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Iran, “Raisi aveva con sé cercapersone su elicottero precipitato”

Deputato iraniano: "Uno scenario probabile riguardo l'incidente in elicottero in cui è morto il presidente iraniano è l'esplosione del suo cercapersone"

(Afp)

Un deputato iraniano e membro della Commissione per la Sicurezza nazionale e la Politica estera del Majlis, Ahmad Bakhshayesh Ardestani, ha lasciato intendere che un cercapersone, simile a quelli usati per colpire Hezbollah in Libano, potrebbe essere esploso all'interno dell'elicottero sul quale viaggiava a maggio l'ex presidente iraniano Ebrahim Raisi, facendolo schiantare.

Lo scenario

"Uno scenario probabile riguardo l'incidente in elicottero in cui è morto il presidente iraniano Ebrahim Raisi è l'esplosione del suo cercapersone", ha detto Ardestani, citato dai media iraniani. "Raisi utilizzava un cercapersone, sebbene il suo modello potrebbe essere diverso da quelli in possesso dei militanti di Hezbollah", ha precisato il deputato, sottolineando come la Repubblica islamica potrebbe aver un ruolo nell'acquisto dei cercapersone. "(Le forze iraniane, ndr) hanno sicuramente avuto un ruolo nell'acquisto dei cercapersone di Hezbollah e, pertanto, anche le nostre agenzie di intelligence devono indagare su questa questione", ha spiegato.

La teoria dell'esplosione del 'pager' ha iniziato a circolare la scorsa settimana dopo che è diventata virale una foto che mostrava Raisi con vicino un cercapersone appoggiato su un tavolino. Secondo, tuttavia, l'indagine conclusa dal governo iraniano, a causare l'incidente dell'elicottero sono state le condizioni meteorologiche avverse e la fitta nebbia. Il rapporto ha anche escluso deviazioni dalla rotta di volo, informazioni errate sulla rotta e interferenze esterne come fattori dello schianto avvenuto in una zona montuosa nella provincia dell'Azerbaigian orientale il 19 maggio. Ha anche osservato che il pilota non ha segnalato alcuna situazione di emergenza.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Eccezionale nevicata in Sudafrica, persone bloccate in auto...

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Molti disagi nel Paese per l'evento quasi senza precedenti

La nevicata a Harrismith, Sudafrica - Afp

Un'inaspettata nevicata in Sudafrica ha causato gravi disagi sulle strade del Paese. Come riporta Afp diverse persone sono rimaste bloccate in auto a causa della neve molto abbondante e sono stati costretti a trascorrere la notte bloccati nei loro veicoli.

L’autostrada N3 che collega Johannesburg e la città di Durban sulla costa orientale è stata una delle più colpite e diversi tratti sono stati chiusi, rendendo impraticabili anche le deviazioni. Le zone più colpite sono state, secondo i media locali, quelle di Eastern Cape, KwaZulu Natal, Free State e Gauteng.

In alcune zone del Sudafrica la neve è rarissima. Glen Garriff Conservation, che si occupa della tutela dei leoni, dichiara che nella zona di Harrismith, dove si trovano, non è stata registrata un'abbondante nevicata dal 1996. In generale poi la neve in questo periodo è un evento eccezionale perché in Sudafrica l'inverno è finito e il Paese vive la primavera: il clima normalmente a fine settembre è mite e soleggiato.

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Esteri

Italia primo partner europeo del Bahrein....

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Ausama Alabsi ha spiegato gli elementi politici, economici e culturali che uniscono i due paesi. E una ricetta innovativa per gestire i fenomeni migratori

Italia primo partner europeo del Bahrein. L'ambasciatore in visita all'Adnkronos

Il Regno del Bahrein è una delle realtà più antiche del Golfo Persico, un arcipelago di isole tra Arabia Saudita e Qatar che in questi anni ha acquisito sempre più rilevanza a livello geopolitico. Ospita la Quinta Flotta della Marina degli Stati Uniti, una base navale britannica ed è uno degli alleati principali della Nato. L’Italia è il primo partner commerciale del Bahrein tra gli stati dell’Unione europea, una relazione che ha visto una svolta nel febbraio 2020, con il viaggio del principe ereditario e primo ministro, Salman bin Hamad Al Khalifa, che ha incontrato il Papa, il mondo produttivo e le istituzioni. Da quel momento è iniziato un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali tra i due paesi, culminato con la visita del re Hamad Bin Isa Al-Khalifa nell’ottobre 2023, durante la quale è stato ricevuto da Sergio Mattarella e Giorgia Meloni.

