Alcol, ricerca SocialData: “Tra temi più discussi sui social, sfiorate 500 milioni interazioni in un anno”
Alcool, alcolismo e smettere di bere, come se ne parla online e sui social
L'alcol è uno dei temi più discussi online e sui social media. Sommandole, le menzioni delle principali bevande alcoliche, vino, birra, cocktail e liquori, superano un milione, generando 467 milioni di interazioni totali. In media, ci sono 565 interazioni per post, con un picco di citazioni nei mesi estivi, evidenziando un notevole aumento da marzo a ottobre. Questi dati emergono dall'analisi condotta negli ultimi 12 mesi da SocialData in esclusiva per Adnkronos.
Nonostante la grande quantità di discussioni, il tono generale è spesso leggero, a volte persino eccessivamente. Il sentiment positivo prevale nel 66% dei post, con poca attenzione al fatto che il consumo di alcol può anche rappresentare un problema. Tra gli hashtag più utilizzati associati alle bevande alcoliche emergono temi legati all’identità italiana e al piacere, come cibo e viaggio.
Il vino è la bevanda con più citazioni e quella che gode del sentiment più favorevole, mentre la birra genera il maggior numero di like e commenti, con una partecipazione equamente distribuita tra uomini e donne (50%).
Alcolismo: poco spazio nel dibattito pubblico e sentiment negativo dominante
Il tema dell’alcolismo riceve invece meno attenzione: negli ultimi mesi si contano circa 44mila citazioni, con una media di sole 10 interazioni per post.
In questo caso, il sentiment è negativo nel 74% dei casi e gli uomini rappresentano il 56% di chi ne parla. Gli argomenti più discussi riguardano casi di cronaca legati ad abusi da parte di alcolisti su donne e minori, lo stigma sociale connesso all'alcolismo e le sue implicazioni storicosociali, inclusa la salute mentale. Le storie di celebrità coinvolte nell’alcolismo, come Killian Nielsen, Osvaldo, Guarín, Robert Downey Jr. e il compianto Matthew Perry, hanno attirato particolare attenzione.
Anche il tema dello "smettere di bere" è meno presente rispetto all’alcolismo, con circa 18mila citazioni. Tuttavia, in questo caso il pubblico risponde in modo più positivo, con una media di 363 interazioni per post e il 54% dei contenuti caratterizzati da un sentiment favorevole. Tra gli argomenti più popolari troviamo la birra analcolica e il Dry January, una sfida che invita ad astenersi dall'alcool per tutto gennaio, per compensare gli eccessi delle festività. Infine, l’Associazione Alcolisti Anonimi ha registrato 1280 citazioni nel periodo analizzato, con 25mila interazioni e un sentiment positivo nel 73% dei post. Nel 2024 l'associazione ha guadagnato visibilità grazie a testimonial d'eccezione, tra cui l'ex calciatore Paul Gascoigne, l'attrice Asia Argento e il cantante Tiziano Ferro.
"Il consumo di alcool genera quasi 500 milioni di interazioni all'anno, ma spesso viene trattato con superficialità", spiega Luca Ferlaino, partner di SocialData. "Mentre bevande come vino e birra sono parte della nostra cultura, è fondamentale riconoscere i rischi dell'abuso. È preoccupante che l'alcolismo riceva meno attenzione, ma il crescente interesse per iniziative come il 'Dry January' e la maggiore visibilità dell'Associazione Alcolisti Anonimi mostrano un aumento della consapevolezza verso stili di vita più sani.
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"Si annunciano forse tempi meno inclementi per il professionismo politico. Dopo anni e anni spesi a demonizzare quanti avevano fatto della politica il loro mestiere c’è qualche segno -piccolo, ambiguo, ancora informe- che l’aria stia un po’ cambiando. Almeno a giudicare dalle più recenti vicissitudini italiane ed europee.
A Bruxelles Ursula von der Leyen ha dato prova di un discreto talento manovriero nel comporre il mosaico della nuova commissione che è stata chiamata a presiedere. Con un misto di furbizia, pazienza e visione è riuscita a comporre un equilibrio che appare piuttosto solido, amalgamando forze in contrasto e limando alcune di quelle asperità che rischiavano di intralciare il suo cammino. Nulla di epocale, s’intende. Ma il suo personalissimo manuale Cencelli delle nomine europee sembra poter funzionare quasi quanto quello dell’Italia che fu.
La nomina di Raffaele Fitto rientra in questo contesto. La nostra poca (o forse troppa) fantasia ha voluto commentare la sua indicazione tirando in ballo ancora una volta il suo passato democristiano. Commento banale e forse anche poco appropriato. Personalmente ho molte esitazioni a credere che una pianticella democristiana possa fiorire nel giardino meloniano. Ma non c’è dubbio che la solida professionalità politica dell’interessato gli abbia aperto più di una porta -anche a Bruxelles.
Saltando di palo in frasca si può segnalare la crisi in cui si sta avvitando il M5S nel pieno della querelle tra Grillo e Conte. Una storia bassa, che si consuma tra consulenze d’alto bordo, lettere criptiche e furbizie un po’ dozzinali. Tutte cose che anche la politica d’antan ha conosciuto e praticato, s’intende. Ma che stridono assai in un contesto che prometteva di essere nuovo e immacolato, laddove le vecchie regole del mestiere avrebbero dovuto essere abolite una volta per tutte.
Insomma la prova dei fatti dice che i “professionisti” danno il meglio quando fanno il loro mestiere. E che i “dilettanti” non resistono prima o poi alla tentazione di fare il mestiere delle loro stesse vittime. Facendolo però in modalità assai più malaccorte e pasticciate.
Non tutto tornerà come prima, è ovvio. Chi sogna la rinascita dei vecchi partiti e la faticosa costruzione dei percorsi politici di un tempo andrà incontro a qualche delusione. Probabilmente non tornerà l’Italia dei congressi infiniti, delle riviste pensose, delle correnti organizzate, dei capelli spaccati in quattro. Tutte cose che non meritavano il vituperio in cui sono cadute, ma che difficilmente troveranno la via di una fulgida risalita. Ma resta il fatto che noi siamo un paese ad alta, altissima densità politica. Da anni -o meglio, da secoli- dedichiamo tanto del nostro tempo e della nostra immaginazione alla dimensione pubblica. E dunque non possiamo certo pensare di espungerla dal nostro orizzonte inseguendo la discutibile chimera dell’antipolitica. In compenso, ci resta il problema di come organizzarla, la politica. Problema non da poco, come la storia insegna.
Il fatto è che la lunga guerra tra chi pensa che la politica sia mestiere e vocazione, con le sue regole ferree, e chi invece se la immagina come una specie di happening affidato all’interpretazione del primo che passa è una di quelle contese destinate a non trovare pace. Ognuna di queste due visioni infatti è così lontana da quella opposta da pretendere una resa senza condizioni. E per quanto la nostra fantasia continui a rincorrere la chimera della “romanizzazione dei barbari”, come si usa dire, è piuttosto ovvio che in questo caso romani e barbari continueranno a militare su opposte trincee.
Resta il fatto che dopo un decennio e più in cui i “barbari” (sia detto senza offesa) hanno avuto la meglio, disponendo di una sorta di egemonia sulla nostra vita pubblica, ora sembra tornato il momento dei “romani”. Sperando che di questo momento più propizio sappiano fare buon uso, consapevoli che in questa battaglia nessuno di questi esiti momentanei viene mai scolpito nella pietra". (di Marco Follini)