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Settimana dell’Allattamento: l’importanza di un sano inizio per i neonati

Dall’1 al 7 ottobre si celebra la Settimana mondiale per l’Allattamento, un’occasione per sensibilizzare sull’importanza di questa pratica naturale e fondamentale per la salute dei neonati. Promossa da diverse organizzazioni internazionali, tra cui l’Unicef, l’Oms e il Movimento Allattamento Materno Italiano (Mami), la settimana si propone di diffondere una cultura che supporti l’allattamento come prima scelta per l’alimentazione neonatale.

L’allattamento al seno non solo fornisce tutti i nutrienti necessari al neonato, ma rappresenta anche un fattore determinante per il suo sviluppo fisico e psicologico. Infatti, migliorare i tassi di allattamento esclusivo potrebbe salvare più di 820.000 vite all’anno a livello globale.

La campagna di quest’anno, intitolata “Stop alle disuguaglianze: sostegno a 360 gradi“, richiama l’attenzione sulla necessità di offrire supporto universale alle famiglie, indipendentemente dal tipo di alimentazione scelto.

I benefici dell’allattamento

Negli ultimi 12 anni, il numero di bambini allattati esclusivamente al seno nei primi sei mesi di vita è aumentato del 10% a livello mondiale, con il 48% dei neonati che beneficia di questo sano inizio. In Italia, solo nel 2023, circa 54.000 neonati sono nati in territori dove ospedali e comunità sono stati riconosciuti dall’Unicef come “Amici delle Bambine e dei Bambini”, dimostrando l’efficacia di politiche di sostegno dedicate.

L’allattamento al seno fornisce protezione contro numerose malattie, come infezioni gastrointestinali, malattie respiratorie e obesità. Inoltre, secondo vari studi, aiuta a creare un forte legame tra madre e bambino, grazie anche all’azione dell’ossitocina, l’ormone che favorisce la lattazione e il contatto pelle a pelle.

Le raccomandazioni per un allattamento efficace

Per garantire un allattamento al seno corretto e senza complicazioni, la Società Italiana per la Care in Perinatologia (Aicip) ha stilato dieci raccomandazioni fondamentali:
1. Contatto pelle a pelle: Fondamentale sin dai primi istanti dopo il parto, questo stimola il riflesso di suzione del neonato e la produzione di ossitocina nella madre, facilitando l’inizio dell’allattamento.
2. Attacco corretto: Un neonato che si attacca correttamente al seno facilita un allattamento efficace e senza dolore.
3. Allattare a richiesta: Si consiglia di seguire i segnali di fame del neonato, allattandolo tra le 8 e le 12 volte al giorno nelle prime settimane.
4. Rooming-in: Tenere il neonato vicino alla madre 24 ore su 24, anche in ospedale, facilita il riconoscimento dei segnali di fame.
5. Offrire entrambi i seni: Favorisce una produzione di latte bilanciata.
6. Evita succhiotti e biberon nei primi giorni: Potrebbero confondere il neonato nella suzione.
7. Supporto adeguato dopo un cesareo: Le madri che hanno subito un cesareo potrebbero avere più difficoltà nella produzione di latte, per cui necessitano di maggior supporto.
8. Posizioni adeguate: Varie posizioni di allattamento possono migliorare il comfort e prevenire problemi come ragadi al seno.
9. Fiducia nei propri mezzi: L’allattamento può essere un percorso difficile, ma con il giusto supporto la maggior parte delle madri può riuscire.
10. Supporto post-dimissione: Un monitoraggio continuo da parte di personale specializzato può prevenire problemi e assicurare il successo dell’allattamento.

Le iniziative dell’Unicef

Nel contesto della Settimana per l’Allattamento, l’Unicef Italia ha lanciato due nuove pubblicazioni per sostenere famiglie e operatori sanitari: “Cosa devo sapere sul Codice – Una guida all’implementazione e rispetto del Codice e all’identificazione delle violazioni” e “Commercializzazione dei sostituti del latte materno. Rapporto 2024”. Questi testi offrono informazioni chiare sulle pratiche corrette di alimentazione e promuovono il rispetto del Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, un insieme di regole volto a proteggere le famiglie dalle pressioni commerciali delle aziende produttrici di latte artificiale.

