Ucraina, Orban: “Incontro tra Putin e Zelensky possibile e necessario”
Il premier ungherese a Cernobbio rilancia l'esigenza di un cessate il fuoco: "Dovremmo creare un contesto internazionale che possa esprimerlo in modo convincente". E su Meloni dice: "E' la mia sorella cristiana, insieme possiamo aprire una nuova era"
Un incontro tra Putin e Zelensky "è certamente possibile è necessario". Il premier ungherese, Viktor Orban, a margine della 50esima edizione del Forum di Ambrosetti in corso a Cernobbio, rilancia la necessità di un piano diplomatico per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"C'è una grande letteratura in Europa di come creare la pace e questa letteratura e la mia personale esperienza è che la prima questione riguarda il dialogo - ha aggiunto Orban -. Se non c'è dialogo in un tempo congruo cresce l'escalation e poi diventa più difficile".
Sul cessate il fuoco, ha osservato, "c'è un fraintendimento nell'opinione pubblica occidentale, secondo cui dovremmo prima mettere insieme un piano della pace, poi iniziare una negoziazione e poi attuare un cessate il fuoco. Non è così. Il mio punto è prima il dialogo, poi il cessate il fuoco e poi si può iniziare una negoziazione su un accordo di pace".
"Serve un cessate il fuoco"
"Penso dovremmo creare un contesto internazionale che possa esprimere in modo convincente che tutto il mondo vuole il cessate fuoco il più rapidamente possibile perché senza questo contesto internazionale sarà troppo difficile convincere le due parti", ha chiarito poi dal palco del Forum.
Ricordando le visite a Kiev e Mosca delle scorse settimane, il presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea ha spiegato che la sua "conclusione è stata, soprattuto dopo gli incontri con il presidente ucraino e russo, che non c'è nessuna intenzione né da una parte né dall'altra di raggiungere una pace, entrambi i leader mi hanno detto che pensano che il tempo possa giocare a loro favore". "La mia impressione è che non ci sia un'intenzione reale né da una parte dell'altra per arrivare a un cessate il fuoco e a una pace veloce e rapida", ha affermato.
Per questo, ha aggiunto, "abbiamo bisogno di amici che sostengano questa idea di pace perché altrimenti non sarà possibile muovere verso la pace".
"Dialogo con Mosca"
"Se non c'è una comunicazione non c'è nessuna possibilità di bloccare la guerra" e "quello che stiamo facendo è sbagliato perché non c'è una comunicazione con i russi attualmente. Abbiamo bisogno di una comunicazione con l'Ucraina, ma abbiamo anche bisogno di una comunicazione con la Russia", ha insistito Orbán.
"Non è la mia prima guerra. Sono primo ministro da 22 anni. La prima guerra per me è stata quella dei Balcani e ricordo anche la guerra in Georgia. Ho una certa esperienza diretta sulla gestione delle guerre e sulla gestione della pace", ha rivendicato.
"Non è possibile partire da un piano di pace - ha affermato - E' molto importante, ma prima ci vuole la comunicazione, poi ci vuole il cessate il fuoco e poi sarà possibile cominciare a negoziare per un piano di pace. Questo è l'ordine corretto delle cose e attualmente questo non sta accadendo". Per questo, per "capire quali siano le possibilità di pace", ha affermato, "sono stato a Kiev, e poi sono stato a Mosca, a Pechino e poi anche al Summit della Nato a Wahisntgon e a Mar-a-Lago", da Donald Trump.
"Con Zelensky ho un buon rapporto"
E a chi gli chiedeva se avrebbe fatto pace con Zelensky il premier ha replicato netto: "Abbiamo un buon rapporto, di cosa sta parlando? Il dialogo è veramente importante. Se non c'è dialogo non ci sono chance per la pace”.
"In Ue linguaggio e cultura sembrano pro guerra"
"Tutta l'atmosfera, il linguaggio e la cultura dell'Unione Europea" sembra essere "pro guerra. Non mi piace e penso che non sia positivo per l'Ue". Secondo Orban, l'Unione europea "ha possibilità di sopravvivere" ma "dobbiamo cambiare molte cose". L'Ue, ha osservato, "era un processo di pace. Sono nella politica internazionale da decenni e nel Consiglio europeo da oltre 16 anni, e la mia esperienza è che il linguaggio che usiamo e i target politici che perseguiamo sono sempre stati la pace. Ora, invece, sembra che "dire che l'obiettivo principale dell'Ue è promuovere la pace sia negativo".
