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Iran abbandonato anche da alleati Cina e Russia, Brics non pervenuti

Putin tace e non ha armi da elargire, Xi Jinping non può permettersi una crisi petrolifera. Mentre Israele ha al fianco gli Usa

Un'immagine di Hassan Nasrallah a Teheran (Afp)

Il conflitto tra Israele e Iran rientra nella più ampia contrapposizione tra democrazie liberali e autocrazie, che negli ultimi dieci anni ha in parte ricalcato dinamiche e schieramenti della Guerra fredda. Per questo la domanda in questi giorni è: dove sono Russia e Cina? Come mai sia Xi Jinping (sempre molto cauto) che Putin (decisamente più ciarliero) tacciono davanti alla morte di Nasrallah e alla evidente difficoltà del loro alleato? L’Iran ha strettissimi rapporti con Mosca, cui fornisce droni e anche missili balistici da usare nella sua guerra contro l’Ucraina, ed è membro della Sco, la Shanghai cooperation organization, una specie di ‘anti-Nato’ istituita nel 2001 e guidata dalla Cina. Che è il primo partner commerciale di Teheran e compra l’89% del petrolio iraniano (dati febbraio 2024, Atlantic Council).

Nonostante questo, e nonostante la propaganda anti-occidentale che descrive il fronte delle autocrazie come una corazzata unita e invincibile, i due principali alleati non fanno nulla in favore degli ayatollah. La verità è che non potrebbero, anche volendo: la Cina, dopo aver organizzato la plateale e parecchio gonfiata 'distensione' con l’Arabia Saudita, non ha fatto passi avanti nella sua influenza mediorientale. Né a livello politico né tantomeno militare: se nell’Indo-Pacifico mostra i muscoli, in altri quadranti si muove coi piedi di piombo. Una crisi più profonda nella regione, e il danneggiamento di pozzi e strutture petrolifere (anche dell’Arabia Saudita, che nel 2019 fu colpita da asset iraniani, ed è il secondo fornitore di Pechino), sarebbe un disastro per l’economia cinese, già in grande difficoltà e dipendente da sempre maggiori quantità di greggio.

La Russia non ha forniture militari da elargire, visto che il percorso è inverso: è Teheran a sostenere lo sforzo bellico putiniano, insieme alla Corea del Nord. Certo, il ministro degli Esteri Lavrov visita spesso il Paese, ma il fatto che non sia arrivato nessun segnale in loro favore in questi giorni è molto preoccupante per il regime. E gli altri Brics, il blocco di cui l’Iran è entrato a far parte dal 1 gennaio 2024? Zero. Anzi, da alcuni c’è aperta ostilità.

Solo due settimane fa, l’ayatollah Khamenei ha attaccato i ‘nemici dell’Islam’ che maltrattano le minoranze musulmane, e tra questi ha incluso l’India.

La risposta è stata dura: “Inaccettabile, guardi in casa sua come vengono trattate le minoranze”. Il Brasile non entra proprio nella partita, mentre l’Indonesia, che da anni valuta di unirsi al club dei Brics, ospita la più grande popolazione sunnita al mondo e come gli altri paesi a maggioranza sunnita ha trovato gravissimo che l’attacco iraniano abbia messo nel mirino anche l’area di Gerusalemme, sacra per i sunniti ma poco rilevante per gli sciiti. A parte il Fattah-1, che ha una testata dotata di un motore indipendente e che si può manovrare da remoto, gli altri missili balistici lanciati dall’Iran hanno un raggio di impatto piuttosto ampio; dunque, se qualcuno fosse sfuggito al sistema di intercettazione israeliano, sarebbe potuto cadere su aree a maggioranza musulmana o di valore storico-religioso. Insomma, se la guerra prendesse una piega ancora più grave, non ci sarebbe nessuno capace di (o disposto a) correre in soccorso di Teheran.