Le iniziative Unicef si inseriscono nel più ampio programma “Insieme per l’Allattamento”, che coinvolge 35 ospedali, 10 comunità e oltre 1.000 Baby Pit Stop, spazi pubblici dove i genitori possono fermarsi per allattare o cambiare il pannolino ai loro bambini. Queste strutture promuovono pratiche sicure per l’allattamento e offrono supporto anche a quelle madri che scelgono di non allattare, garantendo cure appropriate per tutti i neonati.

Una responsabilità condivisa

Secondo l’Unicef, l’allattamento è una responsabilità collettiva che coinvolge famiglie, operatori sanitari, politici e la società intera. Quando le donne ricevono il giusto sostegno, hanno il doppio delle probabilità di allattare con successo. È essenziale creare un ambiente di supporto che tuteli l’allattamento e offra cure adeguate, riconoscendo che ogni famiglia ha le proprie esigenze e deve poter fare scelte consapevoli.

In conclusione, la Settimana per l’Allattamento rappresenta un’importante occasione per riflettere sull’importanza dell’allattamento al seno e sul ruolo che ogni membro della società può svolgere nel supportare le famiglie in questo percorso cruciale per la salute e il benessere dei più piccoli.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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I modelli che assomigliano a Gesù spopolano nello Utah,...

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Modello Gesù Canva

Che lavoro fai? Faccio Gesù nelle foto di famiglia, guadagno molto bene. Lingua a parte, questa conversazione potrebbe tenersi in una parte dello Utah e soprattutto nella capitale di Salt Lake City, centro del mondo mormone e di una iniziativa molto originale. Qui, le famiglie pagano fino a 200 dollari all’ora i ‘modelli di Gesù’, ovvero uomini che hanno (e spesso perfezionano) un aspetto fisico che assomiglia molto a quello del Messia.

Oltre ad una giusta postura e alla capacità di mettersi ‘in posa’, una giusta corporatura, lunghi capelli, una barba curata e uno sguardo angelico bastano per trasformarsi in una sorta di celebrità locale. Questi “Jesús model”, come vengono chiamati, sono richiesti per scatti fotografici che immortalano il Messia in situazioni sacre, a uso e consumo della comunità locale e delle famiglie mormoni.

Si potrebbe pensare che si tratti di una nicchia di mercato irrilevante, ma la realtà è molto diversa: nel 2024, il business delle foto a tema cristiano ha registrato un vero e proprio boom, con fotografi e modelli che hanno saputo trasformare la spiritualità in una fonte di reddito. Come racconta il Wall Street Journal, lo Utah è un terreno culturalmente fertile dove fede e impresa si incontrano, dando vita a una nuova declinazione dell’iconografia religiosa.

Diventare “Gesù” negli Utah

La paga per una sessione fotografica può raggiungere i 200 dollari all’ora, una cifra considerevole per un’attività che richiede principalmente la somiglianza fisica e la capacità di evocare la serenità e la purezza della figura del Messia.

Tra i volti più noti sentiti dal Wst c’è Terry Holker un cinquantenne che somiglia così tanto a Gesù da aver vissuto episodi quasi surreali. Durante una sessione fotografica a Salt Flats, una donna si è avvicinata chiedendogli di camminare con lei, convinta che la sua apparizione fosse un segno divino. Terry, colpito dall’emozione della donna, ha spiegato di non essere il vero Gesù, ma l’episodio lo ha confermato come uno dei modelli più richiesti per questo insolito lavoro.

Un altro esempio è Bob Sagers, con barba bionda e lunghi capelli che cadono sulle spalle. Alto quasi due metri, Bob si è guadagnato il soprannome di “Il Cristo gigante” e, da quattro anni, posa regolarmente per fotografi locali, conquistando i cuori dei clienti che cercano autenticità e devozione nei loro ritratti. “Essere Gesù non è solo un lavoro, ma un onore”, ha spiegato Sagers, che si dice felice di contribuire alla celebrazione della fede nelle famiglie dello Utah.

Un mercato fertile per i fotografi

Non sono solo i modelli a beneficiare del boom di questa tendenza. Anche i fotografi locali stanno vivendo un periodo d’oro grazie alla crescente domanda di ritratti sacri. MaKayla Avalos, fotografa ventottenne di Salt Lake City, ha spiegato come l’idea sia nata quasi per caso. Nel 2020, MaKayla ha chiesto a un amico di famiglia di posare come Gesù in alcune foto con i suoi figli. “L’obiettivo era rendere il tutto più personale, mostrando un legame diretto tra fede e famiglia”, racconta Avalos. Ma quando ha condiviso le immagini online, è stata travolta da richieste di altre famiglie, tutte desiderose di avere un ritratto simile da appendere in casa.