"Ex Commissione Ue fallimentare stesso establishment è ancora lì"
Orban torna quindi a sparare a zero contro l'esecutivo europeo di Ursula von der Leyen. "La precedente Commissione europea si è dimostrata fallimentare in termini di competitività dell'economia europea, immigrazione, stop alla guerra. Lo stesso establishment è ancora lì a Bruxelles. E non è una cosa buona. Oggi a Bruxelles hanno deciso di creare sostanzialmente la stessa Commissione - ha spiegato - quindi anche se penso che le persone possono cambiare e fare meglio di prima, è molto difficile da credere. Io proverò a supportare la Commissione quanto più possibile ma essendo un uomo razionale penso che abbiano ignorato il desiderio di cambiamento degli elettori".
"Se vogliamo essere più competitivi, dobbiamo eliminare le procedure burocratiche. Abbiamo bisogno di meno burocrati e di meno burocrazia".
"Migrazioni, guerra e genere le sfide politiche Ue"
"Se guardiamo alle sfide politiche dell'Ue che stanno modificando completamente l'arena politica, sono le migrazioni, la guerra, la questione del genere e l'occupazione, queste sono le problematiche", ha elencato Orban parlando di "problematiche" che considera "anche di carattere esistenziale", che "non hanno risposte comuni".
"Ecco perché dico che dovremmo stare attenti a sostenere l'unione politica perché su questi fattori abbiamo approcci diversi - ha detto - E se ci forzate a operare insieme su cose su cui non siamo d'accordo automaticamente si disintegra l'Ue". "La migrazione è un fattore disintegrante - ha insistito - Sarebbe molto meglio sulla migrazione consentire ai Paesi che non vogliono seguire la politica comune sulla migrazione di uscire da questa posizione perché altrimenti questa unione non può esistere, questo si disintegra l'Unione". "Alcune problematiche non dovrebbero essere decise a Bruxelles, ma rimanere a livello nazione", ha detto, insistendo sulla "sovranità" degli Stati membri.
"Meloni? Come una sorella"
Parlando di Italia il premier ungherese ha speso poi parole affettuose nei confronti della presidente del Consiglio. Giorgia Meloni "è la mia sorella cristiana. All'inizio questo tipo di rapporto non ha avuto un ruolo importante nella politica europea, ora insieme possiamo aprire una nuova era".
Per Orban "avere le stesse basi culturali gioca un ruolo più importante rispetto al passato. Non è solo una collega politica ma una sorella cristiana". Questo concetto, ha spiegato, "ha un senso politico fondamentale per l'Ungheria ma credo anche per l'Italia. Questo aspetto culturale della politica tornerà in Europa come è giusto che sia".
Poi, a chi gli chiedeva se Meloni sia una nuova Angela Merkel, Orban ha replicato: "Non mi sembra che si sia candidata per le elezioni in Germania...". Quello di cancelliere della Germania "non credo che oggi sia un ruolo facile e non glielo raccomando".
"Salis? In stile italiano mandare in Parlamento criminali"
Quanto a Ilaria Salis "è una questione italiana, se vi piace delegare questo tipo di persone è un affare vostro", afferma il premier ungherese. "Dal punto di vista dell'Ungheria è più che sorprendente: venire in Ungheria in modo organizzato e commettere atti di violenza contro cittadini che camminano per strada e poi essere eletti nel Parlamento europeo è nello stile italiano. Non ungherese. E' un crimine - ha evidenziato Orban -. Anche se adesso non possiamo perseguirla perché il Parlamento probabilmente le concederà l'immunità".
"Fitto? Un uomo eccezionale"
E a chi gli chiedeva un commento sulla candidatura del ministro Raffaele Fitto a un ruolo di peso nella Commissione europea ha risposto: "Non sono il presidente della Commissione europea. Sono solo il presidente del Consiglio, lo conoscono ed è un uomo eccezionale".
