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Alex Britti: “Chi sono oggi? Un papà, uno chef e un musicista che suonerà finché vive”

L'artista romano il 18 ottobre torna a suonare nella Capitale. E all'Adnkronos rivela: "Sanremo? Risalirei sempre su quel palco, anche se ora è cambiato tutto"

Alex Britti - (Adnkronos)

"Chi è oggi Alex Britti? Direi soprattutto uno chef. Non ho più paure né ansie da prestazione. Passo davvero molto tempo a cucinare, a scegliere le materie prime, ad andare a comprare gli ingredienti e a scegliere le chitarre giuste. Cerco le cose buone, in cucina e nella musica. Quindi Alex Britti oggi è uno che ha passato al setaccio ciò che ha vissuto e cerca di viversi solo le cose belle". E' "l'autoritratto" di Alex Britti, intervistato in esclusiva dall'Adnkronos a pochi giorni dal suo ritorno nella Capitale dove il cantautore monteverdino suonerà il 18 ottobre al Palasport e dove chiuderà il tour Alex Britti Live 2024. Per citare i suoi brani, il suo 'Oggi sono io' lo racconta cambiato, non più nelle schiere degli 'Immaturi' ma sempre 'Lo zingaro felice' con la passione che gli brilla negli occhi. "Sono sempre contento di suonare in generale, ma Roma è particolare", ammette.

Alex Britti e il mini concerto improvvisato all'Adnkronos - FOTO

E Roma lo troverà più rilassato: "Sono uno che non segue regole, suono, mangio, cucino, se le cose funzionano bene altrimenti quello che dovevo dire l'ho detto, ora lo faccio solo per divertimento -ci racconta- La chitarra è il mio punto di partenza ed è stata la mia compagna di viaggio da sempre. Adesso, dopo tanti dischi, non mi considero più in gara. Mi piace stare al lato del campionato, seguirlo, ogni tanto entro e ogni tanto esco", dice. Libertà in tutto, anche di essere padre a suo modo, come racconta in 'Uomini', l'ultimo brano in cui parla dell'essere uomo al tempo di oggi, del quale spiega: "Noi maschietti siamo cambiati, anche nelle piccole cose. Mio papà non credo mi abbia mai cambiato un pannolino, io a mio figlio ne ho cambiati quanto la mamma. Ho fatto sempre tutto come la mamma, e questa è già una differenza".

La paternità

La paternità lo ha cambiato molto (è papà di un bimbo, Edoardo, che oggi ha 7 anni, ndr): "Sono molto 'papà', scherzone, giocherellone, anche molto serio, ma non serioso. Sono di polso, cerco di guidarlo ma di fargli vivere tutte le cose nel modo più normale. Cerco di fargli vivere una sana normalità. Va ad una normalissima scuola statale, non lo metto su nessun piedistallo". Affetti vissuti con discrezione: "La libertà sui social secondo me è effimera -osserva- Le persone si mettono da sole su piedistalli inesistenti e ti ritrovi i social pieni di cazzate. Nascono contro la noia. La differenza con un libro però è che leggendo impari qualcosa".

In questi anni, Alex Britti ha spaziato musicalmente avventurandosi in mondi più di nicchia e meno pop, più jazz e blues e meno commerciali: "Si dice che siamo fatti di quello che mangiamo, se ogni tanto mangi cose diverse poi rifai il pop ha il sapore di quello che ti sei musicalmente mangiato negli anni precedenti", spiega all'Adnkronos tornando alla metafora culinaria, per lui molto importante. Ma non tanto da farne una professione: "Preferisco lasciare la mia passione per l'enogastronomia ad una passione -si schermisce- Anche perché quando le cose le fai di mestiere vedi che la cosa ha i suoi sacrifici, ho tanti amici che hanno ristoranti e vedo quanto ci lavorano, io i sacrifici li ho già fatti per la musica". Avrà però un piatto 'forte': "Non c'è, un professionista serio deve saper soddisfare ogni palato quando viene a casa mia, sia di carne che di pesce", scherza.

