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Nomine Rai, parte il countdown: domani il voto, ma non c’è ancora intesa

Maggioranza e opposizione navigano ancora a vista, partita piena di insidie e apertissima fino all'ultimo momento utile

Antenne Rai - Fotogramma

E' partito il countdown per le nomine Rai. Domani dovrebbe essere la giornata decisiva ma il condizionale è d'obbligo perché, come sempre, la partita è piena di insidie e apertissima fino all'ultimo momento utile. La conferenza dei capigruppo del Senato ha confermato l'appuntamento, nonostante nel corso della giornata di ieri si fossero sovrapposte le voci di un possibile slittamento.

Maggioranza e opposizione navigano ancora a vista. Gli occhi sono puntati sul voto di giovedì in Parlamento (si comincia alla Camera alle 9.30, mentre a Palazzo Madama è previsto mezz'ora dopo), data in cui è prevista l'elezione dei 4 componenti del nuovo Consiglio di amministrazione.

Per il centrodestra niente proroghe, due voti per portare a casa la partita

Niente proroghe, il centrodestra vuole rinnovare i vertici dell'azienda di viale Mazzini senza rinvii di sorta e punta all'elezione di un presidente di riferimento in Vigilanza. Il nome c'è, salvo 'fuoco amico', ed è quello di Simona Agnes, gradita a Forza Italia.

Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro al Senato, è perentorio: ''La nostra posizione non è mai cambiata: siamo per la presidenza ad Agnes e ci auguriamo che venga designata. E' certamente una persona a noi gradita, ma, lo ripeto, è anche molto qualificata. Il presidente viene votato dopo in Vigilanza Rai, con i due terzi. Se c'è un clima costruttivo, bene, ma se il clima è ostativo'', ''non si può pensare di fare la legge sulla governance, gli Stati generali...".

L'esponente forzista avverte le opposizioni che il partito azzurro tirerà dritto per la sua strada se non sarà disposto a cercare sponde: ''Noi abbiamo fatto una proposta ma se non c'è un atteggiamento costruttivo, andiamo avanti''. Per la presidenza serve l'ok dei due terzi della Commissione di Vigilanza Rai, quindi un accordo con almeno una parte dell'opposizione. Il Cda è composto da sette membri: due vengono eletti dalla Camera e due dal Senato, altri due vengono indicati dal ministero dell'Economia (uno è l'amministratore delegato, l'altro il presidente che appunto deve passare per il gradimento della Vigilanza) e un altro membro viene eletto dai dipendenti dell'azienda.

Dopo il passaggio di Maria Stella Gelmini nelle file di Noi Moderati, al centrodestra mancano due voti per portare a casa la partita, vale a dire il raggiungimento del quorum dei due terzi necessario per l'entrata in carica del presidente. Secondo lo schema del centrodestra, se FI punta alla presidenza con Agnes spetterà a FdI esprimere una delle tre quote rosa del board (in ballo ci sono Valeria Falcone e Federica Frangi); un'altra casella resta in quota Lega.

Contatti tra opposizioni, incognita Renzi

Sul fronte delle opposizioni Pd e Avs minacciano l'Aventino. In particolare il Pd potrebbe non solo non partecipare al voto in Vigilanza sul presidente, ma anche a quello di giovedì in aula. Nulla, però, al momento è deciso. "Vedremo", è la risposta laconica del presidente dei senatori dem Francesco Boccia. Il rischio che si profila è anche quello di una spaccatura delle opposizioni. Il M5s sarebbe intenzionato a partecipare al voto di giovedì indicando Alessandro Di Majo per scongiurare, è questo il ragionamento che viene fatto, un Cda 'monocolore' di maggioranza.

In queste ore sono in corso contatti per arrivare a una linea comune delle opposizioni. Da giorni Giuseppe Conte ha aperto alla possibilità di convergere su un nome di garanzia, qualora "ci fosse un presidente autorevole, assolutamente non riconducibile a logiche partitiche". Un identikit che però non corrisponde, secondo i pentastellati, al profilo di Agnes. La palla, comunque, sottolineano nel Movimento, è nelle mani della maggioranza.

A scompaginare i piani potrebbe essere ancora una volta Matteo Renzi, potenziale ago della bilancia visti i due membri in quota Iv. Negli ultimi giorni sono tornate ad affacciarsi diverse ipotesi alternative per la presidenza Rai, come Antonio Di Bella e Giovanni Minoli, due figure interne all'azienda con alle spalle una lunga carriera nel servizio pubblico. Altra ipotesi gradita per il Movimento guidato da Conte sarebbe Milena Gabanelli.

