Maltempo e pioggia sull’Italia, poi il caldo nel weekend: le previsioni meteo
Che tempo farà fino a giovedì 22 agosto
Ancora Italia preda del maltempo, in balia del ciclone che ha portato a un crollo delle temperature nelle scorse ore. Ma tornerà presto l’alta pressione, con caldo e temperature fino a 35-37°C nel weekend. Queste le previsioni meteo degli esperti per la giornta di oggi, martedì 20 agosto, e per i prossimi giorni.
Dal ciclone al sole, le previsioni degli esperti
Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma intanto il pericolo associato al ciclone in transito sul nostro Paese, con temporali e piogge a tratti persistenti specie sul versante adriatico ed al Sud. I fenomeni saranno intensificati dalla temperatura del mare, con l’acqua localmente ancora sui 28-29°C.
Tutto questo surplus di calore marino, memoria della ‘dittatura’ dell’anticiclone africano Caronte, durata ben 35 giorni, fornisce energia ai temporali che si sviluppano più intensi proprio in mare aperto e lungo le coste.
Nelle prossime ore avremo dunque violenti rovesci dalla Romagna fino al Molise, ma anche tra Sicilia, Calabria e bassa Campania si svilupperà un’altra zona di forte maltempo: dobbiamo immaginare la circolazione delle correnti perturbate intorno ad un occhio del ciclone posto sul Tirreno centrale.
Avremo un ‘duplice attacco’, da est nord-est verso le regioni centro settentrionali adriatiche e da ovest sud-ovest verso il Meridione. Si tratterà della classica trottola ciclonica che, al momento, si trova proprio sopra la nostra testa.
Questa trottola si sposterà poi mercoledì 21 agosto verso la Grecia e la Turchia, favorendo un generale miglioramento sul nostro Paese, salvo ultimi temporali al Sud e sul versante adriatico specie a ridosso dei rilievi.
Da giovedì tornerà prepotente l’alta pressione e il Ciclone guasta-estate sarà solo un ricordo: avremo di nuovo sole e temperature sui 30°C ovunque, con picchi over 35. Nel fine settimana, infatti, le città più calde saranno Taranto e Benevento con 37°C seguite da Caserta, Ferrara, Foggia e Terni con 36°C.
Il termometro salirà, ma non fino ai valori record delle ultime settimane; anzi, già da domenica sera si prevede una nuova perturbazione atlantica a riportare temperature nella media e qualche rovescio sparso.
L’Estate africana è finita per fortuna: non ci mancheranno i 40-42°C all’ombra che ci hanno fatto soffrire in modo incredibile in questa rovente stagione del 2024.
Le previsioni nel dettaglio
Martedì 20: Al Nord: tempo via via più stabile salvo al Nord-Est. Al Centro: temporali specie sul versante adriatico, soleggiato altrove. Al Sud: instabile con temporali sparsi.
Mercoledì 21: Al Nord: sereno o poco nuvoloso ovunque. Al Centro: cielo poco nuvoloso. Al Sud: ultimi addensamenti poi migliora.
Giovedì 22: Al Nord: soleggiato, caldo, alcuni piovaschi sulle Alpi. Al Centro: soleggiato e caldo. Al Sud: soleggiato e caldo, più nubi in Sicilia e sui rilievi.
Tendenza: bel tempo fino a domenica poi perturbazione atlantica in arrivo.
Cronaca
Vaticano, serve riforma pensioni. Il Papa: “Decisioni...
Il Pontefice: "L'attuale gestione genera un importante disavanzo". Allarme tra i dipendenti laici
Serve una riforma delle pensioni in Vaticano? Il Papa, con una nuova lettera al Collegio Cardinalizio e ai Prefetti e Responsabili delle Istituzioni Curiali, degli Uffici della Curia Romana e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede, chiede ulteriori sacrifici. Al centro delle preoccupazioni, la gestione del Fondo Pensioni. E scatta l'allarme tra i dipendenti laici.
