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A Palazzo Reale dal 14 settembre al 26 gennaio 'Munch - Il grido interiore', 100 opere tra cui la litografia del celebre 'L'Urlo'

Edvard Munch - L'artista e la sua modella (1919-21) Olio su tela, 128x152,5 cm Photo © Munchmuseet

Afferra allo stomaco e costringe a scavare nei recessi dell'anima, risvegliando domande sulla vita, sulla sua tragicità e limitatezza, mentre davanti allo sguardo scorrono immagini legate al dolore e alla disperazione ma anche all'amore e al mistero della vita. Dopo 40 anni dall'ultima mostra a Milano, Edvard Munch viene celebrato con una grande retrospettiva allestita a Palazzo Reale, un percorso di 100 opere dal forte impatto emotivo in calendario dal 14 settembre al 26 gennaio 2025. Promossa dal Comune di Milano - Cultura con il patrocinio del ministero della Cultura e della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Museo Munch di Oslo, 'Munch - Il grido interiore' è curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo dell'artista norvegese, e racconta tutto l'universo di Munch, il suo percorso umano e la sua produzione.

"Attraverso la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria" scriveva Munch dei suoi diari degli anni '30. Ed è questo il senso dell'esposizione, nella quale spiccano una delle versioni litografiche de 'L'Urlo' custodite a Oslo, 'Amore e dolore', conosciuto come 'Il vampiro', 'La morte di Marat', 'Notte stellata', 'Le ragazze sul ponte', 'Malinconia', e 'Danza sulla spiaggia'. Non mancano i celebri volti senza sguardo, i paesaggi carichi di inquietudine e l'uso potente del colore, portatore del malessere esistenziale che affligge ognuno di noi. "E' una mostra che attendevano tutti molto - spiega l'assessore alla Cultura di Milano, Tommaso Sacchi - e abbiamo lavorato con dedizione e costanza incessanti. E' un gioiello, un capolavoro che ci permette di entrare nelle fasi della vita e nelle espressioni di questo gigante dell'arte, dalle opere più conosciute fino a produzioni meno note al pubblico internazionale. Questo progetto è la realizzazione di un grande sogno. Il celebre artista norvegese, considerato un precursore dell'espressionismo e uno dei più grandi esponenti simbolisti dell'Ottocento, ha saputo interpretare il tormento e l'inquietudine dell'essere umano trasformandoli in opere d'arte universali".

"Per noi il grido interiore è un grande grido di gioia - ammette Johan Vibe, ambasciatore della Norvegia in Italia -. L'Italia nutre amore per Munch, è un fatto noto ma è bello scoprire l'impatto di questa mostra a Milano. L'arte è un ponte per collaborazioni culturali che si sono sviluppate attorno alla mostra e sono contento della cooperazione". Il colore gioca un ruolo determinante durante il percorso espositivo. "Abbiamo cercato di far capire cos’erano le tinte utilizzate e quali i loro valori simbolici - racconta Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale -. Munch è un caposaldo della nostra modernità. Nel 1986, proprio in queste stanze, visitai la mostra a lui dedicata. Nel catalogo di allora si diceva che non era molto conosciuto in Italia, tranne che da una ristretta cerchia di appassionati e critici specialisti. Ma si può ben dire che molta acqua è passata sotto i ponti. Munch è un artista profeta che ha detto, scritto e dipinto molte varietà universali e assolute sulla vita rispetto alle quali non possiamo essere indifferenti perché ci toccano da vicino".

La vita di Munch è stata segnata da grandi e precoci dolori. La perdita prematura della madre a soli 5 anni e della sorella, la morte del padre e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen sono stati il materiale emotivo primigenio sul quale l'artista ha cominciato a tessere la sua poetica, la quale si è poi combinata in maniera originalissima, grazie al suo straordinario talento artistico, con la sua passione per le energie sprigionate dalla natura. La sua necessità di comunicare dolori indicibili e umane angosce sono riusciti a trasformare le sue opere in messaggi universali e Munch uno degli artisti più iconici del Novecento.

L'esposizione a Palazzo Reale ruota attorno al 'grido interiore' di Munch, al suo saper costruire lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un processo creativo che sintetizza ciò che l'artista ha osservato, quello che ricorda e quanto ha caricato di emozioni. Non mancano le sue rappresentazioni di allucinazioni, le ombre allungate e il tema della malattia, che ricorre nella serie 'La bambina malata', 'Morte nella stanza della malata' e 'Sul letto di morte'. Ad arricchire la mostra milanese un ricco palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realta culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell'artista e a espandere i temi delle sue opere.

