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Decimo attacco in un mese sulla città. Colpito due volte ospedale a Sumy, almeno 6 morti

Vigili del fuoco a Kiev - Afp

La capitale ucraina nel mirino dei droni russi. "Decimo attacco aereo contro Kiev in questo mese di settembre", denuncia l'amministrazione militare della città, confermando che - riportano i media locali - sono stati intercettati e distrutti "circa" 15 droni in avvicinamento a Kiev.

"Come in quasi tutti gli attacchi di questo mese, l'esercito russo ha usato nuovamente droni d'attacco - accusa il capo dell'amministrazione, Serhiy Popko - Sono stati lanciati da sud e nordest in direzione di Kiev in diverse ondate". Nella zona di Obolon un edificio è stato danneggiato da pezzi di droni abbattuti. Non ci sono notizie di feriti.

Le forze russe hanno anche lanciato un attacco con droni Shahed contro una struttura sanitaria nella città ucraina di Sumy. Lo denunciano le autorità locali. E' di almeno sei morti il bilancio delle vittime, ha confermato il ministro dell'Interno, Ihor Klymenko. "Sono stati distrutti vari piani dell'ospedale", ha affermato, accusando le forze russe di aver nuovamente colpito la struttura mentre era in corso il trasferimento dei pazienti.

"Al momento sappiamo di sei morti, compreso un poliziotto - ha detto - Un altro agente è rimasto ferito. Per il secondo giorno consecutivo la Polizia ucraina perde personale". Secondo le autorità di Sumy, i russi hanno usato droni. "Ci sono stati ripetuti attacchi", hanno detto.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Uragano Helene colpisce gli Usa, 45 morti e oltre 3 milioni...

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Almeno 19 persone hanno perso la vita in Carolina del Sud, altre 15 sono morte in Georgia, otto in Florida, due in North Carolina e una in Virginia

Devastazione in Florida dopo il passaggio dell'uragano Helene - Afp

Il bilancio dell'uragano Helene, che ora si è trasformato in tempesta tropicale e che ha colpito il sud est degli Stati Uniti e degli Appalachi, è salito a 45 morti. Oltre 3,2 milioni di persone sono rimaste senza elettricità in diversi stati a causa delle forti piogge e dei venti che hanno colpito quelle zone degli Stati Uniti.

Secondo la Cnn, almeno 19 persone - tra cui due vigili del fuoco - sono morte nello Stato della Carolina del Sud, altre 15 hanno perso la vita in Georgia, altre otto sono morte in Florida, due in North Carolina e una in Virginia.

La Casa Bianca ha dichiarato in un comunicato che sia il presidente, Joe Biden, sia la vicepresidente e candidata democratica alle elezioni di novembre, Kamala Harris, "stanno monitorando da vicino" la situazione e ha assicurato che l'esecutivo "rimane concentrato sugli sforzi per salvare e sostenere la popolazione in tutto il sud-est". L'amministrazione Biden-Harris "ha adottato misure proattive significative per sostenere la preparazione e le misure di risposta a livello statale e locale prima dell'arrivo dell'uragano 'Helene'", si legge nella nota diffusa da Washington.

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Esteri

Israele attacca Beirut, incognita Nasrallah:...

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Le Idf: "Non sarà più in grado di terrorizzare il mondo". Lo Stato Maggiore israeliano: "Sappiamo come raggiungervi". Uccisi anche un comandante, il capo dell'unità missilistica del Partito di Dio e il suo vice. La condanna di Teheran: "Usa complici"

Hasan Nasrallah, leader di Hezbollah - Fotogramma /Ipa

Hasan Nasrallah, leader di Hezbollah, sarebbe morto nei raid israeliani di ieri a Beirut. Ad annunciarlo le forze di difesa di Tel Aviv, come riportano media locali tra cui il Times of Israel e il Jerusalem Post. "Nasrallah non sarà più in grado di terrorizzare il mondo", si legge in un post su X.

"E' semplice il messaggio per chiunque minacci i cittadini dello Stato di Israele. Sappiamo come raggiungervi". Queste le parole del capo di Stato Maggiore delle forze israeliane, Herzi Halevi, dopo la notizia dell'uccisione del leader degli Hezbollah libanesi. "Non abbiamo esaurito tutti i mezzi a nostra disposizione", ha poi aggiunto.