La lettera del Papa
"Sono stati realizzati differenti studi dai quali si è derivato che l'attuale gestione pensionistica, tenuto conto del patrimonio disponibile, genera un importante disavanzo. Purtroppo, il dato che ora emerge, a conclusione delle ultime approfondite analisi svolte da esperti indipendenti, indica un grave squilibrio prospettico del Fondo, la cui dimensione tende ad ampliarsi nel tempo in assenza di interventi: in termini concreti, - dice il Pontefice - ciò significa che l'attuale sistema non è in grado di garantire nel medio termine l'assolvimento dell'obbligo pensionistico per le generazioni future".
"Siamo ora tutti pienamente consapevoli che occorrono provvedimenti strutturali urgenti, non più rinviabili, per conseguire la sostenibilità del Fondo Pensioni, nel contesto più generale delle limitate risorse disponibili dell'intera organizzazione, e un'appropriata copertura previdenziale per i dipendenti presenti e futuri, in una prospettiva di giustizia ed equità tra le diverse generazioni. Si tratta di assumere decisioni non facili che richiederanno una particolare sensibilità, generosità e disponibilità al sacrificio da parte di tutti", chiede il Papa comunicando la decisione di nominare il card. Kevin Card. Farrell, Amministratore Unico per il Fondo Pensioni, "ritenendo che questa scelta rappresenti, in questo momento, un passo essenziale per rispondere alle sfide che il nostro sistema previdenziale deve affrontare in futuro".
"Pur avendo apprezzato il contributo fornito con ponderazione da coloro che in questi anni si sono occupati di questa delicata materia, ritengo ora che sia indispensabile percorrere questa nuova fase, fondamentale per la stabilità e il benessere della nostra comunità, con prontezza e unità di visione affinché gli interventi dovuti siano con sollecitudine realizzati. A tutti voi - scrive il Pontefice - chiedo una particolare collaborazione nell'agevolare questo nuovo e ineludibile percorso di cambiamento. Confidando nel supporto e nel sostegno di tutti, vi chiedo di accompagnare questo momento con le vostre preghiere".
Nella lettera, Francesco ricorda la necessità di "affrontare problematiche serie e complesse che rischiano di aggravarsi se non trattate tempestivamente. Mi riferisco alla gestione del nostro Fondo Pensioni, già considerato tra i temi centrali della riforma economica, costituendo un argomento al centro della 'preoccupazione' dei Pontefici che si sono succeduti sin dalla sua istituzione".
La reazione dei dipendenti
L'Associazione che raggruppa i dipendenti laici del Vaticano dà voce alle preoccupazioni per l'annunciata riforma sulle pensioni: "Avevamo sentore che prima o poi si sarebbe intervenuti sulle pensioni, e oggi abbiamo avuto la conferma che sono in arrivo 'provvedimenti strutturali urgenti'. E' evidente che c'è qualcuno che ha proposto al Papa un intervento di questo tipo, visto che il Pontefice non può certo conoscere di suo i dettagli dei conti del Fondo Pensioni".
L'Adlv chiede che ci sia trasparenza: "A chi ha suggerito questa manovra, diciamo che nemmeno noi abbiamo conoscenza del bilancio del Fondo. I dati non sono pubblici. Eppure quando si contribuisce a una gestione finanziaria o pensionistica, visto che paghiamo con i nostri contributi, i conti dovrebbero essere consultabili da tutti. In Vaticano invece questi aspetti sono a beneficio di pochi, mentre bisognerebbe capire come vengono amministrate le trattenute in busta paga a carico dei dipendenti. Le pensioni sono a garanzia anche e soprattutto delle future generazioni, in un discorso di equità e giustizia, che hanno diritto a un futuro degno grazie a un assegno pensionistico adeguato. Chi certifica un eventuale passivo? La stragrande maggioranza dei dipendenti vaticani ha già tirato la cinghia. Il taglio di un biennio per tanti avrà un effetto pesante: anche 20 mila euro a fine carriera. I salari non sono stati indicizzati al costo della vita, mentre l'aumento degli affitti degli immobili vaticani è stato rapportato all'inflazione".