"Questa esposizione rappresenta un'occasione unica per immergersi nel mondo di uno dei più grandi maestri del ventesimo secolo, la cui opera ha profondamente segnato la storia dell'arte moderna - evidenzia Iole Siena, presidente di Arthemisia -. Edvard Munch è conosciuto principalmente per il suo famoso dipinto 'L'Urlo', un'opera che è diventata simbolo universale di angoscia e tormento, talmente popolare da essere utilizzata ogni giorno in tutto il mondo tramite il celebre emoticon presente sui nostri telefoni. L'opera è infinitamente più ampia e profonda, come sarà dimostrato in questa coinvolgente mostra dove sono state volutamente affrontate tutte le tematiche dell'artista attraverso l'esposizione di cento magnifici capolavori".

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Cultura

Mostre, lo scrittore Padovani: “Nutella icona del...

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"La mostra al MaXXi e il mio libro, da cui è tratta, raccontano l’Italia attraverso il marchio"

Gigi Padovani, giornalista e scrittore

"Ho scritto un libro sulla Nutella perché è un'icona del nostro tempo. È condivisione, è felicità quando la si spalma, è qualcosa che è entrato nelle nostre vite. Questa mostra e questo libro, da cui è tratta la mostra, raccontano l'Italia attraverso il marchio, che rappresenta noi italiani attraverso le varie generazioni". Lo ha detto Gigi Padovani, giornalista e scrittore, all’anteprima della mostra ‘joyn! Un viaggio nel mondo Nutella per i suoi 60 anni’, oggi al Maxxi, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.

"La generazione X e la generazione Z l'hanno acquisita. Ormai è diventata una staffetta intergenerazionale e Nutella è qualcosa che va al di là della semplice crema spalmabile - ha proseguito -. E’ nata ad Alba, ho scritto questo libro perché sono nato ad Alba anch’io e ho respirato il profumo di nocciole e cacao quando ero al liceo di Alba e quindi questa storia mi ha interessato e l'ho scritta anche senza che Ferrero mi coinvolgesse”.

“In questa mostra c’è tutto il passaggio generazionale che comincia da un signore che aveva una pasticceria nelle Langhe, Pietro Ferrero, il fondatore dell'azienda, per poi passare a Michele Ferrero, un grande industriale per arrivare a ora, con il figlio Giovanni Ferrero. La differenza degli ultimi dieci anni è che Nutella da mito italiano è diventato un mito globale, questa è la storia”, ha concluso.

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Cultura

‘Viaggio nel mondo della Nutella’ al MaXXi di...

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Una mostra 'dolcissima' quella che aprirà domani, 20 dicembre, al MaXXi di Roma per celebrare i 60 anni della Nutella

'Viaggio nel mondo della Nutella' al MaXXi di Roma

Una mostra 'dolcissima' quella che aprirà domani, 20 dicembre, al MaXXi di Roma per celebrare i 60 anni della Nutella. L'esposizione, a cura di Chiara Bertini, in collaborazione con Ferrero, dal titolo 'joyn! Un viaggio nel mondo Nutella', ripercorre i sei decenni di vita della nota crema spalmabile proponendo un mix di gioco e approfondimento in uno spazio per adulti e bambini. Il percorso immaginato è l’occasione per riscoprire i ricordi legati a Nutella, immergersi nelle sue campagne pubblicitarie più conosciute e visualizzare l’impatto sociale di un’icona che ha attraversato intere generazioni.

Si tratta di "un’esperienza interattiva che parla a tutte le generazioni e rende i visitatori protagonisti di un viaggio immersivo", commenta Emanuela Bruni, consigliera reggente Fondazione MaXXI. "Siamo profondamente onorati che un'icona culturale e un tempio dell'arte contemporanea come il MaXXi - commenta Fabrizio Gavelli, Amministratore Delegato Ferrero Commerciale Italia - riservi uno spazio museale dedicato a Nutella in occasione del 60esimo anniversario dalla sua creazione. Questa esposizione arriva al termine di un anno storico per Nutella, interamente dedicato ai Nutella Lover, i nostri consumatori. Il 2024 ha visto infatti il lancio sul mercato di innovazioni di successo, accolte come sempre con grandissimo entusiasmo, come Nutella Gelato e Nutella Plant-Based, ma anche i Nutella Muffin, Nutella Croissant e l'ultimo nato, Nutella Donut".

"Celebrare Nutella non è solamente un tributo a un prodotto iconico - prosegue - ma anche un viaggio nelle radici di una storia di imprenditoria famigliare, di attenzione alle comunità, di ingegno, di resilienza e di costante innovazione. Ringraziamo quindi la Fondazione MaXXi che, attraverso questa esposizione, è stata in grado di concepire un percorso che offre al pubblico un'esperienza capace di valorizzare creatività, design e identità culturale, legati a un prodotto che ha saputo conquistare il mondo".

