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Cda Rai, il M5S e Avs partecipano al voto. Pd sull’Aventino

Oggi la prima votazione per l'elezione dei componenti del nuovo Consiglio di amministrazione di viale Mazzini di nomina parlamentare

Elly Schlein e Giuseppe Conte (Fotogramma)

Il voto sui consiglieri del Cda Rai di oggi, 26 settembre, divide le opposizioni. Il Pd di Elly Schlein sceglie l'Aventino, di non partecipare al voto. "Siamo coerenti con le cose che diciamo e non siamo disponibili a farci tirare per la giacca" ha detto la segretaria Dem alla riunione dei gruppi di partito di Camera e Senato su viale Mazzini, secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti . "Penso che noi dobbiamo continuare a fare la battaglia che stiamo facendo in vigilanza e fuori". "Non c'è ragione di rinnovare il Cda, visto che già controllano la Rai. Non è una smobilitazione, è una mobilitazione ancora più forte fatta da una posizione di coerenza inattaccabile. Sono altri che devono rispondere di aver cambiato posizione. La linea è chiara". "Il Pd oggi terrà una linea coerente con quella tenuta nelle ultime settimane. Delle scelte degli altri, chiedete agli altri" aggiunge. Anche Italia Viva non sarà in aula. "Ci atteniamo al patto che abbiamo siglato", si rimarca da Iv.

M5S e Avs

M5S e Alleanza Verdi e Sinistra, invece, voteranno i nuovi consiglieri. I parlamentari 5 Stelle hanno bocciato la "suggestione" dell'Aventino in quanto "appare contrario all'interesse pubblico lasciare il Cda nelle mani dei soli consiglieri designati dalle forze di maggioranza". Quindi l'annuncio di Avs: "Oggi con l'incardinamento dei disegni di legge sulla riforma del servizio pubblico, abbiamo ottenuto il risultato, è quanto era stato chiesto da tutte le opposizioni. Saremo in aula". I Cinque Stelle sarebbero per la conferma dell'uscente Alessandro Di Majo, mentre Avs potrebbe indicare Roberto Natale.

L'invito alla partecipazione di Forza Italia

Forza Italia invita i suoi a non far mancare la presenza in Aula oggi per la prima votazione per l'elezione dei 4 componenti del nuovo Consiglio di amministrazione Rai di nomina parlamentare. Il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Barelli, a quanto si apprende, ha inviato via WhatsApp ai deputati una sorta di memo-appello al voto, ricordando che il segretario nazionale, Antonio Tajani, ''in prima persona con gli altri leader'' del centrodestra ''è impegnato a dare alla Rai una nuova governance". "E' fondamentale", si raccomanda Barelli, ''per tutti noi partecipare al voto''.

Il partito fondato da Silvio Berlusconi non ha cambiato la sua posizione: Simona Agnes è le persona giusta per la presidenza dell'azienda di viale Mazzini. ''Il centrodestra è compatto, abbiamo i nostri candidati, mi auguro che si possa arrivare a una governance pluralista, che rappresenti tutti il Parlamento'', dice il portavoce nazionale forzista, il deputato Raffaele Nevi, che aggiunge: ''Noi proponiamo Agnes alla presidenza non perchè è una di Fi - non è mai stata iscritta al partito- ma perchè è la persona giusta, al posto giusto, nel momento giusto''.

Una posizione che suscita stupore nella maggioranza: "Rispetto tutte le posizioni - osserva il forzista Raffaele Nevi - ma l'Aventino è sbagliato perché noi abbiamo dato ampia disponibilità sulla riforma della Rai. Non capisco. Nel frattempo che si fa la riforma, dobbiamo far funzionare la Rai". Quella 'TeleMeloni', è il ragionamento tra i dem, a cui la segretaria Schlein non vuol dare legittimazione alcuna.

I nomi del centrodestra

Il centrodestra ancora non ha ufficializzato i suoi candidati, le trattative per la griglia dei nomi continueranno fino all'ultimo momento utile. Come da tradizione.

''La coalizione è compatta'', assicura il deputato e portavoce nazionale di Fi, Raffaele Nevi senza fare i nomi, che verranno formalizzati solo poco prima del voto. Forza Italia tira dritta per la sua strada ribadendo alla presidenza dell'azienda di viale Mazzini Simona Agnes (''è la persona giusta, al posto giusto, nel momento giusto'') ma in casa azzurra sanno benissimo che tutto può cambiare, perché la roulette della presidenza è imprevedibile, visto che quel ruolo per essere effettivo ha bisogno di due terzi dei voti della Vigilanza.

Per Fratelli d’Italia, che deve esprimere una delle tre quote rosa del board, restano in corsa Valeria Falcone e Federica Frangi. Mentre la Lega dovrebbe puntare sull'ex direttore di Rai2 Antonio Marano. Resta, raccontano, il timore degli azzurri che, senza i due terzi in Vigilanza, Fi dovrà rinunciare alla presidenza di Agnes, lasciando così l'incarico pro tempore al consigliere più anziano, ovvero Marano.