Nel frattempo, fa notare l'Adlv "in Vaticano sono fiorite consulenze e sono state date promozioni senza una forma di concorso pubblico.Se si vuole ora intervenire sulle pensioni, allora quali risultati ha avuto la riforma finanziaria avviata quattro anni fa? Quali risultati sono stati portati dal personale ad hoc assunto, spesso con stipendi di riguardo? La Segreteria per l'Economia ha pensato ad una riforma strutturale che incrementi gli introiti per la Santa Sede o a tagli che non riguardino solo il personale, i cui stipendi sono ridotti ai minimi termini? Ha tenuto conto dell'attenzione particolare che il Papa pone sempre sulle famiglie e sulle loro necessità? I dipendenti, esausti di tagli e soprattutto di mancate risposte alla loro lecita richiesta di essere ascoltati, anche tramite l'Adlv, ritengono di aver già contribuito, al massimo delle loro possibilità, al ripianamento del deficit e rimangono in attesa vigile di eventuali future disposizioni. Ci auguriamo che l'Adlv sia ricevuta presto per parlare di tutte queste questioni".
Cronaca
Italiano arrestato in Egitto, il legale: “In carcere...
L'avvocato Alessandro Russo all'Adnkronos: "Alla madre ha detto che è costretto a stare sempre in piedi, può stendersi solo mezz’ora al giorno, se vuole sedersi deve pagare". L'uomo, un attore porno, sarebbe stato arresto per contenuti social giudicati immorali
Arrestato appena atterrato in Egitto, lo scorso 9 novembre, l'italiano Elanain Sharif "è trattato in modo inumano". A denunciarlo all'Adnkronos è l'avvocato Alessandro Russo, legale della madre del 44enne nato in Egitto ma cittadino italiano con residenza a Terni.
"Costretto da giorni a stare all'impiedi"
"La madre di Elanain è riuscita a parlare col figlio solo il giorno dopo l’arresto, hanno parlato in italiano per non farsi capire dagli agenti, e lui gli ha detto che in carcere è trattato in modo inumano, è costretto a stare sempre in piedi, può stendersi solo mezz’ora al giorno, se vuole sedersi deve pagare, ha ancora gli stessi vestiti di quando lo hanno arrestato’’, ha riferito l'avvocato Russo.
Sharif è stato dopo essere atterrato 12 giorni fa all’aeroporto del Cairo con la madre. "Lo hanno trattenuto un paio d’ore in un ufficio in aeroporto e poi la madre ha visto che lo portavano via in manette – riferisce il legale – La mamma di Elanain è riuscita a fargli avere un paio di panini e dopo cinque giorni, pagando un autista, è riuscita a sapere che avevano trasferito il figlio nel carcere di Alessandria’’. Il legale due giorni dopo l’arresto ha contattato la Farnesina che ha preso in carico la situazione.
Elanain Sharif lavora nel settore del porno, nome d’arte ‘Sheri Taliani’, e secondo l’avvocato della famiglia all’origine dell’arresto potrebbero esserci contenuti pubblicati sui social dal 44enne e giudicati "immorali" dalle autorità egiziane.
Cronaca
Ricerca, oncologi e cardiologi: “L’Italia è...
Cognetti (Foce), 'un oltraggio attendere 14 mesi per accedere a cure, servono nuovi modelli'
L’Italia è diciottesima in Europa per spesa in ricerca e sviluppo, con l’1,33% in rapporto al Pil (l’obiettivo nell’Ue è il 3%) ma, anche con poche risorse a disposizione, il valore della produzione scientifica del nostro Paese è ai vertici a livello internazionale. L’Italia, infatti, è responsabile del 31% dei 2.169 studi autorizzati in Europa nel 2022 e continua a rappresentare un attore protagonista nella ricerca clinica del Continente. Resta, però, il nodo cruciale dei ritardi nell’accesso alle nuove terapie. Oggi, tra l’autorizzazione a livello europeo e la rimborsabilità a livello nazionale, trascorre ancora troppo tempo. Servono infatti circa 14 mesi (424 giorni), un valore in linea con quello medio europeo (432 giorni per Ue-13+Inghilterra) e migliore rispetto a Francia (527) e Spagna (661), ma nettamente peggiore della Germania (126), che è la più rapida nel rendere disponibili le nuove terapie. Servono, da un lato, più risorse da destinare alla ricerca scientifica, dall’altro nuovi modelli per velocizzare l’accesso all’innovazione. Sono le richieste di Foce (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi) nel convegno nazionale "Il valore dell’innovazione e della ricerca clinica" oggi a Roma.
