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Ucraina e Gaza, perché i due conflitti durano così a lungo? – Ascolta

(Fotogramma/Ipa)

Novecentocinquanta giorni di conflitto in Ucraina, il 7 ottobre sarà un anno dall’attacco terroristico di Hamas che ha portato alla guerra nella Striscia di Gaza. Ma perché le due principali guerre in corso hanno una durata così lunga?

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Attacco Iran a Israele, Netanyahu: “Asse del Male...

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Il capo di Stato maggiore dell'Idf ha detto che Tel Aviv risponderà all'attacco missilistico iraniano "con potenza e precisione"

Edificio distrutto da missile iraniano in Israele (Afp)

Primo discorso in televisione oggi di Benjamin Netanyahu dopo l'attacco dell'Iran contro Israele di ieri sera. ''Siamo nel mezzo di una dura guerra contro l'Asse del male dell'Iran che cerca di distruggerci'' ha detto. Ma ''questo non accadrà''. ''Vinceremo perché staremo insieme, con l'aiuto di Dio'', ha aggiunto.

Altri sette soldati israeliani sono morti nel sud del Libano hanno indicato le Idf, portando a otto il bilancio odierno dei militari dello Stato ebraico caduti. Tutte le vittime hanno tra i 21 ed i 23 anni. Netanyahu ha "inviato le più sentite condoglianze alle famiglie dei nostri eroi caduti oggi in Libano'', gli otto militari che hanno perso la vita nell'offensiva contro Hezbollah. ''Che Dio li vendichi e che il loro ricordo sia una benedizione".

Ferma condanna di Guterres

"Il tempo stringe", bisogna interrompere questo "ciclo disgustoso di violenze" ha detto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, nel suo intervento davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. "Le fiamme che divampano in Medio Oriente stanno rapidamente diventando un inferno", ha rilanciato l'allarme Guterres, secondo cui le cose dall'ultima settimana "vanno sempre peggio".

Il segretario generale dell'Onu - dichiarato persona non grata in Israele - ha condannato "con fermezza" l'attacco iraniano nel suo intervento alla riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. "Come ho fatto in relazione all'attacco iraniano di aprile – e come avrebbe dovuto essere ovvio ieri nel contesto della condanna che ho espresso – condanno nuovamente con fermezza il massiccio attacco missilistico di ieri dell'Iran contro Israele".

Idf: "Risponderemo ad attacco Iran con potenza"

''Risponderemo, sappiamo come individuare obiettivi importanti, sappiamo come colpire con precisione e in modo potente'' ha detto il capo di Stato maggiore dell'esercito israeliano, il generale Herzi Halevi, ha parlato della risposta israeliana all'attacco iraniano affermano che l'Idf è in grado di "raggiungere e colpire qualsiasi punto del Medio Oriente". In una dichiarazione video ha poi aggiunto che ''quei nostri nemici che non lo hanno capito fino ad ora, lo capiranno presto".

"Ieri l'Iran ha lanciato circa 200 missili contro lo Stato di Israele. L'Iran ha attaccato aree civili e ha messo in pericolo la vita di molti civili. Grazie al comportamento civile appropriato e alla difesa di alta qualità, il danno è relativamente piccolo", ha concluso Halevi.

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Esteri

Israele, l’impatto della guerra sulle presidenziali...

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L'approccio duro del tycoon potrebbe offrirgli un vantaggio tra i difensori di Israele mentre la linea della vice di Biden ha maggiore appeal su agli elettori favorevoli a un approccio più misurato alla crisi

Kamala Harris e Donald Trump - Afp

L'escalation del conflitto tra Israele, Iran e il sedicente "Asse della Resistenza" composto da Hamas, Hezbollah, Houthi e milizie sciite tra Siria e Iraq, sta avendo un impatto significativo sulla campagna presidenziale statunitense, influenzando in particolare le piattaforme di politica estera dei due principali candidati, Kamala Harris e Donald Trump.

Kamala Harris, la candidata democratica, ha sottolineato il forte sostegno a Israele, sostenendo al contempo gli aiuti umanitari ai palestinesi. Harris sostiene che l'Iran è una forza destabilizzante nella regione e sottolinea l'importanza di mantenere le alleanze degli Stati Uniti, in particolare con Israele, in quanto fondamentali per la stabilità del Medio Oriente. L'amministrazione Biden-Harris è stata attiva nel fornire aiuti militari a Israele, nel dispiegare ulteriori forze statunitensi nella regione e nel cercare di limitare l'influenza dell'Iran attraverso misure diplomatiche e militari. Tuttavia, Harris ha invitato alla cautela, spingendo per soluzioni a lungo termine come il rilancio dei negoziati verso una soluzione a due Stati.

Donald Trump, il candidato repubblicano, ha una posizione più aggressiva. Ha criticato la gestione della situazione da parte dell'amministrazione Biden-Harris, accusandola di debolezza nel trattare con l'Iran. La retorica di Trump è stata particolarmente tagliente,, e ha dichiarato che la sicurezza di Israele sarebbe in pericolo con una presidenza Harris. E' favorevole a un approccio di “massima pressione” nei confronti dell'Iran, simile alle politiche attuate durante il suo primo mandato, che comprendevano sanzioni e un forte sostegno a Israele. Trump ha anche espresso scetticismo sulla fattibilità di una soluzione a due Stati, soprattutto alla luce degli attentati del 7 ottobre 2023.

