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Concordato preventivo biennale, le istruzioni nella circolare dell’Agenzia delle Entrate

Regole in chiaro per il concordato preventivo biennale. La circolare dell’Agenzia delle Entrate pubblicata il 17 settembre si sofferma su istruzioni e regole di adesione.

Concordato preventivo biennale, le istruzioni nella circolare dell’Agenzia delle Entrate

Concordato preventivo biennale, arrivano i primi e attesi chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate.

In vista della scadenza del 31 ottobre per l’adesione al patto tra Fisco e partite IVA, la circolare n. 18/E del 17 settembre si sofferma su condizioni d’accesso e permanenza, cause di esclusione e procedure operative da seguire.

Un primo chiarimento riguarda la scadenza: la data del 31 ottobre ha natura perentoria.

Concordato preventivo biennale, le istruzioni nella circolare dell’Agenzia delle Entrate

Le procedure per l’accesso al concordato preventivo biennale sono partite dalla metà di giugno, ma è solo con la messa a disposizione dei chiarimenti operativi dell’Agenzia delle Entrate che si chiude il set di regole attese per una valutazione chiara dell’impatto del nuovo strumento di compliance.

La circolare n. 18/E dell’Agenzia delle Entrate arriva quando ormai manca poco più di un mese alla scadenza per l’adesione, legata alla data di invio della dichiarazione dei redditi 2024. Il termine da rispettare è quindi fissato al 31 ottobre, una data sulla quale non sono ammesse deroghe.

Questo uno dei chiarimenti contenuti nel documento di prassi pubblicato il 17 settembre, che specifica come in tal caso non si applica la norma in base alla quale sono considerate valide le dichiarazioni dei redditi presentate entro 90 giorni dalla scadenza.

Concordato e debiti superiori a 5.000 euro: rimozione dell’irregolarità prima dell’adesione

All’indicazione relativa alla perentorietà della scadenza si affianca la necessità di soffermarsi sugli ulteriori chiarimenti e, tra questi, spiccano quelli relativi alla presenza di debiti di valore superiore a 5.000 euro, una delle condizioni che comportano l’impossibilità di accedere al concordato preventivo biennale.

Secondo quanto chiarito dalla circolare del Fisco, il vincolo ostativo riguarda l’importo complessivo dei debiti tributari o contributivi del contribuente, anche in caso di singoli debiti di importo unitario inferiore alla soglia.

Sul fronte della situazione debitoria, la verifica dovrà essere effettuata guardando agli importi dovuti alla data del 31 dicembre 2023.

Nel calcolo della soglia di 5.000 euro non dovranno in ogni caso essere considerati i debiti oggetto di provvedimenti di sospensione o rateazione, così come le somme incluse nella definizione agevolata delle cartelle, sino a decadenza dai benefici accordati.

Al titolare di partita IVA viene in ogni caso concesso di sanare le irregolarità prima dell’adesione al concordato preventivo biennale, estinguendo il debito integralmente o anche solo parzialmente, di modo da “scendere” sotto la soglia dei 5.000 euro.

Si ricorda che sono inoltre esclusi dal concordato i titolari di partita IVA che nei tre anni precedenti non hanno presentato la dichiarazione dei redditi, pur essendone obbligati, o che hanno riportato condanne per determinati reati (decreto legislativo n. 74/2000, articolo 2621 del codice civile, articoli 648-bis, 648-ter e 648-ter 1 del codice penale).

Concordato preventivo biennale, è tempo di scelte

Definite regole e istruzioni, per il concordato si apre ora il periodo delle valutazioni. In vista della scadenza del 31 ottobre, per le partite IVA che applicano gli ISA e i forfettari è tempo di soppesare vantaggi e aspetti critici dell’adesione.

Si ricorda che nei confronti di chi sceglierà di applicare il concordato non potranno essere effettuati gli accertamenti previsti dall’articolo 39 del Dpr n. 600/73 salvo che, in esito ad attività istruttorie dell’amministrazione Finanziaria, non si verifichi una causa di decadenza.

Ulteriori vantaggi sono previsti per i soggetti ISA, che potranno applicare i benefici premiali previsti per i contribuenti ritenuti più affidabili.