Dall’altra parte, Israele che in questi mesi non è certo il più amato dalla comunità internazionale, ha incassato la condanna delle Nazioni Unite nei confronti dell’Iran (senza menzioni sulla sua condotta, una vittoria diplomatica) e può contare su un Joe Biden che questa volta si schiera a favore di una risposta misurata, ma dura. Mentre ad aprile gli Stati Uniti, dopo la pioggia di razzi, missili e droni, e il successivo ‘strike’ israeliano su obiettivi mirati iraniani, hanno consigliato a Netanyahu di 'prendersi la vittoria’ senza fare ulteriori mosse, in queste ore stanno decidendo insieme a lui quale sarà la risposta nei confronti di Teheran.

Si parla di colpire siti militari, infrastrutture energetiche, forse l’area dei siti nucleari Isfahan, Natanz e Fordow. Che però si trovano a una profondità tale da essere al riparo dalle bombe ‘bunker buster’ che hanno una testata da circa 1.000 kg e che Israele ha usato per uccidere Nasrallah in Libano. Gli unici ad avere armi in grado di danneggiare le centrali costruite sotto la roccia sono gli Stati Uniti, con i bombardieri B-1 armati di Massive Ordnance Penetrator (Mop), bombe con testate da 2.500-3.000 kg. Ma non ci sono indicazioni che a Washington, soprattutto alla vigilia di un’elezione cruciale, siano pronti a una scelta simile. (di Giorgio Rutelli)

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Esteri

Ucraina, Rutte a sorpresa a Kiev: “Più vicina che mai...

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Zelensky: "Ho illustrato al segretario generale dell'Alleanza Atlantica il piano per la vittoria e la situazione sul campo"

Mark Rutte e Volodymyr Zelensky in un precedente incontro (Fotogramma/Ipa)

Il nuovo segretario generale della Nato Mark Rutte si è recato in visita a sorpresa a Kiev pochi giorni dopo aver assunto l'incarico. Nella capitale ucraina, l'ex primo ministro olandese ha avuto colloqui con il presidente Volodymyr Zelensky.

Secondo Rutte, sostenere l'Ucraina è un investimento nella sicurezza europea e i costi per aiutare Kiev sono inferiori rispetto ai possibili costi che andrebbero sostenuti in caso di vittoria russa. ''L'Ucraina è oggi più vicina che mai alla Nato'', ha dichiarato il nuovo segretario generale dell'Alleanza Atlantica. Il percorso dell'Ucraina verso l'adesione alla Nato è "irreversibile", ha aggiunto Rutte, affermando che la Russia "non ha diritto di voto, né di veto su questa questione".

Zelensky ha illustrato a Rutte ''il piano per la vittoria'' dell'Ucraina sulla Russia, ha detto il presidente ucraino nel corso della conferenza stampa congiunta, aggiungendo di aver discusso con l'ex premier olandese anche della ''situazione sul campo di battaglia''.

''La prima visita di Mark Rutte come segretario generale della Nato è in Ucraina e questo è davvero significativo'', ha scritto Zelensky su 'X'. ''Delinea immediatamente e chiaramente le priorità, evidenziando dove i valori condivisi dell'intera regione euro-atlantica vengono difesi in questo momento'', ha aggiunto. La visita di Rutte a Kiev, ha proseguito Zelensky, ''sottolinea inoltre che noi in Ucraina possiamo contare sulla continua leadership personale di Mark'' Rutte.

''Il nostro obiettivo principale, ovviamente, rimane la piena adesione dell'Ucraina all'Alleanza'', ha sottolineato Zelensky spiegando di aver discusso con Rutte anche ''delle esigenze attuali delle nostre truppe, nonché delle esigenze di difesa aerea dell'Ucraina e di un'ulteriore cooperazione con i nostri vicini''. Infine, ha concluso, ''con l'avvicinarsi dell'inverno è fondamentale attuare tutti gli accordi sulla difesa aerea, in particolare quelli discussi al vertice Nato di Washington''.

