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Israele “condivide obiettivi iniziativa Usa” su Libano. Haifa sotto attacco

La nota di chiarimento dell'ufficio del premier israeliano: "Tel Aviv condivide obiettivi iniziativa Usa". Raid su Shebaa nella notte: 9 morti

Morti a Beirut, Libano, dopo i raid israeliani - Afp

Sarebbero più di 700 i morti da lunedì scorso in Libano, dove Israele ha lanciato una serie di operazioni con l'obiettivo dichiarato di colpire siti di Hezbollah. Lo riporta stamani la tv satellitare al-Jazeera sul suo sito web in lingua inglese. Ieri il ministero della Salute di Beirut ha denunciato un bilancio di 92 morti e 153 feriti in sole 24 ore. Non si fa per ora distinzione tra civili e combattenti.

"Israele condivide obiettivi Usa su Libano"

Sul Libano, intanto, Israele "condivide gli obiettivi dell'iniziativa a guida americana per permettere alle persone che vivono lungo il confine nord di ritornare in sicurezza nelle loro case". E' quanto ha fatto sapere l'ufficio del premier Benjamin Netanyahu, dopo che un team israeliano e uno americano si sono riuniti per discutere la proposta americana per un cessate il fuoco nel Paese dei Cedri con Hezbollah. Incontro durante il quale, riferisce la nota dell'ufficio del primo ministro, si è discusso di "come possiamo avanzare verso l'obiettivo condiviso del ritorno delle persone in sicurezza e continueremo le discussioni nei prossimi giorni".

Ieri, il ministro per gli Affari strategici israeliano, Ron Dermer, consigliere di Netanyahu, ha incontrato gli inviati americani per il Medio Oriente, Amos Hochstein e Brett McGurk. Nell'incontro sono stati chiesti anche "chiarimenti" dopo la dichiarazione di Stati Uniti e Francia secondo cui Israele sosteneva la proposta per un cessate il fuoco di 21 giorni, perché, "a causa di qualche incomprensione, è importante chiarire qualche punto".

Nuovo raid Israele, 9 morti a Shebaa

Nove persone, tra cui quattro bambini e tutti membri della stessa famiglia, hanno perso la vita in un raid aereo israeliano che alle 3 di questa mattina ha colpito la città di Shebaa, nel sud del Libano. Lo rende noto il sindaco di Shebaa Mohammad Saab, come riporta l'agenzia di stampa libanese Nna.

Idf: "Uccisi anche vice Qubaisi e comandante Hezbollah"

Nel raid aereo su Beirut che martedì ha ucciso Ibrahim Qubaisi, comandante della divisione missilistica di Hezbollah, sono stati uccisi anche il suo vice e un altro comandante di grado superiore, riferiscono intanto oggi le Forze di difesa israeliane (Idf) annunciando la morte di Abbas Sharafeddine, vice di Qubaisi, e Hussein Ezzeddine, comandante di alto rango della divisione missilistica. Secondo le Idf, Ezzeddine era vicino al capo militare di Hezbollah, anche lui ucciso, Fuad Shukr.

Il comandante dell'unità aerea di Hezbollah, Muhammad Hussein Sorour, ucciso ieri in un raid israeliano, sarebbe tornato dallo Yemen in Libano solo 3 giorni fa, riporta Al Arabiya, l’emittente panaraba di proprietà saudita, citando fonti proprie, secondo cui Sorour, noto con il nome di battaglia Abu Saleh, è morto per le ferite riportate a seguito del raid nel sobborgo meridionale di Beirut.

Al Arabiya ha riferito che Sorour “era responsabile del lancio di missili e droni dei ribelli sciiti yemeniti”, ritrasmettendo un video risalente al 2016 in cui “appare mentre addestrava esponenti degli Houthi a lanciare missili contro l'Arabia Saudita”.

Macron: "Libano non diventi nuova Gaza, Israele ponga fine a raid"

Il Libano non può "diventare una nuova Gaza". E' il messaggio arrivato intanto dal presidente francese, Emmanuel Macron. "Israele deve porre fine ai raid e Hezbollah deve abbandonare la logica della rappresaglia", ha detto Macron nelle scorse ore da Montreal.

Sarebbe un "errore" da parte del premier israeliano "rifiutare" la proposta di cessate il fuoco, ha aggiunto il presidente francese. Durante una conferenza stampa con il premier canadese Justin Trudeau, riporta Bfmtv, Macron ha parlato di una "proposta solida" definita con lo stesso Netanyahu e gli Stati Uniti.

