Dal Cdm stop alla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare e l’opposizione insorge
Via libera alle disposizioni per l'adeguamento alle direttiva europea sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza
Stop alla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare durante le indagini. La stretta del governo è arrivata nel Consiglio dei ministri di ieri con il via libera alle "disposizioni per il compiuto adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva (Ue) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali".
Il testo, si legge nel comunicato del Cdm, "dà attuazione all'articolo 4 della legge di delegazione europea 2022-2023 (legge 21 febbraio 2024, n. 15), con il quale il governo è stato delegato ad adottare le disposizioni necessarie a garantire l'integrale adeguamento alla direttiva (Ue) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, integrare quanto disposto dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 188, e assicurare l'effettivo rispetto dell'articolo 27, secondo comma, della Costituzione".
In particolare, "al fine di rafforzare alcuni aspetti della presunzione di innocenza della persona indagata o imputata nell'ambito di un procedimento penale, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva (Ue) 2016/343 e nel rispetto dei principi di cui agli articoli 21, 24 e 27 della Costituzione, il provvedimento modifica l'articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo il divieto di pubblicazione del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare".
L'opposizione insorge: "Ceffone alla libertà di stampa"
Ma il via libera del provvedimento fa infuriare le opposizioni che gridano al bavaglio per la stampa. "Vietare le pubblicazioni delle ordinanze giudiziarie è un ceffone alla libertà di stampa", attacca Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria nazionale del Pd. "Il governo ha il tic della censura. Come Partito Democratico - afferma - staremo dalla parte di chi si oppone alla legge bavaglio. Una democrazia senza libertà di stampa che democrazia è?”.
Per il portavoce dei Verdi e Deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli "questo governo si sta confermando la peggiore destra mai avuta in Italia, ora, sotto la scusa di garantismo, si vuole mettere il bavaglio ai giornalisti e i bastoni tra le ruote ai magistrati. Il nuovo bavaglio, approvato in sordina dal consiglio dei Ministri - afferma Bonelli - mette a rischio la libertà di informazione impedendo la possibilità di pubblicare liberamente il testo delle ordinanze di custodia cautelare. Una maniera come un’altra per far pagare il ‘caso Toti’ a stampa e magistratura, come se la responsabilità di un politico che commette atti contro i suoi doveri sia un problema dei giudici e dei magistrati e dei giornalisti".
"La cultura autoritaria di questo governo mostra il volto di una destra intollerante, che mette il bavaglio ai giornalisti, che blocca ogni forma di potere costituzionalmente riconosciuto e che crea un clima soffocante e preoccupante . Il Governo Meloni vuole controllare tutto: dalla Rai, trasformata in TeleMeloni, alla magistratura, fino ai giornalisti. E’ la deriva Orbaniana che noi fermeremo in Parlamento e nelle piazze", conclude.
Politica
Canone Rai, Forza Italia vota con opposizioni: maggioranza...
L'emendamento della Lega prevedeva la riduzione del canone: "Spiace voto FI". Meloni: "Solo schermaglie". Tajani: "Nessun inciampo". Schlein: "Maggioranza in frantumi"
Maggioranza spaccata su canone Rai e battuta in Commissione bilancio al Senato sul dl fisco. L'emendamento Bergesio (Lega) che prevedeva la riduzione del canone da 90 a 70 euro è stato respinto con 12 voti contro 10. Forza Italia ha votato insieme alle opposizioni.
Palazzo Chigi
"Il Governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L'inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno". Così fonti di Palazzo Chigi.
Meloni
Poi arriva il commento della premier Giorgia Meloni: quelle sul canone Rai "sono schermaglie, non ci vedo nulla di particolarmente serio...". “Se abbiamo trovato l’accordo per un cessate il fuoco in Libano possiamo farlo pure sul canone Rai…”, ha poi aggiunto.
Tajani
“Non c'è nessun problema, non c'è per quanto mi riguarda nessuno inciampo”, ha affermato dal canto suo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, commentando l’amarezza espressa da Palazzo Chigi. "Lo abbiamo sempre detto fin dall'inizio - rivendica il vicepremier a margine dei lavori del Med Dialogue - che eravamo contrari a questo emendamento e siamo stati coerenti con quello che abbiamo detto. Il problema è essere coerenti sempre. Noi vogliamo abbassare le tasse, utilizziamo i 430 milioni per tagliare veramente le tasse”. In maggioranza, ribadisce, “non c'è nessun problema. La maggioranza è coesa, lavoriamo insieme per rispettare il programma con il quali gli italiani ci hanno dato consenso. Quindi non c'è alcun problema. Figuriamoci se posso essere contro la stabilità, se posso avere una posizione che fa traballare il governo”.