Le voci sulla morte del leader del Partito di Dio si erano rincorse per tutta la notte e la mattinata di oggi. "E' difficile credere che ne sia uscito vivo", aveva spiegato solo poche ore fa al Jerusalem Post un funzionario israeliano. Hezbollah non ha invece ancora confermato né smentito la possibilità che Nasrallah sia stato ucciso, anche se - evidenzia la Bbc - media legati ai Guardiani della Rivoluzione dell'Iran avevano sostenuto di avere conferme che fosse "vivo e in un luogo sicuro". Prima dell'annuncio dei militari israeliani, tuttavia, fonti del gruppo citate dai media internazionali riferivano che da ore non c'erano più contatti con il leader sciita.

Chi era Nasrallah

Nasrallah era nato il 31 agosto 1960 in una modesta famiglia di nove figli nella capitale libanese. La sua famiglia proveniva dal villaggio di Bazouriyé, nel sud del Libano. Da adolescente aveva studiato Teologia nella città santa sciita di Najaf, in Iraq, ma aveva dovuto lasciare durante le repressioni contro gli sciiti guidate dall'allora presidente iracheno Saddam Hussein.

Tornato in Libano, si era unito al movimento sciita Amal, ma se ne era allontanato durante l'invasione israeliana del Paese dei Cedri nell'estate del 1982 per entrare a far parte del nucleo fondatore di Hezbollah. Sposato e con cinque figli, Hassan Nasrallah parlava correntemente il farsi. Indossava il turbante nero dei Sayyed, i discendenti del Profeta Maometto. In una rara intervista, aveva dichiarato di aver giocato a calcio in gioventù e di amare ancora Maradona. Sebbene non fosse tecnicamente una figura pubblica ufficiale in Libano, era uno dei politici più in vista del Paese. Decideva della guerra o della pace, era a capo di potenti istituzioni e di una formidabile milizia pesantemente armata.

Nemico giurato di Israele, appariva raramente in pubblico dopo la guerra che ha contrapposto il suo movimento all'esercito israeliano nell'estate del 2006, e il suo luogo di residenza è sempre stato tenuto segreto. Ma tutto il Paese era sintonizzato sui suoi lunghi discorsi, trasmessi in diretta, in cui usava l'umorismo, ma non esitava a minacciare i suoi nemici. I suoi seguaci lo chiamavano “Il Sayyed” o “Abu Hadi” - in arabo padre di Hadi, il figlio ucciso negli scontri con le truppe israeliane nel 1997.

Nasrallah era il leader carismatico di Hezbollah dal 1992, quando successe ad Abbas Moussaoui, assassinato da Israele. Da allora, era riuscito a trasformare Hezbollah, armato e finanziato dall'Iran, in una forza politica tenuta in considerazione, rappresentata in Parlamento e nel governo. Allo stesso tempo, ha sviluppato l'arsenale del suo gruppo, che, secondo le sue affermazioni, disponeva di 100mila combattenti e di armi potenti, tra cui missili ad alta precisione. Hezbollah - la cui ala militare è nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Ue e degli Stati Uniti - è l'unico gruppo ad aver tenuto le armi alla fine della guerra libanese (1975-1990) in nome della “resistenza contro Israele”, il cui esercito si è progressivamente ritirato dal Libano fino ad evacuare il sud del Paese nel maggio 2000, dopo 22 anni di occupazione.

Alla fine della guerra del 2006, Hassan Nasrallah proclamò una “vittoria divina” e si affermò come un eroe nel mondo arabo. Ma in Libano si alienò diverse fazioni quando il suo partito venne accusato di essere coinvolto nell'assassinio dell'ex primo ministro Rafik Hariri nel 2005 e poi quando i suoi uomini armati presero brevemente il controllo della capitale nel maggio 2008. Oggi Hezbollah è il principale tra gli alleati dell'Iran nella regione, raggruppati all'interno di un “asse di resistenza” che comprende gruppi armati in Iraq e i ribelli Houthi nello Yemen, oltre al palestinese Hamas. Dall'inizio della guerra a Gaza tra Hamas e Israele, Hassan Nasrallah aveva aperto il fronte meridionale libanese per sostenere l'alleato palestinese, ma aveva sempre cercato di evitare una guerra su larga scala con Israele.