Da quel momento, la sua attività ha avuto una crescita “biblica”, è il caso di dire. “Ho iniziato a sperimentare tecniche di illuminazione ispirate al Rinascimento per dare un tocco artistico alle immagini”, spiega la fotografa, sottolineando che l’arte non è solo un mezzo per guadagnare, ma anche un modo per portare significato spirituale alle vite dei suoi clienti.

Il cristianesimo mormone degli Utah

Per comprendere appieno il fenomeno, è necessario contestualizzarlo nella realtà dello Utah. Secondo i dati di Pew Research Center, il 73% della popolazione dello stato si identifica come cristiana, con una predominanza della fede mormone. Per questa comunità, l’immagine di Gesù non è solo una rappresentazione religiosa, ma un simbolo che si intreccia con ogni aspetto della vita quotidiana.

In questa regione, il ritratto personale con un “Gesù” in carne e ossa è diventato un modo per avvicinare la religione alla dimensione intima della famiglia. Che si tratti di annunciare un matrimonio, celebrare una nascita o semplicemente decorare il salotto di casa, il ritratto con il Messia risponde al desiderio di esprimere la propria fede in un linguaggio visivo comprensibile e condivisibile dagli altri della stessa fede.

La fotografia è solo una parte di questa tendenza. Episodi come quello vissuto da Terry Holker dimostrano come il simbolismo di questi modelli vada ben oltre la semplice immagine. La donna che ha considerato un segno divino la vista di Terry è un esempio di come, per molti, la figura di Gesù rappresenti un’ancora di speranza e conforto. Anche per i modelli stessi, lavorare in questo contesto si sta rivelando qualcosa di più di un semplice impiego. Come ha raccontato un altro “Jesus model” anonimo al Wst, “Quando le persone ti guardano negli occhi cercando fede e consolazione, ti senti parte di qualcosa di più grande”.

Caratteristiche e differenze principali con il cristianesimo tradizionale

Il cristianesimo mormone, noto ufficialmente come Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (Lds), è una delle denominazioni cristiane più particolari e distintive. Fondato negli Stati Uniti nel 1830 da Joseph Smith, si basa sia sulla Bibbia sia su altre scritture sacre uniche alla tradizione mormone, a partire dal Libro di Mormon, e presenta caratteristiche dottrinali e pratiche che lo differenziano dalle correnti principali del cristianesimo.

Smith affermò di aver ricevuto il Libro da Dio attraverso delle tavole d’oro, tradotte grazie a un intervento divino. Il testo narra la storia di antiche civiltà che vissero nelle Americhe e della visita di Gesù Cristo dopo la sua resurrezione. I mormoni vedono il Libro di Mormon, insieme ad altri testi sacri come Dottrina e Alleanze e Perla di Gran Prezzo, come parte integrante della rivelazione divina.

La Trinità per i mormoni

Una caratteristica distintiva del cristianesimo mormone è la concezione di Dio come un essere corporeo, distinto da Gesù Cristo e dallo Spirito Santo, ma uniti in scopo. Questa visione si discosta dalla dottrina della Trinità accettata dalla maggior parte delle confessioni cristiane. Inoltre, i mormoni credono che la rivelazione divina non si sia conclusa con il Nuovo Testamento. I profeti moderni e il presidente della Chiesa sono considerati portavoce di Dio, in grado di ricevere nuove rivelazioni per guidare la Chiesa.

Il ruolo della famiglia per i mormoni

La famiglia occupa un ruolo centrale nella vita mormone. I templi, luoghi di culto separati dalle chiese locali, ospitano riti unici come il matrimonio eterno, che lega gli sposi non solo per la vita terrena ma per l’eternità. Questo riflette la visione mormone della famiglia come istituzione sacra e base della comunità e aiuta a capire il fenomeno dei ‘modelli di Gesù’ che si è sviluppato nello Utah.

I mormoni sono noti per il loro impegno missionario globale. I giovani, sia uomini sia donne, sono incoraggiati a dedicare da diciotto mesi a due anni a diffondere la loro fede. I missionari sono facilmente riconoscibili per il loro abbigliamento formale e i distintivi con il proprio nome.

La Chiesa mormone è guidata da un’organizzazione gerarchica. Al vertice c’è il Presidente della Chiesa, considerato un profeta vivente, assistito da due consiglieri. Altre autorità includono il Quorum dei Dodici Apostoli e i settanta, responsabili della guida spirituale e amministrativa.