“Abbiamo sempre accettato tante cose che non condividevamo al 100%”, il taglio del canone Rai “l'abbiamo detto da prima, non era un emendamento del governo, era un emendamento presentato dalla Lega, quindi non c'è stata nessuna decisione del Cdm", ha detto ancora Tajani aggiungendo: "Stiamo votando per l'autonomia. L'autonomia se non ci fosse stata Forza Italia in Commissione sarebbe saltata, perché erano assenti altri parlamentari. Noi c'eravamo, quindi noi gli impegni li rispettiamo sempre”. Il taglio del canone Rai di 20 euro “non è un impegno di governo. Siamo partiti differenti. Io non impongo niente a nessuno, ma non voglio neanche che nessuno imponga a Forza Italia altre scelte”.
Lega
"Bocciato dalla commissione Bilancio il taglio del Canone per tutti gli italiani. Il governo aveva dato l'ok per il taglio del canone Rai. Uno sconto di 20 euro per 20 milioni di abbonati fra cui milioni di famiglie povere. Purtroppo per Pd, M5S Italia Viva e sinistra evidentemente uno sgravio per le famiglie non era utile e in commissione hanno votato contro. Spiace notare che al loro voto si è aggiunto il voto di Forza Italia e l'emendamento è stato respinto per due voti". Così il senatore della Lega Claudio Borghi Aquilini. "La Lega - assicura - continuerà a sostenere ogni iniziativa per ridurre le tasse per famiglie e imprese, chi, come la sinistra, a parole dice di voler aiutare i poveri ma al voto la pensa diversamente sia almeno sincero nei confronti dei cittadini".
Salvini
Prima del voto, questa mattina, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini ospite a Non stop news su Rtl 102.5 aveva commentato: "Stiamo lavorando per ridurre le tasse, il canone è una di queste. Abbassare il costo della televisione pubblica è da sempre un obiettivo del centrodestra. Forza Italia non vuole abbassare il canone Rai? Mi dispiace non per la Lega ma per gli italiani, se quella tassa non sarà tagliata lavoreremo su altri fronti".
Opposizioni
"Emendamento della Lega bocciato per i voti di Forza Italia, che ha votato contro come le opposizioni. La maggioranza è in frantumi e le divisioni sono evidenti. Sono allo sbando, troppo impegnati a litigare tra loro, a competere anziché governare il Paese. E intanto non si occupano della salute e dei salari, dei problemi concreti degli italiani"ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein.
"Divisi in Europa, sulla politica estera e oggi anche in Parlamento, con la maggioranza che non ha i numeri in Commissione e va sotto: l'unità professata da Meloni è un altro film di fantascienza girato a Chigi", scrive su X il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.
"La premier - insiste l'ex presidente del Consiglio - chiarisca se esiste ancora la maggioranza. I cittadini non hanno tempo da perdere: mentre loro litigano c'è un Paese che soffre in attesa di un provvedimento contro il carovita, di una visita in ospedale, di un treno che non passa".
"Dopo settimane di guerra intestina tra pezzi della maggioranza che hanno tenuto in ostaggio il Paese e il Parlamento, la destra si spiaggia sul decreto fiscale, con Forza Italia che vota in Senato insieme alle opposizioni contro la Lega sul canone Rai, mandando in minoranza l'esecutivo: a questo punto Meloni ha il dovere di venire immediatamente alle Camere per chiarire se una maggioranza c'è ancora". Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Politica
M5S, Conte riunisce i suoi: voto bis e “più...
Dopo la sfida del Fondatore al numero uno Cinquestelle, il Consiglio nazionale vota all'unanimità sulla ripetizione della votazione sui temi della Costituente dal 5 all'8 dicembre
Il dado è tratto, si ri-vota. All'indomani della 'pec' con cui Beppe Grillo ha chiesto formalmente la ripetizione del voto sulle modifiche statutarie del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte riunisce il Consiglio nazionale pentastellato intorno all'ora di pranzo per fare il punto della situazione sulla delicata fase politica. Dopo circa tre ore l'organo di vertice del M5S decide all'unanimità di procedere il prima possibile con la votazione bis, che si terrà da giovedì 5 a domenica 8 dicembre. "A chi vuole imbavagliare la democrazia, rispondiamo con più democrazia": questo, apprende l'Adnkronos, il ragionamento espresso da Conte con i suoi.
