Sinner e il caso doping: “Io a testa alta, non ho fatto nulla di male”
L'azzurro: "Ovviamente deluso di ritrovarmi di nuovo in questa posizione, ma proverò a restare concentrato sul mio lavoro"
Jannik Sinner, in conferenza stampa dopo la vittoria su Jiri Lehecka nei quarti di finale del torneo Atp 500 di Pechino, torna a parlare dopo il ricorso della Wada, l'agenzia mondiale antidoping, per la positività al clostebol riscontrata a marzo. "Non è una situazione in cui mi fa piacere trovarmi, è delicata e difficile e anche diversa. Quel che so però è che non ho fatto nulla di male e questo già mi aiuta un po' a tenere la testa alta", ha spiegato l'azzurro.
"Di certo ho passato notti insonni in questo periodo e adesso ancora una volta non sarà facile - sottolinea il 23enne altoatesino -. E' un qualcosa che potenzialmente può accadere e sono ovviamente deluso di ritrovarmi di nuovo in questa posizione, ma proverò a restare concentrato sul mio lavoro facendo tutto quel che potrò per farmi trovare pronto per ogni partita che dovrò affrontare. Sì, è un momento difficile per me e per il mio team. Tendo a tenermi vicine le persone che mi conoscono come persona e loro sanno chi sono, ma di sicuro non è facile".
Sinner parla poi della partita. "Con Lehecks ci conosciamo, l'ho affrontato anche a Indian Wells. Sono soddisfatto di averla chiusa in due set. Nel prossimo match dovrò alzare ancora il livello. Cerchiamo sempre di migliorare giorno dopo giorno. I successi sono il risultato del livello di gioco che esprimi, di quanto riesci ad essere continuo anche mentalmente. Cerchiamo di stare nel presente, ogni match ci fa capire che posso migliorare. Ho cambiato fisioterapista e preparatore e anche dal punto di vista fisico c'è tanto da fare".
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Sci, Razzoli: “Trasmettere i valori che abbiamo...
Il campione olimpico al Premio Fair Play Menarini
"Credo che il senso della giornata del Premio sia quello di trasmettere i valori che abbiamo imparato in una vita di sport. Una responsabilità che abbiamo noi sportivi è fare questo per lasciare un'eredità, per trasmettere ai giovani quello che lo sport può regalare. Penso che non ci sia niente di più bello per un giovane di praticare sport: sono sempre stato convinto che crescere con lo sport ti dà tantissimo, ti fa vivere e condividere emozioni, crescere nei momenti buoni e nei momenti più difficili, e sono proprio quei momenti, soprattutto quelli difficili, che servono a crescere. Parliamo di sport, insegniamo ai ragazzi quello che lo sport ci ha dato, e cerchiamo di trasmetterlo in una giornata come oggi. E' molto importante fare tutto questo, mi fa piacere di esserci e di essere stato invitato". Lo ha detto l'ex sciatore di slalom speciale Giuliano Razzoli, campione olimpico ai Giochi Invernali di Vancouver 2010 e Ambasciatore del Fair Play Menarini dall’anno successivo, parlando con i giornalisti a Firenze in occasione del talk show "I campioni si raccontano", evento organizzato oggi nell'ambito del 28° Premio Internazionale Fair Play Menarini.
"Dopo diverse generazioni, soprattutto nella parte maschile, dove abbiamo fatto bene, siamo arrivati a fine carriera per tanti atleti: ovviamente i cambi generazionali non sono mai semplici, e questa cosa si sta vedendo - ha aggiunto Razzoli parlando dello sci italiano - Per fortuna ci sono le nostre donne che invece mandano avanti tutto il sistema a suon di vittorie, e questa è una cosa molto positiva. Certo, bisogna cercare di aiutare questo cambio generazionale, e speriamo che avvenga al più presto possibile".
A proposito della sua attività, Razzoli ha raccontato: "Quest'estate mentre io ero a casa abbastanza tranquillo e i miei colleghi erano in ghiacciaio a svegliarsi alle 4 la mattina, sciare non mi mancava. Ma in realtà da quando sono iniziate le gare adesso ovviamente un po' di malinconia c'è, perché l'emozione che dà la competizione è unica e irripetibile, io ho lasciato con serenità e consapevolezza di aver fatto il massimo delle mie possibilità. Mi auguro che ci siano altri atleti che continuino a farci emozionare da casa o dagli spalti di una gara di Coppa del Mondo"-
"Non si finisce mai di imparare, sicuramente, e diciamo che c'è un po' di work in progress, sicuramente il mondo dello sport è il mio mondo, e quindi vedremo nel tempo, un pochino qualche ruolo. Ci saranno a breve anche le Olimpiadi Invernali proprio in Italia, quindi ci sarà occasione sicuramente di parlare di sport e di partecipare a tante iniziative - ha sottolineato Razzoli - Sono stato proprio a un evento di Milano-Cortina nelle settimane scorse. Un po' di rammarico c'è per il fatto di non poter essere là al cancelletto a rappresentare l'Italia, nuovamente, in Italia: ma in realtà c'è anche la bellezza di poter sfruttare un evento del genere per promuovere lo sport che in Italia, è vero, sta crescendo, ma credo non abbastanza, bisogna sempre fare qualcosina in più per aiutare la cultura dello sport e far crescere sempre più giovani con lo sport, e un evento del genere è una possibilità incredibile per far innamorare tante persone dello sport".
