Millie Bobby Brown, il matrimonio italiano della star di ‘Stranger Things’ con Jake Bongiovi
La giovanissima coppia, 20 anni lei e 22 lui, si sono sposati in una villa in Toscana
A circa cinque mesi dal loro matrimonio, l'attrice di 'Stranger Things' Millie Bobby Brown e il modello e attore Jake Bongiovi rendono pubblici alcuni scatti della cerimonia riservata della quale fino a questo momento non si aveva alcuna informazione. La giovane coppia, amata da milioni di fan in tutto il mondo, è apparsa da giugno in poi con le fedi al dito e Bobby Brown aveva sfoggiato qualche capo d'abbigliamento, dal cappello agli shorts, con scritto 'wife' o 'wifey', per indicare appunto di essere diventata una 'moglie'. Finora però non si era saputo altro.
La location e i look
Condividendo le foto, gli sposi, inglese lei e statunitense lui, hanno svelato di avere scelto l'Italia per dire 'sì'. Si sono sposati a Villa Cetinale, a Siena. Jake Bongiovi ha indossato un completo firmato Tom Ford, mentre l'abito romantico, in pizzo, di Mille Bobby Brown è stato realizzato da Galia Lahav e impreziosito dal velo di Monvieve.
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Gli ospiti
Sembra si sia trattato di una cerimonia molto intima, a cui hanno partecipato soltanto le famiglie degli sposi e gli amici più stretti. Non è quindi dato sapere al momento se fossero presenti anche delle celebrità. Gli unici nomi noti confermati sono stati quelli di Jon Bon Jovi ovviamente, in quanto padre dello sposo (Jake è uno dei quattro figli avuti con la moglie Dorothea Hurley) e Matthew Modine, attore che in 'Stranger Things' ha interpretato il 'padre' di Undici, che ha officiato la cerimonia.
La coppia
Millie Bobby Brown ha iniziato a recitare in ruoli minori già a nove anni e ha ottenuto la fama mondiale giovanissima quando a soli 12 anni ha interpretato 'Undici' nella serie tv di successo internazionale 'Stranger Things'. Oggi ha vent'anni e, alla carriera di attrice che le ha regalato altri ruoli importanti in 'Godzilla II - King of the Monsters' e i due film di 'Enola Holmes', ha affiancato quella di produttrice e imprenditrice (nel 2019 ha lanciato una sua linea di make-up).
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Figlio della superstar della musica Jon Bon Jovi, Jake Bongiovi invece ha 22 anni e fa il modello e l'attore. I due stanno insieme dal 2021 e nell'aprile del 2023 c'è stato l'annuncio del fidanzamento ufficiale. "Per sempre tua moglie" e "Per sempre tuo marito" hanno scritto condividendo gli scatti delle nozze.
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Università: 8 docenti Lum ‘Giuseppe Degennaro’...
L’autorevole classifica a livello mondiale degli scienziati più citati e influenti al mondo in diverse discipline.
Sono otto i docenti dell’Università Lum 'Giuseppe Degennaro' presenti nella World’s Top 2% Scientists 2024, l’autorevole classifica a livello mondiale degli scienziati più citati e influenti al mondo in diverse discipline.
Si tratta dei professori Giovanni Schiuma (Ordinario di Ingegneria Gestionale e Direttore del Dipartimento di Ingegneria della Lum), Giustina Secundo (Ordinario di Ingegneria Economico Gestionale), Filippo Vitolla (Ordinario di Economia Aziendale), Licia Iacoviello (Ordinario di Igiene Generale e Applicata), Pasquale Del Vecchio (professore Associato di Ingegneria Economico Gestionale), Alessandro Massaro (professore Associato di Fisica), Anna Picca (professore Associato di Biologia Applicata) e Nicola Raimo (professore Associato di Economia Aziendale).
La classifica, curata dalla Stanford University, si basa sulle informazioni bibliometriche dei 190 mila ricercatori profilati nel database Scopus, il più grande database di abstract e citazioni al mondo e comprende scienziati di tutti i campi della ricerca. Su circa 9 milioni di scienziati, il ranking indica il primo 2% degli studiosi più citati a livello globale.