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Politica

Rai, via libera Camere ai nuovi vertici: palla alla...

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Il Parlamento ha designato i consiglieri di sua competenza: Antonio Marano e Alessandro Di Majo per il Senato, Federica Frangi e Roberto Natale per la Camera

Sede Rai (Fotogramma/Ipa)

Primo passo per la nuova governance della Rai. Il Parlamento ha designato i consiglieri di sua competenza: Antonio Marano e Alessandro Di Majo per il Senato, Federica Frangi e Roberto Natale per la Camera. Il ministero dell'Economia, intanto, ha indicato i 'suoi' consiglieri: Simona Agnes e Giampaolo Rossi. A questo punto il 'board' della Tv pubblica è sostanzialmente al completo, in attesa dell'indicazione del consigliere espressione dei dipendenti. Manca, per voltare pagina a viale Mazzini, il passaggio più delicato: il via libera, obbligatorio, della commissione di Vigilanza sul nuovo presidente.

L'iter del voto parlamentare lascia già intendere che al traguardo della Vigilanza si rischia di arrivare dopo una infinità di polemiche politiche. Il voto sui consiglieri ha spaccato il campo largo, mentre ha registrato la compattezza della maggioranza. Anche se i numeri di Camera e Senato non tornano alla perfezione. Basso il numero dei votanti, anche considerando l'Aventino di parte dell'opposizione: 131 al Senato e 231 alla Camera. "Era un voto dall'esito scontato", viene sottolineato dalla maggioranza. Alla quale forse mancano dei voti, considerando i 97 di Marano e i 174 di Frangi, sotto la somma dei voti dei Gruppi di riferimento.

Ma è l'opposizione ad uscire con le ossa rotte dal passaggio parlamentare. Pd, con Iv e Azione, ha tenuto sulla linea dell'Aventino. M5S, con Avs, ha partecipato al voto. Ed eletto i relativi consiglieri (Di Majo e Natale), lasciando il solo Pd senza rappresentanti al settimo piano di viale Mazzini. "Noi siamo stati coerenti. Chiedete agli altri", ha commentato Elly Schlein puntando il dito verso Giuseppe Conte. "Noi siamo stati sempre coerenti. E' la soluzione più giusta", è stata la replica del leader 5 stelle. Ma in casa dem ci sono stati molti mal di pancia per le scelte di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni: "Il voto di oggi non interrompe il percorso per la costruzione dell’alleanza di centrosinistra", ha assicurato il leader dei Verdi.

"Si sono scoperti dorotei. E hanno legittimato, per qualche poltrona, Telemeloni", è la valutazione di fonti parlamentari del Pd sulle decisioni delle altre opposizioni. In Parlamento, le voci sulle prime nomine dei nuovi vertici Rai si rincorrono, parlando di un ricambio al vertice di Rainews24 a favore di un nome vicino al M5S (Giuseppe Carboni o Senio Bonini, tra quelli che circolano). Ma prima, però, il nuovo Cda Rai dovrà passare il vaglio della Vigilanza. Mentre dal 1 ottobre al Senato partirà l'iter della riforma del servizio pubblico, messa in campo dalla maggioranza come gesto di disponibilità verso le opposizioni.

Al centrodestra mancano due voti in Vigilanza per il via libera al presidente (Agnes il nome designato). Il sì di Maria Stella Gelmini, dopo il suo addio ad Azione, viene dato per scontato. "Il patto sui consiglieri non reggerà sino ad allora. La Agnes non avrà i voti", sottolineano fonti parlamentari di opposizione che hanno seguito da vicino il dossier Rai. L'ipotesi, quindi, potrebbe essere quella di un campo largo di nuovo compatto sulla linea Schlein e sull'Aventino. Non sarebbe un inedito. Per Marcello Foa fu necessario un doppio passaggio in Vigilanza dopo una prima bocciatura. Altrimenti, a guidare la Rai sarebbe il consigliere più anziano: Marano, quota Lega.

Su questa ipotesi le valutazioni dell'opposizione sono al veleno: "Tutto torna. Meloni ha stoppato le velleità di Forza Italia e dei Berlusconi. Tanto il vero timoniere è il suo uomo, Rossi, il Dg". In ogni caso, una qualche alchimia dovrà venire fuori da palazzo San Macuto. Per questo il dossier Rai potrebbe anche decantare. Ci sono dei passaggi obbligati da osservare prima che la Vigilanza fissi la data del voto sul presidente. Un tempo che potrebbe dilatarsi di qualche settimana, forse anche un mese. Per avere tutto il tempo per cercare un'intesa.

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Politica

Referendum, Borghi: “Presenterò proposta di legge per...