Se non dovesse arrivare un accordo, ipotesi da non escludere, la soluzione sarebbe la nomina a presidente del membro più anziano: il timone del cda spetterebbe a quel punto ad Antonio Marano, ex direttore di Rai2 ma anche un passato da deputato nelle file della Lega L'incarico di amministratore delegato, salvo sorprese, dovrebbe andare a Giampaolo Rossi, in quota FdI.

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Politica

Omicidio Dalla Chiesa, il figlio di Andreotti: “In...

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"In più di un'occasione generale esternò preoccupazioni sul figlio Nando"

Stefano Andreotti

"Le accuse a mio padre? Da parte della famiglia Dalla Chiesa non è una novità, perchè soprattutto il fratello Nando, già negli anni '80, ha avuto degli alterchi verbali anche abbastanza violenti, con mio padre su questi argomenti. Mio padre, in tutti i processi dove in qualche modo si è parlato dell'omicidio Dalla Chiesa, non è stato ritenuto mai in nessun modo responsabile di nulla...''. Così Stefano Andreotti, terzo dei quattro figli dell'ex presidente del Consiglio e senatore a vita, ai microfoni di '5 minuti' di Bruno Vespa commenta le allusioni alla responsabilità del padre Giulio per l'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fatte durante un'intervista televisiva alla figlia Rita.

''Nelle lettere da aprire post mortem, in particolare prima di subire un'operazione, mio padre giura davanti a Dio di non avere niente a che vedere, nè con la mafia, nè con Pecorelli, nè con Dalla Chiesa, nè con qualsiasi altro omicidio''.

''Dalla Chiesa in più di un'occasione -ha detto il figlio di Andreotti confermando indiscrezioni su uno sfogo del generale sulla famiglia- esternò le sue grandi preoccupazioni per avere un figlio che era su posizioni davvero lontanissime da lui. Mio padre non volle mai raccontarlo questo fatto ma poi nel corso degli anni lo raccontò a noi e a chi era vicino a lui e venne fuori. Una volta addirittura Dalla Chiesa quasi pianse davanti a mio padre per la preoccupazione che gli dava questo figlio''.

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Politica

Liliana Segre: “Il fascismo? Non è mai morto, certe...

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La senatrice a vita intervistata da Marco Damilano: “Mi sono battuta e mi batterei con le mie forze rimaste contro il premierato”

Liliana Segre - Fotogramma

“Io penso che il fascismo non sia mai morto e che molti l’abbiano sempre molto rimpianto perché dava questo senso dell’importanza dell’italianità”. Con le parole della senatrice a vita Liliana Segre inizia la terza stagione del programma ‘Il cavallo e la torre’ in onda da questa sera alle 20.40 su Rai3.

Intervistata alla vigilia del suo 94esimo compleanno da Marco Damilano, la senatrice sottolinea come certe “simpatie non si sono mai spente”. “Conosco persone – aggiunge – che non si limitano più a dire ‘quando si stava peggio si stava meglio’. Quei detti sciocchi, quelle frasi fatte che ho sempre odiato ritornano”.

“Innamorata come sono dell’articolo tre della Costituzione – ha continuato la senatrice a vita – ogni volta che ho sentito che si vuol cambiare questo, che si vuol cambiare quello, si mette a repentaglio quell’etica morale dei nostri padri costituenti che avevano vissuto la Resistenza. Mi sono battuta e mi batterei con le mie forze rimaste contro il premierato anche domani se potessi fare qualcosa io perché tutto quello che tocca questo ordine morale, questo ordine politico pensato per il popolo italiano mi ha trovato sempre talmente d’accordo che l’idea che ci sia un personaggio superiore agli altri che debba comandare col mio passato questa cosa non va d’accordo”.

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Politica

Referendum cittadinanza, superate le 500.000 firme. E Forza...

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Forza Italia accelera su ius scholae: giovedì riunione dei gruppi parlamentari azzurri per una pdl. Youtrend: 180mila in 24 ore, spinta dalle regioni del Nord e con una maggiore percentuale di residenti stranieri

Bambini che esultano -

Il referendum sulla cittadinanza ha raggiunto il quorum delle 500mila firme. Sul sito del ministero della Giustizia per la raccolta delle firme digitali sono infatti 502.321 le firme registrate. La raccolta era iniziata lo scorso 6 settembre.

