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Lo stilista presenterà la sua collezione spring-summer 2025 durante la Milano Fashion Week alla Fiera Milano Rho

Anton Giulio Grande omaggia Brigitte Bardot e Alain Delon

Anton Giulio Grande presenterà il 17 settembre prossimo alle 16.30 la collezione spring/summer 2025 intitolata 'B.B. : Et Dieu créa la femme…et Alain' a Fiera Milano Rho durante la Milano Fashion Week. La sfilata è organizzata in collaborazione con Lineapelle-Unic Concerie Italiane e metterà in mostra la maestria dello stilista calabrese che per l’occasione il couturier ha realizzato dei look ispirati a due divi internazionali: alla ribelle e moderna Brigitte Bardot e al fascino intramontabile di Alain Delon.

“Brigitte è stata una figura del cinema internazionale per la sua capacità di non omologarsi alle sue colleghe e per il suo stile unico, irriverente e molto sensuale - afferma Anton Giulio Grande -. Brigitte è stata la prima donna a mostrarsi al mondo seminuda mentre ballava nel celebre film Et Dieu crèa la femme”. L’altra figura iconica che aleggia nella collezione è quella del tenebroso Alain Delon, che Grande omaggia a un mese dalla sua morte. Il mood dei capi in pelle dal sapore rock si rifà alle atmosfere di fine Anni Sessanta e Settanta, gli anni ribelli della Bardot e del fascino charmant e intrigante di Delon, interpreti e protagonisti assoluti dello stile della Costa Azzurra e Saint Tropez. In passerella 33 look donna e 13 uomo, con lavorazioni, giubbotti e felpe di pelle ricamati con cristalli e fiori hippie dipinti a mano con lavorazioni certosine che rispecchiano i dettami dell’alta moda e del vero Made in Italy.

In passerella anche costumi da bagno, bikini e interi, ricamati con Swarovski abbinati a gonne gitane, abiti da sera nella palette cromatica che vira dal fucsia, al rosso, al giallo con Swarovski, paillettes, jais. Gli abiti da sera hanno gonne importanti, da ballo, con centinaia di merletti e frange e i mini dress sono ricamati. Il giallo e l’arancio sono i colori predominanti della collezione, nuance ispirate all’estate e alla Costa Azzurra. Le camicie da uomo possono essere indossate con facilità anche da lei, per un guardaroba che travalica i confini di genere, grazie al tourbillon di pelli ricamate, frange di seta intrecciate a mano. Anche per questa stagione 2024 si rinnova e prosegue la collaborazione tra Anton Giulio Grande ed Italiana Accessori, che ha curato lo studio e la decorazione dei capispalla in pelle e delle personalizzazioni in strass e paillettes.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Moda

Vogue Italia compie 60 anni, a Milano mostra per...

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L'esposizione sarà visibile, su registrazione, a Palazzo Citterio dal 19 al 21 settembre. L'head of editorial content, Francesca Ragazzi: "60 anni di futuro, restiamo connessi col mondo"

La mostra di Vogue Italia a Palazzo Citterio

Sessant’anni di stile, personalità e creatività: in una parola Vogue Italia. L’iconica rivista festeggia sei decenni e si regala una mostra a Palazzo Citterio, a Milano., ‘Sixty Years of Vogue Italia - Sessant’anni di Futuro’, aperta al pubblico su registrazione dal 19 al 21 settembre. E’ il 1964 quando il magazine si affaccia sulla ribalta italiana, e il mondo, intorno, è pronto a cambiare radicalmente verso svolte epocali. La moda e le arti si fanno testimoni di questa ricerca e Vogue Italia la racconta ai suoi nuovi lettori, con uno sguardo sempre rivolto al futuro.

In questi sessant'anni grandi fotografi, artisti, autori e creativi hanno scritto insieme le pagine di un magazine che oggi, attraverso tutte le sue piattaforme parla a una community di più di 16 milioni di utenti e lettori tra sito, social e mensile cartaceo. Un successo strettamente legato a quello del made in Italy, a cui Vogue dà voce sin da subito, in un Paese in pieno boom economico, sostenendo l'ascesa dei grandi protagonisti della creatività italiana a livello mondiale e continuando a influenzare nel tempo le tendenze e le idee di un pubblico sempre più ampio e interconnesso.

“Quest’anno il traguardo è importantissimo - afferma Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia -. La mostra si intitola ‘Sessant’anni di futuro’ e mi piace pensare che questo magazine continui sempre a guardare avanti e a fare avanguardia. Vogue Italia ha mostrato in questi 60 anni il linguaggio della moda, una lente con la quale osservare il mondo. Oggi vogliamo continuare a ispirare una community ancora più globale, celebrando i valori in cui crediamo tra cui la creatività, il rispetto, l'inclusione, la sostenibilità”.

