Israele invade il Libano, ira Tel Aviv per ‘fuga di notizie’ Usa: cosa è successo
Secondo lo Stato ebraico avrebbe potuto mettere in "pericolo" la vita dei propri soldati
All'indomani dell'inizio delle operazioni di terra in Libano, il governo israeliano fatica a nascondere l'irritazione con l'alleato americano per una "fuga di notizie" che - secondo lo Stato ebraico - avrebbe potuto mettere in "pericolo" la vita dei propri soldati. Un vero e proprio cortocircuito a livello mediatico, quello tra Tel Aviv e Washington, che non aiuta certo alla distensione dei rapporti.
Cosa è successo
A manifestare chiaramente l'ira israeliana sono state le dichiarazioni di un funzionario di alto livello israeliano che all'emittente pubblica Kan ha puntato il dito contro gli Usa per aver fatto trapelare i piani dell'operazione. "Questo è stato fatto nonostante gli Usa sostengano l'operazione - ha affermato il funzionario - Ma a noi è chiaro che gli Usa sono preoccupati, e quindi hanno reso pubblica l'operazione per cercare di limitarla".
A scatenare la rabbia di Israele è stata l'uscita del portavoce del dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, mentre in Israele si rincorrevano dichiarazioni ambigue di politici che esprimevano sostegno alle Idf per l'operazione in Libano, ma nel silenzio dei vertici politici e militari, che non ne avevano ufficializzato l'inizio. Il governo israeliano ha informato gli Stati Uniti su "alcune operazioni", anche di terra, in Libano. "Al momento ci hanno detto che si tratta di operazioni limitate alle infrastrutture di Hezbollah vicino al confine, ma siamo in continuo dialogo con loro", ha scandito Miller.
Parole che non devono essere piaciute affatto in Israele, con il portavoce delle Forze di difesa israeliane, Daniel Hagari, che ha replicato a stretto giro sul social X: "Nelle ultime ore ci sono stati molte notizie e voci sull'attività delle Idf al confine libanese. Chiediamo che non vengano diffuse notizie sulle attività delle forze. Attenetevi solo ai resoconti ufficiali e non diffondete voci irresponsabili".
Solo quando in Italia era circa l'una di notte le Idf hanno ufficializzato l'inizio dell'operazione di terra nel sud del Libano, parlando di incursioni "limitate, localizzate e mirate basati su intelligence precisa contro obiettivi terroristici e infrastrutture di Hezbollah".
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"Resteremo al fianco di Hezbollah con tutta la forza e con tutto ciò che possiamo ed espanderemo le nostre operazioni, a Dio piacendo". Lo afferma all'Adnkronos il vice capo dell'Autorità per i media degli Ansar Allah (Houthi) e presidente del consiglio di amministrazione dell'agenzia di stampa Saba, Nasr al-Din Amer, commentando l'inizio delle operazioni di terra delle Idf nel sud del Libano.
"Gli Houthi hanno le capacità militari per mettere Israele in difficoltà", aggiunge Amer, che senza spiegare esplicitamente i piani dei ribelli che controllano ampie zone dello Yemen tra cui la capitale Sana'a, chiarisce che "abbiamo molte opzioni per sostenere i nostri fratelli in Libano". E questi piani, sottolinea riferendosi ai raid condotti domenica da Israele sul porto yemenita di Hodeidah, "non saranno influenzati dalle incursioni del nemico sionista, né da quelle americane e britanniche".
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Il monte Everest continua a crescere e non si ferma. Il monte più alto del mondo, con i suoi 8849 metri, ha guadagnato dai 15 ai 50 metri negli ultimi 89mila anni. E, anche oggi, continua a crescere. La misurazione della montagna è oggetto di uno studio che ha preso in considerazione un nuovo fattore che condiziona il quadro. I corsi d'acqua che scorrono nella regione dell'Everest erodono il suolo 'spingendolo' in basso.
L'Everest cresce, ecco il colpevole
La base attorno alla montagna viene lentamente ma progressivamente scavata e rimodellata. Il principale responsabile sarebbe il fiume Arun, che scorre a circa 75 km dall'Everest e migliaia di anni fa, probabilmente dopo un fenomeno meteo estremo, ha iniziato a 'rubare' acqua ad un corso d'acqua più vicino alla montagna. Nel tempo, l'acqua ha trascinato sedimenti 'spostando' di fatto milioni di tonnellate di materiali e provocando l'innalzamento della montagna per il fenomeno del 'rimbalzo isostatico'. Oggi, il fiume Arun è il principale affluente del Kosi, che scorre più a sud.
"E' un nuovo fattore supplementare alla base del sollevamento dell'Everest", ha detto Matthew Fox, geologo dello University College di Londra e coautore dello studio. Il fenomeno, che ha determinato conseguenze negli ultimi 90mila anni scarsi, secondo gli scienziati avrà un impatto a lunghissimo termine: si può ipotizzare che la crescita dell'Everest sia un processo potenzialmente destinato a durare per milioni di anni.
Una crescita infinita? Possibile...
"L'impatto principale probabilmente ricadrà sugli scalatori che dovranno salire per 20 metri supplementari per arrivare in vetta", ha aggiunto Fox, senza escludere la formazione di altri strati di ghiaccio alle 'nuove' quote. Nella catena dell'Himalaya, l'Everest attualmente sovrasta di circa 250 metri la seconda vetta, il K2 (8.611 metri). Il processo di crescita che coinvolge l'Everest riguarda anche altre montagne: in particolare, bisognerà monitare le misure dei monti Lhotse e Makalu.