Uccisi capo unità missilistica Hezbollah, il vice e un comandante

Le Idf hanno intanto confermato l'uccisione di Muhammad Ali Ismail, responsabile dell'unità missilistica di Hezbollah nel sud del Libano, e del suo vice, Hussein Ahmad Ismail. Secondo i media libanesi, almeno sei persone sono state uccise e 91 sono rimaste ferite nei raid di venerdì contro Hezbollah nella periferia sud di Beirut.

Le Idf hanno quindi annunciato anche la morte del comandante del gruppo per il 'fronte sud', Ali Karaki, insieme ad altri comandanti militari del Partito di Dio. L'Aeronautica israeliana, riporta il Jerusalem Post all'indomani dei raid, ha colpito con un'operazione mirata il quartier generale di Hezbollah nella capitale libanese collocato sottoterra, sotto un edificio residenziale nella zona di Dahiyeh.

Nuovi raid sul Libano, Israele mobilita riservisti

I militari israeliani hanno intanto confermato nuovi raid contro Hezbollah nell'est del Libano, dopo le operazioni delle scorse ore che hanno colpito la periferia sud di Beirut, roccaforte del Partito di Dio. Le Idf "stanno attaccando obiettivi terroristici di Hezbollah nella regione della Bekaa", fanno sapere via X.

Nell'attacco condotto stanotte a Beirut dai caccia israeliani, è stato distrutto un intero isolato di edifici residenziali, da sei a nove, vicino all'aeroporto internazionale. Il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari, conferma che il target era il quartier generale di Hezbollah, costruito "sotto edifici residenziali a Beirut per usarli come scudi umani". Tra gli obiettivi colpiti, rileva l'esercito israeliano, "ci sono impianti di produzione di armi, edifici utilizzati come deposito di armi e centri di comando chiave dell'organizzazione terroristica". L'esercito israeliano ha colpito anche la città costiera libanese di Tiro, situata a 88 chilometri circa della capitale.

Nelle ultime ore è arrivata anche una sollecitazione delle Idf agli abitanti della zona di Dahiyeh, roccaforte di Hezbollah a Beirut, ad allontanarsi da siti e strutture del Partito di Dio. "Continueremo a operare in modo preciso per smantellare le capacità offensive di Hezbollah - si legge in un post su X - Hezbollah in modo strategico ha piazzato armi in zone civili, mettendo a rischio i civili libanesi per colpire i civili israeliani". "La nostra guerra è contro Hezbollah, non contro la popolazione del Libano", ripetono.

Il Partito di Dio ha intanto negato ci fossero armi o depositi di armi negli edifici colpiti nelle ultime ore dai raid nella zona sud della capitale libanese Beirut. Hezbollah, come ha riferito l'emittente Al Manar legata al gruppo, parla di "affermazioni false del nemico israeliano sulla presenza di armi o magazzini di armi in edifici civili bombardati nei sobborghi meridionali di Beirut".

Le Idf mobilitano intanto tre battaglioni di riservisti per attività del Comando Centrale. Lo riferisce il Times of Israel, aggiungendo che il Comando è in gran parte responsabile per la zona della Cisgiordania. I riservisti, hanno fatto sapere le Idf via X, verranno dispiegati per "missioni operative e per rafforzare la difesa" del Comando Centrale.

La reazione: 10 razzi contro Israele

Dieci razzi sono stati lanciati stamani dal Libano in direzione del nord di Israele. Lo hanno reso noto le forze israeliane (Idf), come riporta il Times of Israel. Non tutti i razzi sono stati intercettati dal sistema Iron Dome, ma non ci sono al momento notizie di feriti o danni. Hezbollah ha poi rivendicato il lancio: il gruppo ha affermato di aver lanciato razzi Fadi-1 contro il kibbutz di Kabri, nel nord di Israele. Lo riportano i media legati a Hezbollah, mentre i media israeliani affermano che nell'area stamani non sono suonate le sirene dell'allarme antiaereo.

Un missile terra-terra lanciato dal Libano è caduto in una zona aperta nel centro di Israele, rendono quindi noto i militari israeliani. Nel Paese non sono suonate le sirene dell'allarme antiaereo, precisano le Idf su X. Secondo i media israeliani, il missile è finito in mare. Una forte esplosione è stata avvertita nel centro di Tel Aviv.