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Pallavolo, Antropova: “L’oro olimpico? Il...
La campionessa della nazionale al Premio Internazionale Fair Play Menarini
La vittoria alle Olimpiadi di Parigi insegna che "l'unione, il gruppo ha fatto la differenza. Ho ricevuto tantissimi commenti dalle persone che non seguivano la pallavolo e che hanno detto che si vedeva veramente che avevamo un gruppo molto coeso, ed è secondo me uno dei complimenti migliori". Lo ha detto Ekaterina Antropova, campionessa della nazionale femminile italiana di volley che per la prima volta nella sua storia ha vinto l'oro olimpico, parlando con i giornalisti a Firenze in occasione del talk show "I campioni si raccontano", evento organizzati oggi nell'ambito del 28° Premio Internazionale Fair Play Menarini.
La campionessa olimpica e punto di forza della Savino Del Bene Scandicci, a proposito dell'evento Fair Play Menarini ha aggiunto: "E' un onore esser qua stasera e riuscire a trasmettere qualcosa che va oltre l'importanza delle vittorie".
Riferendosi alla stagione appena iniziata con il suo club, Antropova ha affermato: "E' stato un novembre ricco di impegni e sarà così anche il mese di dicembre. Già domani giochiamo. Sono molto felice della mia squadra che sta avendo un buon andamento sia in campionato che in Champions League e speriamo di riuscire a continuare così".
Infine, ripensando alla vittoria all'Olimpiade, arrivata quasi in contemporanea con l'ottenimento della nazionalità italiana, Antropova ha spiegato: "Nel 2024 sono riuscita a esprimere e coronare nel miglior modo possibile con l'oro olimpico il cambiamento di nazionalità. Adesso ci aspetta una stagione altrettanto importante. Nessuno poteva immaginare di vincere l'Olimpiade, non mi ponevo obiettivi del genere, L'obiettivo del 2025, per quanto possa sembrare banale, è fare sempre il meglio".
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Pallavolo, Zorzi: “Nostro obbligo da sportivi è...
Il due volte campione del mondo con l'Italvolley al Premio Internazionale Fair Play Menarini
"Mi fa piacere parlare con i giovani, anche perché penso che sia fondamentale per noi sportivi provare a rinnovare un po' l'idea di quali siano i valori che lo sport riesce a implementare. C'è una retorica un po' banale, a volte, nell'idea che lo sport sia a prescindere un modello di vita, cosa che io non penso sia vera. Lo sport è sicuramente utile per certi aspetti, ma in questo mondo così polarizzato può diventare anche un problema. Quindi ripensare per bene a quali siano i valori che cui siamo portatori è il nostro obbligo da ex sportivi". Lo ha detto Andrea Zorzi, due volte campione del mondo con l'Italvolley e vincitore del Premio Fair Play Menarini nel 2010, parlando con i giornalisti a Firenze in occasione del talk show "I campioni si raccontano", evento organizzato oggi nell'ambito del 28° Premio Internazionale Fair Play Menarini.
"La pallavolo è uno sport ad altissima interdipendenza, nel senso che per regolamento devi passare la palla ai tuoi compagni: in tutti gli sport di squadra si passa la palla, ma noi siamo obbligati a farlo, e questo rende la pallavolo uno sport ad altissima interdipendenza, il che significa che lì si vince solo se sei disposto a collaborare - ha spiegato Zorzi - Questo non significa essere amici in senso stretto, significa sapere che la qualità del gioco dipende da questa capacità di essere una parte di un processo più grande. La nostra nazionale femminile lo ha fatto benissimo e sono felice per loro, per un oro meritatissimo e bellissimo".
E sulla nazionale femminile, Zorzi ha aggiunto: "La qualità è altissima, lo è da qualche anno a questa parte, hanno sprecato qualche occasione, e Velasco è stato bravissimo a trovare un modo per ridare un senso a questa squadra, un'unità. Ha detto che non è obbligatorio essere amici, occorre essere bravissimi colleghi, con rispetto professionale. Le nostre sono veramente fortissime in tutti i ruoli, e potrebbero avere un grande futuro. Nello sport nulla è garantito, ma glielo auguro per davvero. L'importante è fare un passo alla volta".