Il futuro con un occhio a Sanremo

Tra i 'piatti' musicali per il suo futuro, Britti non esclude Sanremo: "Risalirei sempre sul palco di Sanremo. Anche se è cambiato tutto, anche il manto stradale della discesa dopo l'autostrada. E' cambiato il palco, le telecamere, la tecnologia. Io ho 25 anni di più ed anche il periodo storico è cambiato. Se ritorno al festival ci ritorno da super senior ma è sempre il festival, non perde quel suo essere super sagra della musica ed è un qualcosa che va vissuto da lì", dice. E non esclude future collaborazioni con la scena rap e trap: "Mi stimolano le cose nuove. Qualche nome? Ce ne stanno un sacco, la Dark Polo Gang che poi è rimasto Tony Effe, Franco 126, Salmo, Lazza. Questo vento nuovo mi sfida".

Infine un pensiero alla sua Roma: "Sono molto romano. Come vedo Roma? Meravigliosa. Una parte è brutta, c'è un sottobosco di violenza che però non sono un fenomeno solo romano, ma mondiale. Tutte le città sono diventate un po' più pericolose, un po' più caotiche. Ha i problemi delle grandi città. I romani si lamentano del traffico ma in tutte le metropoli c'è il traffico, le buche, gli incidenti, le manifestazioni. Ma è l'unica città che ti dà l'antichità, la bellezza, l'arte, il mare la montagna". In tanti ultimamente annunciano ritiri molto anticipati, ma non è il caso di Alex Britti: "Annunciano il ritiro poi tornano dieci minuti dopo -chiosa ironico- Io se non suono da due giorni mi lamento con il mio manager che è da tanto che non suono. Non credo nei ritiri, io continuerei a fare musica: finché la salute lo permette, si va in giro a suonare".

(di Ilaria Floris)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Lavoro

Università: 8 docenti Lum ‘Giuseppe Degennaro’...

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L’autorevole classifica a livello mondiale degli scienziati più citati e influenti al mondo in diverse discipline.

Università: 8 docenti Lum 'Giuseppe Degennaro' in World’s top 2% scientists Stanford University

Sono otto i docenti dell’Università Lum 'Giuseppe Degennaro' presenti nella World’s Top 2% Scientists 2024, l’autorevole classifica a livello mondiale degli scienziati più citati e influenti al mondo in diverse discipline.

Si tratta dei professori Giovanni Schiuma (Ordinario di Ingegneria Gestionale e Direttore del Dipartimento di Ingegneria della Lum), Giustina Secundo (Ordinario di Ingegneria Economico Gestionale), Filippo Vitolla (Ordinario di Economia Aziendale), Licia Iacoviello (Ordinario di Igiene Generale e Applicata), Pasquale Del Vecchio (professore Associato di Ingegneria Economico Gestionale), Alessandro Massaro (professore Associato di Fisica), Anna Picca (professore Associato di Biologia Applicata) e Nicola Raimo (professore Associato di Economia Aziendale).

La classifica, curata dalla Stanford University, si basa sulle informazioni bibliometriche dei 190 mila ricercatori profilati nel database Scopus, il più grande database di abstract e citazioni al mondo e comprende scienziati di tutti i campi della ricerca. Su circa 9 milioni di scienziati, il ranking indica il primo 2% degli studiosi più citati a livello globale.

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Lavoro

Pagliaro (Inca): “Cittadini in crisi su pratiche...