"Questo progetto - sottolinea Chiara Bertini, curatrice MaXXi - nasce da uno stimolante lavoro di ricerca di un vasto archivio. Per raccontare un’icona a cui tutti associano dei ricordi abbiamo deciso di dare rilievo al pubblico invitandolo a sorprese poetiche durante l’opening e a prendere del tempo condiviso per lasciare una traccia creativa nel 'mondo Nutella' per celebrare i suoi 60 anni". Il percorso espositivo si apre con la rappresentazione grafica del luogo dove tutto ha avuto inizio, ancor prima degli anni Sessanta, nella pasticceria che ha visto nascere l’intramontabile Nutella. Attraverso una timeline dettagliata, che accompagna il visitatore lungo il percorso espositivo, si ripercorre la sua storia, evidenziando alcuni momenti salienti dell’azienda Ferrero, un viaggio che comincia nel 1923, quando Pietro Ferrero apre la sua prima pasticceria a Dogliani (Cn), a soli 25 anni. Dagli anni Quaranta iniziano le prime sperimentazioni della ricetta, ancora lontana dalla crema che conosciamo oggi e allora chiamata Pasta Gianduja. Sarà poi il 1964 l’anno ufficiale della nascita di Nutella, con la vendita del primo vasetto. La mostra espone le varie edizioni degli iconici vasetti che si sono susseguiti nel tempo, per poi dare spazio alle curiosità tra citazioni, film, rappresentazioni teatrali, esposizioni, oggetti di design fino ad arrivare alle presenze di Nutella sui nuovi media che favoriscono la diffusione in tutto il mondo.

Il viaggio nel mondo Nutella è realizzato con le illustrazioni di Francesca Gastone, di cui al centro della mostra si può ritrovare un grande wallpaper dedicato ai 'brandlovers' di tutti i tempi. Non mancano le sorprese con la scultura Machine à tartiner, la macchina ideata da Henri Gallot-Lavallée, che spalma la Nutella con precisione, per “arrivare ad un solo unico obietivo: la creazione della più bella tartina che si possa sognare”. Si giunge al cuore della mostra, nello spazio centrale, dove il visitatore è invitato ad immergersi in un’esperienza sensoriale unica: l'aroma di Nutella che avvolge l'ambiente rievocando l’esperienza in fabbrica. Il percorso espositivo offre anche un momento di coinvolgimento grazie alla presenza della box N-U-TELL-A STORY e alla parete interattiva, sulla quale i visitatori possono lasciare il proprio segno, scolpendo un ricordo personale.

L’Ufficio Educazione propone inoltre un ciclo di laboratori per famiglie con bambine e bambini dai 6 agli 11 anni. Dopo un divertente percorso all'interno della mostra per scoprire gli oggetti creati attorno alla mitica crema spalmabile, adulti e bambini progetteranno il loro oggetto incredibile, come un cucchiaio per assaporare gocce di pioggia oppure un barattolo per conservare momenti felici. Appuntamento alle ore 16.30 del 6 gennaio, 9 febbraio, 2 marzo, 20 aprile (info su maxxi.art).

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Cultura

La Biennale di Venezia porta in scena il Commento al...

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Il testo del mistico Meister Eckhart con un progetto speciale dell'Archivio Storico in scena al Portego delle colonne della Scuola Grande di San Marco

La Biennale di Venezia porta in scena il Commento al Vangelo di Giovanni

La Biennale di Venezia presenta il progetto speciale dell'Archivio Storico "Expositio Sancti Evangelii secundum Iohannem" (Commento al Vangelo di Giovanni) di Johannes Eckhart (1260 - 1328 ca.), il teologo e mistico domenicano noto come Meister Eckhart: andrà in scena da mercoledì 5 marzo a domenica 9 marzo 2025 e in replica da martedì 11 marzo a sabato 15 marzo (ore 21.30).

Il progetto porta in scena il Commento al Vangelo di Giovanni al Portego delle colonne della Scuola Grande di San Marco, l'atrio del monumentale complesso cinquecentesco oggi noto come Ospedale Civile Santi Giovanni e Paolo, con gli attori Federica Fracassi, Leda Kreider, Dario Aita insieme al Coro della Cappella Marciana sotto la guida del maestro Marco Gemmani. Drammaturgia e regia sono a cura di Antonello Pocetti e l’ideazione scenica di Antonino Viola, che per la Biennale avevano già firmato a gennaio il "Prometeo" di Nono, mentre le immagini video sono progettate da Andrew Quinn e la diffusione del suono affidata a Thierry Coduys.

