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Caso Regeni, Renzi in aula: “Dicemmo no a verità di comodo”

L'ex premier: "Davanti a quel delitto efferato noi reagimmo arrivando al richiamo dell'ambasciatore"

Matteo Renzi - (Fotogramma)

“Agli egiziani abbiamo subito detto una cosa: non accetteremo verità di comodo, questo è il filo rosso dei mesi successivi alla morte di Regeni”. A dirlo Matteo Renzi sentito come testimone nel processo davanti alla Prima Corte di Assise di Roma che vede imputati quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Renzi all’epoca dei fatti era presidente del Consiglio. “A marzo loro tentarono di darci una verità di comodo che noi rimandammo al mittente”, ha aggiunto.

“Davanti a quel delitto efferato noi reagimmo arrivando al richiamo dell'ambasciatore”, ha detto ancora Renzi rispondendo alle domande della procura, rappresentata in aula dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi e dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco. “Io sono rimasto sconvolto dall’atteggiamento degli egiziani. Al Sisi non si aspettava il richiamo dell’ambasciatore”, ha aggiunto.

Se mi fosse stato chiaro da subito avremmo potuto attuare qualcosa in più ma il comportamento della Farnesina è stato legittimo”, ha detto ancora l'ex premier.

“Vengo informato di Regeni il 31 gennaio 2016. Noi mettiamo in campo tutti i nostri strumenti perché - ha spiegato rispondendo alle domande della procura - c'era crescente preoccupazione da parte degli apparati che, come è fisiologico, erano già a conoscenza della vicenda. Se dal 26 al 31 gennaio la Farnesina ritiene di ‘tenere bassa’ una vicenda così complessa avrà fatto una sua valutazione”.

“Ho fatto 3/4 telefonate con il presidente Al Sisi tra febbraio e marzo 2016 e un incontro con lui tempo dopo. La prima telefonata è avvenuta subito dopo la morte di Giulio. Come governo chiedemmo totale collaborazione all’Egitto e dissi che era inaccettabile quanto successo. Ma non sono mai entrato nel merito delle indagini”, ha affermato ancora Renzi.

“Ogni giorno scompaiono dieci cittadini italiani, per la maggior parte sono casi che si risolvono - ha spiegato - la rilevanza politica a me viene posta il 31 gennaio. Mi avvisarono della scomparsa di un ricercatore italiano. Immediatamente abbiamo messo in campo tutti i nostri strumenti, attivandoci. Al Sisi mi disse che da padre capiva il dolore dei genitori e della famiglia".

“L’udienza di oggi sarà importante, Renzi e Minniti ci racconteranno quando e come hanno saputo, cosa hanno fatto allora e dopo per avere verità e giustizia per Giulio. Sarebbe bello avere chiarezza sulle date, anche se è stato detto che se avesse saputo dal 31 gennaio 2016 avrebbe potuto salvarlo”, aveva detto l'avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, entrando in tribunale a Roma con i genitori di Regeni.

“E’ chiaro che la morte di Giulio Regeni è avvenuta per mano egiziana - ha proseguito l'ex presidsente del Consiglio - L’Italia penso che non poteva fare di più. Io non ci ho dormito la notte. Non abbiamo mai messo le relazioni diplomatiche davanti alla morte di un cittadino italiano”.

“In questa vicenda l’Italia ha avuto il coraggio di andare fino in fondo, cosa che non hanno fatto gli inglesi. A mio avviso su questa vicenda gli inglesi non ci hanno detto tutta la verità, e chiesi all’allora premier Theresa May che serviva massima collaborazione. Credo invece che l’università inglese avrebbe dovuto collaborare di più”, ha quindi sottolineato Renzi.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Cronaca

Natale, la chef degli animali avverte: “Sì alla pasta...

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Sonia Orlandi alias Cheffadog e i suoi suggerimenti natalizi: "Attenzione anche ai fritti e ai cibi salati"

Natale, la chef degli animali avverte:

Come ogni anno, il Natale è sinonimo di festa e di abbuffate, ma attenzione a non essere troppo indulgenti con i cani e gatti di famiglia, che puntano a rimediare qualche pezzetto di cibo dalla tavola imbandita. Alcuni alimenti rischiano infatti di essere molto dannosi per la loro salute. A mettere in guardia dal pericolo è Sonia Orlandi, più conosciuta sui social come Cheffadog, esperta di alimentazione e vera e propria chef per i nostri animali. "Si può dar loro tutto - dice all'Adnkronos - purché non si tratti di uvetta e cioccolata, niente pandori e panettoni, vietati i torroni. E farei attenzione anche al fritto. Se si mangia sano, senza troppi intingoli e con poco sale, si può dare quasi tutto: ho delle amiche che addirittura mettono nella ciotola qualche tortellino o delle tagliatelle, purché scondite. Se, per esempio, avanza dal cenone del 24 un po' di pesce fatto al forno e senza lische, si può tranquillamente condividere con il cane. Così sarà festa anche per loro".

"Quello dell'attenzione verso l'alimentazione dei nostri animali è un fenomeno in crescita. Fondamentalmente perché per noi gli animali, i cani ma anche i gatti, sono una parte del nostro 'branco', della nostra famiglia. C'è un ritornare indietro, a quelle che erano le buone abitudini di una volta insomma, una forma di amore e una di cura per la salute di cani e gatti, preferendo cibi più naturali rispetto a quelli industriali, che comunque hanno fatto grandi passi avanti in termini di qualità. Molti padroni poi -osserva- hanno scoperto che tanti amici a 4 zampe sono intolleranti o allergici".