"In Italia, nel 2022, sono stati 663 gli studi clinici autorizzati – spiega Francesco Cognetti, presidente Foce -. La maggior parte delle sperimentazioni sono in fase III (41%), va però evidenziato l’incremento del 14,5% degli studi di fase I rispetto al 2021, a indicare una crescente propensione all’innovazione con maggiori sforzi nello sviluppo di nuove molecole. Ogni anno, in Italia, sono circa 40mila i cittadini coinvolti nelle sperimentazioni. Due terzi dei trial interessano le neoplasie, le malattie ematologiche e cardiovascolari, che tra l’altro producono i due terzi della mortalità annuale. La ricerca clinica è un motore di sviluppo economico e sociale, che può offrire un contributo importante al recupero dell’attuale crisi del sistema. È infatti dimostrato che un euro investito in uno studio clinico ne genera quasi 3 (2,95) in termini di benefici per il Ssn, grazie ad esempio ai costi evitati per l’erogazione a titolo gratuito di terapie sperimentali e prestazioni diagnostiche alle persone arruolate nei trial. Ma l’Italia investe ancora troppo poche risorse in quest’area".
La spesa dell’Ue per ricerca e sviluppo, nel 2022 - secondo Foce - ha raggiunto i 352 miliardi di euro. È quasi il doppio rispetto al 2012. I Paesi che investono più risorse, con percentuali superiori al 3% sul Pil, sono Belgio (3,44%), Svezia (3,40%), Austria (3,20%) e Germania (3,13%). L’Italia è diciottesima e non arriva all’1,5%: nel 2021 aveva investito l’1,43%, nel 2022 solo l’1,33%.
"Inoltre – continua Cognetti - il tempo medio richiesto per l’autorizzazione di un nuovo farmaco in Italia è di circa 14 mesi, a cui si sommano ulteriori periodi necessari per l’inclusione nei Prontuari terapeutici regionali. Questo passaggio deve essere eliminato perché rappresenta un oltraggio all’art.32 della Costituzione. Il ritardo, infatti, può arrivare fino a quasi due anni, un intervallo che risulta eticamente insostenibile, anche se in linea con i tempi medi che si registrano a livello europeo. Devono essere definiti nuovi modelli, per rispondere alle esigenze dei pazienti. Una via può essere rappresentata da un miglior utilizzo delle risorse del Fondo dei farmaci innovativi, che negli ultimi anni non sono state usate in modo completo".
A settembre 2024, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) - riporta una nota - ha presentato due nuove Linee guida per semplificare l’organizzazione delle sperimentazioni cliniche dei farmaci e regolamentare gli studi osservazionali.
"Nel nostro Paese i tempi di approvazione delle nuove molecole sono leggermente migliori della media europea, ma siamo impegnati a ridurli per rendere disponibili le terapie innovative più rapidamente ai cittadini – afferma Robert Nisticò, presidente di Aifa -. È doveroso essere al passo con la velocità della ricerca, perché le scoperte scientifiche di oggi saranno le valutazioni regolatorie di domani. Aifa, sul fronte interno, sta lavorando per snellire le procedure burocratiche e amministrative. Inoltre, stiamo valutando l’introduzione di nuovi modelli, che meglio rispondano alle esigenze del paziente in un’ottica di sostenibilità del sistema, prevedendo, ad esempio, un accesso precoce per terapie avanzate, in particolare laddove non vi siano alternative terapeutiche. In questo modo, i pazienti eleggibili potrebbero beneficiare delle terapie innovative senza ritardi e rallentare così la progressione di patologie oncologiche".