L’esposizione è un percorso tra 60 cover iconiche dall'archivio di Vogue Italia, e ripercorre le rivoluzioni che hanno attraversato la sua storia e i processi creativi da cui sono emersi talenti, stilí e intuizioni. Dalla sua nascita come ‘Novità’, rivista italiana che si propone come una guida allo stile diretta da Lidia Tabacchi, il mensile si trasformerà arrivando ad accogliere i movimenti culturali che agitano il mondo. Personaggi dello star system e top model interpreti di shooting indimenticabili. Fotografi e artisti internazionali che raccontano la forma, le cause, le sfide del femminile, i fenomeni, gli spicchi d'Italia e le altre culture.

Dalla minigonna di Mary Quant e la Swinging London, alle nuove modelle sul palcoscenico del giornale rinominato Vogue Italia, diretto da Franco Sartori, che non sono più solo esempi di bellezza ed eleganza, ma donne con una personalità e dettagli riconoscibili, antesignane dell'epoca d'oro delle top. E poi, un nuovo cambio di pelle con l'arrivo di Franca Sozzani. La moda non è fatta solo di abiti, ma ha a che fare con la vita. E Vogue Italia porta in copertina questioni politiche, sociali e ambientali. Ecco allora ideali e tabù della chirurgia estetica protagonisti del servizio Makeover Madness, lo stato di emergenza post 11 settembre, il Black Issue, l'esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico, fino alla rivoluzione di internet e ai giorni nostri. In piena pandemia, Vogue Italia sotto la direzione di Emanuele Farneti si veste per la prima volta di una copertina bianca, tela vergine su cui lavoreranno 49 artisti italiani.

Oggi Vogue Italia, guidato da Francesca Ragazzi, continua a guardare avanti e a farsi promotore del cambiamento attraverso gli occhi della moda, in un ecosistema globale che deve far fronte alle nuove sfide digitali e non solo: e così lo sguardo sul futuro, che non manca mai, ha il volto della campionessa paralimpica Veronica Yoko Plebani, o di Bella Hadid, protagonista di un servizio fotografico con scatti reali su sfondi immaginari creati dall'intelligenza artificiale. L'esposizione è curata da Vogue Italia in collaborazione con Ferdinando Verderi, che ne ha ideato il concept e il design. Verderi, che ha fatto parte della storia della rivista come direttore creativo di Vogue Italia dal 2019 al 2021, ha concepito un percorso interattivo che invita i visitatori a interagire con il design della mostra, trasformando il layout. Come parte del concept, diversi scrittori sono stati invitati a offrire la loro interpretazione personale delle copertine esposte.

“L'idea è di offrire una cronologia non permanente, affinché venga costantemente rielaborata dal pubblico - spiega Ferdinando Verderi -. Non esiste un solo modo per vivere e interpretare questa storia, da qui la scelta di numerose voci invitate a contribuire, che sono, in un certo senso, i protagonisti di questa esposizione”. ‘Sixty Years of Vogue Italia - Sessant'anni di Futuro’ è realizzata in collaborazione con Regione Lombardia e Pinacoteca di Brera e con il patrocinio del Comune di Milano e di Camera Nazionale della Moda Italiana, in concomitanza con l'apertura della Fashion Week Milanese.

“Sessant'anni di Vogue Italia vuol dire 60 anni di politica, di costume e di diritti - evidenzia Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura Comune di Milano - ed è molto bello che la settimana della moda si apra con questa inaugurazione. Milano, come centro propulsore di moda e cultura, è il palcoscenico ideale per questa celebrazione, che evidenzia il legame indissolubile tra creatività e patrimonio culturale”. Per celebrare il suo anniversario Vogue Italia ha realizzato inoltre un numero da collezione in edicola questo mese, firmato da Steven Meisel, con le cover star Mariacarla Boscono, Deva Cassel, Vittoria Ceretti, Linda Evangelista, Maty Fall e Isabella Rossellini.

"Oggi la missione di Vogue si gioca su un playground diverso - dice all’Adnkronos Ragazzi - perché non è più solo l’oggetto cartaceo ma il magazine è diventato multicanale, con sfide digitali amplificate. Dopo il Covid la nostra missione è diventata raggiungere i lettori dovunque si trovino e se nell’era pre digitale l’intento era portare l’Italia nel mondo oggi è portare il mondo in Italia". L'obiettivo è rimanere internazionali, "motivo per il quale in mostra ci sono autori con background diversi, che vengono da Paesi diversi - osserva ancora -. Noi continuiamo a collaborare con creativi internazionali che interagiscono con il Made in Italy. Vogliamo rimanere interconnessi e in conversazione con il mondo”.

