la pressione sui sistemi di welfare e sanità pubblica. La crescita della popolazione anziana richiede un adeguamento delle infrastrutture sociali e sanitarie, e Orsini ha invitato le istituzioni e il governo a elaborare politiche di lungo termine che possano affrontare questa sfida complessa.
Inoltre, Orsini ha ricordato che il declino demografico va di pari passo con la crisi del mercato immobiliare e dell’occupazione giovanile. Una delle iniziative proposte, il Piano Straordinario di Edilizia per i lavoratori neoassunti, mira a risolvere uno dei problemi centrali per i giovani: la difficoltà di accedere a una casa a prezzi accessibili. Questo piano, accolto positivamente dal governo, dovrebbe contribuire a creare le condizioni necessarie per incentivare la natalità e garantire un futuro più stabile alle nuove generazioni.
Il discorso di Orsini ha lanciato un chiaro segnale: l’Italia non può permettersi di ignorare la questione demografica. Solo attraverso politiche di sostegno alla natalità, una gestione efficace delle migrazioni e un rinnovato impegno per attrarre e trattenere i giovani talenti, il Paese potrà garantire un futuro prospero e competitivo. La demografia, ha concluso Orsini, non è solo una questione numerica, ma un tassello fondamentale per la crescita economica e sociale dell’Italia
Demografica
Papà legano “bebè” alle statue: “Chiediamo congedi...
Camminando per Leicester Square, a Londra, in queste ore, potrebbe capitarvi di notare un dettaglio particolare. Le note statue di celebrità maschili sparpagliate per la piazza hanno dei “bebè” appesi al collo.
Gli attivisti del gruppo Dad Shift hanno legato bambolotti alle statue dell’ingegnere Isambard Kingdom Brunel, degli attori Laurence Olivier e Gene Kelly e dei calciatori Thierry Henry e Tony Adams, nel tentativo di focalizzare l’attenzione sull’importanza del legame padre-figlio.
Si tratta di una campagna di sensibilizzazione orchestrata dal gruppo di papà londinesi che vuole “richiamare l’attenzione sull’importante ruolo che la paternità svolge nella vita degli uomini e sul perché il governo britannico deve concedere ai papà e ai co-genitori un congedo di paternità migliore”. Hanno scritto una lettera a Keir Starmer e rivendicano i propri diritti genitoriali e lavorativi: ecco cosa vogliono.
Congedi parentali nel Regno Unito: lettera a Starmer
Il Regno Unito “ha la peggiore offerta di congedo parentale in Europa”. Composta da solo due settimane di congedo obbligatorie, pagate a 184,03 sterline a settimana, circa 220 euro, la misura ha portato ad una drastica riduzione del congedo non obbligatorio. Chi l’ha preso ha riferito di avere gravi problemi economici successivamente.
Gli attivisti “DadshifUk” hanno in programma di consegnare un messaggio al primo ministro entro la fine del mese, invitandolo ad adottare misure rapide per migliorare il congedo di paternità. Ecco cosa gli hanno scritto:
“Caro Primo Ministro Keir Starmer – scrivono sul proprio sito internet – durante la campagna elettorale, sei stato criticato per voler trascorrere anche solo una notte a settimana con i tuoi figli. Come padri e genitori, abbiamo ammirato sia l’impegno che dimostri verso la tua famiglia, sia la convinzione con cui sei stato disposto a difenderlo”.
Ed è per questo, aggiungono che “ti scriviamo per chiedere il tuo aiuto, affinché i papà in tutto il Paese possano essere presenti per le loro famiglie esattamente come lo sei tu per la tua. Attualmente, il Regno Unito offre il peggior congedo di paternità legale per i nuovi padri in tutta Europa, che equivale a sole due settimane di permesso a pagamento completo. Un padre su tre non prende alcun congedo al momento della nascita di un bambino, mentre uno su due che lo fa riporta difficoltà economiche a causa di questo”.
E concludono: “Un congedo parentale adeguato per i padri e i co-genitori è vantaggioso per le madri, i neonati, i padri stessi e la società nel suo complesso, contribuendo a migliorare i risultati sulla salute per tutti”.
Infatti, i paesi con sei o più settimane di congedo di paternità, scrivono gli attivisti, hanno anche un divario salariale di genere ridotto del 4% e un divario nella partecipazione alla forza lavoro inferiore del 3,7%, il che dimostra che un cambiamento può stimolare la crescita economica e sostenere le famiglie britanniche.
“Con il Partito Laburista impegnato a rivedere gli assetti del congedo parentale entro il suo primo anno di governo, ti chiediamo di incontrarci e considerare il sostegno alla richiesta di The Dad Shift per un congedo parentale che sia accessibile economicamente, che preveda un adeguato periodo di tempo e che sostenga l’uguaglianza tra i genitori”, chiedono al primo ministro. Poi l’appello: “Aiuta generazioni di padri a colmare questo divario, dando ai papà il tempo necessario per trascorrere con i loro figli e per scoprire il tipo di padre che vogliono essere”.