Economia
Assegno unico figli, tutto quello che c’è da sapere:...
Assegno unico figli, tutto quello che c’è da sapere: dagli importi a chi può richiederlo
Come funziona l'assegno unico e universale erogato dall'Inps per il supporto ai genitori
Il ministero dell'Economia oggi ha bollato come "fantasiosa e senza alcun fondamento" l’ipotesi di tagli agli assegni per i figli in vista della prossima manovra", ipotizzati invece da alcuni articoli di stampa. Ecco tutto quello che c'è da sapere sull'assegno unico e universale, erogato dall'Inps alle famiglie con figli a carico e attribuito per ogni figlio. Dai requisiti per poterlo ricevere agli importi: ecco le caratteristiche finora valide del sostegno economico per i genitori.
Come funziona
L'assegno unico e universale viene determinato sulla base della condizione economica del nucleo familiare verificata dall'Isee in corso di validità e quindi viene calcolato in base alla corrispondente fascia. L'importo dell'assegno è progressivo, dunque sarà più elevato al diminuire del valore dell'Isee. Essendo una misura di sostegno universale può essere richiesto anche in assenza di Isee ovvero con Isee superiore a 40 mila euro. In tal caso si avrà diritto agli importi minimi dell'assegno previsti dalla normativa.
Chi ne ha diritto
L'Assegno unico universale può essere richiesto da tutti i nuclei familiari, indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori e senza limiti di reddito, per: ogni nascituro a partire dal settimo mese di gravidanza, ogni figlio minorenne a carico e ogni figlio maggiorenne a carico fino al compimento di 21 anni che frequenti un corso di formazione scolastica, universitaria o professionale, svolga un tirocinio o un'attività lavorativa con reddito annuo inferiore a ottomila euro, svolga il servizio civile universale oppure sia registrato come disoccupato e in cerca di lavoro presso i servizi pubblici per l'impiego. Per i figli disabili invece non c'è limite di età.
Per richiedere l'Assegno unico universale bisogna possedere determinati requisiti: essere cittadino italiano, di uno Stato membro dell'Ue o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno oppure essere cittadino di uno Stato non appartenente all'Ue in possesso di permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. In alternativa essere titolare di permesso unico di lavoro autorizzato a svolgere un’attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi o titolare di permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzato a soggiornare in Italia per un periodo superiore a sei mesi.
Oltre a questo bisogna essere soggetti al pagamento dell'imposta sul reddito in Italia, essere residenti e domiciliati in Italia, in alternativa essere o essere stato residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, ovvero sia titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale.
Anche le coppie disgregate hanno diritto a richiedere l'Assegno unico universale, ma vi sono regole specifiche. Per il calcolo dell'importo viene considerata la situazione economica del genitore presso cui il figlio minorenne vive prevalentemente ovvero con il quale il figlio maggiorenne risiede anagraficamente. In caso di affidamento condiviso del figlio minorenne o in presenza di un figlio maggiorenne l'Assegno spetta al 50% a ciascuno dei genitori, salvo differente accordo tra di loro. Nel caso di affidamento esclusivo l'Inps eroga il contributo soltanto all'affidatario, sempre salvo diversi accordi tra i genitori.
Gli importi
L'importo dell'Assegno unico universale varia a seconda della condizione economica della famiglia e viene determinato in base all'Isee valido al momento della domanda, tenuto conto dell'età, del numero dei figli a carico e di eventuali condizioni di disabilità. L'importo mensile massimo è nel 2024 di 199,4 euro per ciascun figlio minore con ISEE fino a 17.090,61 euro mentre il minimo è di 57 euro per ciascun figlio minore in assenza di ISEE o con ISEE pari o superiore a 45.574,96 euro.
Sono previste maggiorazioni in determinate condizioni, per esempio nel primo anno di vita del bambino oppure in caso di nuclei familiari numerosi (cioè per figli successivi al secondo), giovani madri di età inferiore a 21 anni, nuclei con quattro o più figli, genitori titolari di reddito da lavoro, figli con disabilità.
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