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Da oggi al 6 ottobre, per valorizzare e diffondere la cultura del gioiello contemporaneo, d’autore, d’artista e delle realtà orafe storiche e contemporanee

'Roma Jewelry Week', al via la IV edizione

La Roma Jewelry Week torna nella Capitale, per la sua quarta edizione, con un ricco programma di eventi, da oggi al 6 ottobre con un’anteprima mercoledì 25 a Villa Altieri. L’evento di punta si terrà ai Mercati di Traiano- Museo dei Fori Imperiali dal 4 al 6 ottobre. La settimana si amplia per accogliere nuovi progetti. L’evento di respiro internazionale valorizza e diffonde la cultura del gioiello contemporaneo, d’autore, d’artista e delle realtà orafe storiche e contemporanee. Dato il successo delle edizioni precedenti e la validità di questa iniziativa, promossa dall’associazione Incinque Open Art Monti, quest'anno la RJW vanta la co-organizzazione con l'Assessorato alla Cultura del Municipio I Roma Centro insieme con l'Assessorato alla Cultura e l'Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda - Comune di Roma. ( Immagini )

Con la collaborazione del VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia e della Città metropolitana di Roma Capitale. Con il patrocinio della Regione Lazio, della Città metropolitana di Roma Capitale e dell’Assessorato Grandi Eventi Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale.

"La tradizione orafa di Roma è grande e preziosa, è nostro dovere difenderla e tramandarla ai più giovani. Così come tutte le realtà artigiane, che custodiscono l'anima della città. La nostra priorità è tutelare questo nostro patrimonio e anche per questo abbiamo voluto contribuire a organizzare un grande evento internazionale come il Roma Jewelry Week, che va ad arricchire il panorama delle opportunità di visita a Roma sia per romane e romani che per i turisti". Così Alessandro Onorato, Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale.

“Con la quarta edizione della manifestazione Roma si conferma scenario di appuntamenti ed eventi legati all'arte orafa contemporanea. Siamo lieti di ospitare presso due prestigiosi musei della Capitale conferenze ed esposizioni di artisti orafi e designer di gioielli tra i più importanti al mondo, che contamineranno la bellezza suggestiva dei luoghi espositivi con la loro creatività. I nostri musei, custodi della bellezza e della cultura del passato, sono il luogo ideale per accogliere una manifestazione che unisce tradizione e modernità e celebra l'arte, la maestria e la creatività di un settore in continua evoluzione”. Così Miguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma Capitale. “Si rinnova, anche quest’anno, il sostegno alla Roma Jewelry Week che, mettendo in risalto l’altissimo contenuto immateriale e quindi culturale del Gioiello Contemporaneo, aiuta altresì a promuovere il valore e la qualità del design e dell’arte orafa italiana, rinforzando la creatività del Made in Italy nel Mondo. Sono quindi davvero molto contenta nel vedere come ogni anno questa manifestazione culturale si arricchisca sempre di più”, afferma l’Assessore alla Cultura del Municipio I - Roma Centro, Giulia Silvia Ghia.

“La Roma Jewelry Week, giunta alla sua quarta edizione, conferma la nostra città come un centro d'eccellenza per l'arte orafa contemporanea. Il Primo Municipio con la sua storia e i suoi prestigiosi musei, è il luogo perfetto per accogliere questa manifestazione rendendo omaggio alla maestria artigianale che il nostro Paese ha sempre saputo esprimere con grande successo." Afferma la Presidente del Municipio I Roma Centro Lorenza Bonaccorsi. L’evento vede numerose iniziative con le adesioni di oltre 170 artisti e designer provenienti da tutto il mondo, che, attraverso la RJW, potranno esporre le loro creazioni. Protagonisti ancora una volta sono i jewelry designer, gli artisti orafi, gli atelier del gioiello, le gallerie, le accademie, le scuole e le associazioni. Per la quarta edizione della RJW, il gioiello contemporaneo continua ad essere promosso come vera e propria opera d’arte portatrice di un proprio racconto. Per il 2024 la Roma Jewelry Week sceglie come tema “Infinito Barocco”.