Il cristianesimo mormone è stato spesso frainteso e criticato per alcune dottrine non condivise dal cristianesimo tradizionale. Tra queste, il passato della poligamia, abbandonata dalla Chiesa nel 1890, e la dottrina della progressione eterna, secondo la quale gli esseri umani possono aspirare a diventare come Dio. Nonostante ciò, la Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni continua a crescere, con più di 17 milioni di membri in tutto il mondo, grazie al suo forte senso di comunità, impegno missionario e attenzione alle famiglie.

Modelli di Gesù nel tempo moderno

Se per alcuni il business dei modelli di Gesù potrebbe sembrare folkloristico, per altri è un esempio straordinario di come la cultura religiosa possa adattarsi ai tempi moderni. Il caso degli Utah è ancora più emblematico se confrontato con il ‘cyber-Gesù’ di Lucerna, dove nella parrocchia di Peterskapelle al posto del classico prete, si trova un ologramma del Messia, pronto a rispondere ai dubbi dell’anima in ben cento lingue. Due modi diversi di professare la propria religione, entrambi con l’obiettivo dichiarato di rendere ‘tangibile’ il contatto con Gesù.

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Saldi invernali 2025, quando iniziano e come fare acquisti...

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Saldi

Il conto alla rovescia è ormai iniziato: sabato 4 gennaio 2025 prende il via la stagione dei saldi invernali, con le vetrine dei negozi che si preparano a offrire sconti che faranno felici tanti consumatori. Se durante le feste natalizie ci siamo ritrovati a fare i conti con la lista dei regali da acquistare, ora è il momento di pensare a se stessi, approfittando delle offerte che invadono i negozi di tutta Italia. Ma attenzione, non tutto ciò che luccica è oro, e il Codacons, come ogni anno, ha diffuso il suo immancabile vademecum per lo shopping a prezzi scontati. Perché, si sa, i saldi sono un’occasione imperdibile, ma non sempre è facile orientarsi tra i vari negozi e le tentazioni della moda a prezzi stracciati.

Acquisti sicuri e regole d’oro

La prima regola d’oro: conservare lo scontrino. Un consiglio che sembra scontato, ma che molte volte viene sottovalutato. Non c’è niente di più frustrante che voler restituire o cambiare un capo acquistato in saldo e scoprire che il negoziante non accetta il reso, anche se il prodotto è difettoso. È bene sapere che, anche in periodo di saldi, il negoziante ha l’obbligo di sostituire la merce difettosa e, se non possibile, restituire il denaro (non solo un buono). La garanzia per i difetti di fabbrica dura ben due mesi, non solo pochi giorni come talvolta si crede.

E se il negozio cerca di farvi passare un prodotto invenduto come saldo, ricordate che l’articolo deve essere un vero avanzo di stagione e non fondi di magazzino rimasti lì per mesi. Ogni anno ci sono le solite storie di negozi che, proprio prima dei saldi, svuotano gli scaffali e poi li riempiono con nuovi articoli che, miracolosamente, appaiono in saldo. Ecco un altro suggerimento del Codacons: girare per i negozi prima dell’inizio dei saldi. Prendete nota dei prezzi e verificate che lo sconto sia davvero reale. In questo modo, eviterete di fare acquisti impulsivi e scoprire che un capo che sembrava a metà prezzo è in realtà solo un “ripiego” in saldo, già prezzato con un ricarico esagerato. Non fermatevi al primo negozio, ma confrontate. Sembra un gioco da ragazzi, ma spesso una piccola passeggiata in più vi permetterà di evitare il tanto temuto “acquisto sbagliato”.

Poi, un altro punto che non passa mai di moda: attenzione alla qualità. Il fatto che un capo abbia un prezzo elevato non significa necessariamente che sia di alta qualità. Le fibre naturali, che costano di più rispetto a quelle sintetiche, sono più delicate, ma non sempre il prezzo alto è giustificato. È bene quindi prestare attenzione alle etichette che descrivono la composizione del prodotto. E, soprattutto, diffidare dei marchi troppo simili a quelli noti, perché potrebbero essere delle imitazioni a prezzi esorbitanti. I veri affari, spesso, si trovano nei negozi di fiducia o quando si conosce già il prezzo di quel capo che avete puntato da tempo.