La cronaca degli attacchi

Mosca accusa Kiev per una raffica di droni che, afferma, sono stati abbattuti nelle ultime ore in territorio russo. La difesa aerea ha "intercettato e distrutto 113 droni ucraini", comunica il ministero della Difesa di Mosca, secondo quanto riporta l'agenzia russa Tass. La maggior parte dei droni sono stati abbattuti sulla regione di Belgorod, rendono noto da Mosca, precisando che altri Uav sono stati distrutti sulle regioni di Voronezh, Kursk e Bryansk.

Kiev da parte sua afferma di aver abbattuto 78 droni kamikaze lanciati dalla Russia nella notte contro diverse regioni ucraine. Nella notte, stando alle notizie ufficiali riportate dai media ucraini, "sono stati rilevati 105 droni Shahed" e 78 sono stati abbattuti dalla difesa aerea ucraina sulle regioni di Kiev, Cherkasy, Vinnycja, Khmelnytskyi, Kirovohrad, Zhytomyr, Poltava, Chernihiv, Kherson, Odessa, Kharkiv, Sumy, Dnipropetrovsk, Rivne e Ivano-Frankivsk. Secondo le informazioni diffuse dagli ucraini, "un drone è andato in direzione della Bielorussia" e altri "sono scomparsi dai radar".

Il governatore dell'Oblast di Kharkiv, Oleh Syniehubov, ha riferito che la Russia ha attaccato Kharkiv la scorsa notte con una bomba guidata Kab, che ha colpito un edificio residenziale e ferito almeno 12 persone, tra cui un bambino. Tutti i residenti dell'edificio sono stati evacuati e i soccorritori stanno lavorando sul luogo dell'attacco. Potrebbero esserci persone sepolte sotto le macerie, ha aggiunto Syniehubov.

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Esteri

Allarme Virus Marburg, ora è in Europa: caso isolato alla...

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Sintomi in un 26enne arrivato dal Ruanda. Il pericoloso virus nel Paese africano ha già all'attivo 26 casi confermati e 8 morti

Passeggeri alla stazione di Amburgo - Fotogramma

Una banchina della stazione centrale di Amburgo, in Germania, isolata per diverse ore, squadre di polizia e vigili del fuoco sul campo, binario chiuso fino a fine operazioni. L'intervento è scattato a seguito di un allarme Marburg. Il virus è sotto i riflettori internazionali da un paio di giorni, poiché - come segnalato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) - a fine settembre il Ruanda ha segnalato il suo primo focolaio ed è alle prese con il contenimento della malattia. Ed è proprio per un passeggero proveniente dal Paese africano che ha sviluppato sintomi in viaggio che, secondo le notizie riportate dai media, sono partiti i controlli ad Amburgo.

Il timore era che la persona, un 26enne studente di Medicina, potesse essere portatore del pericoloso virus che in Ruanda ha già all'attivo 26 casi confermati e 8 morti, secondo il bilancio aggiornato a qualche giorno fa. Il 70% dei pazienti intercettati in Ruanda sono operatori sanitari di due strutture sanitarie a Kigali. E, come riportato da un portavoce dei vigili del fuoco alla 'Bild', sembra che il ragazzo che ha sviluppato, insieme alla sua fidanzata, sintomi simili all'influenza su un treno ad alta velocità proveniente da Francoforte avesse assistito in Ruanda un paziente che aveva sviluppato una malattia infettiva. Non ci sono molti dettagli, ma la coppia era arrivata a Francoforte in aereo dal Paese africano. La squadra di polizia e vigili del fuoco intervenuta ha portato i due in una clinica specialistica.

In Ruanda, dopo la scoperta del focolaio, è in corso il tracciamento dei contatti dei casi, circa 300 sono in fase di follow-up. Il timore è che possa esserci un'ulteriore diffusione di un'infezione seria come questa.

Cosa provoca il virus e come difendersi

La malattia da virus di Marburg è altamente virulenta, può causare una febbre emorragica ed è clinicamente simile a patologie come Ebola. Attualmente non è disponibile alcun trattamento o vaccino. "Ecco perché - evidenziava l'Oms nell'alert sui casi in Ruanda - è importante che le persone che mostrano sintomi cerchino cure tempestive per un trattamento di supporto che possa migliorare la loro sopravvivenza". L'Oms al momento valuta il rischio di questa epidemia come "molto alto a livello nazionale, alto a livello regionale e basso a livello globale".