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Il leghista: "Non ci vuole un genio per capire che se la Costituzione prevedeva 500mila firme per i referendum è perché pensava a una soglia alta per evitare consultazioni inutili"

Claudio Borghi (Fotogramma)

Il leghista Claudio Borghi presenterà una proposta di legge per cancellare la raccolta di firme online per i referendum. Ad annunciarlo è lo stesso Borghi sui social. "Non ci vuole un genio per capire che se la Costituzione prevedeva 500mila firme per i referendum è perché pensava a una soglia alta per evitare consultazioni inutili. Solo questioni potenzialmente maggioritarie dovevano meritare un referendum nazionale", scrive il leghista.

"Se si mette la firma digitale allora anche uno che vuol abolire il cappuccino se ha abbastanza followers si può svegliare e con quattro click ci arriva. O si alza il numero delle firme (ma allora si deve cambiare la Costituzione) o si cancella la raccolta firme con un click. Credo sia meglio questa seconda ipotesi. Depositerò proposta di legge in proposito e credo che la maggioranza dovrebbe prenderla in attenta considerazione".

Le reazioni

Immediate le reazioni. “La Lega annuncia che presenterà una proposta di legge per abolire le firme on line: hanno paura della democrazia, hanno paura del voto popolare, hanno paura di chi chiede più diritti. Ma capisco la frustrazione del povero Claudio Borghi: da paladino no euro, ora vede Draghi varcare la soglia di palazzo Chigi e consigliare Giorgia Meloni. Chissà perché la sua premier non chiama lui come consigliere economico. Ah saperlo…”, afferma il segretario di +Europa Riccardo Magi.

"Il numero di firme non fu previsto per avere ‘una soglia alta per evitare consultazioni inutili’ ma perché una richiesta di 500000 elettori ne garantisce la serietà. Questo risulta dai dibattiti alla costituente. E naturalmente una richiesta di 500000 elettori ha lo stesso peso sia che questi abbiano firmato in un luogo fisico che su piattaforma. La firma digitale vale per gli atti giudiziari, per quelli fiscali e non si capisce perché non dovrebbe valere per firmare una richiesta di referendum. Borghi lasci decidere agli italiani se bere o no il cappuccino e se firmare o meno con Spid i referendum che vogliono”, conclude Magi.

“L'idea del senatore salviniano Borghi di presentare un disegno di legge per cancellare la raccolta firme digitale a supporto di una richiesta di referendum è grave in quanto esprime un modo di concepire la partecipazione popolare alle scelte politiche schiettamente illiberale e antidemocratico - afferma il senatore del Pd Dario Parrini, vice presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama - Che la Lega fosse ormai un partito di populismo senza popolo, e anzi impaurito dal popolo, lo sapevamo. Ma non potevamo immaginare che si arrivasse a tanto".

"Invece di interrogarsi su come mai centinaia di migliaia di cittadini si sono mobilitati contro i tentativi della destra di governo di fare a pezzi l'unità nazionale e di impedire l'adozione di norme di civiltà sulla cittadinanza, Borghi, come quei malati che se hanno la febbre se la prendono col termometro, delegittima lo strumento che ha consentito a così tante persone di far sentire la propria voce su questioni di cruciale interesse collettivo".

"Altra cosa sarebbe avviare una riflessione condivisa e ponderata, e soprattutto non strumentale, su una proposta che da anni gode di largo seguito nel mondo accademico: quella di prevedere con riforma costituzionale un innalzamento del numero di sottoscrizioni necessarie a promuovere un referendum, ovviamente alla tassativa condizione che tale modifica sia bilanciata da una riduzione del quorum per la validità dello stesso. Questa sarebbe una discussione seria e moderna, e slegata da calcoli di bottega. Ma alla maggioranza questo tipo di discussioni non sembra interessare”.

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Politica

Telefonata Meloni-Scholz, focus su Ucraina e migranti

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I due leader hanno concordato di mantenere uno stretto raccordo su questioni migratorie anche in vista dei prossimi consigli Ue

Giorgia Meloni e Olaf Scholz (Fotogramma/Ipa)

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto oggi pomeriggio una conversazione telefonica con il cancelliere della Repubblica federale di Germania, Olaf Scholz. I due capi di governo hanno discusso delle principali questioni bilaterali e internazionali, a partire dall'Ucraina. E' quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.

In ambito europeo si sono soffermati in particolare sulle questioni migratorie. Il cancelliere Scholz ha illustrato le ragioni alla base della recente decisione tedesca di reintrodurre i controlli di frontiera con gli Stati membri confinanti e le ulteriori iniziative introdotte dalla Germania per contrastare gli arrivi irregolari.

E' stato concordato di mantenere uno stretto raccordo sul tema anche in vista dei prossimi Consigli Europei, con l'obiettivo di consolidare il nesso tra dimensione interna ed esterna della politica migratoria Ue, rafforzando in particolare le politiche in tema di partenariati con i Paesi di origine e transito dei migranti, ritorni, lotta ai trafficanti di esseri umani e migrazione legale.

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