Leonard Peltier, 80mo compleanno in carcere negli Usa: la controversa vicenda giudiziaria dell’attivista nativo americano
Sul suo caso i dubbi non mancano, al punto che il giudice che lo ha condannato ha scritto al Presidente americano Joe Biden chiedendone la scarcerazione: compie 80 anni domani, 12 settembre, Leonard Peltier, attivista nativo americano condannato a due ergastoli e detenuto dal 1976. Nato nel 1944 ed esponente dell’Aim, il Movimento per gli indiani americani, Peltier è accusato di aver ucciso il 26 giugno del 1975, nella riserva indiana di Pine Ridge, gli agenti dell’Fbi Jack Ross Coler e Ronald Arthur Williams, di 28 e 27 anni. Lui però si è sempre dichiarato innocente e sulla vicenda gravano ancora diversi punti mai chiariti, dalle informazioni documentali non verificate fino alle testimonianze non attendibili o ritrattate. Peltier era nella riserva, insieme ad almeno altre 20 persone, e si diede alla fuga: venne arrestato in Canada il 6 febbraio del 1976 ed estradato negli Stati Uniti dove nell’aprile del 1977 fu condannato a due ergastoli. Da quasi 50 anni Leonard Peltier sta scontando la sua pena a vita. L’uomo tentò anche di evadere dal carcere di Lompoc, in California: venne catturato dopo 3 giorni e condannato ad altri 7 anni di reclusione.
Da più parti negli anni l’attenzione sul suo caso non si è mai sopita del tutto: “La storia di Leonard Peltier si trascina da quasi mezzo secolo. Lui si è sempre dichiarato non colpevole e, nel corso del tempo, sono emerse sempre più prove della sua innocenza” dice all’Adnkronos Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International. “Non rimane che inoltrare nuovamente la richiesta di grazia presidenziale a Joe Biden, con la speranza che questa vicenda possa finire bene, lasciando trascorrere a Leonard i suoi ultimi anni con la sua famiglia. Il rischio – secondo Noury - è che invece la storia di Peltier possa finire male, con la sua morte in carcere”.
Fra gli innocentisti anche James H. Reynolds, ex procuratore degli Stati Uniti che ha lavorato al caso Peltier, ha inviato nel 2021 una lettera al presidente americano Joe Biden, chiedendone la grazia: “La condanna e la continua incarcerazione di Leonard Peltier sono la testimonianza di un tempo e di un sistema di giustizia che non ha più posto nella nostra società. Ho avuto la fortuna di vedere questo paese, e il suo atteggiamento prevalente nei confronti dei nativi americani, progredire notevolmente negli ultimi 46 anni. l procedimento giudiziario e la continua incarcerazione del signor Peltier erano e sono ingiusti. Non siamo stati in grado – si legge ancora - di provare che il signor Peltier abbia commesso personalmente alcun reato nella riserva di Pine Ridge”. Un appello che si conclude con la richiesta del giudice Reynolds affinché con la grazia di Leonard Peltier, il Presidente Biden possa “fare un passo per curare una ferita che ho contribuito a creare”.
Ma non tutti sono dello stesso avviso: 'A Leonard Peltier sono stati concessi i suoi diritti e il giusto processo''. Lo sottolinea all'Adnkronos l'associazione degli ex agenti dell'Fbi, che prende posizione sul caso dell'attivista nativo americano Leonard Peltier, condannato nel 1976 a due ergastoli per aver ucciso due agenti dell'Fbi. Mike Clark, direttore della Society of Former Agents of the Fbi (che raccoglie oltre 8.500 ex agenti) rende nota la lettera con cui è stata manifestata contrarietà alla richiesta di rilascio in libertà vigilata di Peltier. Richiesta che l'uomo, che compirà 80 anni domani, 12 settembre, ha visto respinta all'inizio del luglio scorso. ''Peltier - si legge nella lettera - è stato legalmente condannato per gli omicidi degli agenti dell'Fbi Jack Ross Coler (di 28 anni) e Ronald Arthur Williams (di 27) da un tribunale federale. La Corte lo ha condannato a due ergastoli consecutivi. Da allora sono stati esaminati più di una dozzina di ricorsi. Ma nessuno ha modificato la condanna e la sentenza di Peltier'' che, secondo la ricostruzione di Clark, ''si è avvicinato agli agenti feriti e li ha giustiziati a bruciapelo. Un atto vergognoso, l'omicidio premeditato di due agenti federali, compianti dalle loro famiglie e dai loro colleghi: per loro non è prevista clemenza né libertà condizionale''.