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Esteri

Israele, Libano: “Nasrallah aveva accettato la tregua...

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Croce Rossa: "Uccisi 4 paramedici". Tel Aviv chiede ai civili di evacuare 25 località nel Sud. Il ministro degli Esteri libanese rivela: "Nasrallah aveva accettato la tregua prima di essere ucciso". Hezbollah: "Infondate voci su funerale domani"

Attacco di Israele in Libano - (Afp)

Israele ha colpito, in raid aerei, 200 obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano, fra cui magazzini con armi e postazioni di osservazione. Lo ha reso noto l'Idf aggiungendo che nel bombardamento di un edificio a Bint Jbeil, vicino al confine con Israele, sono stati uccisi 15 operativi di Hezbollah.

Le forze israeliane hanno inoltre chiesto nuovamente ai civili libanesi lasciare subito altre 25 località del sud. Tra le località indicate c'è anche Nabatiye, fra i principali centri abitati nel sud del Libano. "Le attività di Hezbollah costringono le Idf ad agire con forza contro l'organizzazione", ripete il portavoce delle Idf, Avichay Adraee, nel messaggio di "avvertimento".

Il messaggio è solo l'ultimo di una serie di ordini di sgombero arrivati dalle forze israeliane per gli abitanti del sud del Libano, invitati anche in questo caso a spostarsi "a nord del fiume Awali", a nord di Sidone. Rispetto al fiume Litani, l'Awali si trova più in profondità all'interno del territorio libanese, a circa 50 chilometri dal confine sud del Libano.

Nuovi attacchi in Libano

Intanto continuano i raid israeliani. E' di almeno sei morti e sette feriti l'ultimo bilancio del bombardamento aereo che ha colpito alle prime ore di oggi un palazzo nel centro di Beirut. Lo riportano i media libanesi. Israele ha confermato un raid mirato nella capitale libanese. Colpito un edificio nella zona di Bachoura, non lontano dal Parlamento. Il palazzo ospitava una struttura sanitaria affiliata a Hezbollah, riporta la Bbc, precisando che ci sono stati raid aerei nella notte anche contro obiettivi nella zona di Dahiyeh, nella periferia sud di Beirut.

Nei raid sono rimasti feriti due reporter della tv belga Vtm. L'emittente del gruppo Dpg ha confermato che stavano seguendo gli sviluppi nella capitale libanese colpita nella notte da un bombardamento delle forze israeliane sul centro della città. Il corrispondente Robin Ramaekers e l'operatore Stijn de Smet sono stati trasferiti in un "luogo sicuro" dove stanno ricevendo assistenza medica. Secondo fonti del canale Vrt, i reporter, arrivati nell'area con un fixer, sarebbero stati aggrediti da un gruppo di persone infuriate per gli attacchi. Secondo queste fonti, Ramaekers sarebbe stato ferito alla testa e avrebbe riportato varie fratture, mentre De Smet avrebbe una ferita d'arma da fuoco in una gamba.

In un raid sono stati uccisi anche 4 medici della Croce Rossa libanese. Lo rende noto l'organizzazione sanitaria, aggiungendo che nell'attacco è morto anche un militare libanese che insieme ai medici stavano evacuando i feriti dal sud. Secondo le prime ricostruzioni, il raid è avvenuto vicino al villaggio di Taybeh. Il convoglio con il personale medico era scortato dalle truppe libanesi ed è stato colpito nonostante avesse coordinato i suoi spostamenti con le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite.

"Nasrallah aveva accettato la tregua prima di essere ucciso"

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah - pochi giorni prima di essere ucciso in un raid israeliano, venerdì scorso, a Beirut - aveva accettato una tregua di 21 giorni con Israele. Lo ha detto alla Cnn il ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib. "Era d'accordo", ha detto il ministro a Christiane Amanpour.

