Germania, elezioni regionali nel segno dell’estrema destra: exit poll e risultati
Estrema destra trionfa in Turingia, testa a testa con Cdu in Sassonia
Elezioni regionali 2024 in Germania nel segno dell'Afd: l'estrema destra verso il trionfo in Turingia e sfida la Cdu in Sassonia.
Secondo l'exit poll della Zdf, Alternative for Deutschland (Afd) in Turingia è nettamente in testa nelle elezioni regionali con il 33,5% dei consensi, 9 punti in più della Cdu. La nuova formazione populista di sinistra Bsw ha ottenuto il 14,5% dei voti, la Linke l'11,5%, mentre la Spd il 6,5% ed i Verdi il 4%. La soglia di sbarramento è al 5%. La vittoria in Turingia, se confermata dai dati definitivi, sarebbe il primo successo di una formazione di estrema destra in un'elezione dai tempi del Nazismo.
In Sassonia si delinea un testa a testa tra Cdu e Afd. I cristiano-democratici hanno ottenuto il 32% dei consensi, mentre il partito di estrema destra il 31,5%. Molto staccata la nuova formazione populista di sinistra Bsw, che ha ottenuto il 14,5% dei voti, mentre la Spd si è fermata al 7,5%.
Esteri
Ucraina, Russia avverte: “Nostra risposta a uso...
Il monito del viceministro degli Esteri russo, le minacce di Medvedev, il sostegno "incrollabile" di Stati Uniti e Gran Bretagna a Kiev
La risposta della Russia al via libera degli Usa a Kiev per colpire con missili a lungo raggio in profondità nel territorio di Mosca "sarà brutale". Questo l'avvertimento lanciato dal viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov che ha poi precisato come, secondo la Russia, la decisione sia già stata presa.
Vladimir Putin, ha poi sottolineato, su questo "ha già detto tutto. Noi risponderemo in modo brutale. C'è un elemento di rischio serio perché i nostri oppositori a Washington, Londra e altrove stanno sottostimando il grado di pericolo del gioco che continuano a fare".
Nuove minacce all'Ucraina sono intanto arrivate anche da Dmitry Medvedev, ex presidente russo e numero due del Consiglio di Sicurezza nazionale di Mosca. Commentando l'ipotesi dell'uso di missili a lungo raggio occidentali, Medvedev ha affermato che Mosca ha già motivi formali per ricorrere all'utilizzo di armi nucleari dopo l’incursione dell’Ucraina nella regione di Kursk, ma potrebbe invece utilizzare alcune delle sue nuove tecnologie belliche per ridurre Kiev a "un gigantesco luogo fuso".
La Russia - ha aggiunto - potrebbe distruggere la capitale dell'Ucraina solo con le sue armi non nucleari. Finora ha 'scelto' di non farlo, ha voluto puntualizzare, sottolineando poi che la "pazienza ha i suoi limiti".
Da Usa e Regno Unito sostegno "incrollabile" a Kiev
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha intanto dichiarato che Regno Unito e Stati Uniti hanno raggiunto una “posizione forte” nella ricerca di una soluzione al conflitto in Ucraina dopo il suo incontro con il presidente Joe Biden. Con un punto fermo: il sostegno incrollabile a Kiev contro la Russia, fino alla sconfitta di Vladimir Putin nella guerra.
Starmer ha descritto i suoi colloqui con Biden come “lunghi e produttivi”, ma non ha voluto precisare quali siano le decisioni prese dai due in merito al potenziale uso di armi occidentali da parte dell'Ucraina contro obiettivi russi.
All'inizio del loro incontro nella Blue Room della Casa Bianca a Washington DC, Biden ha detto “non penso molto a Vladimir Putin” quando gli è stata chiesto delle minacce del presidente russo contro la Nato. Interrogato su cosa avessero deciso in relazione al potenziale uso di missili a lungo raggio da parte dell'Ucraina, Starmer ha dichiarato: “Abbiamo avuto un'ampia discussione sulla strategia in Ucraina, naturalmente, in Medio Oriente e in altre parti del mondo".
I due leader avrebbero insomma parlato poco della questione più importante che aleggia sul loro incontro: se gli alleati americani come la Gran Bretagna potrebbero permettere all'Ucraina di usare le loro armi per attaccare obiettivi militari nel profondo della Russia. Putin questa settimana ha messo in guardia da una simile mossa.
All'inizio del colloquio, Starmer ha dichiarato che le prossime settimane e i prossimi mesi saranno “cruciali” per l'Ucraina e che è “importante” che i due Paesi continuino a sostenere la nazione dell'Europa orientale nella sua lotta contro la Russia. L'incontro avviene mentre Zelensky ha espresso la sua frustrazione per le continue restrizioni all'uso di armi occidentali contro obiettivi russi.
La preoccupazione di un'escalation è stata una delle ragioni per cui non è stata ancora data a Kiev l'autorizzazione all'uso illimitato delle armi occidentali. L'Iran è stato colpito da sanzioni da parte di Regno Unito e Stati Uniti dopo che i due Paesi hanno formalmente accusato Teheran di fornire missili balistici alla Russia. Lammy e Blinken hanno annunciato un ulteriore sostegno finanziario per l'Ucraina, compreso un pacchetto di 600 milioni di sterline (788 milioni di dollari) da parte del Regno Unito e di 717 milioni di dollari da parte degli Stati Uniti per soddisfare le esigenze umanitarie, energetiche e di stabilizzazione immediate.
