Iniziate le operazioni di estrapolazione dei dati dal materiale informatico sequestrato nell'abitazione a Pompei. Boccia indagata dalla procura di Roma dopo la denuncia presentata da Sangiuliano
Sono iniziate le operazioni di estrapolazione dei dati dal materiale informatico sequestrato dagli investigatori sabato scorso nell’abitazione a Pompei di Maria Rosaria Boccia, indagata dalla procura di Roma dopo la denuncia presentata dall’ex ministro Gennaro Sangiuliano. Gli accertamenti sono stati delegati ai carabinieri del nucleo investigativo che adesso analizzeranno i dispositivi sequestrati: si tratta di tre cellulari, cinque schede sim, due pen drive, due pc e un tablet da cui gli investigatori estrapoleranno chat e documenti.
Boccia è indagata dalla procura di Roma per i reati di violenza o minacce a corpo politico e lesioni personali. In particolare, come si legge nelle accuse formulate nel decreto di sequestro, Boccia "dopo la fine della relazione affettiva extraconiugale con Sangiuliano e dopo aver appreso che la bozza del decreto di nomina firmata dal ministro era stata bloccata per volontà dello stesso" Sangiuliano, avrebbe contattato "ripetutamente" l’ex ministro "richiedendo appuntamenti, rifiutati; contattava ripetutamente gli uffici del Ministero per conoscere gli esiti della procedura di nomina; informava Sangiuliano di una sua presunta gravidanza; contattava ripetutamente la moglie di Sangiuliano, con chiari ritenimenti alla sua relazione extraconiugale con il marito; simulava la sua presenza in luoghi frequentati privatamente dal Sangiuliano; pubblicava progressivamente, senza il consenso di Sangiuliano, foto private, nonché foto oggetto di manipolazione che la ritraevano all'interno del Ministero; divulgava progressivamente e in modo frammentato, ai media e sui social, notizie attinenti alla sua relazione con il Sangiuliano, ai suoi rapporti con il Ministero per la Cultura e all'accesso a documenti e informazioni riservate del Ministero, ogni volta alludendo alla disponibilità di altre notizie compromettenti per il ministro".
Cronaca
Camion si ribalta e va a fuoco a Udine, morto il conducente
E' successo a Pontebbia, l'incidente stradale mortale sulla SS13
Incidente stradale mortale a Pontebba, in Provincia di Udine, dove un camion ha preso fuoco dopo essersi ribaltato. E' successo alle 17, al km. 197+300 della SS13. Il conducente è stato trovato incastrato all'interno della cabina e il personale sanitario ne ha potuto solo constatare il decesso. Sul posto i Vigili del fuoco con le squadre dei distaccamenti di Pontebba Tarvisio Gemona e l'autogru della sede centrale che hanno immediatamente spento l'incendio. Al momento sono in corso le operazioni di raddrizzamento del camion ribaltato. Chiusa al traffico la strada statale.
Cronaca
Ottantenne uccisa a Modena, figlio confessa in diretta tv:...
Le parole choc di Lorenzo Carbone davanti alle telecamere di 'Pomeriggio 5': "L'ho strangolata, prima ho provato col cuscino, poi ho tolto la federa e ho provato con quella"
"Non ce l'ho fatta. Sono stato io. Non ce la facevo più". E' la confessione resa in diretta alle telecamere di Pomeriggio 5 da Lorenzo Carbone, il 50enne ricercato dopo che ieri la madre Loretta Levrini, con cui viveva, era stata trovata in casa priva di vita a Spezzano. Le telecamere lo hanno intercettato sotto casa. "Sono stato a Pavullo, per allontanarmi - ha raccontato l'uomo, sotto choc e in lacrime - ma non ho dormito mica. Giravo in strada a piedi, ma non mi sono nascosto".