Una misura che, prosegue la lettera della Society of Former Agents of the Fbi, ''dovrebbe essere riservata agli autori di reati non violenti che abbiano dimostrato di essere stati riabilitati e di aver osservato le regole delle istituzioni''. Peltier, al contrario, ''sta ancora una volta cercando considerazione e pietà, che non ha mostrato verso gli agenti Coler e Williams''. Per questo, secondo Clark, l'80enne ''non merita alcuna compassione'', tenendo in considerazione inoltre che, ''nell'attuale contesto di tensione contro le forze dell'ordine, la libertà condizionale per questo assassino a sangue freddo invierà il messaggio sbagliato per potenziali futuri atti di violenza''. (di Lorenzo Capezzuoli Ranchi)
Esteri
Ex portavoce governo Israele: “Operazione fenomenale,...
"Spero che l'eliminazione di migliaia di terroristi di Hezbollah dal campo di battaglia in una fenomenale operazione di intelligence incoraggerà il proxy dell'Iran ad arretrare, così che 60mila sfollati israeliani possano tornare sani e salvi nelle loro case" nel nord del Paese. Lo afferma all'Adnkronos l'ex portavoce del governo israeliano, Eylon Levy, commentando l'operazione attribuita allo Stato ebraico nel paese dei cedri, dove nelle scorse ore sono esplosi simultaneamente i cercapersone di moltissimi presunti militanti di Hezbollah. Secondo il ministero della Sanità di Beirut, il bilancio provvisorio è di almeno otto morti, tra cui una bambina, e circa 2.800 feriti.
"Nessuno può dire chi sia dietro l'attacco simultaneo a migliaia di terroristi di Hezbollah che hanno lanciato missili e droni suicidi in Israele negli ultimi 11 mesi. Israele ha ripetutamente avvertito Hezbollah di fare marcia indietro e cessare la sua aggressione", aggiunge Levy.
Esteri
Nuova commissione Ue, la squadra di Ursula
Fitto vicepresidente esecutivo
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato oggi a Strasburgo la squadra per i prossimi 5 anni. Raffaele Fitto sarà vicepresidente esecutivo a Coesione e Riforme.
Esteri
Hezbollah, perché tutti usano i cercapersone:...
Cercapersone e corrieri sono i metodi usati per evitare raid mirati
Pochi mesi fa, il 13 di febbraio, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva chiesto a tutti i membri del partito di smettere di usare telefonini, di distruggerli, seppellirli o chiuderli in una scatola di ferro. "In questa fase, sbarazzatevi di tutti i cellulari, sono agenti di morte", aveva dichiarato dopo l'uccisione di comandanti in raid mirati di Israele (dallo scorso sette ottobre più di 20 operativi sono morti in raid mirati lontani dalla linea del fronte, fra cui tre comandanti delle forze speciali Radwan).
Il low tech è stata quindi la scelta obbligata di Hezbollah per evadere le sofisticate tecnologie di sorveglianza israeliane anche se il 'partito di Dio' basato in Libano ha anche lanciato operazioni per "accecare" Israele, le sue telecamere di sicurezza, i sistemi di telerilevamento, droni e la sua capacità di effettuare intrusioni nei cellulari e nei computer.
Sul campo di battaglia quindi, i cellulari hanno lasciato il posto ai pager, che oggi sono esplosi in tutto il paese forse dopo una nuova fornitura difettosa o un atto di sabotaggio ai server, con l'installazione di uno script che ha surriscaldato la batteria al litio che è quindi esplosa. Hezbollah ricorre anche a messaggeri o una rete di linea fissa che risale all'inizio degli anni duemila. E' stato anche introdotto un codice per parlare di a armi e luoghi di incontro che viene aggiornato quasi ogni giorno e trasmesso agli utenti da corrieri.
Lo scorso 28 dicembre Hezbollah aveva chiesto a tutti i residenti del sud di disconnettere le telecamere di sicurezza da internet, uno dei mezzi usati da Israele per riconoscere possibili bersagli. E a febbraio aveva chiesto a chi si trovava al fronte di non portarsi dietro un cellulare. Con controlli a sorpresa dei comandanti. Ma anche a Beirut i vertici del partito evitano di portarsi dietro alle riunioni un cellulare.
Erano state prese anche misure per mettere in sicurezza la rete locale private di telefonia mobile, finanziata dall'Iran una ventina di anni fa con cavi di fibra ottica dalle basi del partito a Beirut agli insediamenti del sud del Paese, alla valle della Bekaa a est, dopo una sospetta intrusione di Israele. I tecnici di Hezbollah avevano suddiviso la rete in sotto reti.
Il pager riceve notifiche o messaggi senza essere allacciato a una rete internet. Anche se sono usati molto di meno del loro periodo di gloria, negli anni novanta, sono ancora usati in alcuni settori specializzati, tipicamente negli ospedali.