Il pacchetto del Regno Unito include la riconferma dell'impegno di Rishi Sunak di 242 milioni di sterline, oltre a 484 milioni di dollari di garanzie sui prestiti della Banca Mondiale entro la fine dell'anno, mentre il pacchetto degli Stati Uniti comprende 325 milioni di dollari per sostenere le esigenze energetiche dell'Ucraina.
Esteri
Papa: “Harris o Trump? Entrambi sono contro la...
"Ognuno scelga il male minore"
Sul volo di ritorno da Singapore a Roma ieri il Papa è intervenuto sulle elezioni americane. "Ambedue sono contro la vita", ha detto riferendosi a Donald Trump e a Kamala Harris, "ognuno scelga il male minore".
Esteri
Ucraina, Stoltenberg: “Nato poteva fare di più per...
Il mea culpa della Nato. Stoltenberg: "Potevamo fare di più per evitare guerra". Medvedev minaccia: "Se Kiev lancia missili occidentali, la raderemo al suolo"
"La nostra gente è tornata finalmente a casa". A scriverlo, su X, è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, celebrando la notizia dell'avvenuto rilascio dei militari di Kiev nel quadro di un nuovo scambio di prigionieri con la Russia. "Siamo riusciti a riportare indietro con successo in Ucraina altri 103 soldati dalla prigionia russa". Si tratta, spiega, di "82 soldati semplici e sergenti, 21 ufficiali". Erano "difensori delle regioni di Kiev e Donetsk, Mariupol e Azovstal, Luhansk, Zaporizhzhia e Kharkiv. Guerrieri delle Forze armate dell'Ucraina, della Guardia nazionale dell'Ucraina, guardie di frontiera e ufficiali di polizia. Ringrazio il nostro team responsabile dello scambio per aver portato queste buone notizie all'Ucraina".
Il mea culpa della Nato
La Nato avrebbe potuto fare di più per evitare la guerra in Ucraina. Il mea culpa dell'Alleanza arriva con le parole del segretario generale, Jens Stoltenberg, in un'intervista al magazine tedesco Fas. La Nato, dice, avrebbe potuto agire in maniera differente per evitare il conflitto innescato dall'invasione della Russia ordinata da Vladimir Putin a febbraio del 2022.
"Adesso forniamo materiale bellico per una guerra. Allora avremmo potuto fornire materiale bellico per evitare una guerra", dice Stoltenberg evidenziando che i paesi membri dell'Alleanza si sono mossi in ritardo e non hanno adottato soluzioni che avrebbero potuto scoraggiare il conflitto.
Per l'ex premier norvegese la fine della guerra non può che essere decisa al tavolo negoziale. "Per mettere fine a questa guerra dovrà tornare ad esserci un dialogo con la Russia in una determinata fase. Però dovrà essere basata sulla forza ucraina", dice.
Missili contro obiettivi in Russia?
Le parole di Stoltenberg arrivano mentre Stati Uniti e Regno Unito valutano l'ipotesi di consentire a Kiev l'utilizzo di missili contro obiettivi militari nel territorio russo. Se appare improbabile un via libera in tempi brevi per i missili Atacms americani, è più concreta la possibilità di un semaforo verde ai missili Storm Shadow che Londra fornisce a Kiev. Il tema è stato discusso alla Casa Bianca nell'incontro tra il presidente americano Joe Biden e il premier britannico Keir Starmer.
L'Ucraina da oltre un mese ha invaso la regione russa di Kursk e, pertanto, potrebbe lanciare i suoi missili da posizioni più avanzate per provare a colpire obiettivi militari in profondità nel territorio russo. Mosca ha ripetutamente minacciato risposte 'adeguate' se l'Ucraina sarà autorizzata ad utilizzare missili a lungo raggio senza limitazioni. Dopo i ripetuti messaggi di Putin, ecco anche l'avvertimento di Dmitry Medvedev, ex presidente ed attuale numero 1 del Consiglio di sicurezza: "Kiev verrà rasa al suolo", dice, annunciando che la pazienza della Russia "sta per finire". La Russia, dice, ha già motivi formali per ricorrere all'utilizzo di armi nucleari dopo l'incursione dell'Ucraina nella regione di Kursk, ma potrebbe invece utilizzare alcune delle sue nuove tecnologie belliche per ridurre Kiev a "un gigantesco luogo fuso". La Russia potrebbe distruggere la capitale dell'Ucraina solo con le sue armi non nucleari. Finora ha 'scelto' di non farlo, puntualizza, sottolineando poi che la "pazienza ha i suoi limiti".
Nuova ondata di droni contro l'Ucraina
Intanto, la Russia ha lanciato più di 70 droni Shahed sull'Ucraina la notte scorsa. A scriverlo, su Telegram, è stato il presidente Zelensky, precisando che la maggior parte dei droni è stata abbattuta.
I sistemi di difesa aerea sono entrati in funzione a Kiev, Cherkasy, Zhytomyr, Vinnytsia, Odessa, Sumy, Dnipropetrovsk, Poltava, Kherson, Kharkiv e Donetsk, aggiunge. "Abbiamo bisogno di maggiori capacità per rafforzare il nostro scudo aereo, la nostra difesa aerea e le capacità di lungo raggio in modo da continuare a proteggere il nostro popolo. Stiamo lavorando su questo con tutti i partner dell'Ucraina".