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Il presidente del Patronato della Cgil: "Serve confronto con noi Patronati"

Michele Pagliaro, presidente del Patronato Inca Cgil

"La nostra indagine ha l'obiettivo di focalizzare quello che è l'approccio delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese verso la possibilità di fruire di pratiche digitali. E con un campione significativo, circa 6.000 soggetti che si sono sottoposti alla nostra indagine. E quello che emerge è che sostanzialmente il 92% degli intervistati si dichiara non all'altezza di fruire una pratica digitale. E ci fa dire che probabilmente in questo Paese esiste ancora l'esigenza di un ruolo nell'ambito della relazione fisica, della relazione personale con gli utenti". Così Michele Pagliaro, presidente del Patronato Inca Cgil, commentando, con Adnkronos/Labitalia, l’indagine demoscopica, promossa dal Patronato e realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, sul rapporto tra italiani e pratiche digitali nella pubblica amministrazione.

Secondo Pagliaro, le difficoltà riscontrate dall'indagine nel rapporto tra italiani e procedure digitali di Istituti come Inps e Inail derivano anche dal fatto che "la digitalizzazione in questo Paese ha avuto un'evoluzione molto spezzettata". "Le singole pubbliche amministrazioni hanno agito probabilmente senza una visione di insieme. Poi noi dalla nostra prospettiva osserviamo tantissimi limiti in alcune scelte compiute. Spesso la digitalizzazione in linea generale viene effettuata dalla pubblica amministrazione trasformando in digitale un modello cartaceo", sottolinea con rammarico Pagliaro.

Secondo Pagliaro, "quella probabilmente non è digitalizzazione e quindi noi riteniamo che ci debba essere un confronto. Anche in vista dell'utilizzo sempre più spinto dell'intelligenza artificiale che impatta su una sfera di privacy e riservatezza delle persone".

E Pagliaro chiarisce che la posizione del Patronato è tutt'altro che conservatrice: "Lo diciamo perché comunque siamo consapevoli che questo è un processo probabilmente molto virtuoso che può aumentare la qualità della vita e la qualità dei servizi. Però ci deve essere la possibilità di fruire poi di questi servizi sino in fondo".

"Lo diciamo -prosegue Pagliaro- in un Paese dove c'è una Costituzione, dove le tutele e i diritti sono prevalentemente diritti e tutele universali, dove si parla di pari opportunità e la sensazione che noi avvertiamo è che spesso tutti diritti sono appesi ad un flag".

"E quindi serve anche la necessità di confrontarsi per progettare sistemi che prevedono la possibilità di intervenire qualora si commetta un errore. E non lo dico solo pensando alla sfera dei patronati ma anche pensando a quella dei cittadini, deve essere un'opzione che probabilmente ad oggi non è contemplata"

"Il sistema dei Patronati ha evidentemente bisogno di una riforma. La legge 152, che regolamenta il nostro settore, mostra tutti i suoi anni perché immaginata e nata in un momento in cui l'era digitale era agli inizi. E oggi necessariamente dovrà essere adeguata a quelle che sono le nuove dinamiche e i processi di transizione digitali".

Per Pagliaro, "anche con la digitalizzazione noi pensiamo che il rapporto diretto, il rapporto consulenziale è centrale". Secondo il presidente dell'Inca Cgil, "la necessità di una riforma che semplifichi le modalità di funzionamento del sistema dei patronati dovrebbe diventare una priorità che si muove di pari passo con la digitalizzazione del Paese", conclude.

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Lavoro

Indagine Inca Cgil-Fdv: “Italiani in difficoltà, 92%...

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Solo l’8% è certo di farcela, di cui il 53% uomini e il 47% donne.

 - (Fotogramma)

Un quadro sconfortante. E' quello che traccia un’indagine demoscopica, promossa da Inca Cgil e realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, che Adnkronos/Labitalia ha potuto visionare in anteprima, sul rapporto tra italiani e procedure digitali nella pubblica amministrazione. Secondo la ricerca, su un campione di 6.000 persone intervistate, sufficientemente rappresentativo della popolazione residente in Italia, in tema di welfare state, gli italiani fanno molta fatica ad accedere e a farsi riconoscere le diverse misure (indennità, pensioni, sussidi, ecc.) ricorrendo ad una procedura online. Infatti, la quasi totalità (92%) degli intervistati ha dichiarato di “non essere in grado di svolgere pratiche digitali con la pubblica amministrazione”. Solo l’8% è certo di farcela, di cui il 53% uomini e il 47% donne.