Il nuovo ambasciatore, Ausama Alabsi, è stato al Palazzo dell’Informazione, sede dell’Andkronos, dove ha parlato degli elementi chiave che uniscono i due Paesi. “Il mio lavoro, devo ammettere, è reso più facile dal rapporto tra i leader politici, che è meraviglioso. E anche a livello economico, l’interscambio cresce continuamente. Non solo nei settori ‘classici’ del Made in Italy, ma nell’ingegneria avanzata: ci sono diverse imprese italiane che stanno aiutando il Bahrein a modernizzare il proprio settore petrolifero. E poi c’è Leonardo, che ha scelto di stabilire il proprio ufficio regionale a Manama, la nostra capitale. Siamo un Paese piccolo, ma abbiamo dedicato grande attenzione alla nostra presenza in Italia, arricchita da un ufficio economico a Milano e da un console onorario a Firenze, molto attivo”.

Tra le cose che non ti aspetti c’è la più grande cattedrale cattolica del Golfo, Nostra Signora d'Arabia, finanziata interamente dal re. La prima pietra viene da San Pietro, donata da papa Francesco, che è stato in visita a novembre 2021, poco prima della sua consacrazione. E poi c’è l’impegno culturale e accademico, con la cattedra King Hamad for Inter-faith Dialogue and Peaceful Co-existence all’Università Sapienza. “Il mio obiettivo è di rafforzare ancora di più la cooperazione”, continua l’ambasciatore Alabsi, “sui temi ambientali, dal mare alle energie alternative, sulla ricerca, la medicina. Abbiamo una solida base commerciale, ora è il momento di andare più a fondo nei settori tecnici”.

Un’altra questione sulla quale il Bahrein può rappresentare una best practice è l’immigrazione. L’ambasciatore Alabsi nella sua vita precedente, ovvero negli ultimi 20 anni, è stato in prima linea nella definizione e nell’attuazione delle politiche migratorie del suo Paese, “dove il 53% della popolazione è straniero”.

Dopo una fase di ascolto e consultazioni durata quasi due anni tra il 2004 e il 2006, Alabsi è riuscito a far nascere la Labour Market Regulatory Authority (Lmra), una realtà pionieristica: pur essendo un ente pubblico, è strutturato in maniera inclusiva, con un consiglio di amministrazione composto da economisti, rappresentanti delle camere di commercio, dei sindacati, del governo. “In questo modo creiamo un dialogo costante tra tutti gli stakeholder che hanno interesse a un processo migratorio ordinato, sereno ed efficiente. La migrazione viene usata come strumento politico, ma è in realtà un fatto sociale ed economico, e va affrontata come tale. Le aziende chiedono migranti, ma i cittadini temono di perdere posti di lavoro e di vedere la cultura locale minacciata. L’obiettivo è raggiungere un equilibrio che possa soddisfare tutti senza penalizzare nessuno”.

Un elemento di unicità della Lmra è che non solo stabilisce le policy, ma le applica. Gestisce i permessi, le procedure alla frontiera e le ispezioni sui luoghi di lavoro. Stabilisce quanti migranti possono entrare e con quali caratteristiche lavorative. “In questo modo abbiamo creato un sistema integrato ed efficiente, capace di adattarsi a un contesto che cambia ogni anno, e che corre molto più veloce dei processi burocratici. Le leggi sulle migrazioni spesso impiegano anni a essere approvate, e magari a quel punto non rispecchiano più la realtà e le esigenze del sistema socio-economico”.

Alabsi è stato amministratore delegato della Lmra per circa 10 anni, nei quali il modello è stato copiato da vari altri Paesi della regione. “Quando siamo partiti, la disoccupazione in Bahrein era al 17,5%. Dopo tre anni è scesa al 4%. Sono questi numeri ad averci convinto di essere sulla buona strada”. (di Giorgio Rutelli)

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Esteri

Escalation Hezbollah-Israele infiamma il Medio Oriente: è...

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Prima le esplosioni dei cercapersone, poi i walkie-talkie e poi la pioggia di missili nel Sud: il Paese dei Cedri ripiomba nella paura

Attacchi in Libano - (Afp)

La "nuova fase della guerra". Così la chiamano. Per Israele è il conflitto al Nord. Il Libano ripiomba nella paura. L'escalation Hezbollah-Israele è forse iniziata martedì scorso. Prima sono esplosi i cercapersone, poi, mercoledì, i walkie-talkie. E anche i pannelli solari. 'Paralizzato' il sistema di comunicazioni del Partito di Dio di Hasan Nasrallah, storicamente sostenuto dall'Iran. Decine di morti, centinaia di feriti in Libano. Da qui Hezbollah ha lanciato nuove accuse a Israele.