Afferma Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia: "La parola fa il mondo, nella parola l'umanità si rivela, con la parola il destino di tutti si restituisce all’Eterno. Il progetto speciale che la Biennale di Venezia dedica all'Expositio Sancti Evangelii secundum Iohannem di Mastro Eckhart pone attenzione al verbo, che di tutto è origine, per farne ascolto. La parola è ciò che vi è di più certo nell’impasto umano e il dare senso al mondo – nella storia lunga e nascosta della vita – è l’esercizio tutto di vertigine che Eckhart forgia in una direzione che oggi sperimenta un fatto d’arte: un risuonare del verbo nella carne, nella voce e nell’azione scenica".

"Expositio Sancti Evangelii secundum Iohannem" è la realizzazione scenica del commento al "quarto vangelo", opera del magister sacrae theologiae Johannes Eckhart, il cui pensiero rappresenta uno dei momenti più alti del misticismo occidentale, destinato a riverberarsi fino a noi dopo un lungo oblio.

"Maestro di vita e non solo di dottrina" come lo chiamerà Heidegger, Meister Eckhart sceglie di commentare il più personale dei quattro vangeli, quello scritto da Giovanni, “il discepolo che Gesù amava”. Destinato ad essere il più influente dei vangeli, rispetto ai cosiddetti sinottici di Matteo, Marco, Luca, il vangelo di Giovanni è l’unico a mettere in luce complessità ed enigmaticità del pensiero di Gesù. La cui forza è nella parola, a partire dall’incipit - In principio era il Verbo – cui Meister Eckhart dedica gran parte del suo Commento e destinato a infinite interpretazioni. Il Vangelo di Giovanni, nella lettura di Meister Eckhart è “il vangelo del Logos”, di “Dio come pensiero puro”, come spiega Marco Vannini.

E’ nel luogo per eccellenza destinato alla “cura”, in cui da secoli charitas e cultura si parlano attraverso il servizio delle due più importanti istituzioni “laiche” medievali veneziane, la Scuola Grande di San Marco e l’Ospedale di San Lazzaro dei Mendicanti, oggi denominato Civile, che si svolgeranno i dieci appuntamenti illuminati dalle scritture del teologo e mistico tedesco Meister Eckhart, "Expositio Sancti Evangelii secundum Iohannem".

Pensato in dialogo con il particolarissimo spazio architettonico e artistico, la struttura scenica ideata da Antonino Viola abbraccia l'atrio in tutta la sua ampiezza con una architettura lignea rettangolare leggermente sopraelevata che allude alla schola cantorum medievale per raccogliere insieme la comunità del pubblico, degli attori e del coro. Tutt’attorno alle pareti corre invece una leggera armatura metallica per le proiezioni video concepite dall’artista e computer graphic Andrew Quinn. Curato dal regista e drammaturgo Antonello Pocetti, Expositio Sancti Evangelii secundum Iohannem affronta in cinque serate cinque dei temi sviluppati dal magister domenicano in quella che è considerata la sua massima opera in lingua latina.

Il percorso attraverso il Commento ha inizio con il Logos, ossia la ricerca di una verità illuminata, mercoledì 5 marzo; poi sarà la volta dell’Essere, inteso come uno e molteplice (Padre, Figlio, Spirito Santo), abbracciando anche la figura delineata da Eckhart dell’uomo giusto, giovedì 6 marzo; venerdì 7 marzo al cuore della discussione sarà l’Amore, forza generatrice di vita, verità e bene; il dualismo bene/male dominerà la serata di sabato 8 marzo, per finire, domenica 9 marzo con la dialettica anima/corpo.

Ogni sera la messa in scena sarà introdotta da uno scrittore o da un filosofo diverso invitato a riflettere sul tema della serata, che troverà poi espressione viva nei brani del Commento recitati - parte nel latino originale e parte in italiano da importanti autori-interpreti della nostra scena teatrale e cinematografica: Federica Fracassi, appena vincitrice di cinque premi Ubu per il teatro, Leda Kreider, diretta dai più bei nomi della regia italiana ed europea, Dario Aita, reduce dal film Parthenope di Paolo Sorrentino. Intrecciate a quelle degli attori, con il fondamentale apporto della diffusione del suono di Thierry Coduys, le voci del Coro della Cappella Marciana impegnate nel canto gregoriano sui testi liturgici del vangelo giovanneo, sotto la direzione del Maestro Marco Gemmani. Al centro la parola – sacra, mistica, critica – tutt’attorno il pubblico, avvolto dalle voci degli attori e dei cantori marciani. Il progetto "Expositio Sancti Evangeli secundum Iohannem" di Meister Eckhart si propone come un’opera immersiva che riplasma lo spazio unico dell'Ospedale Civile Santi Giovanni e Paolo.

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