Meloni: "Legge italiana è ottima"

Da New York la presidente del Consiglio Giorgia Meloni chiude sull'istanza che arriva dal quesito referendario. "Per quel che riguarda la proposta sulla quale sono state raccolte le 500mila firme, e che propone di dimezzare i tempi per l'ottenimento della cittadinanza, io penso che il termine dei 10 anni sia un termine congruo, penso che l'Italia abbia una ottima legge sulla cittadinanza e questo è dimostrato dal fatto che siamo tra le nazioni europee che concede il maggior numero di cittadinanza, dunque non ne ravvedo la necessità. Poi, se c'è un referendum quella è democrazia e decidono gli italiani, io ho sempre grande rispetto di quel che decidono gli italiani". Quanto alla "proposta di Fi sulla cittadinanza non la conosco", taglia corto la premier.

Giovedì riunione Forza Italia per pdl sullo ius scholae

Forza Italia sta accelerando sullo ius scholae. L'appuntamento è per giovedì nella Sala Colletti di Montecitorio. Alle 14.30 si terrà la riunione dei gruppi congiunti di Camera e Senato per mettere a punto la pdl sulla riforma della cittadinanza: ius scholae ma anche riforma per l'accesso allo ius sanguinis e altro. Una volta pronto, il testo della pdl sarà sottoposto a un confronto con gli alleati del centrodestra. Lo riferiscono fonti parlamentari azzurre.

Tajani: "Pdl presentata prima ad alleati, non ci dividiamo"

"Noi presenteremo una nostra proposta di legge complessiva sulla cittadinanza, i nostri gruppi parlamentari si riuniranno nei prossimi giorni per discuterla, poi la presenteremo innanzitutto ai nostri alleati e poi la presenteremo in Parlamento. Ma non ci prestiamo a operazioni politiche sfruttando il tema della cittadinanza, non votiamo emendamenti a sorpresa o risoluzioni presentate qua e là per cercare di dividere la maggioranza. E' una questione seria quella della cittadinanza e non può essere oggetto di giochini parlamentari", chiarisce il vicepremier e ministro agli Affari esteri Antonio Tajani da New York.

L'opposizione: "Italia più avanti di chi la governa"

"Ora non fermiamoci - scrive la segretaria del Pd Elly Schlien su Instagram - continuiamo a firmare per aumentare il sostegno al referendum". Mentre Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra sottolinea come "ancora una volta l'Italia dimostra di essere molto più avanti di chi la governa. Adesso bisogna continuare a firmare - ribadisce anche Fratoianni - anche solo per vedere la destra sempre più in crisi di nervi di fronte a un'Italia che non conoscono e che si rifiutano di vedere".

"Queste 500mila firme sono il segno che c'è una parte del Paese che non ci sta a questo tipo di racconto, che vuole discutere, che vuole dibattere anche di temi come questo, che vuole delle riforme che diano un futuro al Paese, sottolinea da +Europa Riccardo Magi. "Queste 500mila firme - insiste uno dei promotori del referendum - sono il segno della non rassegnazione delle persone e sono anche un grande segno per la democrazia".

Di "una buona notizia per la nostra democrazia" parla anche Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia viva. "Il raggiungimento della soglia delle 500mila firme per il referendum sulla cittadinanza dimostra che, quando la politica si occupa di battaglie di civiltà, argomenti alti, che toccano la vita delle persone, i cittadini si mobilitano in massa. Si tratta di un grande risultato".

"Questo - aggiunge Borghi - è solo il primo passo verso una riforma della cittadinanza che è quanto mai necessaria. Lo strumento referendario sembra essere l’unica via percorribile, stanti la contrarietà della parte più retrograda della maggioranza, e l’insipienza di Forza Italia che, dopo aver annunciato una sua proposta sullo Ius Scholae, si è ritirata in bell’ordine".

Da dove arrivano i voti: l'analisi di Youtrend

"Il Referendum Cittadinanza ha superato il quorum di 500.000 firme online intorno alle 16.15. dopo una giornata di grande afflusso di adesioni, circa 180mila nelle 24 ore precedenti (7.500 all’ora in media, incluse le ore notturne)". E' quanto si legge in un'analisi elaborata da Youtrend.

"Il referendum - si legge - è stato spinto soprattutto dalle regioni settentrionali. L’Emilia-Romagna ha contribuito con 1166 firme ogni 100.000 abitanti. Seguono Piemonte (1061), Lombardia (1059), Lazio (1030) e Toscana (1003). Più tiepide le regioni meridionali, a partire dalla Calabria (473).

Secondo una elaborazione di Youtrend, nelle regioni con una maggiore percentuale di residenti stranieri (Emilia Romagna, Lombardia, Lazio e Toscana sono le quattro con più dell’11% di popolazione straniera) sono arrivate più adesioni al referendum".

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