I candidati si sono preparati per il confronto il modo diverso: lei chiusa in albergo quattro giorni, lui in un suo golf club nel New Jersey
Donald Trump e Kamala Harris si stringeranno la mano, sul palco del National Constitution Center di Philadelphia? I candidati alla presidenza negli Stati Uniti hanno smesso di farlo dal primo dibattito fra Donald Trump e Hillary Clinton nel 2016. Ma non si escludono sorprese al dibattito televisivo di stanotte.
La preparazione di Kamala Harris
La campagna della candidata dem è pronta ad affrontare anche gli imprevisti: per quattro giorni si è preparata meticolosamente nell'Omni William Penn Hotel di Pittsburg per un "debate camp" intensivo in occasione del suo primo faccia a faccia con l'avversario. L'ex collaboratore di Hillary, ora nella squadra di Kamala, Philippe Reines ha messo in scena simulazioni del dibattito, con una ricostruzione del palco, vestito, o lui o una controfigura dell'ex presidente, in abito blu e cravatta rossa, la nota divisa di Trump. E fra le possibilità, hanno reso noto fonti vicine alla campagna, c'è anche quella di una stretta di mano. Necessario studiare quindi anche le diverse modalità in cui questo gesto potrà accadere. O come rispondere a eventuali commenti denigratori del tycoon prestato alla politica.
Un'altra incognita a cui prestare attenzione questa sera, suggerisce il sito di notizie politiche Axios, è quanto tempo Harris dedicherà a parlare di sé piuttosto che a definire le sue divergenze politiche con Trump. E oltre al diritto delle donne all'aborto, quali altre questioni userà per attaccare Trump che non ha avuto problemi a vantarsi di aver nominato tre giudici della Corte suprema che hanno partecipato alla revisione della sentenza Roe v. Wade. Trump manterrà lo stesso atteggiamento relativamente sottomesso che aveva esibito nel dibattito di giugno con Joe Biden, come ha promesso di fare ai suoi consiglieri, o si lascerà andare alla rabbia e al suo temperamento erratico? Ridondante ricordare che la campagna di Harris tifa per la seconda ipotesi.
Numerosa la squadra che ha preparato Harris. A guidare l'allenamento al dibattito è Karen Dunn, che l'aveva già allenata per il dibattito da vice presidente del 2020, con Rohini Kosoglu, consulente politica, la capa di gabinetto alla Casa Bianca, Lorraine Voles, la dirigente della sua campagna Sheila Nix. Partecipa allo sforzo anche il cognato, Tony West, la direttrice della campagna, Jen O’Malley Dillon, il consigliere David Plouffe, Brian Fallon e Kirsten Allen, i due responsabili della comunicazione, Sean Clegg, suo consigliere politico dai tempi della California, Minyon Moore, presidente della convention dem di Chicago e Cedric Richmond, ex deputato e funzionario di alto rango alla Casa Bianca.
La strategia di Trump
Trump ha invece trascorso lo scorso fine settimana nel suo golf club di Bedminster, nel New Jersey, scegliendo "sessioni sulle politiche" con i suoi consiglieri piuttosto che allenamenti più tradizionali in stile Harris. L'ex presidente, al suo settimo dibattito presidenziale, ha partecipato a circa una mezza dozzina di sessioni di questo tipo nelle ultime settimane, ripassando le vittorie di Harris nella sua campagna del 2020 ed esercitandosi su come rispondere all'attesa raffica di attacchi alla sua personalità.
Ma non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze. E soprattutto da quello che vuol far credere il candidato Repubblicano. "Trump sarà pronto. E' uno showman che ha vinto il suo dibattito più recente, a giugno, e sappiamo che si sta esercitando ancora di più, che si sta preparando ancora più duramente che mai in passato", ha ammesso Kevin Munoz, portavoce della campagna di Harris.
Trump è stato allenato dalla sua squadra storica: Stephen Miller, il consigliere più stretto, Matt Gaetz, deputato repubblicano, e Vince Haley e Ross Worthington, due dei suoi speechwriters. Cooptata ora anche l'ex deputata Tulsi Gabbard ex democratica ora è passata a Trump. Gabbard aveva attaccato Harris durante le primarie del 2020 e ha aiutato "immensamente" Trump in questi giorni, come ha spiegato un consigliere dell'ex Presidente.
Lo sforzo di Trump sarà quello di portare Harris "fuori dal copione per farla sbagliare", non ha difficoltà ad ammettere un consigliere del candidato repubblicano al corrente con i preparativi. Per prepararsi, Trump non ha avuto bisogno di prepararsi di fronte a un leggio. Ha dibattuto seduto a tavoli da riunione al suo club di golf o durante gli spostamenti in aereo. O i comizi, che Trump considera il miglior preparativo per un dibattito.