Le caratteristiche salienti del Barocco diventano la teatralità, la vivacità decorativa, la moltiplicazione dei punti di vista, il virtuosismo tecnico e il metodo sperimentale. Questo movimento artistico si sviluppa in un contesto sociale di grande incertezza, simile a quello attuale, dove l'uomo contemporaneo, influenzato dalla rivoluzione tecnologica e dal mondo virtuale vive uno spazio così immenso e incomprensibile così da esserne destabilizzato. Per tale motivo la RJW ha scelto questo tema. La riflessione, quindi, si concentra sulla natura intima dell'uomo, sui suoi limiti, sulla consapevolezza dell'importanza delle relazioni interpersonali e della rete sociale. Si esplora una diversa concezione dell’infinito e del mondo derivata dalla scienza e dalle filosofie contemporanee. Una sperimentazione che crea un’opera d’arte ricca di contenuto, capace di destare meraviglia e illusione nello spettatore. In questa direzione il gioiello con tema “Infinito Barocco” sarà portatore di una storia, il cui contenuto potrà essere la ricercatezza della bellezza dell’imperfezione, della linea irregolare, la diversa modalità di indossabilità, e l’illusione e della meraviglia.

La manifestazione RJW è ideata dall’architetto Monica Cecchini, direttore del progetto, e organizzata con il supporto dell'Assessorato alla Cultura del Municipio I - Roma Centro, nella persona dell'Assessore Giulia Silvia Ghia, e la collaborazione dell’Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda: Alessandro Onorato; con la consulenza di Barbara Brocchi, creative director, illustratrice, scrittrice, designer e coordinatrice del dipartimento di design del gioiello IED-Roma, di Bianca Cappello, docente, storica e critica del gioiello, di Claudio Franchi orafo, argentiere, storico e critico d’arte, di Laura Astrologo Porché, jewelry journalist, caporedattrice della rubrica Watches & Jewels del gruppo editoriale Celebre Magazine World, redattrice per Robb Report Italia, Rapaport, Orafo Italiano e altri magazine, lecturer e titolare della pagina instagram @journaldesbijou, di Giorgia Zoppolato, Jewelry Blogger, Psicologa del Marketing, Art Director e Set Designer per fotografia del Gioiello, @missgio_jewelryblog, e di Maria Rita Delli Quadri, esperta di valorizzazione culturale e Amministratore Unico di Roma&Roma srl, per quanto riguarda i rapporti con le istituzioni, e infine con il contributo dell’artista Emanuele Leonardi.

Novità di quest’anno è la collaborazione con Alessia Crivelli, che sarà la Main Partner anche per le future edizioni. Anche per la quarta edizione, la RJW ha coinvolto molte realtà, protagoniste di un ricco palinsesto e ad oggi vanta la partecipazione continuativa dell'Università e Nobil Collegio degli Orefici, Gioiellieri, Argentieri dell’Alma Città di Roma e del Console Camerlengo dell’Università e Storico di Arte Orafa Aldo Vitali. Quest’anno La RJW è lieta di annunciare le collaborazioni con realtà importanti come Florence Jewellery Week che porterà in mostra i vincitori della PREZIOSA YOUNG. Da un'ampia rosa di candidati, per l’edizione 2023 la giuria ha scelto tre artisti provenienti da paesi, culture ed esperienze diverse: un palestinese, una cinese e una statunitense. Tre voci, tre narrazioni che contribuiscono al vivace e policromo racconto di PY e ne confermano il carattere interculturale.

Ulteriore interessante collaborazione per il 2024 è con la Venice Design Week, il festival dedicato al design che si tiene nella città di Venezia, ogni ottobre dal 2010. Nel 2025 alcuni partecipanti selezionati del Premio Incinque Jewels saranno ospiti sia della Florence Jewelry Week che della Venice Design Week e viceversa. Anteprima della Roma Jewelry Week sarà la mostra “Infinito Barocco- infinito” presso Villa Altieri Il complesso monumentale, che ospita la Biblioteca della Città Metropolitana con l’Archivio Storico, il Centro di Studi per la ricerca letteraria, linguistica e filologica Pio Rajna, con la Biblioteca Storica Dantesca. Dal 4 al 6 ottobre saranno in mostra tre gruppi di artisti e designer: Alteravanguardia, KOK Kollettivo Orafo Kontemporaneo e Incinque Jewels. “Villa Altieri presenta il proprio progetto dove il termine Aggreg-azioni volutamente diviso genera insiemi che mirano all'azione del fare e del pensare, Aggregazioni come forza di differenze che si alimenta in tensione continua, cresce come coro unico fatto di organi, ognuno dei quali contribuisce ad un dinamismo creativo che diviene necessità di esprimersi al di là del consumato individualismo postmoderno”, spiega Claudio Franchi.