Haifa sotto attacco, 10 razzi dal Libano. Abbattuti droni

Haifa sotto l'attacco di razzi. Dieci razzi sono stati lanciati dal Libano in direzione di questa città del nord di Israele, dove sono tornate a suonare le sirene dell'allarme antiaereo. Lo riferisce il Times of Israel sulla base di notizie confermate dalle forze israeliane (Idf). Alcuni razzi sono stati intercettati e altri sono caduti in zone aperte.

Le Idf hanno affermato inoltre di aver abbattuto quattro droni lanciati dal Libano e che avevano attraversato lo spazio aereo israeliano, vicino alla città di Rosh Hanikra, appena a sud del confine tra i due Paesi. Lo riporta il Times of Israel aggiungendo che non è suonata alcuna sirena d'allarme poiché non c'è stato alcun pericolo per i residenti.

Missile balistico contro Israele da Yemen, intercettato

Un missile balistico terra-terra lanciato dallo Yemen è stato intanto intercettato e abbattuto dalle Forze di difesa israeliane "fuori dai confini del Paese", mentre a Tel Aviv e in altre località suonavano le sirene dell'allarme. Secondo quanto riferito dalle Idf, l'allarme è scattato per il rischio che potessero cadere rottami del missile su centri abitati. Una 17enne è rimasta lievemente ferita dopo essere stata investita da un'auto uscita fuori strada mentre c'era l'allarme, mentre 17 altre persone sono rimaste leggermente ferite mentre correvano verso i rifugi o per attacchi di panico.

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Esteri

Trump e l’incontro con Zelensky, ecco il messaggio...

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Il candidato repubblicano pubblica su Truth la lettera del presidente ucraino che gli chiede uno sforzo per "capirci e rimanere in stretto contatto"

Il presidente ucraino Zelensky e Donald Trump  - (Afp)

Nonostante le tensioni degli ultimi giorni, alla fine l'ex presidente Donald Trump incontrerà in presidente ucraino Zelensky. Il cambio di rotta del tycoon, che ha attaccato senza mezzi termini il leader di Kiev, sarebbe arrivato in seguito a un messaggio in cui Zelensky chiede uno sforzo per "capirci e rimanere in stretto contatto".

"Caro Donald, spero che tu stia bene. Ricordo la nostra recente telefonata: è stata davvero bella. Tutti noi in Ucraina vogliamo porre fine a questa guerra con una pace giusta. E sappiamo che senza l'America questo è impossibile da raggiungere. Per questo dobbiamo sforzarci di capirci e rimanere in stretto contatto", si legge nel testo che Trump ha 'sbandierato' sul social Truth.

"Giorni fa - prosegue - abbiamo chiesto un incontro con lei, e vorrei davvero sentire il suo pensiero direttamente e in prima persona. Sa che parlo sempre con grande rispetto di tutto ciò che la riguarda, ed è così che deve essere. Posso essere a New York venerdì, il che sarebbe un buon momento per incontrarci. Credo che sia importante per noi avere un contatto personale e capirci al 100%. Mi faccia sapere se si trova in città in quel periodo - mi piacerebbe davvero che il nostro incontro avesse luogo, come parte dei nostri sforzi per aiutarci a porre fine a questa guerra in modo giusto. Cordiali saluti, Volodymyr".

L'attacco di Trump a Zelensky

E' solo di pochi giorni fa l'attaco frontale di Trump a Zelensky che "rifiuta di fare un accordo" per porre fine alla guerra con la Russia. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca non aveva mai usato parole così esplicite nei confronti del leader di Kiev, offrendosi sempre come un potenziale mediatore in grado di favorire il dialogo tra Zelensky e Vladimir Putin per arrivare alla pace.

Il presidente ucraino è stato definito dal candidato repubblicano "il miglior piazzista sulla faccia della Terra: ogni volta che viene nel nostro paese, se ne va con 60 miliardi". Quindi, Trump è passato ad un attacco frontale: "Quelle città sono andate, sono distrutte e noi continuiamo a dare miliardi a un uomo che rifiuta di concludere un accordo, Zelensky. Qualsiasi accordo sarebbe stato migliore della situazione che c'è ora: c'è un paese raso al suolo, impossibile da ricostruire".

Attacchi anche a Biden e Harris

Sul banco degli imputati finiscono anche il presidente americano Joe Biden e la sua vice, Kamala Harris, rivale di Trump nel voto in programma tra meno di 40 giorni: "Sarebbe stato possibile arrivare a un'intesa se avessimo avuto un presidente competente. Biden e Kamala hanno consentito che si arrivasse a questo punto dando a Zelensky soldi e armi come non è mai successo prima".

Un episodio, in particolare, avrebbe condizionato Trump. Zelensky, subito dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, domenica scorsa ha visitato una fabbrica di munizioni a Scranton in Pennsylvania, stato chiave nelle prossime elezioni. E la cosa ha fatto irritare Trump che ha considerato la visita come una mossa elettorale pro Harris.