Ma non solo. “Vogliamo continuare a guardare avanti e scommettere su nuovi gusti e stili e avvicinarci sempre di più al lettore, al quale chiediamo di interagire con noi - evidenzia Ragazzi -. In questi giorni abbiamo lanciato l’app di Vogue, un progetto globale, alla quale gli utenti possono iscriversi, commentare e fare quiz, in un approccio sempre più vicino al lettore”.

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Moda

In10 Corso Como la fotografia irriverente di Talia Chetrit

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Dal 18 settembre al 17 novembre l'esposizione dell'artista statunitense negli spazi del concept store milanese

La mostra di Talia Chetrit in 10 Corso Como

Autoritratti, scene familiari, nature morte e fotografia di strada. Con un tocco di irriverenza. Nella fotografia di Talia Chetrit nessun soggetto è escluso: non solo bianco e nero e colore ma linguaggi diversi si intersecano tra ironia e serietà. A raccontare il lavoro della camaleontica artista statunitense è 10 Corso Como, con 'Gut', la più ampia mostra personale sino a ora dedicata al lavoro di Chetrit, in calendario dal 18 settembre al 17 novembre negli spazi del concept store milanese. "La mostra raccoglie 27 opere di diversi periodi - spiega all'AdnKronos Alessandro Rabottini, che ha curato l'esposizione assieme ad Anna Castelli -. Ci sono sia i momenti iniziali del suo lavoro, scatti realizzati quando aveva 15/16 anni, nei quali chiedeva alle amiche di posare, sia ritratti intimi. Al centro i temi dell'autoritratto legato al corpo e moltissimi legami affettivi della sua vita familiare, il suo essere compagna, madre e figlia".

Talia Chetrit fa un uso schietto e ricco di sfumature dell'obiettivo fotografico, attingendo alla storia della fotografia mentre solleva interrogativi intorno ai temi della rappresentazione del sé, della sessualità e delle dinamiche di potere. Le sue immagini, poetiche e provocatorie, attentamente elaborate, combinano intensità emotiva e qualità compositive. Un esercizio critico su cosa significhi guardare un'immagine e su cosa si prova nel mettersi in posa per l'obiettivo, un'indagine sulle implicazioni formali del gesto di inquadrare e sulle dinamiche psicologiche che emergono quando diventiamo il soggetto dell'inquadratura.

Il titolo della mostra, 'Gut', suggerisce la molteplicità di significati che la parola evoca in inglese: oltre al significato letterale, la parola incarna metaforicamente idee di coraggio o di sfrontatezza, oppure indica una reazione emotiva viscerale o un istinto. In questo senso il titolo riflette la molteplicità di temi formali ed esistenziali che le opere contengono. In mostra l'artista riunisce opere realizzate dal 1994 al 2023: scatti recenti si affiancano a fotografie realizzate a metà degli anni Novanta, come 'Logo' (1996/2017) e 'Face #1' (1994/2017), in cui Chetrit, adolescente, ritrae le amiche d'infanzia. Un'altra opera degli esordi, Murder Picture #3 (1997/2017), raffigura un'amica mentre posa come vittima di un omicidio in quello che sembra un vagone del metrò. L'immagine mostra l'audacia e la tenerezza delle sperimentazioni giovanili di una ragazza quindicenne in grado di citare gli 'Untitled Film Stills' (1977-1980) di Cindy Sherman mentre esplora la fascinazione della società per la violenza e il voyeurismo insito nelle fotografie di cronaca nera.

Per Chetrit, ricontestualizzare foto di trent'anni fa è un tentativo di "appiattire il tempo". Il precoce interesse di Chetrit per la rappresentazione e l'auto-espressione dei soggetti femminili prosegue e si consolida in opere successive come gli autoritratti 'Untitled (Body)' del 2018 e 'Self-portrait (Mesh Layer)' del 2019. Un misto di messa in scena, esibizionismo e auto-parodia contraddistingue questi scatti dalla natura inafferrabile, in cui l'artista espone il proprio corpo seminudo. Puntando l'obiettivo su di sé, Chetrit appare nelle sembianze di un mimo improvvisato o mentre posa come musa di sé stessa.

Le relazioni famigliari hanno un ruolo centrale nella mostra, che include ritratti di ciascun membro della famiglia dell'artista: la madre in 'Mom (Ball)' del 2022 e 'Ash' (2021), il padre in 'Dad/Mesh' (2021), il compagno e il figlio insieme in 'Untitled (Family #2)' del 2021 o ritratti individualmente, come in 'Cat Boot Baby' (2021) e 'Back' (2016). Con un'ironia a tratti corrosiva, Chetrit smantella gli stereotipi famigliari, facendone emergere contraddizioni e incongruenze, usando il linguaggio della moda per stimolare una riflessione su come leggiamo le immagini. Sebbene Chetrit abbia realizzato campagne fotografiche per marchi della moda come Celine, Phoebe Philo e Acne Studios, nei suoi scatti artistici, la moda emerge in filigrana, come uno dei tanti elementi che permettono all'artista di esplorare la formazione dell'identità e delle convenzioni sociali.