Entrando maggiormente nel dettaglio e disaggregando i dati per fascia di età, quello che colpisce è la percentuale di persone con una età tra i 35 e i 55 anni, quelli che per età ed esperienze hanno più occasioni di interloquire con la PA, che dichiarano apertamente la propria incapacità (60% del campione). Un risultato che si riflette su quanti hanno avuto un qualche rapporto con una qualsiasi amministrazione: solo il 56%, di cui il 41% uomini e 59% donne e su quanti non c’hanno neppure mai provato: il 53% uomini e il 47% donne. Tra quanti hanno avviato una pratica digitale (56% del campione), solo il 26% dichiara di essere riuscito facilmente ad “ottenere quello che voleva”, mentre: il 48% è riuscito ad ottenere le risposte con grandi difficoltà; il 12% solo dopo avere chiesto aiuto ad un parente; l’8% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; il 6% non è riuscito.

Questo quadro generale, che segnala un ritardo nell’apprendimento delle procedure online, non migliora, sottolinea l'indagine Inca-Fdv, quando le domande si fanno più specifiche sui rapporti con Inps e Inail. Se il 47% del campione complessivo dichiara di aver avuto rapporti con l’Inps (57% uomini e 43% donne), soltanto il 16% dichiara di essere riuscito facilmente ad ottenere quello che voleva, mentre il 41% sì, ma con grande difficoltà, il 18% ha dovuto chiedere aiuto ad un familiare e l’8% si è dovuto rivolgere ad un patronato. Il 17% comunque dichiara di non esserci riuscito. Colpisce il 65% di coloro, con un’età tra i 35 e il 55 anni, che dichiara di non esserci riuscito, ma anche il 59% di coloro che si sono rivolti ad un patronato.

Per quanto riguarda l’Inail, la percentuale del campione che dichiara di aver avuto un qualche rapporto con l’Istituto scende al 21% (47% uomini e 53% donne), ma soltanto l’11% è riuscito ad ottenere quello che voleva; il 38%, si, ma con grande difficoltà; il 12% solo dopo avere chiesto aiuto ad un parente; il 24% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; il 15% afferma di non esserci riuscito. Fin qui le domande poste erano finalizzate a comprendere il livello di conoscenza della macchina digitale della Pubblica amministrazione genericamente intesa, per ottenere una qualsiasi informazione, anche solo di tipo formale.

Ma quando al campione vengono sottoposte domande più incalzanti sulle richieste online per il riconoscimento di qualunque prestazione previdenziale e socioassistenziale, il quadro diventa ancor più complicato. Con l’Inps, per esempio, il 32% del campione complessivo non ha mai fatto una pratica attraverso un cellulare o un pc; mentre il 41% lo ha fatto utilizzando un pc e soltanto l’8% con un cellulare, nonostante tutti gli intervistati fossero dotati di smartphone, considerando che il questionario è stato somministrato telematicamente. Colpisce in questo caso il 77% degli intervistati, compresi nella fascia di età tra i 35 e 55 anni, che risponde “non so”.

Tra quelli che hanno usufruito dei servizi online di Inps: solo il 4% ha ottenuto facilmente quello che voleva; il 56% ha ottenuto quanto desiderato con grande difficoltà; il 4% solo dopo avere chiesto aiuto ad un familiare; il 28% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; l’8% non ci è riuscito. Con l’Inail, il quadro non cambia: il 58% del campione complessivo dichiara di non aver mai fatto una pratica online all’Inail attraverso un cellulare o un pc; mentre tra quelli che lo hanno fatto (38% del campione complessivo): solo il 5% ha ottenuto facilmente quello che voleva; il 26% ha ottenuto quanto desiderato con grande difficoltà; il 16% solo dopo avere chiesto aiuto ad un familiare; il 38% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; il 15% non è riuscito.

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