"Il Libano aveva accettato un cessate il fuoco, ma consultandosi con Hezbollah. Il capo del Parlamento, Nabih Berri, si era consultato con Hezbollah e avevamo informato americani e francesi", ha raccontato il ministro.

Voci infondate su funerali Nasrallah

Il responsabile di Hezbollah per le relazioni con i media, Muhammad Afif, ha bollato come infondate le notizie secondo cui il funerale di Hassan Nasrallah sarebbe domani. La smentita è arrivata con una dichiarazione di Afif al canale libanese OTV dopo le notizie dell'agenzia iraniana Irna che rilanciava informazioni arrivate dall'Iraq tramite 'Sabereen News' a una settimana dall'uccisione del leader di Hezbollah in un raid israeliano a Beirut.

Sabato scorso fonti della sicurezza libanese hanno confermato che il corpo di Nasrallah è stato recuperato intatto dal luogo del raid nella periferia sud della capitale libanese, storica roccaforte del gruppo sciita. Poi hanno iniziato a rincorrersi voci, mai confermate da Hezbollah, sul funerale di Nasrallah.

La proposta di pace del premier libanese

"Il governo libanese è pronto a schierare il suo esercito a Sud del fiume Litani, dopo il cessate il fuoco, per applicare la risoluzione 1701 dell’Onu. Hezbollah è d’accordo e la comunità internazionale ci aiuta. Dobbiamo scegliere questa strada, invece della guerra, per raggiungere i rispettivi obiettivi senza spargere altro sangue". Lo ha detto il premier libanese Najib Mikati durante una conversazione moderata da Edward Gabriel, presidente dell’American Task Force on Lebanon, pubblicata su La Repubblica. Mikati chiede agli americani di essere "equi" di guardare "chi sta violando le norme internazionali" e di sostenere "il cessate il fuoco immediato".

"Durante l’Assemblea generale dell’Onu abbiamo incontrato a New York i Paesi che sostengono la tregua di 21 giorni proposta dagli Usa - ha detto - Noi l’abbiamo accettata. La risoluzione 1701 è stata violata da Israele ogni giorno, ma se siamo preoccupati per l’esplosione di una guerra regionale applicarla ora è nell’interesse di tutti". "Ho incontrato lo speaker della Camera Nabih Berri, e mi ha detto che la proposta della Casa Bianca è stata accettata da Hezbollah", ha affermato. E ha aggiunto: se l’obiettivo di Israele "è far tornare i cittadini israeliani alle loro case in sicurezza, e possiamo raggiungerlo pacificamente attraverso la diplomazia, perché scegliere invece l’opzione della guerra e del bagno di sangue?".

Mikati ha raccontato di aver chiarito a Berri che "bisogna garantire l’efficienza dello Stato per assistere tutti i cittadini, soprattutto ora che ci sono molti profughi", e che "per applicare la risoluzione 1701 è indispensabile schierare l’esercito al Sud". "Terzo - ha insistito - questo è il momento di eleggere un presidente accettato da tutte le parti". In una recente riunione con i donatori sono stati chiesti 427 milioni di dollari. "Si sono impegnati a fornirne 200, con la massima trasparenza e sotto il controllo dell’Onu - ha affermato il premeir - Ora però dobbiamo reclutare ed equipaggiare le forze armate, per poterle schierare al Sud. Abbiamo mobilitato 1.500 soldati, dobbiamo arrivare almeno a diecimila".

Gaza, sale a 41.788 morti bilancio offensiva Israele dal 7/10

E' salito a 41.788 il numero dei palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza da quando è iniziata l'offensiva israeliana il 7 ottobre. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza aggiungendo che 96.794 persone sono rimaste ferite. Solo nelle ultime 24 ore sono 99 i palestinesi che hanno perso la vita a Gaza e 169 quelli che sono rimasti feriti dal fuoco israeliano.