Accanto a fotografie che sono tanto intime quanto provocatorie troviamo vedute urbane realizzate con l'uso di un obiettivo telescopico: qui i soggetti, ritratti da lontano, sono anonimi e sfocati mentre l'artista, contrariamente a quanto accade nel resto della sua opera, non mostra alcuna connessione emotiva con lo svolgersi degli eventi, che osserva a distanza. La mostra di 10 Corso Como invita il visitatore a scavare dentro di sé e a confrontarsi su vari temi: l'amore, l'amicizia, i legami familiari e quelli con sé stessi, in un immaginario affascinante e ricco di contraddizioni. Una riflessione, 'nuda e cruda', sulla natura sfaccettata delle relazioni umane.

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Moda

Bata compie 130 anni e collabora con l’Accademia Teatro...

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La Ballerina capsule collection rilegge l’iconico modello Batovka

Bata compie 130 anni e collabora con l’Accademia Teatro alla Scala

Ogni donna, con il suo stile e le sue scelte, deve sempre sentirsi sicura di sé stessa e del suo cammino: 'Make your way'. È con questo claim-manifesto che Bata celebra il 130esimo anniversario dalla sua fondazione, che non solo apre una nuova era per il brand, ma rappresenta l’evoluzione della sua storica eredità che mette sempre al centro le donne nel loro percorso di crescita personale e professionale. “Con Make your way celebriamo il potenziale femminile e guardiamo al futuro con determinazione portando avanti una tradizione che accompagna le donne e gli uomini in tutto il mondo, creando collezioni di calzature di qualità e di tendenza, in linea con i nostri valori fondanti - afferma il neo - presidente di Bata Europe, Marco Agnolin -. Perché supportare i loro passi, con stile e con impegno a 360 gradi, rappresenta da sempre la nostra missione”.

A farsi paradigma di un engagement che si rinnova costantemente è la Ballerina capsule collection che rilegge l’iconico modello Batovka di Bata, la scarpa realizzata in tessuto e pelle, nata dal genio creativo del founder del brand che, nel secolo scorso, rivoluzionò il settore calzaturiero. In un'epoca in cui le calzature interamente in pelle erano la norma, Bata riuscì a offrire una scarpa di alta qualità a un prezzo democratico, conquistando rapidamente il mercato e definendo così l'identità dell’azienda, che nel tempo si affermerà come leader nella produzione di calzature. Nella sua reinterpretazione in chiave contemporanea studiata proprio per l’anniversario, assume la forma della classica ballerina, dall’ anima bimaterica, e si declina in due versioni differenti– una con elastico e fusciacca, l’altra dalla linea essenziale e con fiocco -, proposte in diverse varianti cromatiche e di texture.

Testimonial di una scarpa che esprime non solo il legame tra il passato e il futuro del brand, ma si fa simbolo di femminilità elegante, indipendente e inclusiva, anche per il suo essere accessibile e indossabile da chiunque, è Megan Ria, la talentuosa e versatile ballerina che, dopo essersi imposta nei talent televisivi, ha costruito la sua carriera con dedizione e passione. La scelta di Bata di renderla protagonista della sua campagna riflette il percorso di una donna che, attraverso la danza, ha trovato la sua strada e rappresenta un’ispirazione per le altre donne a fare altrettanto. E proprio in questo solco si inserisce 'Bata proudly supports women in dance', il progetto che arricchisce l’impegno di Bata nell’empowerment femminile nella danza grazie alla sponsorship con la Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano, incentrata in particolare sui corsi femminili dal primo al quinto.

Il contributo del brand Bata per l’anno 2024-25 sarà destinato al sostegno di un percorso formativo che si caratterizza per un’attenzione completa alla persona, seguita in ogni fase della sua crescita umana e professionale. Le allieve dell’Accademia, infatti, affrontano un periodo di studi tanto intenso quanto appassionante, che non solo alterna lo studio in sala alla costante esperienza sul palcoscenico, ma che si arricchisce di masterclass e incontri con coreografi e danzatori di fama internazionale che accrescono le loro qualità tecniche ed espressive. Perché tutte sono accomunate dallo stesso sogno: diventare artiste complete, capaci di scrivere nuove pagine nella storia della danza. "Il nuovo posizionamento, la capsule e la collaborazione con l'Accademia Teatro alla Scala sottolineano l'impegno del brand nel promuovere l'empowerment femminile, creando opportunità concrete per le donne e incoraggiandole a perseguire i propri sogni con fiducia e determinazione" conclude Agnolin.

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