‘Trasporto pubblico a zero emissioni’, due giorni di seminario tecnico Asstra
Il 9 e 10 ottobre presso il Castello di Spessa a Capriva del Friuli (GO)
Asstra, Associazione delle Aziende di Trasporto Pubblico Locale, in collaborazione con Apt Gorizia, Azienda Provinciale Trasporti S.p.A., ha organizzato il seminario intitolato 'Trasporto pubblico a zero emissioni: le buone pratiche per la trasformazione energetica del settore'. L’evento si terrà presso il Castello di Spessa a Capriva del Friuli (Go) e avrà inizio mercoledì 9 ottobre alle 15, con chiusura prevista per giovedì 10 ottobre alle 13.30.
Il seminario tecnico sarà un’importante occasione per approfondire le tematiche relative alla transizione energetica in corso, analizzando problematiche e opportunità emerse durante l’esecuzione dei progetti attuati dalle aziende del Trasporto Pubblico Locale (Tpl). Sarà offerta una panoramica delle migliori pratiche adottate, con particolare attenzione alla trasformazione del settore autobus in Italia.
Uno dei momenti centrali del seminario sarà la presentazione del protocollo d’intesa tra il Gse (Gestore dei Servizi Energetici) e Asstra, voluto dall’associazione per supportare le aziende associate in questo momento cruciale di cambiamento. Il protocollo fornisce un sostegno concreto per affrontare le sfide legate agli elevati costi della transizione, offrendo soluzioni pratiche per rafforzare le competenze e ottimizzare le risorse. In particolare, il protocollo mira a: identificare opportunità derivanti dai meccanismi di incentivazione gestiti direttamente dal Gse; promuovere l’autoconsumo e la condivisione dell’energia rinnovabile tra le aziende; sviluppare progetti sperimentali legati a nuove soluzioni tecnologiche.
Per partecipare al seminario è richiesta l’iscrizione, da effettuare tramite il modulo disponibile al seguente link: https://iscrizioni.asstra.it/Iscrizione_20241009-10Gorizia.
Sostenibilità
Sostenibilità, Briganti (3Bee): “Al fianco di Findus...
Le dichiarazioni del Biodiversity Strategist della nature company 3Bee alla presentazione del progetto “Futuro Fiorito” di Findus.
Con Findus “quest’anno abbiamo dato vita ad un nuovo progetto. Abbiamo deciso di misurare il livello di biodiversità presente sui campi (1000 ettari di terreno anche nelle aree limitrofe allo stabilimento produttivo di Cisterna di Latina) e, sulla base dei risultati ottenuti durante questa fase, potremo definire insieme a Findus una strategia di biodiversità ad hoc e valutare dunque eventuali azioni di rigenerazione che Findus potrà mettere in atto”. Parole di Davide Briganti, Senior Communication & Biodiversity Strategist della nature company 3Bee, a valle dell’evento di presentazione del progetto “Futuro Fiorito” di Findus che dal 24 al 28 settembre fa dell’edicola di Piazza XXIV Maggio a Milano un campo fertile dal quale sbocciano attività e workshop interattivi che offrono un percorso educativo per sensibilizzare persone di tutte le età alla salvaguardia del Pianeta.
Per monitorare la biodiversità nelle aree limitrofe allo stabilimento produttivo Findus di Cisterna di Latina vengono impiegate tecnologie all’avanguardia: “Le tecnologie utilizzate per il monitoraggio sono: Flora, sviluppata in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), un sistema basato sull’utilizzo di immagini satellitari e sulla loro elaborazione tramite Intelligenza Artificiale (Ia) - spiega l’esperto - Inoltre, verranno anche analizzati i dati ricavati dall’installazione di alcuni sensori IoT, denominati Spectrum. Si tratta di “orecchi elettronici” posizionati in ogni sito per rilevare l’abbondanza e le tipologie di impollinatori presenti attraverso le vibrazioni emesse dagli insetti durante il volo”, illustra il Biodiversity Strategist di 3Bee.
La collaborazione tra 3Bee e Findus non è una novità: “Abbiamo iniziato a collaborare lo scorso con un progetto che prende vita nel Parco di Pantanello, a pochi chilometri da Cisterna di Latina, nel cuore del Lazio, dove ha sede lo stabilimento del brand - fa sapere Briganti - Lì è stato piantumato un arboretum nettarifero composto da 100 piante a fioritura scalare, che contribuiranno a fornire diversi servizi ecosistemici, come la creazione di nuovi rifugi e pascolo per gli insetti impollinatori, siti di alimentazione per la fauna selvatica e, negli anni, contribuiranno anche all’assorbimento di CO2. Nei pressi dell’arboretum, poi, abbiamo installato 5 alveari di biomonitoraggio dotati di tecnologia 3Bee Hive-Tech, che consentono di osservare in modo puntuale lo stato di salute di oltre 300 mila api ciascuno, oltre che monitorare parametri ambientali utili ad analizzare la biodiversità circostante e la salute degli insetti impollinatori”, conclude.
Sostenibilità
Dal gas serra ai biocarburanti, la rivoluzione canadese
Convertire i gas serra in sostanze utili e meno inquinanti. È questa la sfida cui ha risposto un gruppo di ricerca della McGill University, in Canada, che ha messo a punto una soluzione molto originale. Grazie a un metodo particolarmente innovativo, gli esperti sono infatti riusciti a trasformare il gas serra in metanolo verde e monossido di carbonio. I risultati sono promettenti, anche se saranno necessarie ulteriori ricerche. Lo studio è recentemente comparso sulle colonne di “Nature Communications”.
