Da Harrods le pesche di Fukushima in vendita a peso d’oro
In vendita a 80 sterline a confezione pari a circa 94 euro. Fa parte di una campagna per far tornare la fiducia nei prodotti della zona dopo il disastro nucleare del 2011
Da Harrods si possono trovare in vendita le pesche provenienti dalla regione del disastro nucleare di Fukushima. Si tratta, informa la Bbc, di una campagna messa in atto per ripristinare la fiducia nei prodotti, coltivati in quella zona dopo il disastro nucleare del 2011. Un prodotto anche non proprio a buon prezzo, visto che costano 80 sterline pari a circa 94 euro a confezione.
Dal 2011 le aziende agricole della zona hanno avuto difficoltà a vendere i loro prodotti a causa dei timori di contaminazione. A ottobre Harrods inizierà a vendere anche una varietà di uva, chiamata Shine Muscat, sempre proveniente dalla regione.
Economia
Cybersecurity: Áudea-Inveo Group, insieme per una...
Riccardo Giannetti, chairman di Inveo Group: "Crediamo fermamente che la collaborazione tra diverse realtà di diversi paesi sia la leva per promuovere l’etica europea del dato"
Áudea, leader spagnolo nei servizi di cybersecurity, e Inveo Group, gruppo italiano specializzato in privacy governance, certificazione e consulenza in materia di data protection, annunciano la formalizzazione di una partnership volta a rafforzare e ampliare i servizi di protezione dei dati nei rispettivi territori nazionali. Questa alleanza strategica rappresenta un passo significativo per entrambe le società, permettendo di combinare le rispettive competenze e risorse per offrire soluzioni di protezione dei dati complete e integrate ai propri clienti. La sinergia tra Áudea e Inveo Group garantirà elevati standard di sicurezza, efficienza e conformità normativa, rispondendo in modo ottimale alle crescenti esigenze di protezione dei dati a livello internazionale. I dati comunitari spagnoli, come riportato dal Rapporto annuale dell'Agenzia spagnola per la protezione dei dati (Aepd), indicano un aumento delle violazioni di dati personali del 25%, con oltre 3.500 incidenti segnalati; parallelamente, il Rapporto annuale del garante per la protezione dei dati personali in Italia evidenzia un incremento del 20% delle violazioni, con più di 2.800 incidenti.
In risposta a questo panorama, la partnership tra Áudea e Inveo Group si propone di implementare misure transnazionali proattive per potenziare la protezione delle informazioni sensibili delle aziende e dei cittadini, rafforzando, attraverso un approccio olistico alla sicurezza dei dati, i servizi di valutazione e gestione dei rischi, le strategie di mitigazione e i piani di risposta agli incidenti. Johanna Álvarez, responsabile dell’area privacy compliance e dpo di Áudea sostiene che è fondamentale unire le forze e stabilire alleanze solide per adottare misure adeguate nella lotta contro la criminalità informatica, dove il furto di dati rappresenta da sempre guadagni per i gruppi di criminali informatici a livello mondiale".
Commenta Riccardo Giannetti, chairman di Inveo Group: "Crediamo fermamente che la collaborazione tra diverse realtà di diversi paesi sia la leva per promuovere l’etica europea del dato e possa apportare per le aziende una crescita esponenziale in termine di business continuity applicata alla sua gioernance. Seppure ognuno con le proprie esperienze e declinazioni in termine di controllo nazionale operiamo sotto le medesime regole comunitarie ed ogni scambio può produrre solo benefici. Inveo Group sin dalla sua fondazione ha l’obbiettivo di rispondere attivamente ad ogni criticità ed essere in grado di coprire ogni tipologia di servizio in ambito data protection, rafforzandolo su tutto il territorio europeo".
Cronaca
“Mio figlio autistico di 8 anni messo su sedia...
La donna: "Da allora ha iniziato a farsi la pipì addosso"
“Mio figlio autistico di 8 anni messo sulla sedia della vergogna in classe, da allora ha iniziato a farsi la pipì addosso”. E' la denuncia di una mamma pubblicata oggi sul quotidiano 'La Repubblica' edizione di Bari che spiega come il caso coinvolga una scuola primaria della provincia.
La denuncia della mamma
La donna ha segnalato l’episodio e alla fine l’insegnante di sostegno è stata spostata per far tornare quella precedente che aveva costruito un rapporto solido con il bambino. La chiamano “sedia camomilla” o “della riflessione”, si legge sul quotidiano, ma per molti è solo “la sedia della vergogna”. È il metodo che una insegnante ha utilizzato per punire un bambino autistico in una scuola primaria della provincia di Bari: “Ha fatto sedere mio figlio di fronte ai compagni di classe, tra l’armadio e il muro, senza dover toccare nessuno - racconta la madre, Giulia, scrive il quotidiano - Senza motivo, solo perché la nuova docente temeva che il bambino potesse far male a qualcuno". Il figlio ha 8 anni e mezzo e soffre di disturbi dello spettro autistico di secondo livello.
