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Renato Vallanzasca, mezzo secolo in carcere: chi è e perché è stato condannato a quattro ergastoli

Oggi ha 74 anni ed è stato condannato complessivamente a 295 anni di reclusione

Renato Vallanzasca in tribunale - Agenzia Fotogramma

Rapine a mano armata, sequestri di persona e poi furti, risse, continui tentativi di evasione. Renato Vallanzasca è considerato uno dei più efferati criminali italiani, condannato, complessivamente, a quattro ergastoli e 295 anni di reclusione. La sua storia è raccontata nel libro autobiografico 'Il fiore del male. Bandito a Milano', scritto dallo stesso Vallanzasca con l'aiuto del giornalista Carlo Bonini, da cui è stato tratto nel 2010 il film di Michele Placido 'Vallanzasca - Gli angeli del male' in cui Kim Rossi Stuart interpreta il ruolo del protagonista.

L'infanzia

Nato a Milano il 4 maggio 1950, riceve il cognome materno 'Vallanzasca' dal momento che il padre Osvaldo Pistoia era sposato con un'altra donna e per la legge dell'epoca non poteva dare il proprio cognome a figli avuti fuori dal matrimonio.

Le attività criminali iniziano già in tenera età. A soli otto anni, con il fratello e un’amica, che più di cinquant'anni dopo diverrà sua moglie, Renato Vallanzasca cerca di far uscire dalle gabbie gli animali di un circo che aveva piantato il tendone proprio nelle vicinanze di casa sua: il giorno dopo la polizia lo porta al carcere minorile Cesare Beccaria. Subito dopo iniziano i furti e i taccheggi insieme ad altri ragazzini, fino alla costituzione della banda della Comasina, che diventa uno dei gruppi criminali più potenti di Milano.

Il primo arresto e l'evasione

Nel 1972 il primo arresto, insieme al fratello Roberto, per aver rapinato due supermercati. Renato Vallanzasca finisce in carcere, a San Vittore. Dovrebbe restarci per dieci anni, ma passerà recluso soltanto quattro anni durante i quali tenta costantemente di evadere. A cause di continue risse, pestaggi e sommosse cambia ben 36 penitenziari, da cui tenta ogni volta di scappare. Infine riesce a prendere volontariamente l'epatite, iniettandosi urine per via endovenosa, ingerendo uova marce e inalando gas propano: quando viene ricoverato in ospedale riesce finalmente a scappare.

Gli omicidi e i sequestri di persona

Durante la latitanza rimette insieme la banda e ricominciano le rapine a mano armata (circa 70) durante le quali diverse persone rimangono uccise. Poi iniziano i sequestri di persona, che in tutto saranno quattro. Nel 1977 Vallanzasca viene rintracciato e torna in prigione. Iniziano i rocamboleschi tentativi di evasione. Nel 1980 riesce a fuggire da San Vittore insieme a un gruppo di altri detenuti, tenendo in ostaggio il brigadiere Romano Saccoccio, ma dopo una sparatoria per le vie di Milano Vallanzasca viene ferito e catturato nuovamente. Nel 1987 riesce a fuggire dall'oblò del traghetto che da Genova avrebbe dovuto portarlo nel carcere di Nuoro, in Sardegna, e viene ritrovato solo qualche settimana dopo. Nel 1995 un nuovo tentativo di evasione dal carcere di Nuoro, per cui viene accusata la sua legale.

Le richieste di grazia e di libertà condizionale

Non gli è mai stata concessa la grazia nonostante le varie richieste sue e di sua madre al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il 13 giugno 2014, durante il regime di semilibertà concessogli dal carcere di Bollate, tenta di taccheggiare un supermercato di Milano, viene arrestato dai carabinieri e processato per direttissima per il reato di rapina impropria. Negli anni successivi gli vengono negate a più riprese sia la libertà condizionale sia la semilibertà dai tribunali di competenza "per non essersi mai ravveduto, per non aver risarcito le vittime e per via del carattere intemperante".