Le sirene sono invece tornate a suonare in varie località nel nord di Israele e in Cisgiordania per lanci di razzi dal Libano. Secondo le Idf, la maggior parte sono stati intercettati.

Iran condanna raid: "Usa complici"

Arriva intanto la condanna di Teheran contro le operazioni in Libano, con l'Iran punta il dito contro Israele e Stati Uniti. Il portavoce del ministero degli Esteri della Repubblica Islamica, Nasser Kanaani, ha parlato di un attacco "crudele, brutale e terroristico" da parte di Israele, condotto con "bombe donate dagli Usa" e ha accusato Washington di "complicità" in quello che considera un "crimine di guerra".

Kanaani, riportano stamani i media iraniani, ha denunciato quella che per la Repubblica Islamica è una "palese violazione delle leggi e delle norme internazionali" e della "sovranità, integrità territoriale e sicurezza nazionale" del Libano.

"Il proseguimento dei crimini contro la popolazione della Palestina e del Libano dimostra chiaramente che l'appello per un cessate il fuoco da parte degli Stati Uniti e di alcuni Paesi occidentali è un inganno chiaro volto a prendere tempo per il proseguimento dei crimini", ha detto Kanaani.

Ucciso comandante Hamas in Siria

Le forze israeliane rendono intanto noto di aver ucciso nella notte "il capo della rete terroristica di Hamas nel sud della Siria", Ahmad Muhammad Fahd. E' stato "eliminato mentre pianificava un altro attacco terroristico", comunicano le Idf su X. "Era responsabile per l'esecuzione di operazioni terroristiche contro le forze e lo Stato di Israele dalla regione del sud della Siria, anche contro le Alture del Golan", affermano le Idf riferendo di un'operazione dei jet dell'Aeronautica.

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Esteri

Israele martella Hezbollah, il dilemma iraniano e gli...

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L'escalation è iniziata circa una decina di giorni fa, ma negli ultimi 11 mesi il gruppo ha subito le peggiori perdite della sua storia. La Repubblica Islamica intanto si trova in una situazione "precaria"

Soldati a Beirut dopo un raid israeliano in Libano - Fotogramma /Ipa

Una guerra totale in Libano? L'Iran non resterà indifferente. Almeno così dichiarano dalla Repubblica Islamica. Ma per Teheran è un dilemma. Tra moderazione e vendetta, proseguono intanto le operazioni israeliane con l'obiettivo dichiarato di colpire gli Hezbollah libanesi e la morte del suo leader, Nasrallah, dopo gli ultimi raid su Beirut. La Repubblica Islamica è, storicamente, la principale sostenitrice di Hezbollah, tra i più importanti alleati dell'Iran e un 'cuscinetto' fondamentale per la Repubblica Islamica. Eppure, secondo gli osservatori, è improbabile che Teheran scenda in campo in 'soccorso' del Partito di Dio nel caso di una guerra totale.

I dubbi di Teheran

Teheran sembra riluttante a intervenire. Minacciare ripetutamente Israele, senza seguiti, è un ulteriore danno alla credibilità, ha detto alla Bbc un ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani. Perché rischia di far passare il messaggio che in tempi di crisi, Teheran darebbe priorità alla sua sopravvivenza, indebolendo così la sua influenza e le alleanze nella regione.

L'Iran non resterà indifferente nel caso di un'ulteriore escalation, ha ribadito il capo della diplomazia della Repubblica Islamica, Abbas Araghchi, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu. Ha chiesto sanzioni contro Israele. E non ha risparmiato accuse alla comunità internazionale per il fallimento su un possibile cessate il fuoco.

E' passato quasi un anno dall'avvio delle operazioni militari israeliane contro Hamas nella Striscia di Gaza, in risposta all'attacco del 7 ottobre in Israele. E quasi un anno da quando, il giorno successivo, gli Hezbollah libanesi 'intervenivano' con attacchi oltreconfine, in direzione del nord di Israele, in "solidarietà" con Hamas. L'Iran ha armato, finanziato e addestrato il gruppo palestinese al pari del Partito di Dio.