Sonia Orlandi, con i suoi Kiki e Kosimo, sui social non lesina ricette e consigli. Anzi, molto spesso è lei stessa ad anticipare le richieste più bizzarre dei suoi follower: "In termini di ricette ho fatto di tutto, dai ravioli cinesi al sushi per cani, fino alle caramelle anche in gelatina. Tutto - conclude - rigorosamente con l'attenzione necessaria per i nostri amici".

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Cronaca

Attentato a Magdeburgo, Viminale convoca riunione Comitato...

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All'indomani dell'attentato in Germania con 5 morti e oltre 200 feriti

Controlli della polizia (Fotogramma)

All'indomani dell'attentato di Magdeburgo, in Germania, il Viminale ha convocato una riunione del Comitato analisi strategica antiterrorismo. L'incontro è attualmente in corso.

Il bilancio dell'attentato si è aggravato: i morti sono saliti a cinque (tra questi c'è un bambino), mentre i feriti sono oltre 200, di cui 41 in gravi condizioni.

"La strage di ieri sera, compiuta nel vile attentato terroristico di Magdeburgo, apre scenari di forte preoccupazione tra gli operatori della Sicurezza della Capitale, a maggior ragione, in occasione dell'imminente apertura della porta Santa e dell'anno Giubilare - afferma in una nota il segretario romano del Sulpl (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale) Marco Milani - Come Polizia Locale abbiamo già invitato Sindaco e Comando del Corpo a rivedere le politiche di gestione Urbana della Sicurezza, che richiedono interventi già a partire dalla gestione del mercato di Porta Portese. Formazione, Protocolli operativi, personale ed idonei strumenti sono ormai imprescindibili per un Corpo di Polizia cittadina che costituisce ormai la presenza prevalente delle istituzioni sul territorio urbano, al pari di una legge di riforma Nazionale, che superi l'ipocrisia del mancato riconoscimento delle Polizie Locali come Forza di Polizia".

A Milano dopo l'attentato a Magdeburgo ci sarà un incremento delle attività di controllo del territorio, con particolare riguardo a tutti i luoghi interessati da eventi e manifestazioni con cospicuo afflusso di pubblico, nonché ai siti dove tradizionalmente sono allestiti mercatini e fiere natalizie, agli obiettivi istituzionali e di governo, agli scali aeroportuali e ferroviari, alle stazioni della metropolitana, alle reti del trasporto pubblico e alle fermate di stazionamento dei bus turistici. Particolare attenzione ai luoghi di culto e alle manifestazioni a carattere religioso. Si tratta delle decisioni assunte dalla riunione di coordinamento con i vertici provinciali delle Forze di polizia convocata stamani d'urgenza dal Prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, dopo l'attentato terroristico nella città tedesca.

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Cronaca

Giubileo e possibili rischi sanitari, cosa dicono gli...

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Ciccozzi: "Serve monitoraggio virus, consiglio mascherina in luoghi affollati". Bassetti: "Tanti pellegrini dal Sud America, lì Dengue ha fatto danni"

Albero di Natale a Piazza Navona (Fotogramma)

Mancano pochi giorni all'apertura ufficiale del Giubileo 2025 e Roma si prepara ad accogliere milioni di pellegrini in arrivo per l'Anno Santo. "Serve fare il monitoraggio di tutte le persone a seconda del Paese da cui provengono: ogni nazione può avere una particolare endemia dovuta ad un virus che potrebbe arrivare qui da noi. Poi va detto alle persone come comportarsi sui mezzi pubblici o nei luoghi affollati soprattutto ora che è inverno. E poi consiglierei l'uso della mascherina per evitare i contagi. Sono tre cose fondamentali e semplici", dice all'Adnkronos Salute l'epidemiologo Massimo Ciccozzi che è tra gli autori di un'analisi sui rischi sanitari legati al Giubileo.

"Una cosa semplice che si potrebbe fare è creare dei presidi filtro per evitare che i codici bianchi vadano ad affollare i pronto soccorso degli ospedali romani, utilizzando anche i giovani medici specializzandi", aggiunge. "La sorveglianza epidemiologica è importantissima per la prevenzione. Arriveranno milioni di persone in Italia e soprattutto a Roma. Se ci ricordiamo l'epidemia di Mers è scoppiata proprio durante il pellegrinaggio a La Mecca in Arabia Saudita, ma penso anche a quello che è accaduto ad Haiti con il colera. Movimenti di massa di persone possono essere la causa di epidemie di virus respiratorio", conclude Ciccozzi.

All'Adnkronos Salute fa il punto anche Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova. "La previsione di 30 milioni di pellegrini che arrivano a Roma da tutte le parti del mondo, la grande maggioranza dal Sud America, ci deve allertare nel sensibilizzare il sistema sanitario sulle malattie di quella zona del pianeta - sottolinea - Ad esempio in Sud America il 2024 è stato l'anno della Dengue, quindi si deve fare una lavoro di prevenzione sulle zanzare e sui chi potrebbe portare la malattia qui. Dobbiamo poi vedere se il 2025 sarà un anno particolarmente caldo e già a maggio iniziare a disinfestare le zone di Roma dove possono annidarsi le zanzare e abbatterne il numero. Insomma dobbiamo evitare di creare le condizioni di possibili focolai di Dengue come accaduto a Fano. Con un enorme massa di persone concentrata in una città certamente ci sono dei rischi sanitari ma tutti ne sono coscienti e so che è stata organizzato un piano per fronteggiare le emergenze".

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