Perché ora può lasciare il carcere

L'ex boss ora verrà trasferito dal carcere di Bollate a una struttura assistenziale con differimento pena in regime di detenzione domiciliare. La decisione è stata presa dal tribunale di Sorveglianza di Milano che ha riconosciuto il decadimento cognitivo del detenuto, accogliendo l'istanza di differimento pena, presentata dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, col parere favorevole della procura generale, che avevano indicato una struttura in provincia di Padova.

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Spettacolo

Fiordaliso e l’appello agli uomini contro la violenza...

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La cantante è stata ospite di Silvia Toffanin a Verissimo

Fiodaliso - Fotogramma/IPA

"Dovete essere voi uomini a proteggere noi donne". Fiordaliso ospite a Verissimo oggi, sabato 23 novembre, lancia un messaggio importante in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

L'appello di Fiordaliso

Lunedì 25 novembre sarà la giornata contro la violenza sulle donne, Fiordaliso dopo l'intervista a Verissimo ha fatto un appello, rivolgendosi direttamente agli uomini: "Ci dovete proteggere voi dalle persone che ci picchiano, che ci uccidono perché non sono uomini. Non riesco nemmeno a chiamarli animali. E quindi, se un padre vede una figlia che viene trattata male dal suo compagno, o un fratello o un amico, fate qualcosa. Voi dovete proteggerci, perché ormai anche se denunciamo sembra che non succeda mai niente", queste le parole della cantante nel salotto di Silvia Toffanin.

La gioia di essere nonna

Fiordaliso è diventata nonna per la seconda volta e a Verissimo ha raccontato: “Cesare ha due mesi e somiglia molto a mio figlio Paolo Alberto, il papà. Mi piace molto fare la nonna e mio figlio è davvero un bravo genitore”. La cantante è nonna, oltre che del piccolo Cesare, anche di Rebecca Luna, 13 anni, figlia del primogenito di Fiordaliso, Sebastiano.

Oggi, Fiordaliso cerca di trascorrere più tempo possibile insieme alla sua famiglia: “Ho perso molto”, ha detto la cantante confessando di essersi concentrata, nel passato, sul suo lavoro e di non essere stata una mamma molto presente: “Credo che i miei figli mi abbiano capito anche perché li ho cresciuti sempre da sola”.

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Politica

Vannacci lancia il suo movimento ‘Il mondo al...

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Il generale presenta anche un calendario: c'è la vignetta su Paola Egonu

Roberto Vannacci - Fotogramma

Roberto Vannacci lancia il suo movimento politico 'Il mondo al contrario' ma, assicura, "non è un partito" e "non intende lanciare un'opa sulla Lega". Con Matteo Salvini "nessuna spaccatura".

''Questa è la seconda Assemblea del 'Mondo a contrario' che segna il passaggio da movimento culturale a politico - spiega Vannacci - . Vogliamo radunare tutti coloro che si riconoscono nella casa che segue il sottoscritto. Non è un partito, state tranquilli. Chi continua a pensare e dire che faccio un partito per fare un'opa sulla Lega dice balle, non è così...''.

"Con Salvini siamo in sincronia"

''Che io spacchi il centrodestra e la Lega ormai è un ritornello che si ripete da mesi. E che viene ripetuto da certa stampa. Non c'è alcuna spaccatura con Salvini che ho sentito ieri e abbiamo avuto una bellissima conversazione amichevole. Siamo entrambi convinti che nel futuro della Lega ci siamo tutti e due e - ha assicurato l'europarlamentare - portiamo avanti questa splendida avventura. Come si è visto a Pontida. Tra di noi non ci sono problemi di competizione e neanche problemi di fraintendimenti. Siamo in sincronia senza bisogno di discuterne prima. Sono un valore aggiunto per la Lega. Si è detto che Vannacci usa la Lega come un taxi, ma io non ho bisogno di taxi e non mi sono mai scostato dalla vita della Lega stessa''.