La Roma Jewelry Week ha aperto le sue porte già stamani con la conferenza “ Lo stato dell’Arte nel mondo del gioiello”, presso Palazzo Valentini. Una riflessione su cosa oggi è IL GIOIELLO, e la peculiarità che ha acquisito negli anni, come forma espressiva del nostro tempo. Nel pomeriggio poi, alla galleria Incinque Open Art Monti, i resident di Incinque Jewels incontreranno l’Assamblage School con Andreia Gabriela Popescu. I residenti dialogano con gli artisti e designer che espongono in maniera temporanea come per l’evento del 3 ottobre con Chiara Costacurta.

Novità di quest’anno è la MUSICA, che sarà una forma d’arte molto presente alla RJW 2024 anche grazie al nuovo format ideato per i giovani creativi. Un progetto sponsorizzato da Mani Intelligenti e Alessia Crivelli. Da un’idea della Roma Jewelry Week nasce il Progetto Opera con l’obiettivo di creare un'esperienza unica che coniughi la musica e il gioiello contemporaneo, dando spazio alla creatività dei giovani artisti ed offrendo loro una piattaforma per esibire il proprio talento. Il progetto sarà presentato durante le conferenze della RJW 2024.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Mattarella a oncologi Aiom: “Preziosa riflessione su...

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Il videomessaggio agli specialisti riuniti a Venezia per le Giornate dell’etica dedicate ad assistenza migranti

“È fuor di dubbio che ovunque nel mondo si registri frequentemente una condizione di disparità nella prevenzione, nella tempestività degli interventi terapeutici, nell’adeguato accesso alle cure. La scelta di sviluppare una riflessione volta a valutare con rigore scientifico l’incidenza delle malattie oncologiche sulle persone immigrate e a rendere migliore la loro possibilità di accesso alle cure esprime una preziosa, e in realtà naturale, volontà di porre la persona, qualunque persona, al centro della riflessione e dell’azione sanitaria. A questo primario dovere di alto valore morale si affianca la ricaduta positiva per l’intera popolazione del nostro Paese in conseguenza delle conoscenze acquisite sulla condizione di questa parte delle persone che vivono in Italia”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un videomessaggio inviato oggi agli oncologi riuniti a San Servolo, Venezia, per Le Giornate dell’etica sull’assistenza oncologica dei migranti, organizzate da Aiom e Fondazione Aiom, Associazione italiana oncologia medica.

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Cronaca

Aids, al via campagna Vhivian per migliorare qualità e...

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Solo metà dei pazienti italiani è soddisfatto della propria terapia

Aids, al via campagna Vhivian per migliorare qualità e tempo del dialogo col medico

A più di quarant'anni dall'identificazione, il virus dell'immunodeficienza umana (Hiv) rimane un problema di salute pubblica. In Italia, ad oggi, solo il 51% dei pazienti si dice soddisfatto della propria terapia anti-Hiv. Per rispondere ai bisogni non ancora soddisfatti delle persone che vivono con Hiv e per dedicare più tempo al dialogo medico-paziente nasce Vhivian, campagna di comunicazione promossa da ViiV Healthcare, azienda farmaceutica dedicata al 100% alla ricerca di trattamenti contro l'Hiv e focalizzata sulle persone che vivono con Hiv e Aids, con la collaborazione di Edra Spa. Il progetto è stato presentato oggi a Milano durante la giornata di apertura della 38esima edizione del MiX Festival internazionale di cinema Lgbtq+ e Cultura Queer che ha ospitato, oltre alla conferenza stampa di lancio, anche un workshop interattivo in collaborazione con Le Georgiche.