Donald Trump e il dividendo elettorale

L'approccio duro di Trump alla politica estera, in particolare in Medio Oriente, potrebbe offrirgli un vantaggio significativo tra gli elettori che danno priorità alla sicurezza nazionale e a una forte difesa di Israele. Trump ha sempre criticato la politica estera dell'amministrazione Biden, sostenendo che è troppo indulgente nei confronti dell'Iran. La sua retorica si allinea con quella di molti elettori repubblicani che sono favorevoli a una posizione più aggressiva contro Teheran e i suoi proxy come Hezbollah.

Inoltre, la posizione di Trump si rivolge al blocco di voti pro-Israele, in particolare tra i cristiani evangelici e gli elettori ebrei conservatori, che storicamente sono stati fondamentali per la sua base. La sua critica ad Harris come debole nei confronti di Israele e troppo concentrata sulla diplomazia ha un effetto su chi vede l'Iran come una minaccia esistenziale per Israele e crede che solo una forte risposta militare possa scoraggiare la sua influenza nella regione. I precedenti sforzi di Trump, come lo spostamento dell'ambasciata statunitense a Gerusalemme e la mediazione negli accordi di Abramo, rafforzano la sua immagine di difensore degli interessi israeliani.

Il potenziale vantaggio di Kamala Harris

D'altro canto, Kamala Harris e il campo democratico potrebbero trarre vantaggio dagli elettori favorevoli a un approccio più misurato alla crisi mediorientale. Harris ha sottolineato la necessità di aiuti umanitari a Gaza e di diplomazia con l'Iran, pur ribadendo il diritto di Israele di difendersi. Questo appello all'equilibrio - offrire sostegno militare a Israele e allo stesso tempo sostenere soluzioni di pace a lungo termine - è apprezzato dagli elettori progressisti e dai democratici moderati che temono che gli Stati Uniti vengano trascinati di nuovo nel gorgo del Medio Oriente.

Harris ha anche l'opportunità di attrarre gli elettori, in particolare i più giovani e appartenenti a minoranze etniche, che sono più solidali con la causa palestinese o stanchi di un approccio unilaterale alla politica estera.

Chi vincerà la battaglia delle opinioni in vista del 5 novembre

L'esito dipende in larga misura dall'evoluzione del conflitto e da come verrà inquadrato dai media. Se si intensifica e l'amministrazione Biden viene percepita come debole o incapace di contenere la situazione, Trump può trarre vantaggio dagli elettori che chiedono una politica estera più assertiva.

Al contrario, se Harris e l'amministrazione Biden riusciranno a trovare un delicato equilibrio - sostenendo Israele e spingendo per soluzioni umanitarie e prevenendo una guerra più ampia - potrebbe mantenere o addirittura aumentare il suo appeal tra gli elettori che preferiscono la diplomazia alla proiezione di forza militare. Va ricordato che la base democratica è alquanto divisa sulla politica mediorientale, il che potrebbe limitare la sua capacità di ottenere un reale vantaggio sul tema.

Il modo in cui ciascun candidato gestirà la narrazione del conflitto, soprattutto se ci saranno sviluppi significativi prima delle elezioni, sarà fondamentale per determinare l'impatto sul voto.

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Esteri

Attacco Iran, Vaez (Icg): “Risposta Israele sarà...

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"Teheran reagirà innescando un ping pong di missili balistici che potrebbe spingere l'intera regione nell'abisso"

Attacco Iran, Vaez (Icg):

Dopo il massiccio attacco subito, "Israele infliggerà sicuramente un colpo molto più devastante all'Iran", ritenendo la presenza militare Usa nella regione e la deterrenza regionale "indebolita" dell'Iran come "un'opportunità irripetibile per eliminare il programma nucleare iraniano. Ma indipendentemente dall'obiettivo, un colpo del genere è destinato a costringere Teheran a reagire, innescando un ping pong di missili balistici che potrebbe spingere l'intera regione nell'abisso". E' quanto afferma in un'intervista all'Adnkronos, Ali Vaez, direttore dell'Iran Project presso International Crisis Group (Icg), indicando lo scenario che - a suo parere - va delineandosi dopo l'attacco di Teheran e l'annunciata rappresaglia dello Stato ebraico.

Secondo Vaez, alla luce di quanto accaduto ieri, "l'Iran sembra essere arrivato alla conclusione che i costi dell'inazione superano i rischi dell'azione". Per l'esperto, Teheran è senza dubbio consapevole dei rischi derivanti non solo dal ripetere ma anche dall'espandere l'ondata di missili che ha fatto piovere su Israele, 'chiamando' una rappresaglia israeliana che sembra quasi certa. "Ma la volontà di procedere dell'Iran si basa probabilmente su un calcolo secondo cui i costi di trattenersi superano i rischi di contrattaccare quando ancora può", precisa.

L'analista di Icg evidenzia che le crescenti perdite per gli alleati del cosiddetto 'Asse della Resistenza', primo tra tutti Hezbollah, avevano esposto Teheran a "critiche senza precedenti da parte dei suoi stessi alleati per l'inazione". Vaez, infine, ritiene che "nonostante i sostanziali colpi inferti alla sua rete regionale, l'Iran mantiene significative capacità convenzionali e può, in coordinamento con i suoi alleati, minacciare ancora non solo Israele ma anche gli interessi e gli asset degli Stati Uniti. In altre parole, mentre Israele e gli Stati Uniti hanno senza dubbio la meglio in termini di capacità militari e di intelligence, l'Iran e i suoi alleati potrebbero comunque rappresentare una minaccia potente".

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