Il trattamento dei tumori pediatrici rappresenta uno dei maggiori successi della medicina moderna, grazie proprio alla ricerca e a collaborazioni scientifiche internazionali, in cui l’Italia svolge un ruolo di primo piano. "Abbiamo assistito a un marcatissimo aumento dei tassi di sopravvivenza per i bambini affetti da neoplasie, passando da circa il 30% negli anni '60 all’80% nell’ultimo decennio, con percentuali di guarigione per alcuni tumori che arrivano addirittura a oltre il 90% – sottolinea Franco Locatelli, direttore Dipartimento di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma -. La miglior stratificazione prognostica, le terapie mirate e l’immunoterapia sono solo alcuni degli sviluppi che hanno determinato miglioramenti significativi in termini di sopravvivenza e qualità di vita".
Una vera rivoluzione nella cura dei tumori negli ultimi anni "è stata l’introduzione delle cellule Car-T nella pratica clinica - aggiunge Locatelli - Il loro utilizzo ha dimostrato un’impressionante efficacia nel trattamento delle leucemie linfoblastiche acute B pediatriche, con un tasso di remissione completa compreso fra l’80 e il 90% e una sopravvivenza libera da eventi a 24 mesi del 40-50%. Questo successo ha stimolato la ricerca internazionale nello sviluppo di Car-T per diverse neoplasie sia solide sia ematologiche, con l’Italia in prima linea".
Negli ultimi decenni, i progressi nella ricerca, nell’accesso e nella qualità dell’assistenza e dei servizi igienico-sanitari hanno contribuito a ridurre la mortalità legata alle malattie infettive. "In Italia, in linea con i Paesi più sviluppati, tra il 1990 e il 2019 il numero di decessi per malattie infettive è diminuito significativamente (-31,6%) – spiega Massimo Andreoni, Direttore scientifico Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) -. A causa della pandemia da Covid-19, nel biennio 2020-2021, il numero di decessi per malattie infettive ha registrato un incremento importante, raggiungendo in Italia un tasso di 47,7 morti per 100.000 abitanti, oltre 4 volte il valore del 2019. Dall’altro lato, la pandemia ha velocizzato il progresso scientifico, contribuendo alla diffusione della tecnologia dei vaccini a mRna, che ha aperto un nuovo mondo nella profilassi e terapia medica".
I vaccini a mRNA "rompono il 'dogma' della vaccinazione - sottolinea Andreoni - perché non viene più introdotto l’antigene, cioè la proteina che deve immunizzare nei confronti di una malattia, ma vengono fornite alle nostre cellule le istruzioni per produrlo. Con questa tecnica, inoltre, si possono realizzare vaccini in tempi molto brevi contro agenti infettivi che compaiono per la prima volta nella storia e si stanno allestendo nuove combinazioni vaccinali, ad esempio contro l’influenza e il Covid. Le prospettive di utilizzo sono importanti, perché sono in corso studi su vaccini a mRna anche per la terapia di malattie come i tumori".
"Se consideriamo la valutazione annuale delle performance scientifiche dei 54 Irccs italiani, il cui ruolo istituzionale è di coniugare attività assistenziale di ottimo livello qualitativo con un’attività scientifica (ricerca traslazionale e clinica) di altrettanto livello, i dati più recenti dimostrano che un discreto numero di Irccs ha performance di elevato livello, ma purtroppo almeno la metà presenta valori di Impact Factor e H-index bassi e circa un terzo addirittura bassissimi – conclude Cognetti -. La metà degli Irccs, inoltre, risulta coordinatore di meno di 10 studi clinici e un terzo non ha svolto il ruolo né di coordinatore né di partner in sperimentazioni. Per quel che riguarda il numero di pazienti reclutati, un terzo degli Irccs riporta meno di 100 pazienti all’anno e il 20% addirittura nessun paziente. Questi dati dovrebbero indurre una seria rivalutazione del riconoscimento di Irccs agli Istituti più carenti, cui potrebbe conseguire un potenziamento di risorse disponibili per quelli più meritevoli".