L'escalation tra Israele e Hezbollah risale forse a dieci giorni fa, all'esplosione dei cercapersone di Hezbollah, seguita da quella di radio e pannelli solari, con l'uccisione e il ferimento "degli occhi e delle orecchie di Hezbollah sul campo", come ha spiegato al Washington Post una fonte vicina al gruppo. E in 11 mesi il gruppo ha subito le peggiori perdite della sua storia, dalla fondazione all'inizio degli anni Ottanta. Una leadership decimata, munizioni distrutte, comunicazioni 'compromesse'.

In Iran, ha evidenziato la Bbc parlando di una Repubblica Islamica che si trova in una situazione "precaria", molti conservatori, oltranzisti, sono sempre più 'in agitazione' per la mancata azione, mentre Israele continua a martellare il Libano.

L'Iran non vuole la guerra, è Israele che cerca un conflitto più ampio, ha accusato nei giorni scorsi da New York il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Eletto a luglio, ha adottato un approccio che la Bbc legge con un tono più conciliatorio rispetto ai predecessori. "Non vogliamo la guerra, vogliamo vivere in pace - ha scandito il presidente - Non vogliamo essere la causa dell'instabilità. Sappiamo più di chiunque altro che se una guerra più ampia dovesse scoppiare in Medio Oriente, non gioverebbe a nessuno nel mondo". E Pezeshkian, le cui parole sull'allentamento delle tensioni con Israele non sarebbero piaciute ad alcuni tra gli oltranzisti vicini alla Guida Suprema Ali Khamenei, ha anche dichiarato che il suo governo è pronto a riprendere i difficili colloqui sul nucleare con l'Occidente.

Hezbollah "è assolutamente in grado di difendersi e di difendere il Libano e i libanesi", ha sentenziato il ministro degli Esteri iraniano. Insolitamente 'moderati', secondo la Bbc, sono sembrati anche altri funzionari e persino comandanti dei Guardiani della Rivoluzione. L'Iran, che fa i conti con le conseguenze delle sanzioni, teme un'evoluzione che rischierebbe di innescare una riposta militare Usa e che un eventuale attacco contro i Pasdaran indebolisca il suo apparato della sicurezza. La scorsa settimana l'agenzia Tasnim, legata ai Pasdaran, ha smentito indiscrezioni arrivate da vicino i Guardiani della Rivoluzione che - riporta la Bbc - citando fonti dell'intelligence iraniana parlavano di una presunta "operazione speciale" di Israele ad agosto, presumibilmente in Iran, in cui sarebbero stati uccisi Pasdaran.

Perché l'Iran non attacca Israele?

Così, ha scritto Barak Ravid per Axios citando due funzionari israeliani e un diplomatico occidentale, Hezbollah ha chiesto all'Iran di attaccare Israele, ma finora Teheran ha "espresso riserve". Anche all'uccisione a luglio a Teheran dell'ormai ex leader di Hamas, Ismail Haniyeh, non è seguita la minacciata reazione iraniana. Un quadro molto diverso rispetto allo scorso aprile, quando Israele colpì il consolato siriano a Damasco e l'Iran rispose con una pioggia di missili e droni.

Secondo analisti e diplomatici citati dal Post, l'esitazione iraniana a intervenire sul campo dimostra le limitate opzioni militari disponibili per ripristinare la deterrenza dopo un anno di ostilità intensificate nella regione. In Libano i raid israeliani hanno fatto centinaia di morti, costretto decine di migliaia di persone a lasciare le proprie case. Crescono le pressioni sul gruppo. Ma avverte Sami Nader, direttore dell'Istituto di Scienze politiche alla St. Joseph University di Beirut, c'è stato "un investimento di tre decenni" su Hezbollah da parte dell'Iran, che "non tradirà" il gruppo "alla prima occasione".

Nella Repubblica Islamica a prendere le decisioni strategiche è Khamenei. E i Pasdaran. E finora l'Iran non è andato oltre la retorica. Nel 2006, dopo i 34 giorni di guerra tra Israele e gli Hezbollah, aiutò il gruppo a riarmarsi e riorganizzarsi al termine del conflitto. E, ha detto Khamenei, uccidere gli alti funzionari di Hezbollah non metterà in ginocchio il Partito di Dio. Perché, secondo la fonte del Post, Hezbollah ha già organizzato la successione e "prepara quattro o cinque militanti per ogni comandante di alto grado". Persone "ben addestrate, se non meglio addestrate della prima generazione".

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