Esteri
Trump insiste: “Canada, entra negli Usa”. E...
Il presidente degli Stati Uniti torna all'attacco dopo le dimissioni di Trudeau. Donald jr andrà sull'isola
Donald Trump continua a corteggiare il Canada e manda il figlio in missione in Groenlandia. Il presidente eletto degli Stati Uniti, a meno di 2 settimane dalla cerimonia di insediamento, continua a tessere la sua tela internazionale con messaggi e iniziative. Mentre il Congresso certifica la vittoria elettorale, Trump osserva l'uscita di scena di Justin Trudeau. Il premier canadese annuncia le dimissioni per consentire al partito liberale di trovare una nuova leadership in vista delle elezioni. Per Trump, però, Trudeau finisce k.o. nella guerra dei dazi: la minaccia di introdurre tariffe pesantissime, dice il presidente americano, fa saltare il banco.
"Molte persone in Canada amano essere il 51esimo stato. Gli Stati Uniti non possono più sopportare l'enorme disavanzo commerciale i i sussidi di cui il Canada ha bisogno per rimanere a galla. Justin Trudeau lo ha capito e si è dimesso", scrive Trump su Truth Social commentando l'annuncio delle dimissioni del premier canadese e tornando a considerare il Paese vicino come un altro stato americano.
Ma questa volta Trump, che nelle settimane scorse ha più volte chiamato Trudeau ironicamente "governatore", delinea esplicitamente i vantaggi che il Canada avrebbe se "si unisse agli Stati Uniti: non ci sarebbero dazi, le tasse scenderebbero e sarebbero completamente sicuri dalle minacce delle navi russe cinesi che costantemente li circondano. Insieme - conclude - che grande nazione saremmo".
La Groenlandia è l'altro obiettivo, vero o presunto, di Trump. L'isola, che il tycoon vorrebbe acquistare, è considerata fondamentale per la sicurezza degli Stati Uniti. Non sorprende troppo, quindi, che Donald Trump jr., figlio maggiore del presidente, abbia intenzione di visitare il territorio autonomo appartenente alla Danimarca. "Abbiamo preso atto della visita prevista in Groenlandia di Donald Trump jr. Dal momento che non è una visita ufficiale americana, non abbiamo altri commenti da fare", la posizione del ministero degli Esteri danesi.
Prima di Natale, il presidente eletto aveva affermato: "Per l'obiettivo della libertà e della sicurezza nazionale nel mondo, gli Stati Uniti ritengono che la proprietà ed il controllo della Groenlandia sono un'assoluta necessità". Immediata la replica dell'isola situata nell'Artico, che ha fatto sapere di non essere in vendita, come già detto nel 2019, quando lo stesso Trump aveva fatto analoghe dichiarazioni.
Non è chiaro quando sia prevista la visita di Trump jr: si sa che il premier della Groenlandia, Mute Egede, era atteso mercoledì a Copenaghen da re Frederik X, ma ha rinviato il viaggio per ragioni di agenda. In ogni caso il figlio del presidente non dovrebbe incontrare alcun funzionario locale. La Groenlandia fa da tempo gola agli Stati Uniti - ci furono già altri tentativi di acquisire il territorio nei decenni passati - perché ricca di giacimenti di oro, argento, rame e uranio, oltre a potenziali riserve petrolifere nella piattaforma offshore. Ma anche Russia e Cina hanno messo gli occhi sulle risorse dell'isola che si trova in una posizione strategica.
Esteri
Ucraina, Macron avverte Kiev: “Servono realismo e...
"Gli Stati Uniti d'America devono aiutarci a cambiare la natura della situazione e a convincere la Russia a venire al tavolo dei negoziati"
Per chiudere la guerra con la Russia, l'Ucraina dovrà affrontare i negoziati con realismo quando si parlerà di territorio. E' il messaggio che il presidente francese Emmanuel Macron invia a Kiev. Gli ucraini dovranno "condurre discussioni realistiche sulle questioni territoriali", perché "solo loro possono condurle", per trovare una soluzione al conflitto scatenato dall'invasione ordinata da Vladimir Putin nel 2022, dice Macron nell'incontro con gli ambasciatori. La Russia considera annesse le regioni occupate e parzialmente controllate: Kherson, Zaporizhzhia, Luhansk e Donetsk.