Nel 2022 - spiega una nota - le nuove diagnosi di infezione da Hiv sono state 1.888, pari a 3,2 nuovi casi per 100mila residenti. Un'incidenza che pone l'Italia al di sotto della media osservata tra i Paesi dell'Europa occidentale e dell'Unione europea (5,1 nuove diagnosi per 100mila residenti). Inoltre, nel 2022 sono stati diagnosticati 403 nuovi casi di Aids, pari a un'incidenza di 0,7 nuovi casi per 100mila residenti. A livello globale, nel 2023 circa 630mila persone sono decedute per malattie Aids-correlate, rispetto ai 2,1 milioni di persone nel 2004 e a 1,3 milioni nel 2010. Secondo le principali linee guida di gestione della patologia, gli inibitori dell'integrasi di seconda generazione rappresentano la classe farmacologica maggiormente raccomandata, sovente presente nelle co-formulazioni di farmaci antiretrovirali, al fine di facilitare l'adesione del paziente alle cure. Tuttavia, in Italia solo il 58,2% delle persone con Hiv sono in trattamento con un inibitore dell'integrasi di seconda generazione in una formulazione tale da permettere l'assunzione una volta al giorno, e solo il 51% dei pazienti si dichiara soddisfatto dell'attuale regime terapeutico; il 38% vorrebbe essere maggiormente informato dal proprio medico sui nuovi farmaci disponibili; il 30% desidererebbe un dialogo più approfondito con il proprio medico curante.

Nella campagna Vhivian, la protagonista è una Aglaonema Pink, una pianta non facile da trattare, ma nemmeno troppo difficile come si penserebbe. Necessita infatti di attenzioni appropriate e specifiche, così come deve avvenire nel consulto tra lo specialista e la singola persona con Hiv. Le piante sono poi universalmente riconosciute come simboli di crescita e rigenerazione, rappresentano il ciclo della vita, l'adattabilità e la capacità di fiorire anche in condizioni difficili. Vhivian vuole ricordare che le persone che vivono con Hiv, nonostante le sfide associate alla convivenza con il virus, non solo possono avere un'aspettativa di vita paragonabile a chi vive senza il virus, ma hanno anche la possibilità di migliorare la propria qualità di vita grazie a un approccio 'paziente-centrico' e personalizzato.

Sul tema è intervenuta, durante la conferenza stampa, Antonella Castagna, direttrice dell'Unità di Malattie infettive dell'Irccs Ospedale San Raffaele e della Scuola di specializzazione in Malattie infettive e tropicali dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "Ogni visita con il paziente - spiega - rappresenta l'occasione per definire se il regime terapeutico che la persona con Hiv sta assumendo è - per lui o lei - adeguato, con uno sguardo attento al suo stile di vita. Su questo, oggi la maggior parte delle persone con Hiv, proprio grazie all'ampia gamma di opzioni terapeutiche disponibili, possono assieme al medico riflettere su ciò che è più adatto per loro".

In merito alla necessità di disegnare un percorso personalizzato per migliorare l'aderenza terapeutica e la gestione delle necessità della singola persona, è intervenuto anche Andrea Gori, professore ordinario di Malattie infettive dell'Università degli Studi di Milano e direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell'Asst Fatebenefratelli Ospedale L. Sacco. "Grazie alla più ampia disponibilità di farmaci antiretrovirali e opzioni terapeutiche altamente efficaci - ha ricordato - oggi in Italia l'Hiv può essere considerata una malattia cronica. Nel trattamento delle cronicità, il colloquio medico-paziente risulta centrale nella definizione della cura tramite l'ascolto e la comprensione dei bisogni. Nelle visite di controllo, e in particolare nella gestione della salute a lungo termine, questo aspetto deve essere un punto cruciale dell'alleanza tra medico e paziente". Fulcro della campagna Vhivian saranno i contenuti relativi alla conversazione con il clinico: le persone con Hiv avranno degli spunti per intraprendere un dialogo più efficace con il proprio medico, per una maggiore condivisione delle proprie esigenze e per iniziare un percorso di gestione della terapia più personalizzato. La campagna potrà contare anche su una serie di contenuti informativi come video, articoli, infografiche, banner, post, poster e opuscoli all'interno degli studi medici.

Il progetto segna l'inizio di una narrativa più ampia, configurandosi come la prima tappa di Rhivolution, iniziativa di ViiV Healthcare che mira a creare nuove opportunità e risorse per le persone che vivono con Hiv, in un percorso di supporto e affiancamento il cui fil rouge, evidenzia Vincenzo Palermo, vice-presidente e general manager, Hub Italia e Paesi Bassi di ViiV Healthcare, è poter fruire dell'innovazione. "Con il lancio di questa nuova iniziativa - commenta Palermo - tentiamo auspicabilmente di nutrire il colloquio medico-paziente di più tempo, ponendo l'accento sull'importanza di un dialogo aperto, empatico e basato sulla condivisione continuativa delle esperienze e dei bisogno del paziente. Un progetto per far sì che l'innovazione possa essere goduta appieno dalle persone con Hiv, ingrediente imprescindibile del loro benessere a lungo termine".