L'incontro con Harris

Harris, dal canto suo, nel suo intervento davanti ai media dopo l'incontro con Zelensky, ha stigmatizzato le posizioni di Trump senza ma nominarlo. "Per essere onesta le devo dire Mr president che c'è chi nel mio Paese che vorrebbe costringere l'Ucraina a cedere gran parte del suo territorio sovrano, che chiede che accetti la neutralità e rinunci a relazioni di sicurezza con altri Paesi", dice Harris sottolineando che "sono le stesse proposte di Vladimir Putin". "E siamo chiari non sono proposte di pace, ma sono proposte di resa, pericolose e inaccettabili", aggiunge.

"Gli Stati Uniti sostengono non per carità ma perché è nel nostro interesse strategico", dice Harris, assicurando che "continueremo a dare all'Ucraina il sostegno di cui ha bisogno per avere successo sul campo di battaglia". "Dobbiamo difendere i nostri valori democratici e schierarci contro gli aggressori, e dobbiamo difendere l'ordine internazionale - dice ancora Harris - ciascuno di questi principi è in gioco in Ucraina ed è per questo che la lotta dell'Ucraina è importante per il popolo americano".

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Esteri

Pedofilia, Papa Francesco: “Vergogna per abusi della...

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Il Pontefice affronta la piaga degli abusi sui minori nel discorso in Belgio: "Perdono"

Papa Francesco in Belgio - Afp

Il Papa, in Belgio, Paese squassato negli anni passati da casi di abusi sessuali della Chiesa, parlando alle autorità e alla società civile affronta la piaga in un passaggio del suo discorso: “Penso alle drammatiche vicende degli abusi sui minori, alla quale si è riferito il Re e anche il primo ministro, una piaga che la Chiesa sta affrontando con decisione e fermezza, ascoltando e accompagnando le persone ferite e attuando in tutto il mondo un capillare programma di prevenzione”, dice.

“Questa è la vergogna che oggi tutti noi dobbiamo prendere in mano e risolvere il problema. Perdono per gli abusi. Noi pensiamo al tempo dei santi innocenti al tempo di Erode, ma oggi nella stessa Chiesa c’è questo crimine. La Chiesa deve chiedere perdono, risolvere e che non succeda più. Se uno solo è sufficiente per chiedere perdono. Questa è la nostra vergogna e umiliazione".

“In questa perenne coesistenza di luce e ombra vive la Chiesa, con esiti spesso di grande generosità e splendida dedizione, e a volte purtroppo con l’emergere di dolorose contro-testimonianze. La Chiesa e’ santa e peccatrice”, dice.

Premier Belgio: "Chiesa ascolti vittime, hanno diritto a verità"

“Quando qualcosa va storto, non possiamo accettare che la cosa venga messa a tacere, perché questo danneggia il prezioso lavoro di tutti. Oggi le parole non bastano più. Servono misure concrete. Le vittime devono essere ascoltate, devono essere al centro. Hanno diritto alla verità. Le atrocità devono essere riconosciute. E giustizia va fatta”, ha detto stamani, durante il ricevimento al castello di Laeken, nella zona nord di Bruxelles, il premier belga Alexander De Croo, alla presenza di papa Francesco e della famiglia reale, riporta Le Soir.

Il riferimento del primo ministro è sia agli abusi sessuali commessi da sacerdoti nei confronti di minori sia allo scandalo rivelato dalla testata fiamminga Het Laatste Nieuws nel 2014: associazioni legate alla Chiesa belga avrebbe sottratto decine di migliaia di bambini (circa 30mila) alle rispettive madri, ragazze non sposate, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino agli anni Ottanta, per venderli a famiglie adottive in Belgio. La distruzione dei documenti ha reso molto difficile per le vittime risalire ai veri genitori.

"Non possiamo ignorare - ha aggiunto De Croo - le ferite dolorose che esistono all’interno della comunità cattolica e della società in generale. I numerosi casi di violenza sessuale e di adozioni forzate hanno gravemente danneggiato la fiducia. Non è solo un obbligo morale, ma è anche un passo necessario per riconquistare la fiducia. La dignità umana deve avere la precedenza sugli interessi dell’istituzione”, ha invocato. E ha concluso: "Per poter guardare nuovamente al futuro, la Chiesa deve accettare il suo passato".

Re Filippo: "Chiesa Belgio continui sforzi per riparare irreparabile"

I bambini vittime di abusi sessuali ad opera di sacerdoti della Chiesa cattolica in Belgio "sono rimasti orribilmente feriti, segnati per tutta la vita. La stessa cosa vale per le vittime delle adozioni forzate. C'è voluto così tanto tempo prima che le loro grida fossero ascoltate e riconosciute. C’è voluto così tanto tempo per cercare modi per 'riparare' l’irreparabile", le parole del re dei Belgi Filippo, ricevendo stamani papa Francesco, riporta ancora Le Soir.