Economia
Cybersecurity: Áudea-Inveo Group, insieme per una...
Riccardo Giannetti, chairman di Inveo Group: "Crediamo fermamente che la collaborazione tra diverse realtà di diversi paesi sia la leva per promuovere l’etica europea del dato"
Áudea, leader spagnolo nei servizi di cybersecurity, e Inveo Group, gruppo italiano specializzato in privacy governance, certificazione e consulenza in materia di data protection, annunciano la formalizzazione di una partnership volta a rafforzare e ampliare i servizi di protezione dei dati nei rispettivi territori nazionali. Questa alleanza strategica rappresenta un passo significativo per entrambe le società, permettendo di combinare le rispettive competenze e risorse per offrire soluzioni di protezione dei dati complete e integrate ai propri clienti. La sinergia tra Áudea e Inveo Group garantirà elevati standard di sicurezza, efficienza e conformità normativa, rispondendo in modo ottimale alle crescenti esigenze di protezione dei dati a livello internazionale. I dati comunitari spagnoli, come riportato dal Rapporto annuale dell'Agenzia spagnola per la protezione dei dati (Aepd), indicano un aumento delle violazioni di dati personali del 25%, con oltre 3.500 incidenti segnalati; parallelamente, il Rapporto annuale del garante per la protezione dei dati personali in Italia evidenzia un incremento del 20% delle violazioni, con più di 2.800 incidenti.
In risposta a questo panorama, la partnership tra Áudea e Inveo Group si propone di implementare misure transnazionali proattive per potenziare la protezione delle informazioni sensibili delle aziende e dei cittadini, rafforzando, attraverso un approccio olistico alla sicurezza dei dati, i servizi di valutazione e gestione dei rischi, le strategie di mitigazione e i piani di risposta agli incidenti. Johanna Álvarez, responsabile dell’area privacy compliance e dpo di Áudea sostiene che è fondamentale unire le forze e stabilire alleanze solide per adottare misure adeguate nella lotta contro la criminalità informatica, dove il furto di dati rappresenta da sempre guadagni per i gruppi di criminali informatici a livello mondiale".
Commenta Riccardo Giannetti, chairman di Inveo Group: "Crediamo fermamente che la collaborazione tra diverse realtà di diversi paesi sia la leva per promuovere l’etica europea del dato e possa apportare per le aziende una crescita esponenziale in termine di business continuity applicata alla sua gioernance. Seppure ognuno con le proprie esperienze e declinazioni in termine di controllo nazionale operiamo sotto le medesime regole comunitarie ed ogni scambio può produrre solo benefici. Inveo Group sin dalla sua fondazione ha l’obbiettivo di rispondere attivamente ad ogni criticità ed essere in grado di coprire ogni tipologia di servizio in ambito data protection, rafforzandolo su tutto il territorio europeo".
Cronaca
“Mio figlio autistico di 8 anni messo su sedia...
La donna: "Da allora ha iniziato a farsi la pipì addosso"
“Mio figlio autistico di 8 anni messo sulla sedia della vergogna in classe, da allora ha iniziato a farsi la pipì addosso”. E' la denuncia di una mamma pubblicata oggi sul quotidiano 'La Repubblica' edizione di Bari che spiega come il caso coinvolga una scuola primaria della provincia.
La denuncia della mamma
La donna ha segnalato l’episodio e alla fine l’insegnante di sostegno è stata spostata per far tornare quella precedente che aveva costruito un rapporto solido con il bambino. La chiamano “sedia camomilla” o “della riflessione”, si legge sul quotidiano, ma per molti è solo “la sedia della vergogna”. È il metodo che una insegnante ha utilizzato per punire un bambino autistico in una scuola primaria della provincia di Bari: “Ha fatto sedere mio figlio di fronte ai compagni di classe, tra l’armadio e il muro, senza dover toccare nessuno - racconta la madre, Giulia, scrive il quotidiano - Senza motivo, solo perché la nuova docente temeva che il bambino potesse far male a qualcuno". Il figlio ha 8 anni e mezzo e soffre di disturbi dello spettro autistico di secondo livello.
Il giornale scrive ancora che "i fatti risalgono a due anni fa quando l’insegnante di sostegno del primo anno è stata sostituita da un’altra. Una discontinuità che ha avuto un impattato negativo sull’alunno". E la mamma evidenzia che “in una settimana è precipitato a livello psichiatrico. Ha iniziato a farsi la pipì addosso dopo essere stato sottoposto alla sedia della vergogna - ricorda ancora - viene anche chiamata sedia della riflessione, ma ha rappresentato soltanto un momento di mortificazione”. L’insegnante avrebbe applicato questo metodo per calmare il bambino “ma – secondo la mamma – non sapeva gestire la situazione. Mi ha chiamata affermando che dovevamo mandarlo in una struttura ad hoc”. Dopo la segnalazione del caso al corpo docente e alla presidenza, scrive il quotidiano, l’insegnante di sostegno è andata via ed è tornata la maestra del primo anno.