Il calendario e la vignetta su Egonu

L'iniziativa è l'occasione per promuovere anche un calendario ('Un anno con Vannacci' la scritta in copertina) dove il generale viene raffigurato in divisa da parà. Dentro c'è una seria di vignette, una per ogni mese. Per aprile la protagonista del fumetto è una ragazza simile all'olimpionica azzurra della pallavolo Paola Egonu, nata da genitori nigeriani, che esclama: 'Ho i tratti somatici italiani!'. Accanto, girato di spalle, c'è Vannacci che replica: 'Certo, come io ho quelli nigeriani'.

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Sport

Milan-Juve 0-0, a San Siro vincono la noia e i fischi dei...

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Il big match del sabato di Serie A regala poche emozioni e finisce senza reti

Loftus-Cheek - Fotogramma/IPA

Solo il freddo tiene svegli i 75mila di San Siro. Milan e Juve regalano uno 0-0 e poche emozioni nel big match del sabato di Serie A. I rossoneri ci provano poco, i bianconeri non forzano e alla fine si accontentano: la squadra di Fonseca sale a 19 punti (con una partita ancora da recuperare), gli uomini di Thiago Motta agganciano Lazio e Fiorentina a quota 25, in attesa delle gare di domenica. Fischiati i calciatori del Milan a fine partita.

Partita bloccata

Tanta tattica e pochi guizzi nel primo tempo di San Siro. La squadra di Fonseca, senza Pulisic (in panchina per una botta che ha dato problemi negli ultimi giorni), prova a fare la partita, ma la Juve è brava a spezzare il palleggio e ha le occasioni più importanti dell’avvio. La prima capita a Conceicao: il portoghese scarica un piatto sinistro a botta sicura sul cross dalla sinistra di Cambiaso, ma la difesa milanista mura. Dopo un giro d’orologio, è il sinistro di Koopmeiners a mettere Maignan sull’attenti. Palla fuori di poco. La compattezza degli uomini di Motta complica le cose al Diavolo in fase di costruzione e al 25’, da un bel recupero palla di Thuram, nasce un’altra palla gol bianconera: Yildiz riceve sulla sinistra, rientra e scarica un destro fuori di un niente. Il Milan accenna una reazione solo nel finale di tempo, con un paio di squilli in mischia. Il primo è un colpo di testa di Thiaw, su cross di Leao. Il secondo è un altro colpo di testa, stavolta di Emerson Royal, che prova a sorprendere Di Gregorio dopo un corner dalla destra. È zero a zero all’intervallo.

Finale senza guizzi

La ripresa inizia senza cambi, ma con Fonseca che ragiona e chiede a Pulisic di scaldarsi. La Juve parte meglio e lancia subito Cambiaso a rete: la chiusura in scivolata di Thiaw è provvidenziale e salva Maignan. Il copione della ripresa resta lo stesso: Loftus-Cheek e Reijnders faticano a innescare il grande ex Morata, la Juve va a folate e Yildiz è spesso il più vivace nel 4-2-4 proposto da Thiago Motta, in un attacco senza punti di riferimento. Il primo cambio è arriva al 70’: Fonseca toglie uno spento Loftus-Cheek e si gioca la carta Pulisic. Motta risponde dopo una decina di minuti con la doppia sostituzione: dentro Weah e Fagioli, fuori Conceicao e McKennie. Davanti succede ancora poco: da annotare c’è giusto una conclusione dalla distanza di Fofana, sopra la traversa. L’all in di Fonseca arriva a una manciata di minuti dal novantesimo ed è un triplo cambio: dentro Calabria, Chukwueze e Pavlovic al posto di Emerson, Musah e Gabbia (richiamato in panchina per un problema fisico da valutare). Nel recupero, tra i bianconeri spazio a Danilo e Mbangula al posto di Yildiz e Savona. Finisce così, senza brividi. Quelli li regala solo la temperatura di San Siro. Che chiude tra i fischi dei tanti tifosi rossoneri presenti.

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