Il sovrano ha incoraggiato la Chiesa del Belgio a proseguire “risolutamente” negli sforzi intrapresi, “senza sosta”. Il monarca ha parlato della "tragedia indicibile degli abusi sessuali commessi all'interno dell'istituzione ecclesiale. Santissimo padre - ha concluso - lei ha intrapreso azioni concrete per lottare contro questa abominevole violenza”.

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Esteri

Ucraina e armi contro la Russia, i timori Usa: “Alto...

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Intelligence valuta potenziale rischio e vantaggi incerti di una decisione che ora spetta al presidente Biden, dopo che ieri ha incontrato alla Casa Bianca il presidente ucraino Zelensky

Soldati ucraini - (Afp)

Timori da parte degli Usa su un alto rischio rappresaglia da parte della Russia, nel caso in cui accettassero di dare all'Ucraina il permesso di impiegare missili a lungo raggio. Lo scrive il New York Times che riporta una valutazione dell'intelligence Usa, che minimizza l'effetto che i missili a lungo raggio avrebbero sull'andamento del conflitto.

Gli 007 Usa ritengono dunque che la Russia probabilmente risponderà con maggiore violenza contro gli Stati Uniti e i partner della coalizione, eventualmente con attacchi letali, se accetteranno di dare all'Ucraina il permesso di impiegare missili a lungo raggio forniti da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia per attacchi in profondità.

La valutazione dell'intelligence

La valutazione evidenzia quello che gli analisti dell'intelligence considerano il potenziale rischio e i vantaggi incerti di una decisione che ora spetta al presidente Joe Biden, dopo che ieri ha incontrato alla Casa Bianca il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo i servizi americani, non è ancora chiaro, anche a causa delle pressioni interne, cosa abbia deciso di fare. Zelensky ha fatto pressioni pubblicamente e privatamente affinché venisse autorizzato l'uso dei missili per spingere la guerra più in profondità nella Russia. Mentre il presidente russo Vladimir Putin ha alzato il tono delle minacce per dissuadere gli Stati Uniti e i partner della coalizione dal fornire sistemi d'arma più avanzati agli ucraini.

I critici di Biden e dei suoi consiglieri affermano che sono stati troppo facilmente intimiditi dalla retorica ostile di Putin e che l'approccio dell'amministrazione basato su un incremento graduale dell'armamento degli ucraini li ha svantaggiati sul campo di battaglia. I sostenitori dell'approvviggionamento graduale delle armi affermano invece che ha avuto in gran parte successo nell'evitare una violenta risposta russa, anche se potrebbe non essere più così.

Le possibili risposte della Russia

La valutazione dell'intelligence descrive una serie di possibili risposte russe alla decisione di consentire attacchi a lungo raggio con missili forniti dagli Stati Uniti e dall'Europa: dall'intensificazione degli incendi e dei sabotaggi contro strutture in Europa, fino ad attacchi potenzialmente letali contro basi militari statunitensi ed europee. I funzionari americani affermano che il Gru, l'agenzia di intelligence militare russa, è responsabile della maggior parte degli atti di sabotaggio in Europa che hanno avuto luogo finora. Se Putin decidesse di espandere la campagna clandestina in risposta all'uso di missili in territorio russo, i funzionari statunitensi ritengono che i russi continuerebbero a farlo in segreto, piuttosto che condurre apertamente attacchi alle strutture e alle basi statunitensi ed europee, per ridurre il rischio di un conflitto più ampio.

Coloro che nell'esercito statunitense e nell'amministrazione Biden sostengono l'uso dei missili da parte degli ucraini per attacchi fino a 300 chilometri all'interno della Russia affermano che ciò consentirebbe loro di colpire basi russe e depositi di munizioni più distanti. Il che renderebbe più difficile per la Russia rifornire le sue forze in prima linea all'interno dell'Ucraina e potenzialmente aiutare gli ucraini a fermare l'avanzata russa. E dimostrerebbe anche un forte sostegno occidentale all'Ucraina in un momento di incertezza sulle sue prospettive sul campo di battaglia. Ma nella loro valutazione, le agenzie di intelligence statunitensi esprimono dubbi sul fatto che, anche se agli ucraini fosse consentito di utilizzare missili a lungo raggio, ne avrebbero a disposizione un numero sufficiente per modificare radicalmente il corso del conflitto.

Inoltre, dopo i primi attacchi, i russi probabilmente sposterebbero i depositi di munizioni, i posti di comando, gli elicotteri d'attacco sul campo di battaglia fuori dalla portata dei missili.

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