Morto il capo del governo di Hamas a Gaza

L'Idf ha annunciato la morte del capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza Rawhi Mushtaha, ucciso con altri due dirigenti in un raid nel nord della regione di circa tre mesi fa organizzato dalle forze militari israeliane insieme allo Shin Bet. "Mushtaha era uno degli operativi di Hamas di più alto grado e aveva un impatto diretto sulle decisioni relative al dispiegamento delle forze di Hamas", ha precisato Idf, spiegando che Hamas non ne aveva allora annunciato la morte. Insieme a lui sono stati uccisi Sameh al-Siraj, che nell'ufficio politico di Hamas aveva la delega per la sicurezza e Sami Oudeh, comandante del Meccanismo per la sicurezza generale. I tre si nascondevano in un compound sotterraneo fortificato e organizzato nel nord della Striscia di Gaza, un centro di controllo di Hamas equipaggiato per il soggiorno prolungato dei leader del movimento islamico.

Mushaha era considerato il braccio destro del leader di Hamas Yahya Sinwar, uno dei suoi più stretti collaboratori. Con lui aveva istituito il Meccanismo per la sicurezza generale. Avevano scontato insieme una pena in un carcere israeliano. Mushaha era considerato la figura di più alto grado dell'ufficio politico di Hamas nella Striscia di Gaza durante la guerra. Era lui a organizzare il dispiegamento delle risorse militari ma anche a coordinare il governo civile, con la delega al dossier dei prigionieri. In precedenza aveva anche quella alle finanze, precisano i militari israeliani.

Ucciso a Gaza autore del linciaggio di Ramallah

E' stato ucciso in un raid aereo nel centro della Striscia Aziz Salha, uno degli autori del linciaggio di due riservisti israeliani a Ramallah nel 2000. Lo riferisce il Jerusalem Post che rilancia notizie della radio militare sulla base di informazioni diffuse da media palestinesi.

Salha, la cui immagine con le mani sporche di sangue fece il giro del mondo, era stato scarcerato nel 2011 ed era tornato a Gaza nell'ambito dell'accordo per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit, ricorda il Times of Israel.

Il fronte siriano

La contraerea siriana è entrata in azione contro ''obiettivi ostili'' nei cieli sopra Damasco. Lo riporta l'agenzia di stampa siriana Sana. In precedenza erano state segnalate esplosioni nelle campagne vicino alla capitale siriana.

Le forze israeliane (Idf) avrebbero effettuato nella notte un raid nei pressi della città siriana di Latakia. E' quanto si legge sul Times of Israel che rilancia notizie dei media siriani. Secondo media legati all'opposizione in Siria, l'obiettivo sarebbe stato un deposito di armi. La radio Sham, emittente filogovernativa, ha riferito che è stata attivata la difesa aerea per ingaggiare "obiettivi" sul mare all'altezza della regione di Latakia e poi ha dato notizia di vigili del fuoco al lavoro per domare un incendio nella città di Jable, a sud di Latakia.

Un consigliere dei Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani, è morto per le ferite riportate in un attacco aereo israeliano che tre giorni fa ha colpito la capitale siriana Damasco. E' quanto riferisce l'agenzia iraniana Isna in una notizia rilanciata da vari media della Repubblica Islamica. Ucciso, secondo quanto reso noto, Majid Diwani che era di stanza in Siria.

Danni a base aerea israeliana dopo attacco Iran

L'attacco missilistico iraniano sembra aver colpito una delle principale basi aeree militari israeliane. Lo scrive il Times of Israel, facendo riferimento a immagini satellitari di un hangar della base aerea di Nevatim, nel sud di Israele, scattate dopo il massiccio bombardamento di martedì sera e che sembrano mostrare un grande buco nel tetto. Le foto mostrano i danni al tetto di una fila di edifici vicino a una pista. Si possono vedere grandi pezzi di detriti sparsi intorno all'edificio. Nevatim ospita gli aerei più avanzati dell'aeronautica militare israeliana, tra cui i caccia stealth F-35 Lightning II prodotti negli Stati Uniti.

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