Sostenibilità
Consumi, il carrello della spesa ‘green’ vale...
Secondo i dati dell'Osservatorio Immagino di Gs1 Italy1, l'83,8% dei prodotti analizzati ha in etichetta un claim sulla sostenibilità
Gli scaffali della grande distribuzione organizzata sono sempre più green: merito dei 116.699 prodotti (l'83,8% di quelli analizzati) che comunicano in etichetta la loro sostenibilità attraverso uno dei numerosi claim relativi a questa tematica rilevati dall’Osservatorio Immagino di Gs1 Italy1, il report semestrale che dal 2017 analizza e racconta i cambiamenti del carrello della spesa partendo dalle informazioni presenti sulle etichette di 139.302 prodotti, responsabili dell’83,1% del giro d’affari 2023 del canale supermercati e ipermercati italiani.
Complessivamente il paniere dei prodotti 'green' genera 43,8 miliardi di euro di vendite, contribuendo per il 92,1% al giro d’affari complessivo del largo consumo confezionato. Le vendite a valore nel 2023 sono cresciute di +9,3% su base annua, mentre i volumi sono calati di -4,5%. Dal 2023 l’Osservatorio Immagino ha adottato una lettura innovativa, ampia e sistematica, dei claim relativi alla sostenibilità presenti sulle etichette dei prodotti confezionati di largo consumo, realizzata in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per approfondire l’analisi della eco-comunicazione on pack in tutte le sue sfaccettature.
"Nonostante il contesto non facile, il tema della sostenibilità si rivela sempre più importante per l’industria del largo consumo, con produttori e distributori che continuano a investire in quest’area per rispondere alle esigenze dei consumatori e alla legislazione vigente. Le tematiche che abbiamo voluto affrontare fanno riferimento non solo al prodotto in sé ma anche al suo packaging e, più in generale, all’impegno delle aziende per ridurre l’impatto ambientale, rinforzare il loro ruolo sociale e garantire il rispetto e la salvaguardia del benessere animale in tutta la filiera", spiega Marco Cuppini, research and communication director di Gs1 Italy.
Le tre declinazioni della sostenibilità
Tra le tre macro-declinazioni della sostenibilità, la più 'praticata' è quella ambientale (83,6% dei prodotti), espressa soprattutto dalle indicazioni pratiche per la gestione del prodotto e della raccolta differenziata. Gli oltre 116mila prodotti di questo paniere hanno realizzato 43,8 miliardi di euro di vendite. L’analisi per reparto merceologico condotta dall’Osservatorio Immagino ha rilevato la maggior presenza di prodotti che comunicano la sostenibilità ambientale in etichetta nel freddo (100% delle referenze) e nel fresco (99,6%), mentre per quanto riguarda la tipologia di produttori spiccano le private label (91,0%) e i brand top 20 (90,5%).
Ma quali sono le singole caratteristiche ambientali più riportate sulle etichette dei prodotti di largo consumo? La più diffusa è la riciclabilità del packaging, presente sul 54,5% dei prodotti monitorati dall’Osservatorio Immagino e con vendite in aumento di +13,3% a valore e in calo di -1,9% a volume su base annua. Segue l’indicazione della formulazione sostenibile degli ingredienti, rilevata sul 21,5% delle referenze e con un trend di vendita annuo di +8,2% a valore e di -4,6% a volume. A livello di performance annua, rispetto alla media, si sono fatti notare i claim riciclato (+15,7 a valore e -1,3% a volume), le informazioni sulla biodegradabilità (+33,4 a valore e -1,7% a volume) e quelle sulla plastica ridotta (+13,8 a valore e -1,4% a volume).
La seconda dimensione analizzata dall’Osservatorio Immagino è quella della sostenibilità sociale, richiamata sulle confezioni di 11.650 prodotti (8,4% del totale) che hanno sviluppato 6,1 miliardi di euro di fatturato. Le aree merceologiche più impegnate su questo fronte sono freddo e cura persona (rispettivamente 11,5% e 10,0% dei prodotti). Tra i produttori spiccano i follower (21-200) e i top 20 (rispettivamente 11,0% e 10,4%). Infine, l’impegno per il benessere animale accomuna 2.803 prodotti (2,0%) con 1,4 miliardi di euro di sell-out, diffusi soprattutto nel reparto gelati e surgelati (4,9% dei prodotti) e tra le referenze realizzate dai produttori follower (3,1%).
L'analisi dei consumatori
In questa sua quindicesima edizione, l’Osservatorio Immagino ha voluto inserire un ulteriore approfondimento: l’analisi socio-demografica delle famiglie acquirenti per claim di sostenibilità in etichetta. Ne è risultata una mappatura inedita e dettagliata, che ha evidenziato sia la maggior sensibilità delle famiglie giovani con figli piccoli, sia il ruolo discriminante della fascia di reddito nelle scelte dei prodotti sostenibili.
Da quest’analisi dell’Osservatorio Immagino è emerso che ci sono claim (come 'riciclato' e 'riciclabile') che sono diffusi in modo trasversale e omogeneo tra i diversi cluster di famiglie. Altri, invece, sono più segmentati: ad esempio, il claim 'contenuto bio-based', è più presente nel carrello della spesa delle famiglie giovani con figli sotto i sei anni, mentre quelli relativi ai 'disciplinari di filiera' sono presenti con dati superiori alla media nelle famiglie a reddito più alto, in quelle più giovani senza figli e in quelle con età più matura e senza figli conviventi.