"Mia madre era tra la demenza e l'Alzheimer e a volte diceva cose che non mi facevano... Io non ce la facevo più. Sto male. Non riuscivo a gestirla. Non so perché l'ho fatto, non lo so", ha detto. "Ogni tanto mi faceva un po' arrabbiare, perché ripeteva sempre le stesse cose. Io non ero in cura da nessuna parte, mi è venuto così, d'istinto l'ho fatto. L'ho strangolata, prima ho provato col cuscino, poi ho tolto la federa e ho provato con quella e poi ho usato i nastrini, i lacci".
Donna uccisa in casa a Spezzano di Fiorano
— Pomeriggio 5 (@pomeriggio5) September 23, 2024
Il figlio confessa davanti alle telecamere di #Pomeriggio5 pic.twitter.com/3pqhKjfQsy
Nuzzi: "Confessione in tv? Rivaluta giornalismo di strada"
"Tante volte in questo periodo di grandi fatti di cronaca si è puntato l'indice contro la televisione e contro l'informazione che segue in diretta la cronaca, quando invece facciamo tutti il nostro mestiere, che è quello di informare, e parlo soprattutto dei colleghi che passano le loro giornate sul marciapiede". A dirlo all'Adnkronos è Gianluigi Nuzzi, commentando la confessione in diretta di Lorenzo Carbone.
"Si è verificata la situazione particolarissima di un uomo che d'impeto, in maniera disorganizzata, ha ucciso la propria madre -spiega Nuzzi, che era presente in studio nel momento in cui è avvenuta la confessione in diretta dell'uomo- e dopo aver vagato nei pressi dell'abitazione per tutta la notte si è ripresentato nel luogo dove aveva compiuto il delitto. Per fortuna che c'era un inviato di 'Pomeriggio Cinque', Fabio Giuffrida, che ha fatto egregiamente il suo lavoro, avvicinando questa persona che aveva un atteggiamento insolito, era disorientato, stazionava vicino all'ingresso, ed ha intuito che poteva trattarsi dell'assassino, del figlio", osserva il conduttore di 'Quarto Grado'. "Quest'uomo -analizza Nuzzi- non sapeva dove andare e di fatto voleva andare a costituirsi. Quando infatti il giornalista gli ha chiesto se fosse andato dai carabinieri, ha risposto 'non ancora'. Questo fa capire che lui cercava di andarci".
Vedere in tv la confessione in diretta "è un documento scioccante -prosegue Nuzzi- ma a me sciocca di più che chi ha un malato di mente in casa non abbia oggi alcun sostegno, e sia abbandonato a se stesso". E a proposito dell'uomo, un 50enne di Spezzano, comune di Fiorano, appena fuori Modena, Aggiunge: "Non stiamo parlando di un mafioso, ma di un uomo che, per i motivi che verranno verificati dagli inquirenti e che nulla tolgono alla gravità del fatto, non si è dato ad una latitanza. Questo è un delitto d'impeto, di quelli che si consumano in situazioni famigliari faticose e difficili".
Cronaca
Tragedia Vago di Lavagno, morte cerebrale del 15enne:...
Il ragazzo colpito da un proiettile in testa sparato dalla madre che poi si è tolta la vita
Si sono concluse le sei ore di osservazione previste dalla norma e la seconda riunione della specifica Commissione ospedaliera ha confermato la morte cerebrale del 15enne di Vago di Lavagno (Verona), colpito da un proiettile in testa sparato dalla madre che poi si è tolta la vita. Sono quindi state "sospese tutte le terapie e dei supporti per le funzioni vitali", spiega una nota dell'ospedale Borgo Trento di Verona.
Il padre del ragazzo ha espresso la volontà di donare gli organi del figlio ed è quindi stata data l’autorizzazione all’espianto. Arrivato all’ospedale di Borgo Trento venerdì pomeriggio in condizioni cliniche già gravissime e ricoverato nel reparto di Neurorianimazione diretto dal professor Leonardo Gottin, al ragazzo era stato diagnosticato il danno cerebrale irreversibile dopo due giorni in terapia di supporto massimale.