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Pagliaro (Inca): “Cittadini in crisi su pratiche...
Il presidente del Patronato della Cgil: "Serve confronto con noi Patronati"
"La nostra indagine ha l'obiettivo di focalizzare quello che è l'approccio delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese verso la possibilità di fruire di pratiche digitali. E con un campione significativo, circa 6.000 soggetti che si sono sottoposti alla nostra indagine. E quello che emerge è che sostanzialmente il 92% degli intervistati si dichiara non all'altezza di fruire una pratica digitale. E ci fa dire che probabilmente in questo Paese esiste ancora l'esigenza di un ruolo nell'ambito della relazione fisica, della relazione personale con gli utenti". Così Michele Pagliaro, presidente del Patronato Inca Cgil, commentando, con Adnkronos/Labitalia, l’indagine demoscopica, promossa dal Patronato e realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, sul rapporto tra italiani e pratiche digitali nella pubblica amministrazione.
Secondo Pagliaro, le difficoltà riscontrate dall'indagine nel rapporto tra italiani e procedure digitali di Istituti come Inps e Inail derivano anche dal fatto che "la digitalizzazione in questo Paese ha avuto un'evoluzione molto spezzettata". "Le singole pubbliche amministrazioni hanno agito probabilmente senza una visione di insieme. Poi noi dalla nostra prospettiva osserviamo tantissimi limiti in alcune scelte compiute. Spesso la digitalizzazione in linea generale viene effettuata dalla pubblica amministrazione trasformando in digitale un modello cartaceo", sottolinea con rammarico Pagliaro.
Secondo Pagliaro, "quella probabilmente non è digitalizzazione e quindi noi riteniamo che ci debba essere un confronto. Anche in vista dell'utilizzo sempre più spinto dell'intelligenza artificiale che impatta su una sfera di privacy e riservatezza delle persone".
E Pagliaro chiarisce che la posizione del Patronato è tutt'altro che conservatrice: "Lo diciamo perché comunque siamo consapevoli che questo è un processo probabilmente molto virtuoso che può aumentare la qualità della vita e la qualità dei servizi. Però ci deve essere la possibilità di fruire poi di questi servizi sino in fondo".
"Lo diciamo -prosegue Pagliaro- in un Paese dove c'è una Costituzione, dove le tutele e i diritti sono prevalentemente diritti e tutele universali, dove si parla di pari opportunità e la sensazione che noi avvertiamo è che spesso tutti diritti sono appesi ad un flag".
"E quindi serve anche la necessità di confrontarsi per progettare sistemi che prevedono la possibilità di intervenire qualora si commetta un errore. E non lo dico solo pensando alla sfera dei patronati ma anche pensando a quella dei cittadini, deve essere un'opzione che probabilmente ad oggi non è contemplata"
"Il sistema dei Patronati ha evidentemente bisogno di una riforma. La legge 152, che regolamenta il nostro settore, mostra tutti i suoi anni perché immaginata e nata in un momento in cui l'era digitale era agli inizi. E oggi necessariamente dovrà essere adeguata a quelle che sono le nuove dinamiche e i processi di transizione digitali".
Per Pagliaro, "anche con la digitalizzazione noi pensiamo che il rapporto diretto, il rapporto consulenziale è centrale". Secondo il presidente dell'Inca Cgil, "la necessità di una riforma che semplifichi le modalità di funzionamento del sistema dei patronati dovrebbe diventare una priorità che si muove di pari passo con la digitalizzazione del Paese", conclude.
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Indagine Inca Cgil-Fdv: “Italiani in difficoltà, 92%...
Solo l’8% è certo di farcela, di cui il 53% uomini e il 47% donne.
Un quadro sconfortante. E' quello che traccia un’indagine demoscopica, promossa da Inca Cgil e realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, che Adnkronos/Labitalia ha potuto visionare in anteprima, sul rapporto tra italiani e procedure digitali nella pubblica amministrazione. Secondo la ricerca, su un campione di 6.000 persone intervistate, sufficientemente rappresentativo della popolazione residente in Italia, in tema di welfare state, gli italiani fanno molta fatica ad accedere e a farsi riconoscere le diverse misure (indennità, pensioni, sussidi, ecc.) ricorrendo ad una procedura online. Infatti, la quasi totalità (92%) degli intervistati ha dichiarato di “non essere in grado di svolgere pratiche digitali con la pubblica amministrazione”. Solo l’8% è certo di farcela, di cui il 53% uomini e il 47% donne.