Ogni negozio deve esporre chiaramente il cartellino del prezzo, e non solo quello finale: il prezzo originale, lo sconto applicato e il nuovo prezzo devono essere leggibili e visibili. Se vi imbattete in vetrine che nascondono la merce con manifesti o cartelloni, probabilmente c’è qualcosa da nascondere. Inoltre, la merce in saldo deve essere separata dalla merce nuova, per evitare confusione. Un altro consiglio utile: controllate che il prezzo praticato non sia il medesimo di quello degli ultimi 30 giorni. Se notate che il prodotto che avete adocchiato è stato venduto allo stesso prezzo durante il mese precedente, è possibile che lo sconto sia solo un’illusione.

Se la tentazione di fare shopping online è forte, anche in periodo di saldi, il Codacons raccomanda di acquistare solo da siti certificati e di pagare con carte tracciabili, possibilmente prepagate o virtuali. Non solo per una maggiore sicurezza nei pagamenti, ma anche per evitare possibili addebiti nascosti. Inoltre, prima e dopo i saldi, è sempre utile fare una comparazione dei prezzi, per essere certi che la promozione online non sia solo una mossa di marketing per attrarre i consumatori. Non dimenticate mai di leggere le recensioni e le politiche di reso.

Il calendario dei saldi invernali

I saldi invernali 2025 sono finalmente alle porte, pronti a dare il via a un periodo di occasioni imperdibili per gli amanti dello shopping a prezzi scontati. Come ogni anno, però, le date di inizio e fine possono variare a seconda della regione, quindi, è fondamentale sapere quando partire alla ricerca dei migliori affari. In generale, i saldi partiranno sabato 4 gennaio 2025, ma la durata effettiva dipende dalle normative regionali.

La legge stabilisce che la durata massima dei saldi sia di 60 giorni, ma non tutte le regioni seguono lo stesso calendario. In alcune, come la Valle d’Aosta, i saldi sono iniziati già il 2 gennaio e dureranno fino al 31 marzo, offrendo così un ampio arco temporale per fare acquisti. Altre regioni, come la Liguria e la Sicilia, hanno date più ristrette, con la fine dei saldi fissata per metà febbraio. In Lazio i saldi dureranno 6 settimane, mentre in Piemonte la durata è limitata a 8 settimane. In Lombardia, Campania, Toscana, Sardegna e Molise i saldi si estendono per i consueti 60 giorni. Inoltre, alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia e l’Umbria, offrono la possibilità di effettuare vendite promozionali in qualsiasi periodo dell’anno.

In generale, è sempre bene verificare le date specifiche per la propria regione, così da non perdere l’occasione di approfittare degli sconti più vantaggiosi. E se il calendario regionale varia, non dimenticate che la durata dei saldi non potrà mai superare i 60 giorni, quindi sarà sempre possibile fare acquisti a prezzi ribassati fino a inizio marzo, ma è fondamentale navigare tra le promozioni con attenzione. Con qualche precauzione, un po’ di pazienza e magari una bella passeggiata tra i negozi, l’esperienza dello shopping può diventare davvero vantaggiosa. Perché, come si dice, “una buona occasione non è solo quella che ci sembra più vantaggiosa, ma quella che sappiamo valutare meglio”.

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Nuove tariffe sanitarie? Sì, no, forse…

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medico sanità

Un autentico gioco di contrordini quello che sta attraversando il nuovo tariffario per le prestazioni sanitarie in Italia. Il 30 dicembre 2024 il Tar del Lazio sorprende tutti con una sospensione cautelare del decreto ministeriale che, dopo oltre vent’anni, avrebbe dovuto rinnovare le tariffe per esami e visite ambulatoriali. Una decisione che giunge come un fulmine a ciel sereno, suscitando reazioni contrastanti tra gli addetti ai lavori, ma che lascia soprattutto i cittadini con l’amaro in bocca. L’entrata in vigore del decreto, previsto per il 30 dicembre, slitta e i 35% delle tariffe relative a 1.113 prestazioni specialistica ambulatoriali e protesiche restano in sospeso.

Ma non finisce qui. Solo 24 ore dopo, il 31 dicembre, il Tar del Lazio decide di fare un passo indietro, ritirando la sospensiva. La causa? Una valutazione della “gravità delle conseguenze” che la sospensione avrebbe comportato sul sistema sanitario, a partire dai disservizi nei percorsi di prenotazione, prescrizione ed erogazione delle prestazioni. Le difficoltà pratiche sarebbero state troppe, anche per la burocrazia giuridica, tanto da far “rivedere” la decisione con la conferma della Camera di consiglio fissata per il 28 gennaio. Un capovolgimento che sembra un episodio di pura amministrazione, ma che ha un impatto diretto sulla vita dei cittadini e sull’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale.