"Ci sono molti nemici di Hezbollah in giro, parecchi in questo momento", ha detto ieri in un'intervista a Sky News il presidente israeliano Isaac Herzog, che è così sembrato negare il coinvolgimento di Israele nell'esplosione di migliaia di cercapersone e altri dispositivi di comunicazione che nei giorni scorsi hanno fatto strage in Libano, ma anche nella vicina Siria.

Stamani Herzog è intervenuto ancora, via X, per "ripetere e ribadire: Israele non cerca la guerra, ma abbiamo il diritto e il dovere di difendere la nostra popolazione". E le forze israeliane (Idf) hanno confermato di aver già colpito, dalle prime ore di oggi, "più di 300 obiettivi di Hezbollah in Libano". Una fonte della sicurezza citata dal sito israeliano Ynet ha anticipato che nelle prossime ore le Idf faranno scattare un attacco "su vasta scala" in terra libanese. "Alle prime ore del pomeriggio, l'Aeronautica lancerà attacchi massicci su vasta scala in tutto il Libano", ha sostenuto. E "Hezbollah risponderà sicuramente". Nel mirino, secondo la fonte, "il nord di Israele" e "forse obiettivi selezionati a Tel Aviv".

Operazioni scattate dopo quella di venerdì quando un raid aereo di Israele ha preso di mira Dahiyeh, roccaforte di Hezbollah nella periferia sud di Beirut. E' stato ucciso un comandante militare di Hezbollah. E con lui sono morti altri esponenti del Partito di Dio. L'ultimo bilancio ufficiale, diffuso oggi, parla di 54 morti, nell'operazione che ha portato all'uccisione di Ibrahim Aqil, noto anche come Tahsin, fino a venerdì scorso a capo dell'unità delle forze speciali Radwan.

Nelle ultime ore l'escalation nelle ostilità tra Israele e Hezbollah si è solo intensificata. Stamani, dopo aver sentito ieri il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ha parlato di "questa nuova fase in cui siamo entrati nella guerra".

In Libano, secondo i media del Paese dei Cedri e anche stando alla Bbc, sono stati recapitati messaggi di testo e vocali a persone che si trovano nel sud con l'avvertimento a stare lontane da "edifici residenziali usati da Hezbollah per nascondere armi". E l'emittente britannica ha rilanciato un video che circola sui social media e che mostra una persona che ha ricevuto un messaggio vocale in cui si afferma che le operazioni israeliane continuano e sono entrate in una "nuova fase". Per il numero due di Hezbollah, Naim Qassem, è un "nuovo capitolo" nelle ostilità che ha definito una "battaglia senza limiti".

Alla pioggia di fuoco contro Hezbollah in Libano corrisponde una pioggia di missili lanciati contro Israele. Le operazioni odierne contro il Partito di Dio in Libano, evidenzia la Cnn, sembrano essere le più importanti dal punto di vista dell'estensione geografica dal 7 ottobre dello scorso anno, quando Israele ha iniziato a martellare obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza in risposta all'attacco di quel giorno in Israele. Dall'8 ottobre sono iniziati gli attacchi al confine tra Israele e Libano. Ieri i miliziani libanesi hanno per la prima volta preso di mira dall'inizio della guerra la base Ramat David, vicino a Haifa.

E' passato quasi un anno, nell'enclave palestinese finita nel 2007 in mano a Hamas si conterebbero più di 41.000 morti, e crescono i timori di un conflitto regionale sempre più ampio. Il ministero della Sanità di Beirut ha ordinato agli ospedali del sud e dell'est del Paese dei Cedri di sospendere tutti gli interventi chirurgici non urgenti. Il ministro dell'Istruzione ha disposto la chiusura per due giorni delle scuole nel sud e nell'est del Libano, così come nei sobborghi meridionali della capitale. Secondo un ultimo bilancio, ma non ancora definitivo, i raid odierni di Israele sul Paese dei Cedri hanno fatto almeno 100 morti e oltre 400 feriti.

"Non penso sia prematuro - ha detto la fonte di Ynet - parlare di 'Terza guerra del Libano'". Il Libano e Israele sono da sempre, formalmente, in stato di guerra. Nell'estate del 2006 le ostilità tra Hezbollah e Israele andarono avanti per 34 giorni. Era la "Seconda guerra del Libano". Erano passati solo sei anni da quando, dopo 22 anni, nel maggio del 2000 Israele lasciava il sud del Paese dei Cedri.

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