Entrando maggiormente nel dettaglio e disaggregando i dati per fascia di età, quello che colpisce è la percentuale di persone con una età tra i 35 e i 55 anni, quelli che per età ed esperienze hanno più occasioni di interloquire con la PA, che dichiarano apertamente la propria incapacità (60% del campione). Un risultato che si riflette su quanti hanno avuto un qualche rapporto con una qualsiasi amministrazione: solo il 56%, di cui il 41% uomini e 59% donne e su quanti non c’hanno neppure mai provato: il 53% uomini e il 47% donne. Tra quanti hanno avviato una pratica digitale (56% del campione), solo il 26% dichiara di essere riuscito facilmente ad “ottenere quello che voleva”, mentre: il 48% è riuscito ad ottenere le risposte con grandi difficoltà; il 12% solo dopo avere chiesto aiuto ad un parente; l’8% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; il 6% non è riuscito.
Questo quadro generale, che segnala un ritardo nell’apprendimento delle procedure online, non migliora, sottolinea l'indagine Inca-Fdv, quando le domande si fanno più specifiche sui rapporti con Inps e Inail. Se il 47% del campione complessivo dichiara di aver avuto rapporti con l’Inps (57% uomini e 43% donne), soltanto il 16% dichiara di essere riuscito facilmente ad ottenere quello che voleva, mentre il 41% sì, ma con grande difficoltà, il 18% ha dovuto chiedere aiuto ad un familiare e l’8% si è dovuto rivolgere ad un patronato. Il 17% comunque dichiara di non esserci riuscito. Colpisce il 65% di coloro, con un’età tra i 35 e il 55 anni, che dichiara di non esserci riuscito, ma anche il 59% di coloro che si sono rivolti ad un patronato.
Per quanto riguarda l’Inail, la percentuale del campione che dichiara di aver avuto un qualche rapporto con l’Istituto scende al 21% (47% uomini e 53% donne), ma soltanto l’11% è riuscito ad ottenere quello che voleva; il 38%, si, ma con grande difficoltà; il 12% solo dopo avere chiesto aiuto ad un parente; il 24% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; il 15% afferma di non esserci riuscito. Fin qui le domande poste erano finalizzate a comprendere il livello di conoscenza della macchina digitale della Pubblica amministrazione genericamente intesa, per ottenere una qualsiasi informazione, anche solo di tipo formale.
Ma quando al campione vengono sottoposte domande più incalzanti sulle richieste online per il riconoscimento di qualunque prestazione previdenziale e socioassistenziale, il quadro diventa ancor più complicato. Con l’Inps, per esempio, il 32% del campione complessivo non ha mai fatto una pratica attraverso un cellulare o un pc; mentre il 41% lo ha fatto utilizzando un pc e soltanto l’8% con un cellulare, nonostante tutti gli intervistati fossero dotati di smartphone, considerando che il questionario è stato somministrato telematicamente. Colpisce in questo caso il 77% degli intervistati, compresi nella fascia di età tra i 35 e 55 anni, che risponde “non so”.
Tra quelli che hanno usufruito dei servizi online di Inps: solo il 4% ha ottenuto facilmente quello che voleva; il 56% ha ottenuto quanto desiderato con grande difficoltà; il 4% solo dopo avere chiesto aiuto ad un familiare; il 28% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; l’8% non ci è riuscito. Con l’Inail, il quadro non cambia: il 58% del campione complessivo dichiara di non aver mai fatto una pratica online all’Inail attraverso un cellulare o un pc; mentre tra quelli che lo hanno fatto (38% del campione complessivo): solo il 5% ha ottenuto facilmente quello che voleva; il 26% ha ottenuto quanto desiderato con grande difficoltà; il 16% solo dopo avere chiesto aiuto ad un familiare; il 38% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; il 15% non è riuscito.