Di contro, il principale effetto negativo è relativo all’accettazione di un reddito che potrebbe risultare più alto di quello effettivo, con la conseguenza di dover versare imposte concordate di valore superiore a quelle dei periodi d’imposta precedenti.

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Economia

2024: per ‘L’Espresso’ la ‘Persona...

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La piccola di soli due anni è il simbolo delle sofferenze che i conflitti causano sui più vulnerabili: di tutti i bambini libanesi, palestinesi, israeliani, ucraini a cui è stata strappata via la gioventù

2024: per 'L'Espresso' la 'Persona dell'anno' è Ivana: bambina libanese vittima della guerra

Nel 2023, la copertina de L’Espresso dedicata alla persona dell’anno ha accolto il volto di Elena Cecchettin. Nel numero del 20 dicembre 2024, il settimanale - che sta per compiere il suo settantesimo compleanno - ha scelto di assegnare il riconoscimento a Ivana, una bambina libanese di due anni, già vittima della guerra. Durante un bombardamento israeliano, è stata colpita la sua casa nella cittadina di Tiro. Il corpo della piccola, che pesa appena otto chilogrammi, è stato avvolto dalle fiamme. Sua madre è riuscita a salvarla e, insieme all’altra figlia, sono scappate verso Beirut. Ormai sono passati due mesi da quel giorno e Ivana è ancora ricoverata in un ospedale per grandi ustionati della capitale. La madre è con lei, non ha un altro posto dove andare poiché “dell’appartamento sono rimaste solo le ceneri”, mentre suo marito non ha più un lavoro.

Ivana è il simbolo delle sofferenze che i conflitti causano sui più vulnerabili. È il simbolo di tutti i bambini libanesi, palestinesi, israeliani, ucraini a cui è stata strappata via la gioventù. Raccontare la storia di Ivana è un dovere, perché richiama tutti a non ignorare le conseguenze delle armi. È lei la persona dell’anno, “con l’auspicio che nessun bambino subisca più, mai più, un destino simile“, afferma il direttore de L’Espresso, Emilio Carelli. “Le immagini di volti segnati dalla paura e dal dolore di bambini feriti e traumatizzati non possono lasciare indifferenti. Dovrebbe essere impegno primario per tutti noi proteggere i diritti dei minori, promuovere la pace e garantire che nessun altro bambino debba subire il peso devastante della guerra. E allora facciamo in modo che il 2025 sia l’anno in cui non solo parliamo di pace, ma la realizziamo”.

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Economia

Nautica, via libera a patente per minorenni

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Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Una barca al tramonto (Foto )

Via libera alla patente nautica per minorenni. Il decreto che permette anche ai minorenni di poter accedere alla patente nautica D1 è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale. Via libera dunque ai sedicenni che intendono mettersi al comando di un natante, attraverso un esame abilitativo semplificato. Ad annunciarlo è la Confarca, confederazione nazione che rappresenta le scuole nautiche, tra le promotrici del decreto legge.

Come funziona

In sostanza per i sedicenni sarà possibile conseguire il titolo di abilitazione alla navigazione, entro però alcuni limiti. Infatti, i natanti dovranno essere utilizzati soltanto di giorno ed entro le sei miglia dalla costa. Le imbarcazioni inoltre non dovranno superare i 12 metri di lunghezza, mentre il limite dei cavalli del motore è di 115.

I candidati iscritti ad una scuola nautica si sottoporranno ad un quiz semplificato, mentre le prove a mare saranno certificate da cinque ore di conduzione obbligatorie. Il patentino, fa notare Adolfo D’Angelo, segretario nazionale della sezione nautica della Confarca, sarà propedeutico alla patente nautica entro le 12 miglia che si potrà conseguire al raggiungimento della maggiore età, con i quiz base esclusi dalla patente D1. L’esame, per chi è già in possesso della patente D1, consisterà nella prova di carteggio e, successivamente, nella pratica. Restano invariate invece le prove per la patente oltre le 12 miglia. Gli esami per la patente D1 potranno essere anche svolti all’interno delle scuole nautiche sotto la supervisione degli esperti.