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Cronaca

Oncologi Aiom: “Pochi screening e diagnosi in fase...

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Le giornate dell’etica su assistenza ai migranti, per 86% specialisti troppe disparità accesso cure

Oncologi Aiom:

Ai problemi burocratici si aggiungono le barriere linguistiche ad ostacolare l’accesso alla prevenzione oncologica degli immigrati, così, troppe diagnosi avvengono in fase avanzata. Il 39% delle donne immigrate non esegue la mammografia (rispetto al 27% delle italiane), con la conseguenza che, in questa popolazione, il carcinoma mammario è diagnosticato in stadio precoce (I-II) in circa l’80% dei casi, rispetto a quasi il 90% nelle italiane. Sono problemi avvertiti anche dagli oncologi: 6 su 10 ritengono che la gestione dei pazienti extracomunitari sia complessa e il 91% è preoccupato di non poter comunicare adeguatamente con questi malati. Solo 4 su 10, infatti, hanno il supporto di un mediatore culturale durante la prima visita. Per l’81% la prognosi oncologica nei migranti è diversa (peggiore) rispetto ai risultati raggiunti nella popolazione residente e per l’86% questo è dovuto alle disparità di accesso alle cure in modo tempestivo. Sono questi, in sintesi, i principali risultati del sondaggio promosso dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) - si legge in una nota - per analizzare il livello di conoscenza degli specialisti sull’assistenza degli stranieri nel nostro Paese, presentati nel convegno nazionale ‘Oncologia e immigrazione’, al centro delle ‘Giornate dell’etica’, organizzate dalla società scientifica e da Fondazione Aiom, che si aprono oggi all’Isola di San Servolo (Venezia).

“Già nel 2020, l’allora presidente Aiom, Giordano Beretta, decise di organizzare questo evento che, però, venne posticipato a causa della pandemia – spiega Francesco Perrone, presidente Aiom - Il Convegno è stato fortemente voluto dal direttivo e rappresenta un’attività necessaria e naturale. Come evidenziato dal presidente Mattarella, il tema delle cure oncologiche agli immigrati pone in evidenza l’intensa e irrinunciabile connessione tra medicina, profili etici e risvolti sociali. Vogliamo portare alla luce un fenomeno che riguarda tutti, ma ci trova impreparati. L’80% degli oncologi, infatti, ritiene di avere solo parzialmente o di essere del tutto privo di strumenti adeguati per la gestione del paziente immigrato colpito dal cancro. Al termine delle ‘Giornate dell’etica’ pubblicheremo un documento, uno statement, con proposte operative da proporre alle Istituzioni”.

Come osserva Antonella Brunello, membro del direttivo nazionale Aiom, “le difficoltà comunicative ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione e hanno un peso rilevante nella gestione della malattia negli stranieri. Basta pensare che solo il 40% degli oncologi, in occasione della prima visita oncologica di un paziente con barriera linguistica, ha la possibilità di avere un mediatore culturale: il 27% in presenza e il 13% al telefono. Gli ostacoli principali nella presa in carico di un paziente extracomunitario - aggiunge - sono costituiti dalla difficoltà nella comprensione del percorso oncologico e nella comunicazione della diagnosi, dalla mancanza di un caregiver perché spesso si tratta di persone sole e da problemi nella prescrivibilità di farmaci”.

La popolazione residente di cittadinanza straniera (al 1° gennaio 2024) è di 5 milioni e 308mila unità, in aumento di 166mila individui (+3,2%) sull’anno precedente. L’incidenza sulla popolazione totale tocca il 9%. Il 58,6% degli stranieri, pari a 3 milioni 109mila unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11,3%.

“Oltre che nella società è sempre più rilevante la loro presenza anche nei reparti di oncologia medica – sottolinea Tiziana Latiano, membro del direttivo nazionale Aiom - Siamo di fronte a un problema etico e non bisogna distinguere fra immigrati regolari e irregolari. Spesso curiamo immigrati regolari, che però non parlano italiano, per cui la barriera linguistica resta insuperabile. In questi casi, se non si riesce a comunicare, l’assistenza diventa qualitativamente diversa, anche se possiamo offrire le stesse terapie garantite ai pazienti italiani. Senza un mediatore culturale, molte fasi della malattia oncologica non possono essere gestite nello stesso modo in cui avviene per i pazienti privi di barriere linguistiche”.