“La maestra è andata via ammettendo che stava scaricando sul bambino la frustrazione di molti problemi legati al lavoro in classe", aggiunge la madre, che ogni anno lotta per mantenere la stessa insegnante del primo anno e perché puntualmente rischia di essere sostituita per lo scorrimento delle graduatorie per posti in deroga.
Economia
Consulenti lavoro-Anffas, accordo per promuovere inclusione...
Le parti si sono impegnate a diffondere e implementare gli strumenti e le politiche di contrasto all’emarginazione e a sostegno delle fasce sociali più deboli e a maggior rischio di marginalizzazione sociale
Facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro di persone con disabilità in stato di disoccupazione o di esclusione sociale, rafforzando e condividendo buone prassi. E' l’obiettivo che si sono posti il Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro e l’Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (Anffas nazionale Aps) firmando, oggi a Palazzo Wedekind, un accordo che mira a garantire alle persone con disabilità il pieno accesso alle opportunità lavorative e l’inserimento al lavoro, nel rispetto delle loro competenze specifiche.
Le parti si sono impegnate a diffondere e implementare gli strumenti - come l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro - e le politiche di contrasto all’emarginazione e a sostegno delle fasce sociali più deboli e a maggior rischio di marginalizzazione sociale, con particolare riferimento alle persone con disabilità e alle loro famiglie, anche al fine di individuare ulteriori forme di assistenza e di interlocuzione istituzionale. In particolare, il Consiglio nazionale dell'ordine, per il tramite della Fondazione consulenti per il lavoro, farà conoscere le opportunità legate all’assunzione delle persone con disabilità, fornendo formazione specifica alle aziende e ai Consulenti che operano nei territori, affinché diventino l’anello di congiunzione tra chi cerca e offre lavoro.
Anffas Nazionale Aps, invece, individuerà le persone con disabilità e le persone in condizione di emarginazione sociale ed economica da accompagnare nel percorso di inserimento lavorativo e promuoverà l’iniziativa in tutte le sue sedi in Italia, offrendo supporto agli enti aderenti per l’avvio del progetto a livello locale. Sebbene nell’ultimo decennio la quota di persone con disabilità che cercano o hanno un’occupazione sia passata dal 43,7% al 52,2%, grazie alla combinazione di politiche nazionali e regionali efficaci e di una cultura più inclusiva delle imprese, l’ingresso al lavoro per questi cittadini resta ancora critico. Stando ai dati Istat del 2022, su una popolazione di circa 3 milioni di persone con gravi disabilità solo il 33,5% (nella fascia d’età 15-64 anni) risulta occupata, contro il 60,2% delle persone senza limitazioni. Un dato preoccupante anche se, nel confronto internazionale, l’Italia si distingue positivamente per la sua maggiore capacità inclusiva nei confronti delle persone con disabilità meno gravi. Secondo Eurostat, infatti, è il paese con il gap più basso d’Europa: il tasso di disoccupazione di chi ha disabilità non gravi è del 11,8% contro una media UE del 17,3%.
“Purtroppo, sono ancora troppo poche le persone con disabilità che riescono a trovare un’occupazione. Ma l’attenzione verso il fenomeno c’è, come dimostrano gli obiettivi posti alla base della riforma della disabilità e gli incentivi occupazionali introdotti nel Terzo settore”, ha commentato il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine, Rosario De Luca. “Occorre, però, intensificare l’opera di sensibilizzazione per contrastare discriminazioni e garantire pari opportunità, ad esempio incentivando l’adozione di pratiche inclusive nelle aziende e potenziando percorsi formativi e di accompagnamento al lavoro. Lo scopo deve essere quello di valorizzare le abilità di ogni persona, senza distinzioni. Solo così potremo garantire un vero cambiamento”, ha aggiunto.
“Lavorare è per ogni cittadino un diritto-dovere e questo vale anche per le persone con disabilità, cittadini al pari degli altri”, ha affermato Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas.
“Purtroppo ancora oggi - ha sottolineato - nonostante si tratti di un diritto sancito sia dalla nostra Costituzione che dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, il lavoro è un miraggio per molte persone con disabilità ed in particolare per le persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, frequentemente vittime di pregiudizi e stereotipi legati alle loro capacità. Invece sono proprio loro a chiedere a gran voce un lavoro vero al fine di essere cittadini attivi e poter dare il proprio contributo alla società come tutti. Con questa nuova iniziativa poniamo un altro tassello importante per il contrasto di tali discriminazioni e per promuovere una nuova consapevolezza circa le potenzialità di tutte le persone con disabilità in ambito lavorativo”.