"Nessuna preoccupazione", il mood Cinquestelle
La riunione del Consiglio fa seguito a una assemblea allargata, a cui hanno preso parte eletti di Camera e Senato. E probabilmente la prossima settimana avrà luogo un'assemblea congiunta con tutti i parlamentari. "Siamo fortemente determinati ad andare avanti, nessuna preoccupazione", il mood che trapela dal quartier generale 5 Stelle di Campo Marzio. Una risposta all'estremo tentativo di Grillo di 'salvare' il suo ruolo di garante, mandato in soffitta dagli iscritti che si sono espressi durante la costituente. Sulla ripetizione del voto, raccontano fonti beninformate vicine al dossier, non ci sarebbero stati dubbi da parte dei vertici, nonostante - viene fatto notare - sul tavolo ci fossero gli estremi per andare allo scontro legale con Grillo: un modo per "smascherare l'unico movente di Beppe, ovvero il mantenimento delle prerogative feudali". Ma di entrare in un nuovo ginepraio giudiziario Conte non ha alcuna voglia: ci siamo già passati dai tribunali e non possiamo rischiare una nuova guerra legale che terrebbe il Movimento in una sorta di pantano gettando nell'incertezza la nostra comunità, il senso delle riflessioni condivise dal leader 5 Stelle con il Consiglio.
Il dibattito sul quorum
In vista del voto-bis sulle modifiche statutarie si riaccende il dibattito sul quorum. "Se non si raggiungesse il quorum, Giuseppe Conte dovrebbe dimettersi, ha subito tante sconfitte elettorali ma ha deciso di rimanere in sella. Se perde anche questa battaglia, cosa deve accadere perché uno si dimetta?", attacca Danilo Toninelli, membro del collegio dei probiviri fedele a Grillo, ai microfoni di 'Un giorno da pecora'. Dall'ex ministro arriva un invito all'astensione per far fallire la votazione: "Faccio un appello a coloro che sono incazzati neri: non cancellatevi dal M5S perché la" vostra "presenza aumenta il montante da cui partire per fare il quorum. Ovviamente gettate il telefonino in quei giorni, non votate. Ai 90mila cancellati dall'oggi al domani dico di fare una richiesta via mail di reiscrizione, così da aumentare il montante". L'invito al non voto "è la contraddizione massima del M5S", replica Conte, liquidando i tentativi di boicottaggio da parte dei seguaci del garante.
Interpellate sulla tempistica con cui si svolgerà la ripetizione del voto, fonti vicine al dossier fanno notare che i 4 giorni scelti (5-8 dicembre) sono lo stesso lasso di tempo utilizzato per il voto della settimana scorsa, culminato con l'evento Nova. A differenza dell'assemblea del 21-24 novembre, però, non ci sarà una kermesse finale: per questo la deadline del voto sarà alle ore 22 - l'orario in cui solitamente terminano le votazioni sul sito del Movimento - e non le ore 15, termine ultimo fissato per Nova per ragioni logistiche e comunicative. (di Antonio Atte)
Politica
M5S, Casaleggio: “Ora Movimento è diventato...
"Il movimento si è allontanato dai suoi principi, finanziamento dei partiti e il divieto del doppio mandato. Il problema sarà quello di avere più mandati che elettori"
Conte e Grillo? "Hanno perso entrambi, e penso abbia perso soprattutto il movimento 5 Stelle". Lo ha detto Davide Casaleggio, della Casaleggio associati, nel corso della presentazione del volume 'Gli algoritmi della politica-Come l’Intelligenza Artificiale riscriverà la politica e la società' (Ed Chiarelettere), presso la sede di Vis Factor, a Roma. All'evento, moderato dalla giornalista dell'Adnkronos Ileana Sciarra, viene presentato anche il volume di Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo d'Italia, 'Perché l'Italia è di destra'.
Dal M5s "sono stati allontanati migliaia di iscritti prima del voto, mi è sembrato spiacevole l'applauso alla slide sullo schermo, c'è stata una caduta di stile". "Il movimento si è allontanato dai suoi principi, finanziamento dei partiti e il divieto del doppio mandato", ha detto ancora. "Il problema sarà quello di avere più mandati che elettori", aggiunge.
"Mi sorprende che Conte chiami Grillo sabotatore, quando lui sta esercitando una sua prerogativa, un po' come quando il capo dello Stato rimanda alla Camera una legge", ha detto ancora Casaleggio. Il M5s "è diventato un movimento esclusivo, prima era inclusivo, oggi si gestisce con una battaglia tra due posizioni e chi perde viene allontanato, se si allontana in modo spiacevole uno dei pilastri, ovvio che questa persona utilizzerà tutte le sue prerogative", aggiunge.
"E' giusto che se una esperienza è finita allora è più utile creare un nuovo nome e logo, creando principi e regole nuove", dice ancora. "Se pensi di andare avanti a fare politica per altri 20 anni serve allora nome più confacente", avverte Casaleggio con riferimento al 'nuovo' movimento di Conte. La storia "venga onorata e non distorta e utilizzata per raccattare qualche voto", dice ancora. Poi sulla proprietà del logo dice: "C'è una vecchia associazione che detiene i diritti del logo".