Gli immigrati “presenti, anche temporaneamente, sul nostro territorio hanno il diritto di accedere alle strutture sanitarie – spiega Filippo Pietrantonio, membro del direttivo nazionale Aiom - Il riconoscimento formale però non sempre corrisponde ad una vera presa in carico per le difficoltà culturali, burocratiche, amministrative, di informazione, che rendono particolarmente difficile per gli immigrati l’accesso alle cure. Queste persone troppo spesso arrivano alla diagnosi quando il cancro è già in uno stadio avanzato, a causa di scarsa prevenzione ed informazione. Va poi considerato il dramma dell’immigrazione irregolare, che non riesce ad accedere ad alcun tipo di controllo preventivo”. Alle ‘Giornate dell’etica’ vengono presentati, da Manuel Zorzi, direttore del servizio Epidemiologico Regionale di Azienda Zero, Registro Tumori del Veneto, i risultati di uno studio sull’incidenza dei tumori nella popolazione immigrata nella regione che ha coinvolto circa 4 milioni di persone dai 20 anni in su nel quinquennio 2015-2019, di cui 470mila provenienti da Paesi a forte pressione migratoria come Europa Orientale, Asia, Africa, America centro-meridionale. Gli stranieri provenienti da questi Paesi sono molto più giovani degli italiani e hanno un’età media di 40 anni (gli over 60 sono solo il 10%). L’incidenza dei tumori nei migranti è risultata significativamente inferiore (-26% nei maschi e -20% nelle femmine) rispetto a quanto osservato negli italiani. In particolare, il rischio di sviluppare la neoplasia della mammella è inferiore del 37% e il cancro della prostata del 29%.

“Nelle donne immigrate sono molto più diffusi i fattori protettivi nei confronti del carcinoma mammario, come la prima gravidanza in giovane età, un numero elevato di figli e l’allattamento al seno – chiarisce Alessandra Fabi, membro del direttivo nazionale Aiom - Per quanto riguarda il tumore della prostata, la maggior incidenza negli uomini italiani deriva da un eccessivo ricorso al test del Psa, che porta a un numero consistente di sovradiagnosi, cioè all’identificazione di tumori molto piccoli, in prospettiva indolenti, che non avrebbero dato segno di sé in assenza di diagnosi”.

Il tumore della cervice uterina, che fra le italiane sta diventando un tumore raro grazie alla diffusione dello screening con il Pap Test e l’Hpv test, presenta invece un’incidenza doppia fra le straniere. Negli ultimi 3-5 anni, il 78% delle donne italiane ha eseguito lo screening cervicale (all’interno di programmi organizzati o per iniziativa personale), questo valore si ferma al 67% nelle straniere. “Nei migranti il tasso di partecipazione agli screening è significativamente più basso – rimarca il presidente Perrone - Non dobbiamo dimenticare la resistenza rappresentata dall’imbarazzo, dalla scarsa informazione, dal pregiudizio di gran parte della popolazione immigrata, che considera una violazione l’esplorazione del proprio corpo. Il Piano oncologico nazionale 2023-2027 riconosce al migrante lo status di fragile e identifica, tra gli obiettivi strategici, l’aumento della copertura vaccinale e l’adesione consapevole alle campagne di screening. Serve un Piano della Prevenzione che consideri le diversità dei migranti”.

Aggiunge Saverio Cinieri, presidente Fondazione Aiom: “Nel 2023, Aiom ha costruito un ponte della ricerca con il Perù e il Sud America, condividendo le linee guida sui principali big killer. L’obiettivo è stato promuovere anche in questi Paesi l’oncologia di precisione. Nel 2025, una delegazione di Fondazione andrà in Tanzania, all’Ospedale Bugando Medical Center di Mwanza. L’oncologia medica in questa città è operativa dal 1999, grazie a un’iniziativa del professor Dino Amadori, past president Aiom. In questi anni la nostra società scientifica ha svolto un ruolo importante nella crescita culturale dei professionisti in Tanzania, attraverso il contatto diretto con oncologi italiani al Bugando Medical Center e grazie alla loro frequenza periodica in centri del nostro Paese. Una collaborazione che ha portato, nel 2022, all’inaugurazione del Mwanza Cancer Center. Vogliamo continuare a sostenere l’attività clinica e promuovere la ricerca scientifica - conclude - intensificando i rapporti con i professionisti tanzaniani”.

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