Il giornale scrive ancora che "i fatti risalgono a due anni fa quando l’insegnante di sostegno del primo anno è stata sostituita da un’altra. Una discontinuità che ha avuto un impattato negativo sull’alunno". E la mamma evidenzia che “in una settimana è precipitato a livello psichiatrico. Ha iniziato a farsi la pipì addosso dopo essere stato sottoposto alla sedia della vergogna - ricorda ancora - viene anche chiamata sedia della riflessione, ma ha rappresentato soltanto un momento di mortificazione”. L’insegnante avrebbe applicato questo metodo per calmare il bambino “ma – secondo la mamma – non sapeva gestire la situazione. Mi ha chiamata affermando che dovevamo mandarlo in una struttura ad hoc”. Dopo la segnalazione del caso al corpo docente e alla presidenza, scrive il quotidiano, l’insegnante di sostegno è andata via ed è tornata la maestra del primo anno.
“La maestra è andata via ammettendo che stava scaricando sul bambino la frustrazione di molti problemi legati al lavoro in classe", aggiunge la madre, che ogni anno lotta per mantenere la stessa insegnante del primo anno e perché puntualmente rischia di essere sostituita per lo scorrimento delle graduatorie per posti in deroga.
Economia
Consulenti lavoro-Anffas, accordo per promuovere inclusione...
Le parti si sono impegnate a diffondere e implementare gli strumenti e le politiche di contrasto all’emarginazione e a sostegno delle fasce sociali più deboli e a maggior rischio di marginalizzazione sociale
Facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro di persone con disabilità in stato di disoccupazione o di esclusione sociale, rafforzando e condividendo buone prassi. E' l’obiettivo che si sono posti il Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro e l’Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (Anffas nazionale Aps) firmando, oggi a Palazzo Wedekind, un accordo che mira a garantire alle persone con disabilità il pieno accesso alle opportunità lavorative e l’inserimento al lavoro, nel rispetto delle loro competenze specifiche.
Le parti si sono impegnate a diffondere e implementare gli strumenti - come l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro - e le politiche di contrasto all’emarginazione e a sostegno delle fasce sociali più deboli e a maggior rischio di marginalizzazione sociale, con particolare riferimento alle persone con disabilità e alle loro famiglie, anche al fine di individuare ulteriori forme di assistenza e di interlocuzione istituzionale. In particolare, il Consiglio nazionale dell'ordine, per il tramite della Fondazione consulenti per il lavoro, farà conoscere le opportunità legate all’assunzione delle persone con disabilità, fornendo formazione specifica alle aziende e ai Consulenti che operano nei territori, affinché diventino l’anello di congiunzione tra chi cerca e offre lavoro.
Anffas Nazionale Aps, invece, individuerà le persone con disabilità e le persone in condizione di emarginazione sociale ed economica da accompagnare nel percorso di inserimento lavorativo e promuoverà l’iniziativa in tutte le sue sedi in Italia, offrendo supporto agli enti aderenti per l’avvio del progetto a livello locale. Sebbene nell’ultimo decennio la quota di persone con disabilità che cercano o hanno un’occupazione sia passata dal 43,7% al 52,2%, grazie alla combinazione di politiche nazionali e regionali efficaci e di una cultura più inclusiva delle imprese, l’ingresso al lavoro per questi cittadini resta ancora critico. Stando ai dati Istat del 2022, su una popolazione di circa 3 milioni di persone con gravi disabilità solo il 33,5% (nella fascia d’età 15-64 anni) risulta occupata, contro il 60,2% delle persone senza limitazioni. Un dato preoccupante anche se, nel confronto internazionale, l’Italia si distingue positivamente per la sua maggiore capacità inclusiva nei confronti delle persone con disabilità meno gravi. Secondo Eurostat, infatti, è il paese con il gap più basso d’Europa: il tasso di disoccupazione di chi ha disabilità non gravi è del 11,8% contro una media UE del 17,3%.
“Purtroppo, sono ancora troppo poche le persone con disabilità che riescono a trovare un’occupazione. Ma l’attenzione verso il fenomeno c’è, come dimostrano gli obiettivi posti alla base della riforma della disabilità e gli incentivi occupazionali introdotti nel Terzo settore”, ha commentato il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine, Rosario De Luca. “Occorre, però, intensificare l’opera di sensibilizzazione per contrastare discriminazioni e garantire pari opportunità, ad esempio incentivando l’adozione di pratiche inclusive nelle aziende e potenziando percorsi formativi e di accompagnamento al lavoro. Lo scopo deve essere quello di valorizzare le abilità di ogni persona, senza distinzioni. Solo così potremo garantire un vero cambiamento”, ha aggiunto.
“Lavorare è per ogni cittadino un diritto-dovere e questo vale anche per le persone con disabilità, cittadini al pari degli altri”, ha affermato Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas.
“Purtroppo ancora oggi - ha sottolineato - nonostante si tratti di un diritto sancito sia dalla nostra Costituzione che dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, il lavoro è un miraggio per molte persone con disabilità ed in particolare per le persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, frequentemente vittime di pregiudizi e stereotipi legati alle loro capacità. Invece sono proprio loro a chiedere a gran voce un lavoro vero al fine di essere cittadini attivi e poter dare il proprio contributo alla società come tutti. Con questa nuova iniziativa poniamo un altro tassello importante per il contrasto di tali discriminazioni e per promuovere una nuova consapevolezza circa le potenzialità di tutte le persone con disabilità in ambito lavorativo”.