"Gli Stati Uniti d'America devono aiutarci a cambiare la natura della situazione e a convincere la Russia a venire al tavolo dei negoziati", mentre gli europei dovranno "costruire garanzie di sicurezza" per l'Ucraina "che saranno la loro principale responsabilità", dice Macron.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, anche nelle ultime ore, ha fatto riferimento alla 'via negoziale' per consentire a Kiev di recuperare i territori sottratti dalla Russia. L'Ucraina, che attende l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca per una svolta, sul campo di battaglia porta avanti la nuova offensiva nella regione russa di Kursk. Mantenere il controllo di una porzione di territorio nemico può diventare fondamentale in vista di eventuali trattative.
Zelensky: "Perdite pesantissime per Russia nel Kursk"
Nel Kursk, dice Zelensky, ammontano a 38mila le perdite russe: "Sono esattamente cinque mesi dall'inizio delle nostre azioni nella regione di Kursk, continuiamo a mantenere una zona cuscinetto sul territorio russo, distruggendo attivamente il loro potenziale militare lì. Durante l'operazione, il nemico ha già perso oltre 38.000 soldati, con circa 15.000 perdite irrecuperabili", scrive Zelensky sui social.
"I russi hanno schierato le loro unità più forti a Kursk, compresi soldati della Corea del Nord", ricorda Zelensky, secondo cui "è importante notare che tutta questa forza non può ora essere reindirizzata su altri fronti, né nella regione di Donetsk, né contro Sumy, Kharkiv o Zaporizhzhia". "Ringrazio tutti i nostri combattenti che stanno riportando la guerra a casa in Russia, e stanno dando all'Ucraina maggiore sicurezza e forza", conclude.
Francia addestra soldati ucraini, i militari disertano
Se Mosca deve gestire perdite pesanti, sono noti anche i problemi di Kiev, alle prese con carenza di uomini e con la difficoltà di far rifiatare soldati che da mesi sono in prima linea. In questo quadro, arrivano le news secondo cui alcune decine di militari ucraini addestrati in Francia hanno disertato, come dice ufficiale dell'esercito francese alla Afp. "C'è stato un certo numero di diserzioni, ma rimane un numero veramente marginale considerato il volume delle persone che stanno seguendo l'addestramento", dice l'ufficiale che poi ha spiegato che i militari erano "in caserme francesi, avevano il diritto di uscire".
Esteri
Harris certifica vittoria Trump: “Ha avuto 312 voti,...
Al termine della certificazione dei risultati dei voti elettorali di tutti gli stati da parte dl Congresso, Harris ha annunciato ufficialmente la vittoria del nuovo presidente degli Stati Uniti
Kamala Harris 'incorona' Donald Trump. Al termine della certificazione dei risultati dei voti elettorali di tutti gli stati da parte dl Congresso, Harris ha annunciato ufficialmente la vittoria elettorale di Donald Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti, e la propria sconfitta alle elezioni del 5 novembre.
"I voti per il presidente degli Stati Uniti sono i seguenti: Donald Trump dello stato della Florida ha ricevuto 312 voti", ha letto, tra gli applausi dei repubblicani, la vice presidente che ha presieduto la seduta a camere riunite in qualità di presidente del Senato. Dopo aver chiesto silenzio, l'ex candidata democratica ha poi letto i suoi voi: "Kamala Harris dello stato della California ha ricevuto 226 voti", ha detto, provocando applausi tra i democratici.
Mentre arrivava la certificazione della vittoria, Trump produceva una serie di post sul social Truth, attaccanto il presidente uscente Joe Biden. "Sta facendo tutto il possibile per rendere la transizione più difficile possibile, usando le leggi come un'arma come non è stato fatto mai e con costosi e ridicoli ordini esecutivi sul Green New Scam, la nuova truffa verde, ed altri imbrogli per sprecare soldi", ha scritto Trump.
"Ma non temete - ha aggiunto il presidente eletto su Truth Social - questi ordini saranno aboliti tra breve e noi diventeremo una nazione del buon senso e della forza. Maga!".