Le modifiche e le nuove tariffe

Il nuovo decreto di revisione delle tariffe sarebbe stato una rivoluzione, atteso da decenni per rinnovare nomenclatori fermati agli anni Novanta. In particolare, il 35% delle prestazioni sanitarie aggiornate riguardano ambiti cruciali come la specialistica ambulatoriale e l’assistenza protesica, che erano fermi rispettivamente al 1996 e al 1999. Le modifiche includevano nuove prestazioni, come la Procreazione Medicalmente Assistita (Pma), che adesso verrebbe applicata con una tariffa omogenea per tutti i cicli del trattamento, oltre alla copertura di dispositivi tecnologicamente avanzati, dalle protesi per arti superiori e inferiori a tecnologie per la diagnosi di malattie complesse, come la celiachia. Insomma, una vera e propria “rivoluzione”, ma che ora rischia di restare solo sulla carta.

Il decreto avrebbe impattato con un valore complessivo di circa 550 milioni di euro, di cui 502 per la specialistica ambulatoriale e 47 per l’assistenza protesica. Tra le novità più significative ci sono anche le attrezzature di domotica e sistemi di supporto per persone disabili, come gli apparecchi acustici digitali o i sistemi di riconoscimento vocale per pazienti con disabilità motorie. Ma il provvedimento, pur ambizioso, è stato osteggiato da numerose categorie sanitarie, che hanno sollevato il dubbio che il governo non avesse considerato in modo adeguato l’andamento dei costi reali. La pandemia e la crisi economica, infatti, avevano messo a dura prova molte strutture sanitarie accreditate, che lamentano ora un’implementazione delle tariffe insufficiente rispetto alle necessità operative reali. Una delle accuse più pesanti riguarda proprio la “mancanza di una valutazione complessiva e coerente” delle esigenze economiche delle strutture.

Il futuro del Ssn tra incertezze e speranze

E così, dopo i primi colpi di scena, la fine del 2024 lascia un’incredibile incertezza sulle prossime mosse. Il nuovo anno comincia con un grande punto interrogativo, tanto per le strutture sanitarie quanto per i cittadini. Da un lato, infatti, c’è l’esigenza di modernizzare un sistema che da troppo tempo non risponde alle esigenze delle persone; dall’altro, ci sono le difficoltà giuridiche e burocratiche che stanno rallentando il processo, creando un disservizio che, secondo il Tar, potrebbe arrivare a compromettere anche la salute dei pazienti. Se il decreto sulle tariffe non riuscisse a decollare in tempi brevi, si rischierebbe un grave blocco nella rete sanitaria, con ripercussioni tangibili sulle persone, già esasperate dalla lentezza del sistema. In un Paese dove l’accesso alle cure è sempre più difficile e costoso, il 2025 si preannuncia un anno di continue difficoltà per il Servizio Sanitario Nazionale.

Le difficoltà economiche delle famiglie italiane, infatti, sono ben lontane dall’essere risolte. Un altro report, quello sulla povertà sanitaria, evidenzia come sempre più italiani siano costretti a rinunciare alle cure, a causa dell’aumento vertiginoso dei costi dei farmaci. Ben 463mila persone nel 2024 si sono rivolte ad enti di beneficenza come il Banco Farmaceutico per poter accedere a farmaci gratuiti, con un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente. In un quadro sanitario in crisi, dunque, il balletto delle sospensioni e delle marce indietro rischia di lasciare ancor più nella polvere le persone più vulnerabili.

In attesa della decisione definitiva del Tar, che potrebbe finalmente mettere ordine nel caos tariffario, il 2025 si presenta come un anno critico per il nostro sistema sanitario. Tra le incertezze amministrative e le difficoltà pratiche, sarà difficile trovare un equilibrio tra le necessità di modernizzazione e quelle di sostenibilità economica. Se l’obiettivo era quello di garantire a tutti i cittadini prestazioni sanitarie aggiornate e di qualità, il rischio è che, al contrario, si finiscano per creare nuove disuguaglianze. Un futuro tutto da scrivere, ma che parte da una realtà che richiede urgentemente un cambiamento tangibile.

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