“Si tratta di un’esperienza innovativa – commenta D’Angelo – e che responsabilizza i più giovani, oltre a dotarli di una cultura marinaresca. Grazie ai controlli visivi tramite collegamento da remoto sarà possibile a tutti gli organi di controllo verificare il regolare svolgimento delle lezioni in presenza e degli esami”. “Questo decreto, fortemente voluto dalla nostra associazione permetterà di educare i più giovani alle regole del Codice della Nautica e di formare una futura generazione di coscienziosi diportisti”.

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Economia

Tredicesima 2024 più bassa per privati al Sud: Milano al...

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I dati della Cgia: in Lombardia oltre 2200 euro, in Calabria poco più di 1100 euro

Buste paga - FOTOGRAMMA

La tredicesima 2024 è più bassa per i lavoratori privati del Sud. Le cifre più alte si registrano a Milano, le più basse a Vibo Valentia. Cosa cambia rispetto alla busta paga dei lavoratori del Nord? E' il Centro studi della Cgia di Mestre ad accendere i riflettori sulla doppia velocità che, ovviamente, non riguarda dipendenti pubblici e pensionati, docenti e statali.

L'analisi si sofferma sulle differenze retributive tra i lavoratori dipendenti privati del Nord e i colleghi del Sud. E sono evidentissime: se i primi percepiscono una busta paga di circa 2mila euro lordi al mese, quella dei secondi, invece, sfiora i 1.350. In buona sostanza nel settentrione si guadagna mediamente quasi il 50 per cento in più. In termini monetari, sono 8.450 euro lordi in più all’anno.

Perché la tredicesima al Sud è più leggera

Per questo mese di dicembre, ovviamente, lo spread riguarda anche la tredicesima mensilità che viene pagata proprio in questi giorni. Per la Cgia "è chiaro che queste disuguaglianze salariali molto marcate sono legate al caro-vita e alla produttività che sono nettamente superiori al Nord rispetto al Sud". Secondo lo studio, "i valori retributivi medi sono condizionati negativamente dalla presenza dei contratti a termine, che gravitano in particolare nel Mezzogiorno". Incide anche la "concentrazione delle multinazionali, dei grandi gruppi industriali e degli istituti di credito/finanziari/assicurativi che, rispetto alle Pmi, erogano stipendi più pesanti, ma non sono distribuiti uniformemente lungo tutto lo stivale. La presenza di queste realtà, infatti, si raccoglie, in particolar modo, nelle grandi aree urbane del Nord".

Le cifre

Nel 2023 il monte salari lordo erogato ai 17,3 milioni di lavoratori dipendenti privati presenti in Italia ha toccato i 411,3 miliardi di euro: equivalenti ad una retribuzione media mensile lorda di 1.820 euro, il 3,5 per cento in più rispetto al 2022, anche se l’inflazione, sempre l’anno scorso, è cresciuta molto di più, per l'esattezza il 5,7 per cento. La Cgia segnala infine, che oltre il 60 per cento dell’ammontare complessivo delle retribuzioni erogate nel Paese sono state pagate ai lavoratori del Nord.

La classifica delle città

L'area geografica con gli stipendi medi più alti è Milano: nel capoluogo regionale lombardo la retribuzione mensile media nel 2023 è stata di 2.642 euro.

Seguono i dipendenti privati di Monza-Brianza con 2.218 euro e i lavoratori delle province ubicate lungo la via Emilia. Ovvero, Parma con una busta paga lorda di 2.144 euro, Modena con 2.129 euro, Bologna con 2.123 euro e Reggio Emilia con 2.072 euro.

Nella graduatoria nazionale che include 107 province, la prima realtà geografica del Mezzogiorno è Chieti che occupa il 55° posto con una retribuzione mensile media di 1.598 euro. Infine, tra le province con le retribuzioni più 'leggere' ecco Trapani con 1.143 euro, Cosenza con 1.140 euro e Nuoro con 1.129 euro. Maglia nera a livello nazionale è Vibo Valentia, dove i dipendenti occupati in questo territorio percepiscono uno stipendio mensile medio di soli 1.030 euro.

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